2 febbraio 1924
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W Gesù, Maria e Francisco

Grajahú, 2 febbraio 1924

 Carissimi fratello, sorella e nipoti,

ieri l’altro ho ricevuto con sommo piacere le vostre buone, e non potete immaginare quanto consolarono il mio povero cuore. Bravi! Il buon Dio vi ricompensi colle sue grazie celesti e vi benedica per la buona memoria che conservate ancora del vostro povero fratello e zio lontano. Adesso che sono certo del vostro indirizzo, eccomi a voi direttamente.

Anzitutto vi debbo dire che la mia salute è ancora ottima e sempre soddisfattissimo nel trovarmi in mezzo a questi popoli che tanto hanno bisogno del Pastore che li guidi al cielo. Sì, di questa grazia singolarissima che il buon Dio mi ha fatto, chiamandomi all’Apostolato, lo ringrazio e lo ringrazierò sempre e voglio che voi tutti lo ringraziate per me.

Quando, molti anni or sono, partivo dal paese natio per il Brasile, mi si fece incontro un tale e mi disse: “Hai pensato a provvedervi di un buon fucile? Là dove andrai ci sono molte bestie feroci.” Rimasi a bocca aperta; poi sorridendo risposi; eh! Se ci sarà bisogno, me lo provvederanno i miei superiori. Ora grazie a Dio, sono più di 11 ani che viaggio a cavallo attraversando le interminabili selve o boschi del Brasile, dando le mie Missioni ambulanti che durano tutti gli anni dal principio di Maggio fino alla fine di dicembre, tuttavia finora non ho avuto bisogno del fucile, perché delle bestie feroci non ne ho mai incontrate.

Passai giorni, è vero, terribili non dovute alle bestie feroci, ma al caldo, alla monotonia accasciante, ad una continua lotta contro impertinentissimi moscherini, ad uno sconcerto generale delle ossa. Solo un giorno, o meglio, un momento ricordai, quasi terrorizzato, la curiosa domanda di quel mio buon compaesano. Andavo tranquillo un po’ avanti alla comitiva, quando mi sento gridare: “Padre Natale, attento, attento! Non passi li sotto quell’albero, è pericoloso!” Diedi un tale strappo alle redini che quasi vado ruzzoloni sull’ineguale e pietroso terreno. Presentarsi poi alla mia mente agguati di animali feroci, velenosi serpentacci attorcigliati sugli annosi alberi in attesa della preda... fu un baleno!

Rimasto, direi, miracolosamente in arcioni, mi fermai, al sicuro, ad osservare... ma non vedevo né bestia feroce, né serpente... V’era assolutamente nulla e credetti mi avessero burlato. Invece no! Mi fecero vedere il pericolo incorso di battere il capo in un... prosastico nido di vespe. Rimasi confuso e spoetizzato!

Dunque delle bestie feroci non ce ne sono in Brasile? Vi è la cosiddetta “onça”, specie di tigre, ma è così rara in questo immenso mondo! Invece dei feroci, sono assai più frequenti i velenosi nelle più svariate specie di serpenti che alle volte fanno poco gradite sorprese. Ma per essi ordinariamente basta un bastone, non ci vuole fucile, eccetto fossero di grandi dimensioni come il “Sicurì” o il “pitone” che è facile trovare di 10 e più metri di lunghezza.

Vorrete sapere quali sono le vere bestie feroci di questa terra?... Forse riderete quando vi assicurassi che sono le zanzare e mille altre specie di moscherini e mosconi che vogliono vivere alle spalle della povera umanità, succhiandone il sangue specialmente ai pingui come sono io; eppure è così! Ve ne sono di tutte le specie: una prende di mira le orecchie, un’altra gli occhi, una terza vi si infiltra nei capelli, un’altra ancora vi attacca in qualsiasi posto purché possa succhiare sangue lasciandovi poi, in paga, un forte prurito che magari dura dei giorni. Di tali amici, gli uni vi accompagnano di giorno, altri di notte e così siete sempre accompagnati ed avete gran da fare per difendervi da tanto importuni compagni!

Alle bestie feroci alate, vi sono da aggiungere le... pedestri! E che terribile esercito! Spesso solo attraversando pochi metri di foresta ci si trova carichi di “carrapatos” piccoli insetti della famiglia degli acari, ella grandezza che varia dal pisello alla punta di ago da cucire. Questi ultimi cadono addosso a centinaia e la povera... vittima se ne accorge solo quando un insoffribile prurito dice che già hanno ben fissa la microscopica tromba nella pelle. Ah i carrapatos sono le vere bestie feroci che tormentano giorno e notte, lasciano la pelle irritata, tutto un prurito e magari di peggio, se non si usano certe piccolo avvertenze nello staccarli dalla pelle, specie quando i più grandi vi approfondirono il loro pungiglione.

Completare il quadro?! Nelle capanne o luoghi di riposo nel lungo cammino, facilmente vi attende un’altra bestia feroce. è una specie di pulce che invece di accontentarsi di mordere, vuole fare qualcosa di più. Si chiama “pulce penetrans” perché la femmina penetrando sotto la pelle, vi fa il nido. Si avverte da prima un forte prurito, e se l’animaletto non è pazientemente estratto, circondandosi di uova, ingrassa fino al volume di un pisello.

Mettiamo fine al... feroce quadro! Non vorrei spaventare qualcuno che si sentisse chiamato missionario in queste terre. A conforto ed animazione mi affretterò a dire come, nonostante le tante specie di serpi velenose, ancora non si diede il caso che un Missionario morisse di veleno. Avvenne di prenderle in mano, averle nella rete da dormire, nelle coperte, sotto il cuscino... eppure mai offesero il Missionario.

Come spiegare ciò? E’ una vera protezione del cielo, dovuta alla intercessione ad un grande evangelizzatore di queste terre: il gesuita Venerabile Anchieta che dal Signore ottenne la grazia che nessun Missionario restasse offeso dai serpenti. Non è una cosa ben consolante? Avesse chiesto anche la liberazione di tutti i moscherini e compagni! Ma questo era un po’ troppo, e poi, servono tanto bene a far esercitare la pazienza che è precisamente l’arma più importante di cui deve armarsi chi verrà nel Brasile.

Ho ricevuto lettere dal fratello Luigi e dalle nostre nipote suore. Tutti bene. Che allegrezza sarebbe la mia al sentire che anche dalla tua famiglia, o Giuseppino, uscisse un frate Cappuccino o una Monaca. Ciò appartiene al Signore. Preghiamolo dunque per questo fine. Consolerebbe anche il cuore anche della nostra buona Adele, perché allora potrebbe veramente dire: ecco il frutto dei miei sudori.

 
La firma di Padre Natale

Addio carissimi, facciamoci tutti santi. Nel mentre vi benedico, mi sottoscrivo nei cuori purissimi di Gesù e di Maria, vostro.

Aff.mo fratello e zio Frei Natale M.

N.B. Quando mi scrivete non è necessario della Raccomandata, poi le vostre lettere vengono lo stesso.

Come io tutti i giorni, Vi raccomando nella S. Messa, così pure fate voi lo stesso per me nelle vostre orazioni. Tanti saluti alla sorella Carolina e al fratello Pietro. Al fratello Luigi e alle nipoti Suore li manderò io stesso.

 

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