Non datata (1923 ?)
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Grajahú, senza data [1]

Carissimi fratelli, sorelle, cognate e nipoti

La pace di nostro Signore Gesù Cristo sia sempre con voi...”. Non potete immaginare quanto il mio cuore si rallegrò nel ricevere la risposta alla mia che vi ho spedito l’anno scorso. Sì, le vostre buone notizie sempre mi riescono care.

Volevo scrivere particolarmente a tutti, ma il tempo non me lo permette. Ebbene questa mia servirà per tutti voi, e il buon fratello Luigi farà il santo favore di dare mie notizie a quelli specialmente che abitano lontano dalla bella e simpatica Brianza, voglio dire alla carissima sorella Adele, agli amatissimi fratelli Giuseppe e Pietro, alla virtuosa sorella Carolina, la quale penserà a farle avere alle sue figlie suore...

Anzitutto un grazie vivissimo ai miei buoni nipoti di Milano che coi loro scritti mi hanno proprio consolato perché ho toccato con mano che essi hanno fatto profitto tanto nella pietà, come nello studio. Che il Signore li abbia a benedire e proteggere sempre.

Un bravo al fratello Giuseppe che, come padre, ha saputo e sa perfettamente quello che è necessario fare per rendere i propri figli degni del cielo ed utili alla società. Un encomio anche alla sorella Adele che con la buona volontà, con la sua pazienza, colla sua virtù ha saputo istillare in quei vergini cuori il vero modo di farsi grandi dinanzi del Signore e anche degli uomini...

Adesso vi do mie nuove che sono ottime, perché sempre sano e sempre allegro.

Benché nell’abbandonare Barra do Corda, Pedreiras, S. Luiz Gonzaga, campo del mio apostolato onde per 9 anni derramai tanti sudori, in mezzo a migliaia e migliaia di persone che mi amavano tanto, per portarmi in un altro campo dove non conoscevo nessuno, mi fu alquanto rincrescevole, come vi ho detto l’anno scorso, tuttavia oggi sto soddisfattissimo.

Ecco le ragioni della mia contentezza:

·      Primariamente perché venni in questa nuova zona per obbedienza e quindi sono certo di fare la volontà di Iddio;

·      Secondo perché questa zona ha più necessità del missionario di che le altre due perché vi sono più abusi da togliere;

·      Terzo perché il clima è molto più salubre.

Arrivai, giunto con frate Gaudenzio in Grajahú, sede della nuova prelazia[2], il giorno 10 marzo 1922 e subito abbiamo predicato la quaresima e tutto il bel mese di maggio come si costuma costì. L’affluenza alla chiesa sempre fu soddisfacente e questo è già un segno molto buono.

Il 1° di giugno partimmo per le solite disobrighe o missioni ambulanti. Frate Gaudenzio per la zona Imperatriz ed io per la zona Grajahú.

La popolazione che appartiene al municipio Grajahú più o meno può raggiungere quarantamila anime sparse qua e là. Qui l’agricoltura è molto trascurata. La maggior parte del popolo si dà alla creazione del bestiame. Questo poi si produce con molto meno lavoro di che nella nostra bella Italia, perché tutto è sciolto all’aria libera in mezzo alle immense praterie ocompiutas, tutte preparate, per la stessa madre natura, senza bisogno dell’opera dell’uomo, esposto sotto tutte le intemperie...

Le nostre stalle che servono per gli animali, sono molto più belle delle case onde abita questa povera gente, almeno nell’interiore. Fuori della città Grajahú è difficile incontrare una casa fabbricata in mattoni, coperta di tegole, ma quasi tutte sono formate da pali, paglia e fango... L’estensione di Grajahú più o meno di 90 leghe (450 Km) di lunghezza e 50 leghe di larghezza, disse più o meno perché non ho mai fatto l’ingegnere, pochissimo abitato, basta il dire che il Missionario, quando si parte da una abitazione all’altra per le disobrighe, alle volte fa 30 o 40 km. sopra il suo muletto, (perché anche qui non esiste ancora altro mezzo di comunicazione) senza incontrare una casa, un’Anima viva. Il popolo per se stesso molto buono ma ignorantissimo in fatto di religione, e per questa ignoranza i protestanti e gli stregoni trionfano.

Un giorno stavo missionando in un luogo onde parecchie famiglie che di cattoliche che erano per l’addietro si dichiararono protestanti. Nella predica della sera come della mattina misi la verga su questa diabolica setta; terminata la II predica, venne un povero padre di famiglia, confidandomi colle lacrime agli occhi, fossi a disobrigare nella sua casa lontana una ventina di chilometri, dicendo che egli aveva due figli ammogliati e fatti protestanti contro la sua volontà, per vedere se io potessi almeno battezzare i suoi nipoti.

Io ben volentieri accettai il convito, e, nel giorno stabilito, giunsi all’abitazione del buon vecchio. Gli infelici figli invece di presentarsi alla sera per la predica, furono a chiamare i loro compagnoni per farmi guerra. Il giorno seguente si riunì una dozzina di questi disperati. All’ora stabilita cominciai il Santo Sacrificio della S. Messa, tutto in silenzio, e dopo il Vangelo, come il solito, diressi la parola al popolo, bastante numeroso, dicendo: “oggi vi mostrerò come il protestantesimo è la religione del diavolo”. Lo avessi mai detto! Essi, inferociti, fecero tanto baccano che preciso tutto il mio vocione per imporgli silenzio, e soltanto mi obbedirono quando dissi loro: dopo la S. Messa parleremo sopra questo importante assunto.

Terminato il S. Sacrificio si principiò la discussione. Adesso, dissi loro, parlo io, dopo parlerete voi altri. Ma che non mi fu possibile. Io dicevo che il protestantesimo fu fondato per un frate apostata e scandaloso... Essi gridavano: “non è vero, fu fondato per Gesù Cristo...”. Uno subito ne vantò la voce contro la confessione; in quanto io parlavo sulla confessione già altri parlavano contro il Sacerdozio, contro i Santi, contro la Madonna e via via di modo che dopo aver sudato tre camicie, constatai con mano la loro grande ignoranza, incapacissimi di ragionare, mostrando sempre l’odio satanico contro il Sacerdote.

Dopo di aver fatto lavorare tanto il cervello, un figlio protestante di quel buon vecchio, non so se fu per aggradare la volontà del padre suo, o per convinzione, sempre mi lasciò battezzare 9 figli, nonostante la contraddizione e la rabbia dei suoi indiavolati settari.

A dieci anni addietro veniva un Missionario da Barra do Carda per disobrigare tutto Grajahú, e, terminata la lunga escursione, voltava per la sua residenza, rimanendo la sede di Grajahú senza il Sacerdote la più parte dell’anno. Per questa mancanza di Sacerdoti, il concubinato assunse all’apogeo, ed ancora adesso il popolo si sente più inclinato al casamento civile che al religioso, e per questo quasi tutti i matrimoni che io ho amministrato durante l’anno 1922 già trovavano uniti nel più abbietto concubinato...

Una parte della zona di Grajahú per lo spazio di 150 chilometri sulla riva del fiume omonimo, dovuto alla mancanza di comunicazione, ai sentieri impraticabili in mezzo ad una selva densa ed interminabile e per l’umidità dell’atmosfera, popolata d’innumerevoli insetti che costituiscono una vera piaga d’Egitto, facevano più di trenta anni che il Sacerdote non metteva piede. Qui ho dovuto rimboccarmi le maniche e amministrare il battesimo non dico a fanciulli, ma a molti adulti, uniti già in concubinato, avendo già molti figli, ai quali ho dovuto amministrare tre sacramenti nella stessa ora, cioè battesimo, comunione e matrimonio...

Vi sono parecchie aldee di Indi, sparsi qua e la nelle selve, ma tutti comunicano già coi cristiani. Adesso che ho più tempo, perché non sono più due ma una sola la zona delle mie disobrighe, voglio sperare con la Grazia d’Iddio di fare proprio un po’ di bene anche a queste anime che, anch’esse redente, tuttavia vivono più da bruti che da uomini, e tutto perché nessuno vi pensa ad esse, né per il lato materiale né per il lato morale.

Avrei ancora molte cose da dirvi ma le guardo per un’altra volta. In quanto abbiamo il tempo a nostra disposizione, facciamo del bene a tutti e facciamoci tutti santi; per questo fine vi ricordo e vi ricorderò sempre tutti i giorni nel Santo Sacrificio della S. Messa. Anche voi pregate sempre per me e fate pregate tutti i miei amatissimi nipoti affinché possa guadagnare sempre più anime a Dio.

La mia obbligazione era di scrivere più presto, ma mi sono incagliato quest’anno, perdonatemi; con la speranza che vorrete aggradire questo mio scritto, vi benedico a tutti, in un modo speciale i miei buoni nipoti e mi dico nei cuori purissimi di Gesù e di Maria, vostro aff.mo fratello, zio, cognato

Frate Natale Maria - Missionario Cappuccino

 

Il mio indirizzo è il seguente:

Al Rev. Frate...

Brasile

(Maranhão) Grajahú


[1] è una copia, manoscritta e non datata, di una lettera andata smarrita e risalente probabilmente all’inizio del 1923; l’uso di trascrivere fedelmente le lettere era destinato a far conoscere a tutti i parenti le notizie ricevute dal Brasile

[2] La prelatura nullius di San Giuseppe di Grajahú, suffaganea di San Luigi del Maranhão, venne eretta il 10 febbraio del 1922 ed affidata ai Cappuccini Lombardi che vi avevano stabilita una missione dal 1895. Aveva circa 100.000 abitanti (con 10.000 indi) e contava cinque parrocchie.

 

 

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