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Lo straniero

 

 

Parte Seconda: Incontro

 

Mi estroverto.

Fuori di me non c’è niente.

Mi ero preparato a tutto, anche a questo.

E so che non è possibile creare un’altra coscienza: deve cominciare da sola; io posso solo insegnarle la via più breve, ma non sarebbe giusto.

È meglio che faccia da sola, e che trovi tutto in se stessa; come ho fatto io.

Aspetto qualche tempo, e mi accorgo che c’è altro oltre a questo fuori di me.

E mi accorgo che posso sportarmici interamente.

Anzi, posso spostarmi SOLO interamente.

E scopro che posso dimenticare tutto ciò che ho capito, se mi sposto.

E capisco che un altro può farmi spostare senza accorgersene.

O senza accorgersi di me.

O senza che io mi accorga di lui?

La mia consapevolezza mi ricorda che è perché non c’era nessun altro, che ho potuto saperla.

Dunque, se non ho dimenticato, e non ho potuto smettere di esistere, mi sarei accorto di un altro, e un altro non c’è.

Non c’è ANCORA.

Ora so anche di cosa e perché avevo paura: che un altro sbagliasse nei MIEI confronti.

Ecco una cosa nuova: l’interazione tra coscienze.

Faccio quindi tutte le prove solo con me stesso.

Mi accorgo di tutto ciò che può succedere nelle varie e possibili interazioni tra due coscienze.

Ed usando i sistemi che io sono, trovo il modo giusto di interagire tra due coscienze, a qualsiasi livello di consapevolezza sia ciascuna delle due, qualunque sia la differenza di consapevolezza tra loro.

Ho capito l’Amicizia,

TUTTI gli altri sistemi sono, chi più chi meno, in un modo o nell’altro, SBAGLIATI.

E capisco che l’unico modo per superare un errore è acquisire maggiore consapevolezza, acquisirNE LA consapevolezza.

E farla acquisire a chi nei cui confronti ci si è sbagliati.

Poi provo ad immaginare tutte le possibili interazioni tra il massimo numero di coscienze possibile.

Mi accorgo che è più difficile rimediare ai possibili errori, perché non si può interagire completamente con più di una coscienza alla volta, se non c’è l’amicizia.

E quella sola coscienza è se stessi.

Quindi è impossibile che qualcun altro mi faccia cambiare se io veramente non voglio.

E viceversa.

Qualunque sia il numero degli altri.

Se quindi io, o anche solo UN qualsiasi altro, non voglio, non è possibile raggiungere l’errore totale, la sofferenza totale.

Dipende quindi Anche da me il lasciare una speranza anche nella situazione peggiore.

Metto questa sensazione alla base di tutti i possibili rapporti che avrò.

Ora non ho più quella paura degli altri, anche se so che per colpa loro potrò soffrire.

SOLO per colpa loro.

O di chi li spinge, più o meno consapevoli, e più o meno consapevolmente, a sbagliare.

Capisco che è solo la sofferenza che può far decidere di non raggiungere la consapevolezza.

Anche la paura è sofferenza, ed io la ho provata.

Che ne è dunque successo, se ora non la ho più?

Decido quindi, intanto che aspetto, di provare su me stesso la sofferenza, per poi poterla evitare agli altri.

Mi accorgo che la sofferenza “turba” lo spazio in cui è, in cui sono.

E mi accorgo anche che non la posso lasciare.

Ma allora io prima avevo turbato lo spazio in cui mi trovavo.

E ora non c’è più perché la ho superata.

Provo allora a sentire tutta la sofferenza possibile.

Mi accorgo che c’è un limite.

E oltre quello si smette di interagire con gli altri.

Ma non posso comunque smettere di essere.

Analizzo quindi tutte le possibili implicazioni di tutte le possibili forme di sofferenza, della sua creazione, e del suo superamento.

Alla fine mi ritrovo la mia Consapevolezza.

È solo adesso che mi accorgo che l’interazione con altri è totale solo se l’altro sono io.

E che per interagire con altri, o sono esattamente come me, cioè hanno preso le mie stesse decisioni; o hanno ascoltato se stessi, le loro sensazioni, e le hanno analizzate e capite; o bisogna soffrire,

Provo una sensazione nuova per la prima volta dopo tanto tempo, e dopo tutte le altre.

E sento che è questa che mi ha spinto ad esistere; che mi ha fatto decidere di esistere.

La chiamo Amore.

Ed è solo per questo che vale la pena, la sofferenza, per cercare di far essere felce gli altri.

Non farli felici, o di farglielo credere.

Ed è proprio solo usando i sistemi che ho capito ed usato per me, che si può farlo.

Tutti gli altri sono sbagliati.

ORA decido di cercare qualcun altro.

Per farlo mi devo spostare, quindi soffrire; ed inoltre non dimenticare tutto ciò che sono e che ho capito.

E nel farlo mi accorgo di essere la LUCE.

Chiunque si sposta al massimo della possibilità, è la luce.

Chiunque è completamente introverso non è nello spazio.

Ma spazio e tempo sono un tutt’uno.

E per essere, bisogna essere nel tempo.

Chiunque soffre è luce ferma, materia.

Provo tutte le sensazioni insieme.

In questo modo ho annullato tutto ciò che ho fatto finora.

Ho creato la mia Morte.

La analizzo.

E ritrovo tutta la mia memoria.

Ho capito che SOLO chi ha raggiunto la massima conoscenza, chi È la saggezza, può tornare consapevole dalla morte.

E la morte è mancanza di spazio-tempo.

Ora so come essere in OGNI situazione, possibile od impossibile, anche se qualcuno mi togliesse lo spazio-tempo.

E per farlo basta voler seguire la vera giustizia, quella che ho trovato da me, quello che ho vissuto finora.

Chiunque può farlo; ma solo in questo modo.

Scopro che finora non è morto nessun altro.

Ma non posso sapere se qualcun altro è vivo lontano da me.

Attendo quindi di essere raggiunto; e che mi sia chiesto di interagire.

E ciò avvenne.

Me ne accorsi per primo.

Morii e rinacqui immediatamente.

Poi, poiché si era accorto di me, gli corsi incontro.

E iniziò la Storia.