"FLICK
COLLECTION"
|
|
Fiorella Tonello vive a Firenze, è
psicologa, psicoterapeuta individuale, di gruppo e della coppia, ad
indirizzo gestaltico-fenomenologico. Nel settembre 2004, pochi
giorni dopo l'inaugurazione, ha visitato a Berlino la mostra sulla
"Flick Collection", poco prima che essa subisse gravi
atti vandalici. Ringraziando l'autrice delle foto per averle
concesse in esclusiva alla rivista "Frenis Zero", le
proponiamo con alcune note sulle vicende di questa tormentata mostra
(tratte dal sito web www.shalom.it
). |
|
|
|
È
stata inaugurata il 21 settembre scorso a Berlino alla presenza del
Cancelliere Gerhard Schröder la mostra della "Collezione Friedrich
Christian Flick". Una raccolta d'arte contemporanea di primaria
importanza ed indiscusso pregio che sarà esposta nell'arco di sette anni
nella capitale tedesca. Questa prima rassegna include 400 realizzazioni
-un quinto circa dell'intera collezione che annovera 2500 opere d'arte- ed
abbraccia l'arte concettuale, il minimalismo e lo strutturalismo degli
anni sessanta. La rassegna annovera -solo per citarne alcuni- lavori di
Bruce Nauman, Joseph Beuys, Marcel Duchamp, Alberto Giacometti e Sol
Lewitt. Per presentare le realizzazioni esibite su un'area di 13.000 metri
quadrati, sono stati predisposti un migliaio di CD-ROM per la stampa.
L'editore DuMont ha inoltre annunciato 25 monografie su altrettanti autori
dei lavori presenti nella rassegna.
Ma neppure a Berlino sono mancate le polemiche già registrate altrove. Si
tratta di una raccolta macchiata di "denaro insanguinato" ha
accusato Salomon Korn, il Vicepresidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Tedesche. Il collezionista Friedrich Christian Flick ha difatti
ereditato i mezzi finanziari per acquistare le opere d'arte dal nonno
Friedrich Flick arricchitosi sfruttando 50.000 lavoratori coatti
nell'industria di armamenti per il Terzo Reich. Il nipote non ha però mai
voluto versare alcun risarcimento alle vittime della schiavitù nazista e
viene accusato di voler ripulire il nome familiare con l'esposizione al
pubblico della raccolta. Diverso l'atteggiamento dei fratelli del
collezionista, Dagmar Ottmann e Gert-Rudolf Flick, che hanno entrambi
contribuito al fondo per il risarcimento dei lavoratori coatti del nazismo
realizzato nel marzo 2000. Dagmar Ottmann ha anzi anche incaricato
l'Università di Bochum di svolgere un progetto di ricerca sulla famiglia
Flick ed ha polemizzato apertamente con il fratello per la scelta di
presentare a Berlino la raccolta prima della sua conclusione. In una
lettera aperta dell'agosto di quest'anno ha osservato che lo sfoggio del
nome Flick può riportare negli ex lavoratori coatti un triste ricordo e
con questo ha ottenuto che la rassegna da "Flick Collection"
venisse rinominata "Friedrich Christian Flick Collection". Per
parte sua il fratello collezionista ha reagito stizzito dando a sua volta
incarico all' Institut für Zeitgeschichte di Monaco di Baviera di
sviscerare la storia della famiglia.
La raccolta giunge in Germania dopo essere stata rifiutata nel 2001 dalla
città di Zurigo sull'onda dell'ira per l'atteggiamento di Friedrich
Christian Flick da parte di personalità come lo scrittore Günter Grass
ed il regista Jürgen Flimm. Era poi scattato un semaforo rosso per la
mostra anche a Monaco, questa volta a dire il vero per volere dello stesso
collezionista, che nel 2002 aveva declinato l'offerta di presentare i suoi
capolavori nella Haus der Kunst del capoluogo bavarese. Dopo il
rifiuto di Zurigo, dove Friedrich Christian Flick avrebbe voluto costruire
una sala espositiva ad hoc, il sindaco di Berlino Klaus Wowereit si
è invece prodigato per accogliere la rassegna nella capitale tedesca. I
primi contatti risalgono sin dal febbraio di due anni fa e si sono
conclusi nel dicembre 2002 con l'appoggio al progetto da parte della Stiftung
Preußischer Kulturbesitz titolare delle sale adibite a presentare la
raccolta. Nel contempo Flick si è premurato di richiedere all'Unione
delle Comunità Ebraiche Tedesche se avesse da ridire sulla presentazione
della mostra a Berlino. Nel giugno 2002 lo Zentralrat der Juden ha
deciso di astenersi dal prendere posizione, ritenendo non trattarsi di un
tema strettamente attinente l'ebraismo.
Per il Cancelliere Schröder d'altronde Friedrich Christian Flick ha
riconosciuto che il nonno è stato condannato a 7 anni come criminale
nazista nel processo di Norimberga (anche se, per inciso, fu graziato nel
1950 e visse altri 22 anni da libero cittadino) e si è impegnato
personalmente creando con 10 milioni di euro una "Fondazione contro
la xenofobia, il razzismo e l'intolleranza" rivolta all'educazione
dei giovani. Non può essere ritenuto responsabile del passato familiare.
Lo stesso Flick gli ha fatto eco dicendo: "così come io non posso
delegare le mie responsabilità alla società, quest'ultima non può
gettare a me le responsabilità". C'è chi rileva d'altronde che se
il collezionista avesse versato il suo contributo al fondo per il
risarcimento dei lavoratori coatti non ne sarebbe aumentata al dotazione
complessiva di 5,1 milioni di euro, ma meramente altri avrebbero dovuto
versarvi di meno.
Se però per il Cancelliere Schröder la presentazione della Collezione
Flick a Berlino deve comunque intendersi come confronto con il passato e
non nella sua negazione; per Friedrich Christian Flick ci si deve
piuttosto occupare delle generazioni future e non di aiutare, almeno
simbolicamente, quelle che sono state ferite nel passato.
Sulle ombre naziste dei Flick nella mostra si potrà apprendere solo in
modo superficiale dal testo di un'intervista distribuito al pubblico, resa
dallo stesso collezionista al curatore dell'esposizione Eugen Blume. La
storia è relegata altrove, nel museo Prenzlauer Berg, che
ripropone la mostra "Zwangsarbeit in Berlin 1938-1945"
(Lavoro coatto a Berlino 1938-1945) già esposta due anni fa ed ora
ampliata con un capitolo sulla famiglia Flick. E restano fuori dalla sede
della rassegna d'arte -in corso nelle sale appositamente rinnovate del Museum
für Gegenwart ricavato nella Hamburger Banhof e nella contigua
Rieck-Halle con il contributo di Friedrich Christian Flick che vi
ha investito 7 milioni di euro- i manifesti di protesta con i beffardi
slogan "Entrata gratuita per ex lavoratrici coatte" ed
"Evasori fiscali mostrate i vostri tesori"; riferito
quest'ultimo al fatto che la società di Flick, la "Contemporary Art
Ltd", ha sede a Guernsey e si fa pagare nel paradiso fiscale
britannico. Tant'è che Salomon Korn in giugno ha ancora bollato la mostra
come un'operazione di "candeggio" chiedendone la cancellazione.
Friedrich Christian Flick ha reagito alle polemiche ribadendo che non
intende lasciare l'arte in ostaggio alla storia della sua famiglia. Lui
vuole che si guardi solo in avanti. Ma lo sguardo non può distogliersi
dal riflesso nello specchio del passato.
|