"MOZART
IN VALLE D'ITRIA".
Foto: un
momento della rappresentazione di "Idomeneo" al 32° Festival della
Valle d'Itria di Martina Franca. |
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Breve recensione dello spettacolo di Giuseppe Leo, seguita da un saggio di Edward J. Dent
in cui l'"Idomeneo" viene collocato nel contesto degli eventi
della biografia mozartiana. |
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Il 32° Festival della Valle d'Itria di Martina
Franca, dopo l'inaugurazione il 20 luglio 2006 con "I giuochi di
Agrigento" di Giovanni Paisiello, ha proposto l'"Idomeneo" di Mozart
nella rilettura di Richard Strauss, risalente al 1931 e mai
rappresentata in Italia. Come accade di solito nel Festival di Martina
Franca, le opere liriche vengono scelte riscoprendone di dimenticate
oppure, nel caso di titolo famosi, questi sono solo dei pre-testi,
delle occasioni per esplorare, come nel caso di questo "Idomeneo", le
possibilità di riscrittura e di rimaneggiamento tra epoche differenti.
Ma quali sono gli antefatti storici della riscrittura da parte di
Richard Strauss del capolavoro di Mozart? L'idea venne al produttore
ceco Lothar Wallerstein, il quale, lavorando allo Staatsoper di
Vienna, voleva commemorare il 150° anniversario della prima
rappresentazione dell'Idomeneo, avvenuta a Monaco. Insieme al
direttore d'orchestra Clemens Krauss si rivolse a Richard
Strauss, proponendogli una nuova versione dell'opera mozartiana. Dopo
un'iniziale riluttanza, Strauss accettò col proposito di "riportare
Idomeneo sulle scene tedesche". Come afferma Michael Kennedy, l'Idomeneo
di Strauss è molto vicino all'originale opera mozartiana, anche se
fece a meno del basso continuo e utilizzò quattro corni, pur lasciando
sostanzialmente invariate le dimensioni dell'orchestra mozartiana.
Ciononostante l'operazione straussiana non mancò di suscitare
polemiche. Ad esempio, Einstein si lamentò della soppressione da parte
di Strauss dei recitativi mozartiani. Ma, come afferma Kennedy nel suo
saggio "Da Mozart a Richard Strauss", <<non si trattò però
completamente di vandalismo gratuito. Strauss convertì i recitativi
secchi in strutture sinfoniche, componendo per essi musica nuova e
trasformando alcuni temi importanti in leitmotiv. >>. Tuttavia
ben altri rimaneggiamenti in realtà furono apportati all'opera
mozartiana, sia per quanto riguarda la trama sia per l'ordine delle
arie. Anche il personaggio della principessa greca Elettra nella
versione straussiana cambia nome e ruolo e diventa la sacerdotessa
Ismene.Via via che si passa dal primo al secondo e poi al terzo atto i
cambiamenti diventano sempre più drastici, fino a sensibilmente
accorciare il terzo. Della rappresentazione di Martina Franca hano
colpito molto le scene ed i costumi di Darko Petrovic: la scenografia
caratterizzata da un faro e da blocchi squadrati di pietra ai lati
della scena suggeriscono l'ambientazione sulla banchina di un
porto di mare, un luogo di arrivi, dapprima dei prigionieri troiani,
poi di Idomeneo coi suoi compagni, ma anche di partenze, paventate o
reali. La regia di Oliver carsten Kloeter si è caratterizzata per
un'ambientazione contemporanea che sembra rivolgere
il pensiero ai tanti sbarchi di clandestini e di prigionieri che
avviene sulle nostre coste. <<Strauss >> ha spiegato il regista in
conferenza stampa <<concentra particolarmente l'attenzione sulla
pesante situazione di Idomeneo, che ha giurato adli dei di sacrificare
chiunque incontri per primo: purtroppo gli capita il figlio. Un
pericolo latente incombe su tutta l'opera. Strauss usa toni molto cupi
che contrastano con le idee liriche di Mozart. trovo che forti effetti
di luce riescano a tradurre questi scontri>>. Molto convincente e
sicura è stata la direzione dell'orchestra Internazionale Italiana da
parte di Corrado Rovaris e del coro Slovacco di Bratislava da parte di
Pavol Prochazka. Rovaris in conferenza stampa ha dichiarato: <<Molto
repentinamente si passa dalla musica di Mozart alla scrittura netta di
Strauss. La difficoltà è nel riuscire a unire questa dicotomia in
unità stilistica e drammaturgica. Abbiamo lavorato a lungo sulla
vocalità, per trovarne una che rispondesse a entrambe. Nel 1930 la
prassi esecutiva era molto diversa da quella attuale: l'approccio
filologico appartiene agli ultimi decenni del Novecento. Noi proviamo
a far sentire i passi mozartiani così come li immaginava Strauss. Per
fortuna ho potuto contare su un'ottima compagnia di cantanti
esperti>>. Li elenchiamo: Dario Schmunck (Idomeneo), Sofia Soloviy (Idamante),
Cinzia Forte (Ilia), Francesca Scaini (Ismene), Federico Sacchi (Il
gran sacerdote) e Michele Aurelio Bruno (Arbace).
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Die
Entfuehrung aus dem Serail
Durante i
diciotto mesi che intercorsero fra l'Idomeneo e l'opera successiva,
si verificarono tre importanti avvenimenti nella vita di Mozart:la rottura
con l'arcivescovo di Salisburgo, la separazione dal padre, il fidanzamento
con Costanza Weber. Il matrimonio ebbe infatti luogo un mese dopo il
completamento della nuova opera. La svolta decisiva della sua carriera fu
comunque l'Idomeneo; con l'Idomeneo e con il successo
incontrato, Mozart si rese pienamente conto di essere un compositore con
un futuro davanti a sé e il diritto all'indipendenza. Fino a quel momento,
aveva sopportato come meglio poteva la tirannia del padre e le umiliazioni
inflittegli dall'arcivescovo; dopo l'Idomeneo, non li avrebbe
tollerati più a lungo. Nel marzo 1781, l'arcivescovo lo richiamò da Monaco
per condurlo al suo servizio a Vienna, con il resto della corte. Ma Mozart
non era nello stato d'animo necessario per accettare un ritorno alla
modesta condizione precedente. A tavola doveva sedere con il castrato
Ceccarelli e il violinista Brunetti, poco al di sopra dei cuochi, ma un
po' al di sotto dei camerieri nella considerazione dell'arcivescovo:
<<Bene! Potrei quasi credere di essere a Salisburgo>>. La compagnia di
Ceccarelli era almeno sopportabile; Brunetti invece era ignorante e
maleducato; Mozart si vergognava di farsi vedere con loro.
Schubert si
sarebbe sentito più a suo agio in simile compagnia, tanto più se
l'arcivescovo avesse condotto con sé alcune cameriere. Mozart fu presto in
grado di stringere qualche amicizia fra i nobili viennesi amanti della
musica; ma l'arcivescovo frappose ogni possibile ostacolo sul suo cammino,
e non gli avrebbe nemmeno permesso di suonare a un concerto di beneficenza
a favore delle vedove dei musicisti. Fu obbligato ad arrendersi solo
quando Starzer, l'organizzatore del concerto, si rivolse al principe
Galitzin che, con altri membri dell'aristocrazia, seppe esercitare
pressione sull'arcivescovo per farli mutare divisamento. Mozart suonò a
favore delle vedove e, naturalmente, ottenne uno straordinario successo;
ma il suo molto reverendo padrone si rifiutava assolutamente di lasciargli
dare un concerto per proprio conto. Mozart presentò le dimissioni, che non
furono accettate, poiché l'arcivescovo sperava che Leopold sarebbe
riuscito a persuadere il figlio a ritirarle. Wolfgang non aveva alcuna
intenzione di tornare sulla decisione presa e, dopo molte difficoltà per
ottenere un colloquio con l'arcivescovo, fu alla fine cacciato fuori della
sua anticamera dal conte Arco, il ciambellano.
L'anziano
Leopold (aveva ormai sessantadue anni) ne fu sorpreso e costernato: non
tanto per il trattamento che suo figlio aveva subito, quanto per il
risentimento di questi per ciò che aveva dovuto sopportare. Egli era
soddisfatto di essere al servizio dell'arcivescovo e non poteva capire
perché Wolfgang dovesse essere tanto indocile. Era intimamente convinto
del fatto che ciò che veramente dominava l'agire di suo figlio fosse
l'amore per il piacere e la dissolutezza e che, una volta libero della
disciplina paterna, il suo solo pensiero sarebbe stato di darsi a una vita
molle e dissoluta. Wolfgang, finalmente indipendente, doveva trovarsi una
nuova sistemazione. Si recò così a vivere con i suoi vecchi amici di
Mannheim, i Weber. Il capofamiglia era morto, e poiché ora Aloysia
lavorava all'opera e si era sposata con l'attore Lange, la vedova e le
altre tre figlie si erano stabilite a Vienna. La voce della calunnia si
fece presto sentire e raggiunse Salisburgo: Leopold, sempre disposto a
credere ad ogni diceria sul conto del figlio, ritornò alle lettere di
rimprovero. Ma Wolfgang aveva già ritenuto opportuno cercare alloggio
altrove. Protestò che non aveva intenzione di sposare nessuna delle figlie
di Weber, checché ne dicesse la gente, e pregò il padre di non dar peso a
maliziosi pettegolezzi.
(fine
prima parte - continua )
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