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   "INLAND EMPIRE": DAVID LYNCH E L'INDIVISA COSCIENZA.

 

In occasione dell'uscita nelle sale cinematografiche italiane di "Inland Empire", ultimo film del cineasta americano, pubblichiamo in versione italiana un estratto dell'intervista da lui rilasciata a Mark Kermode (con interventi anche dal pubblico) e pubblicata su "The Guardian" il giorno 8 febbraio 2007. Si segnala inoltre che la Fondazione Cartier dedica al regista americano una grande retrospettiva di pitture, di disegni, di fotografie e di video: la mostra "The Air is on Fire" si tiene alla "Fondation Cartier pour l'art contemporaine" (Boulevard Raspail, 261, Paris) dal 3 marzo al 27 maggio. Il catalogo della mostra è stato pubblicato dalle Edizioni Xavier Barral di Parigi e da "Actes Sud" di Arles ed è introdotto da una conversazione di Andrei Ujica, studioso e critico del cinema, e Boris Groys, studioso di arte e cultura contemporanea. Le opere raffigurate nel catalogo vengono commentate da David Lynch stesso in una conversazione con la giornalista americana Kristine McKenna in forma di intervista pubblicata sia su cartaceo che su cd audio allegato al libro. Ciò consente al lettore di sfogliare il catalogo facendosi accompagnare dalla voce di David Lynch che tuttavia non adotta alcun atteggiamento didascalico, ma preferisce suggerire delle piste e dei cammini che in partenza non possono essere mai univoci e lineari.

Giuseppe Leo

 

 

 

                                             


 

Mark Kermode: Giusto per  cominciare a far scivolare il discorso, e anche se questo non è specificatamente legato ad "Inland Empire" che abbiamo da poco visto, la meditazione trascendentale è davvero una gran cosa nella sua vita. L'ultima volta che abbiamo parlato, abbiamo per tutto il tempo discusso su come la M.T. abbia cambiato ed influenzato la sua vita. Per quanto sia possibile spiegare questo complesso argomento in un  tempo pietosamente breve, la prego di illustrarci cosa la M.T. abbia fatto per la sua consapevolezza e cosa lei pensi essa sia capace di fare per il bene dei più.

David Lynch: Quante persone hanno sentito parlare della M.T.? Davvero poche. Bene. La M.T. è una tecnica mentale. E' un'antica forma di meditazione che permette ad ogni essere umano di immergersi, di trascendere e di sperimentare lo sconfinato, infinito oceano di pura coscienza. Pura vibrante coscienza, gioia, intelligenza, creatività, amore, potere, energia - tutto là dentro. Alla base della mente, alla base della materia, c'è questo campo. Ed è là. La scienza moderna ha scoperto il campo unificato andando sempre più in profondità nella materia. Ed ecco cosa c'era: un campo di unicità, di unità. Non vi si può andare con strumenti e con qualunque cosa, ma ogni essere umano vi si può immergere attraversando i sottili livelli della mente e dell'intelletto, può trascendere e sperimentare questo campo. Quando sperimenti questo campo molto in profondità, è una bella esperienza, e sperimentarla la rafforza e tu incrementi la tua coscienza.

Incrementi la tua creatività ed intelligenza. E l'effetto collaterale è che la negatività comincia a recedere. Cose come l'odio, la rabbia e la depressione, il dispiacere, le ansietà iniziano a retrocedere e tu vivi la vita con maggiore libertà, un maggior flusso di idee, una maggiore capacità di apprezzare e di comprendere ogni cosa.

E' così bello per lavorare sui tuoi progetti. E' un campo di conoscenza - tu lo rafforzi e (vedi che) questo genere di cose intuitive tu le fai andare.  E' così bello per l'arte, per ogni percorso di vita. Nella scienza Vedica, questo campo si chiama Atma, il sé, e c'è una frase che dice "Conosci te stesso". Nella Bibbia sta scritto "Prima cerca il regno dei cieli che sta dentro di te e tutto il resto ti verrà dato".  Tu ti immergi in esso, lo sperimenti, lo disveli e tu sei la totalità che si disvela. L'essere umano ha questa potenzialità ed ha dei nomi per essa: illuminazione, liberazione, salvezza, pienezza - immensa potenzialità per l'essere umano. E non è necessario soffrire. Tu rafforzi ciò e ti rendi conto che la gioia è la nostra natura. Siamo come degli allegri campeggiatori, che fanno fluire le proprie idee. Siamo come dei cuccioli di cane che scodinzolano. Non è una balla, è una cosa veramente bella, davvero, davvero grande.

MK: Ho ragione a pensare che la sua relazione con tutto ciò si sia rispecchiato nella sua carriera di regista - lei ha cominciato la M.T. contemporaneamente alla realizzazione di "Eraserhead", giusto?

DL: Giusto.

MK: Ed è qualcosa che lei ha fatto lungo tutta la sua carriera?

DL: Sì.

MK: Allora la domanda che si fa sempre è questa: se  la MT crea positività e tutto ciò di cui lei ha parlato - ed io posso vedere quanto sia autentico tutto ciò - qualcuno potrebbe chiedere come mai ci sia tutta quella oscurità nei suoi films?

DL: Esatto. Siamo del tutto differenti nella superficie ed in profondità, nell'unità centrale. Siamo una sola famiglia su scala mondiale. In superficie, però differenti - a me piace questo, a te non piace. Ed afferriamo delle idee. Talvolta, afferriamo un'idea di cui ci innamoriamo. E se è un'idea cinematografica, vediamo quello che il cinema potrebbe fare per questa idea e giriamo. Le storie contengono dei conflitti e dei contrasti,  alti e bassi, la vita e la morte, e gli sforzi umani ed ogni genere di cose. Ma l'artista non deve soffrire per mostrare la sofferenza. Devi capirla. Non devi morire per realizzare una scena di morte. Devi solo capire tutto ciò a modo tuo, ma la comprensione è la cosa che conta, capire questa sofferenza, questa rabbia, questo personaggio. E tu vai in questo modo.

Ho pensato, quando iniziai la meditazione, che stavo diventando calmo e pieno di pace e che tutto stesse per finire. Non è così, è così energetico. E' qui che si trova tutta l'energia e la creatività. Tutto ciò che è una cosa è emerso da questo campo. E' una creatività talmente tremenda! E tu non perdi la tua incisività, ne guadagni sempre di più, un sentire più forte che può ampliarsi. E tu non ti senti stanco in questa sorta di calma piatta. E' una pace dinamica. E' molto potente, è il luogo in cui si trova tutta la potenza. Il punto è che puoi fare tutto questo ma sei separato da ciò. E questa è la chiave di tutto.

MK: Vorrei mostrare un breve clip tratto da "Eraserhead", ma prima vorrei porre una domanda specifica. Una delle immagini ricorrenti nei suoi films è quella della scossa elettrica, della lampadina elettrica che scoppia, due punti e qualcosa che li collega come un arco voltaico. E mi sembra che questo in qualche modo si riferisca a ciò che lei pensa sugli archi sinaptici nel nostro cervello, sul creare delle connessioni. Conosco quanto lei detesti parlare del significato di ciò che accade nei suoi films, ma ho ragione a pensare che in questo caso almeno sono nella giusta direzione?

DL: [pausa] No. Mark, lei è un bel tipo. E' come lei dice, ma non ho pensato in questo modo. Amo proprio l'elettricità. Mi piace il fumo, il fuoco e l'elettricità, queste cose sono magnetizzanti. Si potrebbe guardare per ore qualcosa che scintilla e che scarica elettricità, e queste cose producono un suono talmente bello. Ed è anche un qualcosa di disturbante. C'è qualcosa nell'elettricità che fa qualcosa del genere a cui  lei fa riferimento, ma non è necessariamente il motivo  per cui le cose stanno così.

MK: Ecco il videoclip di "Eraserhead". Di solito in queste circostanze puntualizzo in termini narrativi ciò che è accaduto fino a questo punto, ma in questo caso non c'è alcun punto da spiegare. Così ecco un estratto del film che a me piace.

[parte il videoclip]

MK: Un motivo per cui ho voluto mostrare questa sequenza è il fatto che si tratta di una sequenza musicale. Tanta parte di ciò che lei fa si correla alla musica o all'armonia, ad accordi sospesi ed al modo in cui la narrazione si sviluppa. L'altro motivo è che nel caso di  "Inland Empire" si tratta della prima volta da "Eraserhead" in cui lei ha fatto qualcosa senza alcuna interferenza esterna. Ci son voluti anni per metterlo a punto,  il film si è sviluppato ed è sembrato prender forma in modo organico, e la conclusione del film è completamente stata girata secondo il suo progetto. Ed è stato simile a ciò che è accaduto per "Eraserhead". Lei ha detto che  non deve soffrire quando sta facendo dell'arte, ma la gente ha sempre parlato di "Eraserhead" come di un progetto estremamente personale, al pari di "Inland Empire". Lei vede connesse queste due cose? La prego, non dica di nuovo 'no'.

DL: Non dirò sì. C'è stato solo "Dune" in cui io non ho avuto la rifinitura finale dell'opera. Lei sa che io sono arrivato a far film per il tramite della pittura. Nessuno si mette a giocherellare con un pittore. Dovrebbe essere lo stesso in un film, e dovremmo avere il controllo totale dell'opera. In un modo in cui si abbia la possibilità di tenere la cosa insieme come un tutto. Perciò tutti i miei films sono stati così. Sebbene io comprenda quello di cui lei sta parlando. "Eraserhead" ha avuto bisogno di sei anni per essere finito - ho continuato a perdere  danaro, era questo il motivo per cui c'è voluto tanto tempo. "Inland Empire" è partito scena dopo scena, e non ci sono stati tempi lunghi prima che si arrivasse alla scena successiva. Infine esso ha iniziato a svilupparsi rapidamente. Perciò, quando le cose vanno così, è molto frustrante, ma almeno hai la possibilità di andare lentamente e di calarsi in un mondo e di vivere in quel mondo. Il mondo di "Eraserhead", io ci ho vissuto dentro per anni, ed è stata una bella esperienza.

MK: Nel caso di "Inland Empire", proprio ad un livello di follia estrema, ho letto di varie versioni da cui è venuta fuori la storia. Una di esse è quella per cui Laura Dern le ha parlato di un vicino di casa che sarebbe andato a trovarla e che sarebbe stata  lei (Laura Dern) a suggerire il titolo. Un'altra versione sarebbe quella per cui la storia sarebbe venuta fuori dal lavoro che lei stava facendo per il suo sito web [davidlynch.com ] . Per quanto lei possa dire al riguardo, da dov'è partita l'origine della storia?

DL: E' vero che Laura Dern venne da me e tutto partì da lì. Stava scendendo dal marciapiede posto di fronte a casa mia, sorridente mentre si avvicinava a me. Non la vedevo da tanto tempo. Arrivò e mi annunciò di essere la mia nuova vicina di casa. E questo ci rese entrambi molto felici. Ed allora disse "David, dobbiamo fare ancora qualcosa insieme". E mi colpì, ed io le dissi "Sì, forse scriverò qualcosa". E quell'incontro suscitò un qualcosa, un desiderio di scrivere qualcosa. Ed il desiderio è come un'esca, può far abboccare. Ed ecco! iniziò a far abboccare qualcosa.

Da dove viene il titolo è un'altra storia. Più tardi, nel bel mezzo della lavorazione, a circa un terzo dell'opera, Laura Dern mi disse che suo marito proveniva dall'"Inland Empire", che è un'area ad est di Los Angeles che comprende molte città. Continuò a parlarmi, ma la mia mente si bloccò su quelle parole. Le avevo udite già prima, ma in quel momento esse avevano un nuovo significato, allora la fermai e le dissi:"E' questo il titolo del film". Allora, quasi contemporaneamente,  mio fratello, che era in Montana a pulire il basamento della casupola fatta di tronchi dei miei genitori, scoprì questo vecchio album di fotografie che era caduto dietro una cassapanca. Tolse la polvere e trovò che era il mio album di foto risalente a quando vivevo a Spokane, vicino Washington, quando avevo 5 anni. Me lo mandò. Quando lo ebbi, lo aprii e la prima foto che vidi era quella di una panoramica dall'alto di Spokane che in basso aveva scritto "Inland Empire". Così avevo avuto la più bella sensazione di un titolo giusto.

MK: Ed è vero che ci sono certi elementi, come ad esempio la scena dei conigli, che hanno la loro origine nel suo sito web?

DL: Sì, c'era nel mio sito ed era chiamato Rabbits. Talora iniziamo qualcosa e la pensiamo  in un certo modo. Poi, essa trova una nuova casa. E' stato come un andare verso ciò che, più tardi, è cresciuto e si è sviluppato. Non lo sai sempre in anticipo. E' importante che quando hai un'idea, la scrivi in modo da non dimenticarla. Ed allora, quando  stai lavorando, tante cose possono fluire da quello che stai facendo.

MK: Il prossimo videoclip che voglio mostrare proviene da "Blue Velvet". Lei ha parlato di Laura Dern e questa è una scena chiave con lei. Si è spesso scritto su questa scena in modo ironico, e ciò mi ha sempre molto irritato poiché non mi è mai sembrato qualcosa di ironico. La scena è quella in cui Laura Dern descrive il suo sogno d'amore.  Ho sempre pensato che la scena volesse essere del tutto sincera e per nulla ironica. Lei in passato ha detto di non aver voluto essere ironico, così spero che sia ancora questa la sua posizione. Ecco la scena da "Blue Velvet".

[parte il videoclip].

MK: Ciò che amo di questa sequenza è, credo, quella in cui Laura Dern descrive il sogno, come lei stava dicendo prima, non in modo sciocco bensì in un modo reale. E lei vuol dire tutto ciò, vero?

DL: Sì. Il fenomeno di un'esperienza condivisa in un teatro  è molto diverso dal vedere un film per proprio conto. Ed in teatro tutti noi proviamo questo laddove vogliamo essere molto freddi e, quando tu vedi qualcosa di simile a questo, qualcosa veramente di imbarazzante, la tendenza è quella di ridere così da esternare in modo rumoroso che quella cosa è imbarazzante e non indifferente (...) . Così vanno queste cose. Ma sappiamo anche che quando siamo soli con questa persona di cui ci stiamo innamorando, facciamo delle cose sciocche, ma non ce ne facciamo un problema, è così bello. E l'altra persona è così noncurante di queste cose belle, piene d'amore e sciocche. Quindi c'è molto di tutto ciò in questa scena. Allo stesso tempo, c'è qualcosa di questa scena, una verità su di essa, nel mio album.

MK: C'è anche, dietro a ciò, Angelo Badalamenti, il maestro della corda sospesa, la persona il cui genere di musica incarna ciò che lei realizza nei suoi films, due mondi che vibrano l'uno contro l'altro. Ed è ciò che è  posto tra di essi quello che è importante. Egli è il grande scrittore del suono sospeso della sua generazione.

DL: Sì. Egli sa far commuovere il tuo cuore.

MK: L'ultima cosa che voglio mostrare è una scena da "Fire Walk With Me". Il motivo è che, quando uscì, ebbe davvero poche recensioni. E me lo ricordo, penso che sia  ancora il mio film preferito; l'ho davvero amato. Mi sembrò che quando la stampa parlò di "Fire Walf With Me", non lo apprezzò, gli fu attivamente ostile. Anni dopo, ne parlai con Angelo Badalamenti, ed egli mi disse che esso doveva essere stato straziante quando apparve. Ed aggiunse:" Per David, era come se qualcuno  avesse portato via suo figlio e lo stesse uccidendo". Quanto male si sentì lei quando "Fire Walk With Me" venne accolto in tal modo? E ora lei si sente vendicato, ora che la gente lo vede come un vero capolavoro?

DL: No, no la presi male.

MK: No? Lui ha mentito allora!

DL: Angelo ha mentito. Quando fai qualcosa e dai la rifinitura finale, il tocco finale all'opera, quando tu hai il controllo di tutto, e hai dato il meglio che potessi e non ti sei mosso finché tutti gli elementi ti sono sembrati corretti e tu lo hai sentito, allora puoi sopportare questa pesante reazione negativa. E' successo con "Dune" in cui sapevo che mi stavo vendendo, ed allora, quando hai una cattiva recensione, ti sembra di morire due volte. E così, sono morto solo un po' con "Fire Walk With Me". Ma è vero, e la reazione era comprensibile a quel tempo. Non era qualcosa nello stesso spirito di una serie, ciò che sconvolge la gente. E la serie stava comunque morendo. E c'era una nuvola scura sopra di me in quel periodo. Era destino che così fosse. Ma col tempo, da allora, l'apprezzamento del film è andato crescendo.

MK: Il concetto chiave è "Viviamo all'interno di un sogno". E' vero?

DL: Sì, molto vero.

MK: Ora stiamo per vedere questo videoclip. Lei riconoscerà il set ed i personaggi. Penso che questo sia un grande momento di rivalutazione, ma allora forse si trattò, come lei ha detto di un momento triste.

DL: Ne riparleremo.

[parte il videoclip]

[....]

MK: Quando lei stava girando "Fire Walk With Me", lei disse che uno dei motivi per cui voleva realizzarlo consisteva nel voler tornare a "Twin Peaks". Lei si era innamorato del posto, ed io penso che c'è un'intera generazione di persone che si sono innamorate dei luoghi di "Twin Peaks", dell'atmosfera di quella serie. So che queste cose, come lei dice, si spengono a poco a poco, ma c'è stato un momento in cui era come se ci fosse il luogo dove tutti noi avremmo voluto esserci.

DL: E' strano. "Twin Peaks" esiste in una regione del nord-ovest, una regione immaginaria, ma è lì. E' una piccola città, eppure la storia si svolge attorno al mondo. Si figuri, si trattò di qualcosa che aveva catturato culture e luoghi del tutto differenti. Fu una strana, bella sorpresa.

MK: E fu come conseguenza di "Twin Peaks" che lei ha un'azienda di caffé, non è vero?

DL: Sì, ma non per "Twin Peaks".

MK: So che a lei piace il caffé.

DL: Amo il caffè, ma molti amano il caffé. E penso che questa firma "David Lynch" sulla tazzina di caffé farà piacere a quelli che amano il caffé.

MK:Per quelli che non lo amano, questo è la più fantastica pubblicità che si tratta di un'immagine di lei e che dice "è tutto energia ed io sono pieno di energia".

DL: Sì [ride]

MK: E' contento di avere delle domande dal pubblico? Okay, partiamo.

I° intervistatore: Sono crsciuto guardando i suoi films e penso che non ci siano molti registi che rappresentino la condizione umana, e le afflizioni umane, come fa lei. Qual è la sua posizione al riguardo e come essa si collega alla sua meditazione trasendentale?

DL: L'afflizione di cui lei parlava è il soffrire, e c'è una cosa quando i nostri desideri sono bloccati, c'è questa cupa frustrazione, e questa frustrazione può diventare rabbia, e può ancora trasformarsi in ciò che si chiama pensieri ed azioni improduttive. Così il personaggio di Frank Booth [...] Frank Booth venne fuori letteralmente muovendosi lungo un'idea, ma allo stesso tempo si può vedere che c'è anche qualcosa di tenero che appartiene a Frank, ma c'è tanto tormento e tensione e sofferenza in questo individuo che egli è proprio bloccato da tutto ciò. Bill Pullman in "The Lost Highway" è la stessa cosa. E' un continuo crescendo. Ora, se la stessa persona potesse trascendere e sperimentare questo livello più profondo, il coperchio verrebbe buttato via dalla pressione - bello, bello! E' come al buio, la luce arriverebbe e il buio comincerebbe appena ad essere percepito. Ed allora Frank esisterebbe, forse non così interessante come nel film, ma esisterebbe come un cowboy molto più felice.

II° intervistatore: Grazie per un così sorprendente nuovo pezzo della sua opera. "Inland Empire" dura tre ore, la gente ha difficoltà a capirlo. E' il bacio della morte; per un distributore che guardi  ciò, è orribile. Sul mio sito web ho iniziato la distribuzione di "Eraserhead", di cortometraggi ed altro, ed abbiamo creato contatti e nuove amicizie, e ci sono stati sbocchi commerciali. Ed abbiamo pensato: "Aspetta un minuto, forse possiamo fare la stessa cosa con "Inland Empire". Ciò accadeva prima che ci ponessimo domande sui distributori e su cosa essi pensassero. Allora, gli anticipi che hanno dato i distributori - proprio come nel commercio della musica- gli anticipi erano soliti essere enormi. Ma essi sono andati sempre più giù nei ricavi. Così alla gente si è chiesto di fare un album musicale per nulla. E la stessa cosa è accaduta nel mondo del cinema. Cos' almeno negli U.S.A. non ho mai avuto un soldo, non importa quanto ha incassato un film, nulla di più dell'acconto iniziale. Non un soldo. Tutte forme di contabilità creativa.

Così abbiamo pensato: "Perché non uscire da tutto ciò e mettersi a cercare" ed il cercare è così bello poiché andiamo in diverse città ed incontriamo gente come stasera e sentiamo delle emozioni per come stanno andando le cose. E quello che sento provenire dagli U.S.A. è stato... Ho sempre pensato che i veri amanti del cinema fossero in Europa. Ma c'è un enorme gruppo di persone negli U.S.A. che desiderano un'alternativa a ciò che esce da Hollywood, sempre di più. E' un sentimento così incoraggiante. Incontrare i proprietari dei teatri ed avere relazioni con loro, cosa che è l'ultima tappa per un film, in quel teatro, in quella stanza buia con un grande film ed il giusto suono, è una buona cosa. Potrebbe non essere il futuro per tutti i registi, ma è un futuro per più persone.

MK: Qual è la verità  di questa storia che lei avrebbe continuato a fare una campagna pubblicitaria per Laura Dern con una mucca che diceva "Se non fosse per il formaggio, ci sarebbe un "Inland Empire"?

DL: E' vero. Non avevo molto denaro per sostenere Laura nel modo tradizionale, che consiste nel comprare un mare di questi spazi pubblicitari. In teoria, la gente agli Oscar li legge e vede un film che costa tanti soldi, e cambia la propria opinione su chi votare sulla base di questo film. E' assurdo. Tanti e tanti soldi spesi, non penso porti alcun bene, ma essi li chiamano film di lusso, e tanti attori amano vedere questo tipo di film e sapere di essere sostenuti da case cinematografiche così. Questo ha un senso, ma io non ho tutto questo danaro. Così ho avuto quest'idea di uscire con una mucca ed un grande manifesto per Laura, e messo ad un angolo di Hollywood [...], nel giro di un'ora, sono venuti i giornalisti della tv insieme ad una folla di persone. Ed è accaduto, penso, soprattutto per la mucca. Ma Laura ha apprezzato tanto, ed anche la gente, ma lei non ha ancora avuto una 'nomination'.

III° intervistatore: In molti suoi films lei è molto coinvolto con ciò che accade sulla scena, come abbiamo visto nel videoclip di "Eraserhead". Ed in "Mulholland Drive" ed in "Inland Empire" lei ha attrici che interpretano attrici che a loro volta stanno interpretando un'altra parte ed ancora un'altra nel film. Mi stavo chiedendo perché lei è così interessato su questa idea dell'interpretazione nei suoi films?

DL: Non so. Dico sempre che si parte con l'idea. Ma  tu hai tante idee, eppure ti innamori solo di certe idee.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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