Lo stress, un fenomeno ubiquitario,
è un fattore predisponente nello sviluppo ma anche nella ricorrenza
dei sintomi depressivi. L'impatto patogenetico dei 'life events'
stressogeni sulla depressione maggiore si riduce progressivamente col
ripetersi degli episodi, indicando ciò un incrementata
sensibilizzazione e vulnerabilità. Lo stress può avere effetti di
deterioramento sul cervello attraverso una eccitotossicità diretta
oppure una modulazione dell'apoptosi e della morte cellulare
pre-programmata. E' associato a ben definite anomalie cerebrali
morfologiche e funzionali in ampie regioni cerebrali comprese
l'ippocampo, la corteccia prefrontale e l'amigdala. E' stata avanzata
l'ipotesi che gli antidepressivi produrrebbero cambiamenti
neuroprotettivi a lungo termine responsabili di alcuni dei benefici
clinici osservati nei pazienti in remissione. Nonostante l'uso diffuso
dei trattamenti farmacologici, l'impatto economico-sanitario associato
a ricorrenti episodi depressivi continua a crescere. Questo quadro
sconfortante ci impone di cercare delle alternative.
Le terapie di neuromodulazione (NMT)
costituiscono un campo emergente delle neuropsichiatria con grandi
promesse per curare la depressione resistente (TRD). La stimolazione
cerebrale intermittente è analoga al 'resettamento' delle reti
neuronali asincrone e poco adattative. Essa è fondamentalmente
differente dalla terapia farmacologica che è caratterizzata da un
sistema chiuso con una ristretta gamma di processi adattativi. E'
anche associata a periodi di risposta più lunga ed a un minore rischio
di ricaduta rispetto ai trattamenti convenzionali. La conferenza
presenterà una rassegna degli studi sulle terapie di neuromodulazione
per fare il punto delle più recenti scoperte e mettere a fuoco le
modalità con cui essi si riferiscono alla desensibilizzazione allo
stress ed alla prevenzione a lungo termine delle ricadute nella
depressione. Infine, questa conferenza offrirà anche una anticipazione
di alcune delle nuove modalità a venire.
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