Presentation   News Events   Archives    Links   Sections Submit a     paper Mail

FRENIS  zero 

Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività

  Home Frenis Zero

        " SULL'INFELICITA' UMANA"

 di Mortimer Ostow

 

  Foto: Mortimer Ostow  

  

 

   

 Questa pagina vuole  commemorare un grande psichiatra e psicoanalista deceduto il 23 settembre 2006, Mortimer Ostow. Ostow era da diversi decenni il direttore del "Psychoanalytic Research and Development Fund". Numerosi sono stati i suoi pionieristici campi di indagine. Sin da quando era candidato al training presso il "New York Psychoanalytic Institute", egli cominciò ad interessarsi delle basi neurologiche dei processi psicodinamici. Il suo primo lavoro riguardante tale area di studio risale agli anni '50. A cavallo tra gli anni '50 e '60 partecipò alla "rivoluzione psicofarmacologica", studiando gli effetti dei farmaci psicotropi, che iniziava in quegli anni ad utilizzare nella pratica clinica. Negli anni '60 uscì il frutto di quelle sue prime ricerche, tese ad integrare la psicoanalisi e la psicoterapia psicodinamica con la terapia psicofarmacologica. Si tratta del libro "Drugs in psychoanalysis and psychotherapy", che apparve nel 1962 per la casa editrice Basic Books. Da esso abbiamo tratto il testo qui sotto riportato, che costituisce il capitolo finale del libro. Infine, un fondamentale contributo di Ostow si è rivolto al campo della psicologia delle credenze spirituali, delle esperienze mistiche e della psicoanalisi dell'antisemitismo. Tra i tanti titoli bibliografici ricordiamo:   "Judaism and Psychoanalysis" (Karnak Books, 1997), "Ultimate Intimacy. The Psychodynamics of Jewish Mysticism" (Karnak Books, 1995), "Spirit, Mind, and Brain: A Psychoanalytic Examination of Spirituality and Religion" (Columbia Univ. Press, 2006), "Myth and Madness: The Psychodynamics of Anti-Semitism". In Italia è uscito un suo contributo all'interno di "La psicoanalisi e l'antisemitismo" (a cura di M. Bertani & M. Ranchetti, Einaudi, 1999). La traduzione italiana del testo sotto riportato è di Giuseppe Leo.

                      

 

   Tra gli scritti più controversi di Freud vi sono quelli in cui egli tenta di delucidare i problemi della società e della civiltà applicando ad essi le intuizioni psicologiche tratte dal lavoro clinico. Ho in mente lavori come Totem e Tabù, Il futuro di un'illusione, Il disagio della civiltà e Mosè ed il monoteismo . In particolare la religione occupò l'interesse di Freud, nella stessa misura dei tanti problemi del genere umano e dei tentativi di risolverli.  Ben oltre la resistenza che ogni speculazione ed inferenza psicoanalitica destano, questo ambito di ricerca possiede delle particolari difficoltà che non si applicano al materiale clinico. In primo luogo, è difficile, forse impossibile, verificare un'ipotesi mediante l'osservazione, ed in secondo luogo, l'applicazione pratica delle conclusioni è remota. Ciò nonostante,  la sfida intellettuale di applicare ipotesi derivate da un certo tipo di dati ad un differente ambito conoscitivo non è facilmente sopprimibile. Ed inoltre, non abbiamo alcun motivo per astenerci da ogni indagine che potrebbe addirittura contribuire in ultima analisi ad un potenziamento della cultura e della civiltà umana contro le forze distruttive che la ghermiscono incessantemente. E' in questo spirito che mi avventuro in un saggio che esplorerà le implicazioni della teoria energetica per il comportamento culturale e di gruppo.

                      

  I MECCANISMI DEL DISTACCO DIFENSIVO

  Nella nostra discussione sulla distribuzione energetica, abbiamo dovuto limitare le nostre osservazioni alle condizioni che si verificano all'interno dell'Io, dato che non abbiamo alcun accesso ai dati provenienti direttamente dalle due altre istanze psichiche.

 

Non abbiamo ancora nessuna alternativa se non occuparci essenzialmente della psicologia dell'Io. Esaminiamo, quindi, la funzione dell'Io arcaico. Considero l'Io dei vertebrati inferiori e del lattante come qualcosa che Nunberg chiama l'Io ideale, e cioé, un Io che opera solo per eseguire le richieste dell'Es, non interponendo alcuna inibizione o restrizione (Nunberg, Principles of psychoanalysis, New York: International Universities Press, 1955, p. 126). Esso è rappresentato nell'adulto da un nucleo dell'Io che si sforza di svolgere la stessa funzione - soggetto, comunque, alla regolazione di un'altra porzione dell'Io, che esiste solo nei vertebrati superiori ed è ipertrofica nell'uomo (Ostow M., The biological basis of human behavior, in S. Arieti , American Handbook of Psychiatry, New York: Basic Books, 1959). Le funzioni dell'Io arcaico, animale, se seguiamo von Uexkuell, sono completamente determinate dalla forza degli impulsi istintuali presenti in quel momento (von Uexkuell J., A stroll through the worlds of animals and men, in C.H. Schiller, Instinctive behavior, New York: International Universities Press, 1957). Quando viene attivata una data pulsione, l'Io diviene selettivamente sensibile alle configurazioni percepibili del mondo esterno, compresi altri membri della stessa specie, che si devono  trovare e con cui si deve avere a che fare nell'azione dettata dall'istinto. Ad esempio, il pesce maschio sotto l'influenza di un impulso di accoppiamento diventa particolarmente  sensibile agli stimoli-segnali - le configurazioni scatenanti - emessi dalle femmine ricettive da una parte e dall'altra dai maschi intrusivi. Egli risponde ad entrambi con un vigore fornito dall'impellente spinta istintuale. In altri momenti, in cui quella spinta è inattiva, egli non risponde a questi stessi stimoli scatenanti. In altre parole, l'istinto opera in parte sensibilizzando l'estremità percettiva dell'apparato mentale nei confronti di stimoli scatenanti rilevanti e contemporaneamente rendendola meno sensibile nei confronti di percezioni irrilevanti. Il mondo percepibile di una tale creatura deve infatti variare da stagione a stagione, da giorno a giorno e da ora ad ora, in relazione alle spinte istintuali che crescono e decrescono.

Questo è un ammirevole dispositivo per assicurare nel modo più pronto possibile la gratificazione, e ciò è particolarmente adatto a quel segmento del mondo biologico in cui si produce un rifornimento in eccesso di tutti gli elementi così che l'accoppiamento riuscito solo di una frazione della popolazione è sufficiente a garantire la vita della specie. Nel caso dell'uomo, comunque, la precisione della regolazione prende il posto fino ad un certo punto dell'eccessivo rifornimento. Il genitore umano ha meno figli dell'animale, ma si dedica a loro con maggiori cure e lungo un periodo di tempo più lungo. L'uomo, inoltre, non conta di trovare in natura l'oggetto del suo desiderio quando questo emerge. Egli si sforza di anticipare i suoi bisogni e di fare dei piani in vista della loro gratificazione ogni volta che essi si dovessero manifestare nel futuro. Egli fa ciò formandosi un'immagine microcosmica del mondo esterno e del suo contenuto. E' in questo processo di costruzione di un modello interno dell'universo che il concetto di un oggetto istintuale in quanto essere separato diventa per la prima volta possibile. Ciò è ugualmente vero per quanto riguarda la capacità dell'individuo di vedersi come una persona indipendente. Il modello microcosmico può essere  impiegato per risolvere problemi, per predire eventi futuri e per proiettare in maniera realistica il comportamento di qualcuno nel futuro. Ciò assomiglia ad un computer, che risolve problemi riproducendo dentro se stesso le forze in gioco e lasciando che esse interagiscano tra di loro, oppure ad un modellino di aeroplano all'interno di una galleria del vento, il cui comportamento può essere usato per predire il comportamento del prototipo in volo. Ho chiamato tale segmento dell'Io umano, nuovo da un punto di vista filogenetico, capace di effettuare previsioni, attività di pianificazione e di risoluzione di problemi,  'supplemento dell'Io' (ego supplement).

Ovviamente l'informazione fornita da un apparato percettivo che è influenzato da una schiera variabile di pulsioni è inutile per un tale 'supplemento'; quest'ultimo deve imporre una regolazione correttiva della percezione in modo tale che l'immagine percepita corrisponda in un modo costantemente affidabile al mondo oggettivo. Kluever parla di "omeostasi del milieu externe" (Kluever H., Functional differences between the occipital and temporal lobes wit special reference to the interrlations of behavior and extracerebral mechanisms, in L. A. Jeffress (Ed.), Cerebral mechanisms in behavior. The Hixon Symposium. New York: Wiley,  1951). Possiamo dire allora che è il supplemento dell'Io ad imporre sul funzionamento dell'Io il principio di realtà, ed anche l'esame di realtà, il suo agente principale.

In che modo questo 'supplemento dell'Io' ottiene la costanza percettiva? Esso deve opporre variazioni nei parametri percettivi prodotti dalle fluttuazioni dell'intensità pulsionale. Una percezione che una pulsione attiva rende intensa, a portata di mano, ampia, familiare e soddisfacente, deve essere corretta in modo tale che appaia molto meno intensa, più distante, meno ampia, meno familiare e meno soddisfacente. Il 'supplemento dell'Io' deve organizzare le percezioni in modo da formare immagini realistiche. Esso deve distinguere tra il reale e l'illusorio. Ancora, una percezione visiva che abbracci in modo completamente fedele tutta la realtà da cui viene stimolata deve lasciar perdere la foresta per gli alberi. Esiste una facoltà di attenzione selettiva grazie alla quale una larga porzione della realtà percepibile è esclusa dalla coscienza in modo tale che si può fare il lavoro mentale massimo su un segmento di realtà relativamente piccolo.

C'è  qualche prova abbastanza fondata per sostenere queste congetture. Una dissoluzione temporanea di questo ipotetico meccanismo si potrebbe vedere in qualche evento della vita mentale normale. Nei sogni troviamo ciò che Freud ci ha insegnato essere la prova dell'operare del processo primario nella percezione, e cioé la condensazione delle immagini, la coesistenza degli opposti, la rappresentazione visiva dei concetti astratti, la frammentazione, la distorsione e l'alterazione di intensità delle percezioni (Freud, The interpretation of dreams. In Standard Edition, 4-5. London: Hogarth, 1900).

 

Qui, evidentemente, la funzione di modificazione correttiva e realistica del 'supplemento dell'Io' non riesce ad operare, e la percezione, oltre a regredire in allucinazione, diventa anche responsiva esclusivamente all'intensità della pulsione ed alle influenze inibitorie. Nei sogni dei pazienti ossessivi, l'immagine dell'oggetto sessuale desiderato ma proibito non di rado va incontro ad un cambiamento visibile di qualità dall'essere attraente all'essere brutto. Oppure un oggetto omosessuale che dapprima appare nel sogno come un'immagine piacevole, amichevole diviene un nemico feroce e cruento. Evidentemente le forze inibitorie possono influenzare la funzione percettiva del nucleo dell'Io proprio come fanno le pulsioni primarie. Persino nell'appercezione della veglia, l'affetto determinato dall' istinto di solito colora (di sé) la percezione. Meno strutturata è la percezione, più opportunità ci sono per l'intrusione dell'istinto nell'appercezione. Questa è la base dei tests proiettivi, che incoraggiano la proiezione delle pulsioni inconsce in percezioni suggestive.

Un'analoga dissoluzione della funzione di stabilizzazione dell'immagine del supplemento dell'Io può essere indotta da cambiamenti organici. Le illusioni e le allucinazioni del delirium illustrano la fuga delle tendenze del processo primario nella percezione. L'irritazione del lobo temporale crea illusioni che influenzano numerosi parametri della percezione singolarmente o in gruppo. Essi comprendono la grandezza, la distanza, l'intensità, la familiarità, la realtà e la benignità. Spesso l'affetto che corrisponde a queste distorsioni diviene cosciente in modo simultaneo. Gli allucinogeni hanno un effetto simile. Hyde (Psychological and social determinants of drug action. In G. Sarwer-Foner (Ed.), The dynamics of psychiatric drug therapy. Springfield, Ill.:C.C. Thomas, 1960) trovò che la direzione specifica delle distorsioni delle illusioni prodotte dalla LSD era determinata in ogni caso da precondizioni affettive. Perciò un individuo spiacevole veniva trasformato in modo da sembrare brutto. Possiamo dedurre da questi dati una conferma della nostra ipotesi che le fluttuazioni percettive compensate dal "supplemento dell'Io" non sono casuali, ma sono determinate dal presentarsi di impulsi di tipo istintuale. Alles (Some relations between chemical structure and psysiological action of mescaline and related compounds, in H.A. Abramson [Ed.], Neuropharmacology: transactions of the Fourth Conference, New York: Josiah Macy, Jr. Foundation, 1959) evidenzia che sotto l'influenza di un allucinogeno, le intensità percettive sono distorte, in modo tale che i suoni fiochi che si originano a distanza sembrano forti ed insistenti. Questo effetto assomiglia all'effetto di ascoltare una conferenza mediante un nastro registrato. I suoni fortuiti, prodotti dal traffico in strada o originati in una stanza adiacente, si impongono nella registrazione con intensità fastidiosa. Noi partiamo dall'assunto che l'intensità della registrazione riproduca le intensità reali di tutti i suoni che ci colpiscono, ma i partecipanti a una tale conferenza spontaneamente si proteggono dalle percezioni casuali. Gli allucinogeni compromettono questo meccanismo di attenzione selettiva. L'osservazione che questi effetti sono riprodotti da fenomeni di scarica epilettogena a partenza del lobo temporale, insieme alla conferma che l'ablazione della corteccia di entrambe le porzioni laterali dei lobi temporali nello scimpanzé cancella l'effetto dell'acido lisergico, porta all'inferenza che una o più strutture del lobo temporale sono essenziali per questa attenuazione appercettiva della percezione (Baldwin M. et al., The effects of lysergic acid after cerebral ablation, Neurology, 9: 469,  1959).

Una discussione sulla percezione inevitabilmente porta ad una discussione sulle difese. Non è certamente sfuggito al lettore che persino nel breve accenno che abbiamo fatto all'appercezione non siamo riusciti ad evitare di menzionare le difese. Nell'appercezione correlata al processo primario eseguita dall'Io nucleare, un'influenza inibitoria si esprime con la distorsione di una pulsione inaccettabile. L'oggetto che è desiderabile da un punto di vista istintuale viene reso visibilmente brutto e degradato. La difesa, che include elementi di proiezione e di regressione, è caratteristica in particolare delle nevrosi ossessivo-compulsiva e della paranoia. Poiché la degradazione e la bruttezza sono spesso associate con materiale di tipo anale, possiamo ipotizzare che una tale distorsione dell'oggetto o del Sé sia una difesa primaria contro le pulsioni anali, che forse possono precedere persino la rimozione primaria.

L'uomo adulto è terrorizzato dall'impatto di percezioni nude, non temperate dalla modulazione del "supplemento dell'Io" e non corrette dalle distorsioni intrinseche dell'"Io nucleare", ad es. la sinestesia,  e dalle distorsioni causate dalle spinte  e dalle inibizioni istintuali (Bercel N. A. et al., Model psychoses induced by LSD-25 in normals, Arch. Neurol. Psychiat., 75: 588, 1956). Tali attività modulanti, attenuanti e compensanti del 'supplemento dell'Io', quindi , possono essere considerate delle difese contro l'angoscia. La messa in atto di tali difese potrebbe corrispondere alla rimozione originaria (primaria) che Freud ipotizzò come difesa biologica necessaria contro il potere degli istinti sessuali. La rimozione, dice Freud, consiste essenzialmente nel tenere un idea fuori dalla coscienza, o nell'indebolirne l'intensità, cosa che ha un effetto simile: <<I cambiamenti psichici che accompagnano questo processo di cambiamento culturale sono evidenti ed innegabili. Consistono nel progressivo rifiuto delle componenti istintuali e nella diminuzione delle reazioni istintive. Le sensazioni che erano fonte di piacere per i nostri progenitori sono divenute neutrali o insopportabili per noi>>  (Freud, Why war? In Collected Papers, 5, London: Hogarth, 1933). In questo risiedere del 'supplemento dell'Io', almeno in parte, nel lobo temporale, abbiamo un meccanismo dotato del potere di controllare gli impulsi istintuali attenuando i loro rappresentanti coscienti, forse escludendoli del tutto dalla coscienza, e facendoli sembrare irreali o non familiari.  In quali circostanze questo meccanismo viene usato come una difesa piuttosto che come un dispositivo per la stabilizzazione delle percezioni? Suppongo che esso sia usato come difesa quando gli impulsi divengono troppo forti per essere gestiti agevolmente dall'Io.

Ma ritengo che possiamo andare ancora avanti di un po' e proporre che la funzione di attenuazione del 'supplemento dell'Io' venga messa in gioco non semplicemente al fine di addomesticare gli istinti selvatici nell'interesse della regolazione delle intensità percettive relative, ma anche al servizio del Super-Io. Il Super-Io, quando si sviluppa, ha accesso ai metodi preesistenti di difesa e li usa per dare efficacia agli ideali che esso impone. Esso sfrutta sia le difese più arcaiche di conservazione dell'oggetto, il cui modus operandi è la modificazione degli scopi, sia le difese di abbandono dell'oggetto.

Distogliersi dall'oggetto ed attenuare la forza dell'attrazione sono categorie di difesa che forse sono più ampie rispetto alle manovre psichiche generalmente definite come difese. Queste difese di abbandono dell'oggetto includono la rimozione, il diniego, la negazione, il dubbio, la catatonia, il negativismo, il ritiro, il sonno, la depersonalizzazione, la derealizzazione, e le illusioni di non familiarità. Esse comprendono anche la fuga, l'uccisione dell'oggetto, il suicidio e l'auto-mutilazione. Espressioni più normali sono la sbadataggine, la noncuranza, il sottovalutare; le attività autoerotiche  come il fumare, l'onicofagia, il grattarsi il naso; nonché la lettura compulsiva, il giocare o il lavorare compulsivo. Mentre alcuni individui usano il fumo come una forma di dipendenza - cioé, come un dispositivo orale, narcisistico e simbolico per riempirsi - temo che la maggior parte lo usino come una manovra ausiliaria di scarica. Con l'indulgere in questa attività autoerotica, essi scaricano sia l'interesse sia l'energia dall'oggetto principale della loro attenzione. Se quest'ultimo è un pezzo di lavoro mentale, fumare permette di scaricare quelle energie che si sono accumulate e che risultano fastidiose. Se l'attività principale è una relazione d'oggetto di qualche genere, fumare aiuta ad attenuarla permettendo di assorbire parte della libido in modo autoerotico. Tutte queste manovre imitano e completano le attività difensive del meccanismo di attenuazione percettiva. Un giovane uomo riferisce che quando diventa ansioso in una relazione eterosessuale, si allontana dalla ragazza e si accende una sigaretta. Una giovane donna che si è isolato in un modo isterico dai contatti sociali e sessuali ignora questo isolamento grazie ad un continuo leggere compulsivo. Col rischio di dire cose ovvie, sottolinerei che tali attività distraenti ed attenuanti sono frequenti e date per scontate nella vita di tutti i giorni. Diveniamo consapevoli di esse da un punto di vista clinico solo quando sono esagerate o definite nel tempo.

Finora la nostra discussione ci ha portato attraverso delle speculazioni metapsicologiche, ma dobbiamo ancora affrontare il problema centrale del nostro tema, il problema dell'infelicità umana. Le nostre ultime osservazioni ci portano direttamente ad esso. Abbiamo delineato un quadro dell'uomo come creatura in cui Io è troppo delicato per tollerare delle percezioni  e degli affetti 'nudi'. E qualsiasi cosa affievolisca il piacere istintuale che l'Io acculturato potrebbe tollerare, essa viene vanificata dalle crescenti richieste del Super-Io, che non si contenta di interdire la gratificazione edipica diretta, ma ricerca persino dei sostituti edipici grazie a svariati passaggi che si avvalgono dei meccanismi di spostamento e di trasformazione. L'uomo è destinato a restare nella condizione di un accumulo libidico e di mezzi inadeguati di soddisfacimento.  Egli sviluppa un'inquietudine, una brama, un Weltschmerz, uno struggimento vago, senza alcuna consapevolezza di ciò che egli vuole e di ciò gli può dare una profonda e pervasiva gratificazione.

Il sadismo ed il masochismo restano dei 'puzzles', nonostante tutto il lavoro psicoanalitico che si è fatto. Suggerirei che una fonte di essi potrebbe essere il tentativo di eludere il vuoto, la vacuità che fa seguito alla distruzione delle relazioni oggettuali, 'libidinizzando' il processo di distruzione. Uccidere e degradare l'oggetto amato o se stessi, non solo previene ogni gratificazione intollerabile, ma diventa di per sé una fonte di piacere sessuale. Un derivato di tale sadismo e masochismo consiste nella prontezza per l'avventura, nella ricerca di nuove forme di sensazione, nel dare il benvenuto al pericolo, persino alla guerra. Così come un anziano il cui senso del gusto si sta ottundendo incomincia ad usare sempre più condimenti, l'uomo distaccato, affettivamente ottuso cerca nuove esperienze eccitanti.

Ma non  è neppure questo disimpegno parziale dal mondo reale che dà piacere a costituire  tutta la trappola. L'infelicità umana ha anche un'altra fonte più urgente. Freud (The unconscious, In Standard Edition, 14, London: Hogarth, 1915) ci ha insegnato che la rimozione ha due distinte componenti. Per prima cosa, c'è la rimozione della 'cathexis'(1) dall'immagine preconscia dell'oggetto, un processo che è equivalente all'attenuazione delle immagini che ho descritto prima. In secondo luogo, l'impulso istintuale è bloccato, e le sue energie vengono escluse dal preconscio. Ritengo che queste energie non siano più disponibili per l'Io. La differenza tra diniego e rimozione è precisamente questa: nella rimozione l'energia dell'istinto è esclusa dall'Io; nel diniego non lo è (Freud, Fetishism, in Standard Edition, 21, London: Hogarth, 1927). Ipotizzerei che ogniqualvolta l'immagine di un oggetto perde la sua 'cathexis' preconscia, fa seguito rapidamente una tendenza ad escludere le energie dell'impulso associato. L'esclusione rinforza il processo difensivo, riduce la tendenza dell'istinto ad ottenere una gratificazione sostitutiva, ed allevia la pressione dolorosa che si esercita sull'Io a causa di un istinto non soddisfatto. In un certo senso, quindi, ogni difesa consistente nell'abbandonare l'oggetto tende a seguire il modello della rimozione.

Ho ripetuto nel Capitolo II un'ipotesi per cui il nucleo dell'amigdala, poiché è strutturalmente una componente dei gangli della base ed è topograficamente e funzionalmente una parte del meccanismo, a sede nel lobo temporale, che consente di saggiare la realtà ('testing') e di provare avversione,  potrebbe essere coinvolto nel sistema di rinforzo delle difese mediante l'esclusione dall'Io dell'impulso energetico dell'istinto la cui rappresentazione oggettuale ha perso la sua 'cathexis' preconscia.  Queste ultime ipotesi speculative concernenti il metodo della rimozione della 'cathexis' preconscia - in particolare, attenuando l'intensità di un'immagine percepita - ci riporta al lobo temporale e conferma la nostra supposizione circa una funzione di deplezione dell'energia propria del nucleo dell'amigdala.

La esclusione delle energie di un singolo impulso dall'Io può non essere paralizzante. Comunque, se in un dato momento la maggior parte delle energie istintuali sono concentrate su una singola pulsione, come nel caso di una persona innamorata, oppure se la maggioranza degli istinti hanno lo stesso oggetto, come nel caso del bambino piccolo, l'abbandono di quell'oggetto e la perdita di tutte le energie che lo concernono lascia l'Io senza alcuna opportunità di attivare la gratificazione dell'istinto e, quindi, senza alcuna spinta a ciò. Concludiamo che quando la difesa contro gli istinti si estende abbastanza da coprire l'ambito degli oggetti abitualmente disponibili, essa può lasciare l'Io seriamente svuotato.

Ma, possiamo chiederci, questo meccanismo di deplezione opera nel caso della perdita dell'oggetto al servizio della difesa? La difesa è bi-direzionale, nel senso che sia riduce la 'cathexis' dell'oggetto sia blocca la sua energia, oppure è seriale, essendo la deplezione di energia una conseguenza della perdita dell'oggetto? Non penso di poter rispondere alla seconda domanda, ma penso di poterlo fare per la prima, che è più limitata. Sappiamo che la deplezione fa seguito alla casuale perdita di un oggetto. Possiamo ipotizzare, quindi, che la perdita dell'oggetto tenda ad essere seguita dalla deplezione dell'Io indipendentemente dalla causa - che sia la protesta da parte del Super-Io, o l'intolleranza da parte dell'Io o una necessità esterna. Le nostre congetture metapsicologiche su come la perdita dell'oggetto causi la deplezione ci hanno portato da nessuna parte, ma i fatti confermano la generalizzazione che essa lo faccia.

 

 

 

 

 
Perdita dell'oggetto ed infelicità umana.

 

 

In che misura questo stato di cose è peculiare dei nostri tempi? Spesso ammettiamo che a causa dei progressi nelle cure mediche nello scorso secoli noi siamo meno terrorizzati dalle malattie che ci rendono del tutto invalidi di quanto lo fossero i nostri nonni o di quanto l'uomo lo fosse due o più secoli fa.

Le statistiche sono rassicuranti, ma la protezione è ben lontana dall'essere assoluta; mentre le probabilità oggettive di soccombere ad una malattia sono minori di quanto lo fossero un tempo, dubito  che ci sia molta differenza nell'apprensione soggettiva riguardante le malattie. La tendenza all'ipocondria è determinata da influenze psicodinamiche, non da probabilità oggettive di malattia. In assenza di tendenze ipocondriache ed in assenza di minacce immediate per la salute, noi tutti diamo per scontato un senso di invulnerabilità ed ignoriamo i rischi reali. Si noti la diffusa indifferenza verso ciò che costituisce probabilmente un pericolo reale per la salute e per l'aspettativa di vita che emerge dai fumatori. L'uomo non civilizzato non era meno immune di noi dalla morte violenta. La sicurezza del cibo, di avere un riparo, dei vestiti ed un focolare, la riduzione della quantità di lavoro fisico che ci viene richiesto, tutto ciò ci rende più tranquilli, e ci abituiamo rapidamente ad un cambiamento,  operando semplicemente da una nuova condizione di base. Le comodità aggiuntive che ci vengono fornite ci pongono la sfida di trovare nuovi modi di passare il tempo che siano piacevoli ed innocui. Ci sono pochi uomini abbastanza fortunati da avere interessi sufficientemente estesi tali da far sì che il tempo liberato dagli obblighi  aumenti  il loro piacere. Le attività del tempo libero in periodi di prosperità raggiungono una qualità di intensità e di disperazione che rivela che esse stanno in realtà servendo a bisogni istintuali che sono stati intensificati in conseguenza dell'astensione dal lavoro. E la competitività tra gli individui che non è più richiesta per assicurare le necessità essenziali della vita riappare in gioco senza alcuna perdita di urgenza. Abbiamo raggiunto l'opportunità di rendere fisicamente possibile ad ogni uomo di sedersi tranquillamente sotto l'albero di fico del proprio giardino, ma a pochi uomini  piace ciò, e coloro a cui non piace trovano necessario lanciare delle sfide e combattere coloro a cui piace.

E' una mia impressione che le condizioni fisiche di vita siano limitanti, ma che i limiti che esse pongono sono relativamente ampi. Le limitazioni inerenti alla natura dell'Io dell'uomo ed imposte dal Super-Io sono ben più costrittive. L'uomo il cui Io è in pace con il Super-Io può trovare piacere sotto un'ampia varietà di condizioni di vita. Quando il Super-Io è critico e severo, un uomo non può godere delle più opportune circostanze. Ci sono fluttuazioni negli ideali di una data società a seconda dei periodi, in relazione alle sue esperienze politiche ed economiche, ma non abbiamo alcuna prova che ci sia stato alcun cambiamento nella severità del Super-Io nel corso delle varie epoche storiche.

Freud nota il fatto interessante che la gente sia disposta ad interpretare la sfortuna, anche quando è di ovvia origine esterna, come punzione per una colpa (Freud, The unconscious, in Standard edition, 14, London: Hogarth, 1915). La tendenza a spostare la 'cathexis' da un'idea ad un'altra, associata con la prima, è  una modalità di funzionamento caratteristica del processo primario e quindi di tutta l'attività psichica inconscia. Persino quando ci sono due o più possibili cause per un dato evento, il bisogno di causalità richiede che solo una singola causa possa essere trovata. Il processo primario ci permette di attribuire la responsabilità a quell'evento che è meno offensivo o che è più congeniale, senza alcun riguardo per la realtà. Dato che sia il caso sia il Super-Io sono, in tempi diversi, cause appropriate di sfortuna, c'è da aspettarsi che sotto l'influenza del processo primario, la responsabilità per una data disgrazia si possa dare all'uno o all'altro. Ma se non è la realtà che deve determinare l'attribuzione di responsabilità, che cos'è? Non possiamo rispondere a questa domanda senza notare un altro fatto. Proprio come è vero che possiamo in qualche occasione attribuire al Super-Io disgrazie che sono in realtà casuali, in altre occasioni possiamo attribuire al fato ciò che è in realtà una auto-punizione. Ho già menzionato (a pagina 91) una paziente (R.L.X.) che, in uno stato di 'pletora della libido', si mutilò il viso come punizione per i desideri edipici e affermò che la conseguente deturpazione fosse causata da una malattia fisica. Ella rifiutò di riconoscere che fosse lei l'agente della propria distruzione. Dall'altro canto, in uno stato di moderata deplezione, ella insisteva nel dire che lei stessa fosse da incolpare per le difficoltà lavorative del marito. Naturalmente, il riconoscimento della colpa nel secondo caso, anche se in parte corrispondente al vero, era non attinente, o per lo meno distante, rispetto al reale conflitto patogenico comune ad entrambi i due stati abnormi.

Ma qui troviamo una risposta alla domanda di ciò che determina la tendenza ad attribuire la responsabilità per eventi sfortunati ora al destino e ora alla coscienza. E' la dotazione di libido da parte dell'Io. Tutti gli eventi che ci influenzano vengono attribuiti ad un agente esterno quando siamo in uno stato di 'pletora della libido'. In uno stato di deficit libidico, anche gli eventi fortuiti vengono attribuiti al Super-Io. Ciò che in realtà ha iniziato la sequenza della perdita dell'oggetto,  cui ha fatto seguito la deplezione, è di poco conto per l'Io nel suo bisogno di stabilire la causalità per eventi affettivamente significativi. Se l'esito psichico è limitato alla perdita dell'oggetto, la causa viene imputata alla coscienza.

La perdita dell'oggetto e la 'deplezione di libido' dell'Io sono le duplici fonti del dolore psicologico nell'uomo moderno così come lo erano in quello primitivo. Entrambi potrebbero essere causati da necessità esterne, dall'ipersensibilità dell'Io, o dall'intolleranza da parte del Super-Io. (La perdita dell'oggetto, per come io uso qui il termine, comprende la perdita narcisistica - cioé, una delusione in se stessi conseguente ad una malattia, ad un incidente o ad un insuccesso). Ho già parlato del disagio causato dalla perdita di un oggetto in presenza di persistente 'libido' dell'Io. La perdita di libido è una fonte aggiuntiva e potente di immiserimento. Presupponiamo che la normale funzione di deplezione serva a ridurre lo squilibri che deriva da una libido straripante in assenza dell'oggetto. Ridurre lo squilibrio dovrebbe ridurre l'ansietà, mitigare i tentativi infruttuosi ma disperati di trovare degli oggetti sostitutivi e di attenuare le continue impennate della libido con le sue deleterie conseguenze sul funzionamento dell'Io. Quindi, l'iniziale deplezione - che è commisurata in quantità al grado della perdita - dovrebbe fornire sollievo dall'ansietà. Ipotizzo che in realtà potrebbe fare questo, forse in maniera più efficace tra gli individui normali che non vengono in terapia rispetto a quanto avviene in coloro che divengono dei pazienti, proprio perché le manovre di questi ultimi sono eccessive o inadeguate. Certamente l'inizio della deplezione, che sia spontanea o indotta, in un paziente con una 'pletora di libido' porta ad un visibile sollievo, sia soggettivo che oggettivo.

Quando la deplezione di libido dell'Io diviene dolorosa? I pazienti che hanno precedentemente sofferto di sindromi con una grave deplezione melanconica divengono sensibili ai suoi primi segnali, anche quando essa è una salutare correzione di un livello patologicamente intenso di libido. I pazienti che non hanno avuto alcuna esperienza precedente con un grave deficit non cominciano a lamentarsi fino alla comparsa dei segni iniziali di compromissione del funzionamento del 'supplemento dell'Io' - in particolare, confusione, difficoltà nel pensiero, nel prendere decisioni, e nell'interessarsi ad eventi esterni all'Io, nonché suscettibilità a distorsioni illusorie della realtà ed in alcuni casi di tipo allucinatorio. Questa deplezione parziale, che interessa primariamente le funzioni intellettive del 'supplemento dell'Io' e che lascia il contenuto di libido del 'nucleo dell'Io' relativamente intatto, offre un minimo sollievo ed accentua lo squilibrio prima che una maggiore deplezione possa avere un effetto alleviante. Talora l'acatisia, spesso associata ad insonnia, è il primo segno che rivela l'inizio della deplezione. La sindrome della completa deplezione, come sappiamo, è uno stato intensamente doloroso che può portare al suicidio.

Questa sindrome di deplezione completa, la melanconia, è uno stato patologico; ma una deplezione precoce, lieve o incombente è una condizione che spesso ricade entro l'ambito della normalità, ed è questa, io credo, che è responsabile di gran parte dell'infelicità inespressa e fluttuante che prevale in tante persone. Quando c'è stato un grande disimpegno da potenziali oggetti d'amore, ed un' iniziale ma non del tutto proporzionale deplezione,  la combinazione del dolore per la perdita dell'oggetto e per la deplezione può ricadere entro i limiti della variazione normale, ma può anche essere la causa per quelle "vite di quieta disperazione" che tanti uomini conducono.

Per molti, il dolore per la deplezione libidica dell'Io è una seria minaccia, spesso sufficiente ad evocare ansietà. E' mia impressione che quando qualcuno parla di paura della morte, si tratti di una paura della deplezione che egli ha in mente. D'altronde, può essere una paura del distacco dall'oggetto d'amore o da tutta la realtà. Nella maggioranza dei casi, è probabilmente la combinazione che viene chiamata 'paura della morte'. Più spesso, la paura del distacco è espressa come paura di impazzire, ed è anche accentuata da una associata deplezione. L'ansietà fluttuante - l'ansietà che non può essere associata ad una specifica paura - è probabilmente spesso l'ansietà emersa a seguito di un'incipiente deplezione. L'ansia che si sviluppa in uno stato di 'pletora dell'Io' è probabilmente da attribuirsi ad una minaccia esterna, sia che una tale attribuzione sia realistica sia che sia semplicemente una proiezione.

Il punto principale di questa escursione speculativa è, per prima cosa, che gran parte della miseria umana può essere attribuita alla perdita dell'oggetto ed all'inabilitazione dell'Io; ed in secondo luogo, molti atti sintomatici di nevrosi individuale come anche attività di gruppo ed atteggiamenti culturali sono effettuati per superare tale duplice minaccia. Descrivere tutte le varietà  di espressioni individuali e gruppali di disagio proveniente da questa fonte, e tutte le varietà di sforzi difensivi per opporsi a ciò, richiederebbe una maggiore indagine. E' mia intenzione qui semplicemente riaffermare questo vecchio problema a cui è destinata l'umanità con l'innovazione che ho suggerito, nonché elencare alcuni delle più comuni conseguenze ed attività difensive mobilizzate per opporsi a ciò.

 

 

   
(fine prima parte)  
   
   
   
   
Note del curatore:

(1) 'Cathexis' è l'investimento, concetto economico che indica la quantità di energia psichica legata a rappresentazioni oggettuali e a strutture mentali.

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

Copyright - Ce.Psi.Di. - Rivista "FRENIS ZERO" All right reserved 2004-2005-2006