FRENIS zero | |||||||||||||||||||
Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività | |||||||||||||||||||
" SULL'INFELICITA' UMANA"
Tra gli scritti più controversi di Freud vi sono quelli in cui egli tenta di delucidare i problemi della società e della civiltà applicando ad essi le intuizioni psicologiche tratte dal lavoro clinico. Ho in mente lavori come Totem e Tabù, Il futuro di un'illusione, Il disagio della civiltà e Mosè ed il monoteismo . In particolare la religione occupò l'interesse di Freud, nella stessa misura dei tanti problemi del genere umano e dei tentativi di risolverli. Ben oltre la resistenza che ogni speculazione ed inferenza psicoanalitica destano, questo ambito di ricerca possiede delle particolari difficoltà che non si applicano al materiale clinico. In primo luogo, è difficile, forse impossibile, verificare un'ipotesi mediante l'osservazione, ed in secondo luogo, l'applicazione pratica delle conclusioni è remota. Ciò nonostante, la sfida intellettuale di applicare ipotesi derivate da un certo tipo di dati ad un differente ambito conoscitivo non è facilmente sopprimibile. Ed inoltre, non abbiamo alcun motivo per astenerci da ogni indagine che potrebbe addirittura contribuire in ultima analisi ad un potenziamento della cultura e della civiltà umana contro le forze distruttive che la ghermiscono incessantemente. E' in questo spirito che mi avventuro in un saggio che esplorerà le implicazioni della teoria energetica per il comportamento culturale e di gruppo.
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I MECCANISMI
DEL DISTACCO DIFENSIVO
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Nella nostra discussione sulla distribuzione energetica, abbiamo dovuto
limitare le nostre osservazioni alle condizioni che si verificano
all'interno dell'Io, dato che non abbiamo alcun accesso ai dati provenienti
direttamente dalle due altre istanze psichiche.
Non abbiamo ancora nessuna alternativa se non occuparci essenzialmente della psicologia dell'Io. Esaminiamo, quindi, la funzione dell'Io arcaico. Considero l'Io dei vertebrati inferiori e del lattante come qualcosa che Nunberg chiama l'Io ideale, e cioé, un Io che opera solo per eseguire le richieste dell'Es, non interponendo alcuna inibizione o restrizione (Nunberg, Principles of psychoanalysis, New York: International Universities Press, 1955, p. 126). Esso è rappresentato nell'adulto da un nucleo dell'Io che si sforza di svolgere la stessa funzione - soggetto, comunque, alla regolazione di un'altra porzione dell'Io, che esiste solo nei vertebrati superiori ed è ipertrofica nell'uomo (Ostow M., The biological basis of human behavior, in S. Arieti , American Handbook of Psychiatry, New York: Basic Books, 1959). Le funzioni dell'Io arcaico, animale, se seguiamo von Uexkuell, sono completamente determinate dalla forza degli impulsi istintuali presenti in quel momento (von Uexkuell J., A stroll through the worlds of animals and men, in C.H. Schiller, Instinctive behavior, New York: International Universities Press, 1957). Quando viene attivata una data pulsione, l'Io diviene selettivamente sensibile alle configurazioni percepibili del mondo esterno, compresi altri membri della stessa specie, che si devono trovare e con cui si deve avere a che fare nell'azione dettata dall'istinto. Ad esempio, il pesce maschio sotto l'influenza di un impulso di accoppiamento diventa particolarmente sensibile agli stimoli-segnali - le configurazioni scatenanti - emessi dalle femmine ricettive da una parte e dall'altra dai maschi intrusivi. Egli risponde ad entrambi con un vigore fornito dall'impellente spinta istintuale. In altri momenti, in cui quella spinta è inattiva, egli non risponde a questi stessi stimoli scatenanti. In altre parole, l'istinto opera in parte sensibilizzando l'estremità percettiva dell'apparato mentale nei confronti di stimoli scatenanti rilevanti e contemporaneamente rendendola meno sensibile nei confronti di percezioni irrilevanti. Il mondo percepibile di una tale creatura deve infatti variare da stagione a stagione, da giorno a giorno e da ora ad ora, in relazione alle spinte istintuali che crescono e decrescono. Questo è un ammirevole dispositivo per assicurare nel modo più pronto possibile la gratificazione, e ciò è particolarmente adatto a quel segmento del mondo biologico in cui si produce un rifornimento in eccesso di tutti gli elementi così che l'accoppiamento riuscito solo di una frazione della popolazione è sufficiente a garantire la vita della specie. Nel caso dell'uomo, comunque, la precisione della regolazione prende il posto fino ad un certo punto dell'eccessivo rifornimento. Il genitore umano ha meno figli dell'animale, ma si dedica a loro con maggiori cure e lungo un periodo di tempo più lungo. L'uomo, inoltre, non conta di trovare in natura l'oggetto del suo desiderio quando questo emerge. Egli si sforza di anticipare i suoi bisogni e di fare dei piani in vista della loro gratificazione ogni volta che essi si dovessero manifestare nel futuro. Egli fa ciò formandosi un'immagine microcosmica del mondo esterno e del suo contenuto. E' in questo processo di costruzione di un modello interno dell'universo che il concetto di un oggetto istintuale in quanto essere separato diventa per la prima volta possibile. Ciò è ugualmente vero per quanto riguarda la capacità dell'individuo di vedersi come una persona indipendente. Il modello microcosmico può essere impiegato per risolvere problemi, per predire eventi futuri e per proiettare in maniera realistica il comportamento di qualcuno nel futuro. Ciò assomiglia ad un computer, che risolve problemi riproducendo dentro se stesso le forze in gioco e lasciando che esse interagiscano tra di loro, oppure ad un modellino di aeroplano all'interno di una galleria del vento, il cui comportamento può essere usato per predire il comportamento del prototipo in volo. Ho chiamato tale segmento dell'Io umano, nuovo da un punto di vista filogenetico, capace di effettuare previsioni, attività di pianificazione e di risoluzione di problemi, 'supplemento dell'Io' (ego supplement). Ovviamente l'informazione fornita da un apparato percettivo che è influenzato da una schiera variabile di pulsioni è inutile per un tale 'supplemento'; quest'ultimo deve imporre una regolazione correttiva della percezione in modo tale che l'immagine percepita corrisponda in un modo costantemente affidabile al mondo oggettivo. Kluever parla di "omeostasi del milieu externe" (Kluever H., Functional differences between the occipital and temporal lobes wit special reference to the interrlations of behavior and extracerebral mechanisms, in L. A. Jeffress (Ed.), Cerebral mechanisms in behavior. The Hixon Symposium. New York: Wiley, 1951). Possiamo dire allora che è il supplemento dell'Io ad imporre sul funzionamento dell'Io il principio di realtà, ed anche l'esame di realtà, il suo agente principale. In che modo questo 'supplemento dell'Io' ottiene la costanza percettiva? Esso deve opporre variazioni nei parametri percettivi prodotti dalle fluttuazioni dell'intensità pulsionale. Una percezione che una pulsione attiva rende intensa, a portata di mano, ampia, familiare e soddisfacente, deve essere corretta in modo tale che appaia molto meno intensa, più distante, meno ampia, meno familiare e meno soddisfacente. Il 'supplemento dell'Io' deve organizzare le percezioni in modo da formare immagini realistiche. Esso deve distinguere tra il reale e l'illusorio. Ancora, una percezione visiva che abbracci in modo completamente fedele tutta la realtà da cui viene stimolata deve lasciar perdere la foresta per gli alberi. Esiste una facoltà di attenzione selettiva grazie alla quale una larga porzione della realtà percepibile è esclusa dalla coscienza in modo tale che si può fare il lavoro mentale massimo su un segmento di realtà relativamente piccolo. C'è qualche prova abbastanza fondata per sostenere queste congetture. Una dissoluzione temporanea di questo ipotetico meccanismo si potrebbe vedere in qualche evento della vita mentale normale. Nei sogni troviamo ciò che Freud ci ha insegnato essere la prova dell'operare del processo primario nella percezione, e cioé la condensazione delle immagini, la coesistenza degli opposti, la rappresentazione visiva dei concetti astratti, la frammentazione, la distorsione e l'alterazione di intensità delle percezioni (Freud, The interpretation of dreams. In Standard Edition, 4-5. London: Hogarth, 1900).
Qui, evidentemente, la funzione di modificazione correttiva e realistica del 'supplemento dell'Io' non riesce ad operare, e la percezione, oltre a regredire in allucinazione, diventa anche responsiva esclusivamente all'intensità della pulsione ed alle influenze inibitorie. Nei sogni dei pazienti ossessivi, l'immagine dell'oggetto sessuale desiderato ma proibito non di rado va incontro ad un cambiamento visibile di qualità dall'essere attraente all'essere brutto. Oppure un oggetto omosessuale che dapprima appare nel sogno come un'immagine piacevole, amichevole diviene un nemico feroce e cruento. Evidentemente le forze inibitorie possono influenzare la funzione percettiva del nucleo dell'Io proprio come fanno le pulsioni primarie. Persino nell'appercezione della veglia, l'affetto determinato dall' istinto di solito colora (di sé) la percezione. Meno strutturata è la percezione, più opportunità ci sono per l'intrusione dell'istinto nell'appercezione. Questa è la base dei tests proiettivi, che incoraggiano la proiezione delle pulsioni inconsce in percezioni suggestive. Un'analoga dissoluzione della funzione di stabilizzazione dell'immagine del supplemento dell'Io può essere indotta da cambiamenti organici. Le illusioni e le allucinazioni del delirium illustrano la fuga delle tendenze del processo primario nella percezione. L'irritazione del lobo temporale crea illusioni che influenzano numerosi parametri della percezione singolarmente o in gruppo. Essi comprendono la grandezza, la distanza, l'intensità, la familiarità, la realtà e la benignità. Spesso l'affetto che corrisponde a queste distorsioni diviene cosciente in modo simultaneo. Gli allucinogeni hanno un effetto simile. Hyde (Psychological and social determinants of drug action. In G. Sarwer-Foner (Ed.), The dynamics of psychiatric drug therapy. Springfield, Ill.:C.C. Thomas, 1960) trovò che la direzione specifica delle distorsioni delle illusioni prodotte dalla LSD era determinata in ogni caso da precondizioni affettive. Perciò un individuo spiacevole veniva trasformato in modo da sembrare brutto. Possiamo dedurre da questi dati una conferma della nostra ipotesi che le fluttuazioni percettive compensate dal "supplemento dell'Io" non sono casuali, ma sono determinate dal presentarsi di impulsi di tipo istintuale. Alles (Some relations between chemical structure and psysiological action of mescaline and related compounds, in H.A. Abramson [Ed.], Neuropharmacology: transactions of the Fourth Conference, New York: Josiah Macy, Jr. Foundation, 1959) evidenzia che sotto l'influenza di un allucinogeno, le intensità percettive sono distorte, in modo tale che i suoni fiochi che si originano a distanza sembrano forti ed insistenti. Questo effetto assomiglia all'effetto di ascoltare una conferenza mediante un nastro registrato. I suoni fortuiti, prodotti dal traffico in strada o originati in una stanza adiacente, si impongono nella registrazione con intensità fastidiosa. Noi partiamo dall'assunto che l'intensità della registrazione riproduca le intensità reali di tutti i suoni che ci colpiscono, ma i partecipanti a una tale conferenza spontaneamente si proteggono dalle percezioni casuali. Gli allucinogeni compromettono questo meccanismo di attenzione selettiva. L'osservazione che questi effetti sono riprodotti da fenomeni di scarica epilettogena a partenza del lobo temporale, insieme alla conferma che l'ablazione della corteccia di entrambe le porzioni laterali dei lobi temporali nello scimpanzé cancella l'effetto dell'acido lisergico, porta all'inferenza che una o più strutture del lobo temporale sono essenziali per questa attenuazione appercettiva della percezione (Baldwin M. et al., The effects of lysergic acid after cerebral ablation, Neurology, 9: 469, 1959). Una discussione sulla percezione inevitabilmente porta ad una discussione sulle difese. Non è certamente sfuggito al lettore che persino nel breve accenno che abbiamo fatto all'appercezione non siamo riusciti ad evitare di menzionare le difese. Nell'appercezione correlata al processo primario eseguita dall'Io nucleare, un'influenza inibitoria si esprime con la distorsione di una pulsione inaccettabile. L'oggetto che è desiderabile da un punto di vista istintuale viene reso visibilmente brutto e degradato. La difesa, che include elementi di proiezione e di regressione, è caratteristica in particolare delle nevrosi ossessivo-compulsiva e della paranoia. Poiché la degradazione e la bruttezza sono spesso associate con materiale di tipo anale, possiamo ipotizzare che una tale distorsione dell'oggetto o del Sé sia una difesa primaria contro le pulsioni anali, che forse possono precedere persino la rimozione primaria. L'uomo adulto è terrorizzato dall'impatto di percezioni nude, non temperate dalla modulazione del "supplemento dell'Io" e non corrette dalle distorsioni intrinseche dell'"Io nucleare", ad es. la sinestesia, e dalle distorsioni causate dalle spinte e dalle inibizioni istintuali (Bercel N. A. et al., Model psychoses induced by LSD-25 in normals, Arch. Neurol. Psychiat., 75: 588, 1956). Tali attività modulanti, attenuanti e compensanti del 'supplemento dell'Io', quindi , possono essere considerate delle difese contro l'angoscia. La messa in atto di tali difese potrebbe corrispondere alla rimozione originaria (primaria) che Freud ipotizzò come difesa biologica necessaria contro il potere degli istinti sessuali. La rimozione, dice Freud, consiste essenzialmente nel tenere un idea fuori dalla coscienza, o nell'indebolirne l'intensità, cosa che ha un effetto simile: <<I cambiamenti psichici che accompagnano questo processo di cambiamento culturale sono evidenti ed innegabili. Consistono nel progressivo rifiuto delle componenti istintuali e nella diminuzione delle reazioni istintive. Le sensazioni che erano fonte di piacere per i nostri progenitori sono divenute neutrali o insopportabili per noi>> (Freud, Why war? In Collected Papers, 5, London: Hogarth, 1933). In questo risiedere del 'supplemento dell'Io', almeno in parte, nel lobo temporale, abbiamo un meccanismo dotato del potere di controllare gli impulsi istintuali attenuando i loro rappresentanti coscienti, forse escludendoli del tutto dalla coscienza, e facendoli sembrare irreali o non familiari. In quali circostanze questo meccanismo viene usato come una difesa piuttosto che come un dispositivo per la stabilizzazione delle percezioni? Suppongo che esso sia usato come difesa quando gli impulsi divengono troppo forti per essere gestiti agevolmente dall'Io. Ma ritengo che possiamo andare ancora avanti di un po' e proporre che la funzione di attenuazione del 'supplemento dell'Io' venga messa in gioco non semplicemente al fine di addomesticare gli istinti selvatici nell'interesse della regolazione delle intensità percettive relative, ma anche al servizio del Super-Io. Il Super-Io, quando si sviluppa, ha accesso ai metodi preesistenti di difesa e li usa per dare efficacia agli ideali che esso impone. Esso sfrutta sia le difese più arcaiche di conservazione dell'oggetto, il cui modus operandi è la modificazione degli scopi, sia le difese di abbandono dell'oggetto. Distogliersi dall'oggetto ed attenuare la forza dell'attrazione sono categorie di difesa che forse sono più ampie rispetto alle manovre psichiche generalmente definite come difese. Queste difese di abbandono dell'oggetto includono la rimozione, il diniego, la negazione, il dubbio, la catatonia, il negativismo, il ritiro, il sonno, la depersonalizzazione, la derealizzazione, e le illusioni di non familiarità. Esse comprendono anche la fuga, l'uccisione dell'oggetto, il suicidio e l'auto-mutilazione. Espressioni più normali sono la sbadataggine, la noncuranza, il sottovalutare; le attività autoerotiche come il fumare, l'onicofagia, il grattarsi il naso; nonché la lettura compulsiva, il giocare o il lavorare compulsivo. Mentre alcuni individui usano il fumo come una forma di dipendenza - cioé, come un dispositivo orale, narcisistico e simbolico per riempirsi - temo che la maggior parte lo usino come una manovra ausiliaria di scarica. Con l'indulgere in questa attività autoerotica, essi scaricano sia l'interesse sia l'energia dall'oggetto principale della loro attenzione. Se quest'ultimo è un pezzo di lavoro mentale, fumare permette di scaricare quelle energie che si sono accumulate e che risultano fastidiose. Se l'attività principale è una relazione d'oggetto di qualche genere, fumare aiuta ad attenuarla permettendo di assorbire parte della libido in modo autoerotico. Tutte queste manovre imitano e completano le attività difensive del meccanismo di attenuazione percettiva. Un giovane uomo riferisce che quando diventa ansioso in una relazione eterosessuale, si allontana dalla ragazza e si accende una sigaretta. Una giovane donna che si è isolato in un modo isterico dai contatti sociali e sessuali ignora questo isolamento grazie ad un continuo leggere compulsivo. Col rischio di dire cose ovvie, sottolinerei che tali attività distraenti ed attenuanti sono frequenti e date per scontate nella vita di tutti i giorni. Diveniamo consapevoli di esse da un punto di vista clinico solo quando sono esagerate o definite nel tempo. Finora la nostra discussione ci ha portato attraverso delle speculazioni metapsicologiche, ma dobbiamo ancora affrontare il problema centrale del nostro tema, il problema dell'infelicità umana. Le nostre ultime osservazioni ci portano direttamente ad esso. Abbiamo delineato un quadro dell'uomo come creatura in cui Io è troppo delicato per tollerare delle percezioni e degli affetti 'nudi'. E qualsiasi cosa affievolisca il piacere istintuale che l'Io acculturato potrebbe tollerare, essa viene vanificata dalle crescenti richieste del Super-Io, che non si contenta di interdire la gratificazione edipica diretta, ma ricerca persino dei sostituti edipici grazie a svariati passaggi che si avvalgono dei meccanismi di spostamento e di trasformazione. L'uomo è destinato a restare nella condizione di un accumulo libidico e di mezzi inadeguati di soddisfacimento. Egli sviluppa un'inquietudine, una brama, un Weltschmerz, uno struggimento vago, senza alcuna consapevolezza di ciò che egli vuole e di ciò gli può dare una profonda e pervasiva gratificazione. Il sadismo ed il masochismo restano dei 'puzzles', nonostante tutto il lavoro psicoanalitico che si è fatto. Suggerirei che una fonte di essi potrebbe essere il tentativo di eludere il vuoto, la vacuità che fa seguito alla distruzione delle relazioni oggettuali, 'libidinizzando' il processo di distruzione. Uccidere e degradare l'oggetto amato o se stessi, non solo previene ogni gratificazione intollerabile, ma diventa di per sé una fonte di piacere sessuale. Un derivato di tale sadismo e masochismo consiste nella prontezza per l'avventura, nella ricerca di nuove forme di sensazione, nel dare il benvenuto al pericolo, persino alla guerra. Così come un anziano il cui senso del gusto si sta ottundendo incomincia ad usare sempre più condimenti, l'uomo distaccato, affettivamente ottuso cerca nuove esperienze eccitanti. Ma non è neppure questo disimpegno parziale dal mondo reale che dà piacere a costituire tutta la trappola. L'infelicità umana ha anche un'altra fonte più urgente. Freud (The unconscious, In Standard Edition, 14, London: Hogarth, 1915) ci ha insegnato che la rimozione ha due distinte componenti. Per prima cosa, c'è la rimozione della 'cathexis'(1) dall'immagine preconscia dell'oggetto, un processo che è equivalente all'attenuazione delle immagini che ho descritto prima. In secondo luogo, l'impulso istintuale è bloccato, e le sue energie vengono escluse dal preconscio. Ritengo che queste energie non siano più disponibili per l'Io. La differenza tra diniego e rimozione è precisamente questa: nella rimozione l'energia dell'istinto è esclusa dall'Io; nel diniego non lo è (Freud, Fetishism, in Standard Edition, 21, London: Hogarth, 1927). Ipotizzerei che ogniqualvolta l'immagine di un oggetto perde la sua 'cathexis' preconscia, fa seguito rapidamente una tendenza ad escludere le energie dell'impulso associato. L'esclusione rinforza il processo difensivo, riduce la tendenza dell'istinto ad ottenere una gratificazione sostitutiva, ed allevia la pressione dolorosa che si esercita sull'Io a causa di un istinto non soddisfatto. In un certo senso, quindi, ogni difesa consistente nell'abbandonare l'oggetto tende a seguire il modello della rimozione. Ho ripetuto nel Capitolo II un'ipotesi per cui il nucleo dell'amigdala, poiché è strutturalmente una componente dei gangli della base ed è topograficamente e funzionalmente una parte del meccanismo, a sede nel lobo temporale, che consente di saggiare la realtà ('testing') e di provare avversione, potrebbe essere coinvolto nel sistema di rinforzo delle difese mediante l'esclusione dall'Io dell'impulso energetico dell'istinto la cui rappresentazione oggettuale ha perso la sua 'cathexis' preconscia. Queste ultime ipotesi speculative concernenti il metodo della rimozione della 'cathexis' preconscia - in particolare, attenuando l'intensità di un'immagine percepita - ci riporta al lobo temporale e conferma la nostra supposizione circa una funzione di deplezione dell'energia propria del nucleo dell'amigdala. La esclusione delle energie di un singolo impulso dall'Io può non essere paralizzante. Comunque, se in un dato momento la maggior parte delle energie istintuali sono concentrate su una singola pulsione, come nel caso di una persona innamorata, oppure se la maggioranza degli istinti hanno lo stesso oggetto, come nel caso del bambino piccolo, l'abbandono di quell'oggetto e la perdita di tutte le energie che lo concernono lascia l'Io senza alcuna opportunità di attivare la gratificazione dell'istinto e, quindi, senza alcuna spinta a ciò. Concludiamo che quando la difesa contro gli istinti si estende abbastanza da coprire l'ambito degli oggetti abitualmente disponibili, essa può lasciare l'Io seriamente svuotato. Ma, possiamo chiederci, questo meccanismo di deplezione opera nel caso della perdita dell'oggetto al servizio della difesa? La difesa è bi-direzionale, nel senso che sia riduce la 'cathexis' dell'oggetto sia blocca la sua energia, oppure è seriale, essendo la deplezione di energia una conseguenza della perdita dell'oggetto? Non penso di poter rispondere alla seconda domanda, ma penso di poterlo fare per la prima, che è più limitata. Sappiamo che la deplezione fa seguito alla casuale perdita di un oggetto. Possiamo ipotizzare, quindi, che la perdita dell'oggetto tenda ad essere seguita dalla deplezione dell'Io indipendentemente dalla causa - che sia la protesta da parte del Super-Io, o l'intolleranza da parte dell'Io o una necessità esterna. Le nostre congetture metapsicologiche su come la perdita dell'oggetto causi la deplezione ci hanno portato da nessuna parte, ma i fatti confermano la generalizzazione che essa lo faccia.
Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo | |||||||||||||||||||
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