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Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività
Mind Sciences, Philosophy, Psychotherapy and Creativeness 

  N. 3, anno 2, gennaio 2005 

"SCRIVERE DA DENTRO"

"IO, PIERRE RIVIERE..." A 20 ANNI DALLA MORTE DI FOUCAULT

Il 25 giugno 1984, venti anni fa, Michel Foucault moriva a Parigi all'ospedale de 'La Salpetriere, vittima dell'AIDS. 

Per commemorare il ventesimo anniversario dalla morte di Foucault, proponiamo un'intervista da lui rilasciata nel 1976, in cui egli spiegava i motivi di interesse che lo avevano spinto ad occuparsi della testimonianza autobiografica di Pierre Riviere, un  caso oramai celebre di 'scrittura da dentro' un'istituzione di internamento. La presente versione italiana dell'intervista è stata tradotta a cura di Lucia Giannone e Giuseppe Leo. 

Il 3 giugno 1835, nel villaggio di La Faucterie, a Aunay-sur-Odon, Pierre Riviere, di 20 anni, uccide a colpi di roncola la propria madre incinta, sua sorella e suo fratello. Arrestato il 2 luglio, dopo quasi un mese di vagabondaggio, Pierre riviere viene imprigionato nel carcere di Vire dove, dal 10 al 21 luglio, redige un lungo manoscritto intitolato "Détail et explication de l'événement arrivé le 3 juin à Aunay, village de la Faucterie, écrite par l'auteur de cette action" e che comincia con le seguenti parole diventate celebri: <<Moi Pierre Riviere, ayant égorgé ma mère, ma soeur et mon frère, et voulant faire connaitre quels sont les motifs qui m'ont porté à cette action...>>. Il manoscritto, oltre ad essere stato studiato da Foucault, ha ispirato un film del 1976 diretto da René Allio. 

Nota: con "Q" è indicato l'intervistatore, "MF" sta per Michel Foucault.

 

english version (click here)

Un intervista a  Michel Foucault (1976)

 


Q. Se vuoi, puoi iniziare a discutere il tuo interesse a pubblicare il 'dossier' su Pierre Riviere ed in particolare il tuo interesse per il fatto che, almeno in parte, esso è stato trasposto in un film.

MF. A mio parere il libro era una trappola. Sai quanta gente parla ora di delinquenti, della loro psicologia, delle loro pulsioni e desideri, ecc.Il discorso degli psichiatri, degli psicologi e dei criminologi è inesauribile riguardo al fenomeno della delinquenza. Eppure è un discorso che risale a circa 150 anni, agli anni 30 dello '800. Bene, ecco qui un magnifico caso: nel 1836 un triplice omicidio, ed allora non solo tutti gli aspetti del processo ma anche un testimone assolutamente unico, lo stesso criminale, che ha lasciato un memoriale di più di cento pagine. Perciò, per me pubblicare un libro era un modo di dire agli strizzacervelli in generale (psichiatri, psicoanalisti, psicologi): bene, siete stati in giro per 150 anni, ed ecco un caso contemporaneo con la vostra nascita. Cosa avete da dire su di esso? Siete meglio preparati a discuterne dei vostri colleghi del 19.o secolo?

In un certo senso posso dire di aver vinto; ho vinto oppure ho perso, non lo so, poiché  il mio segreto desiderio durante il corso1 era quello di sentir discutere i criminologi, gli psicologi e gli psichiatri del caso di Rivière nel loro solito insipido linguaggio. Ebbene, essi erano letteralmente ridotti al silenzio: nemmeno uno di loro parlò e disse: "Ecco cosa Rivière era in realtà. Ed io posso dirti ciò che non si era in grado di dire nel 19.° secolo". Ad eccezione di uno folle, uno psicoanalista, che pretendeva che Rivière fosse un'illustrazione della paranoia come definita da Lacan. Con questa eccezione nessun altro ebbe da dire nulla. ma mi devo congratulare con loro per la prudenza e la lucidità con cui hanno rinunciato alla discussione su Rivière. Così è stata una scommessa vinta o persa, come preferisci...

Q. Ma più in generale, è difficile discutere questo stesso evento, tanto il suo aspetto centrale che è l'omicidio quanto il personaggio che lo incita.

 

MF. Sì, perché credo che il discorso di Rivière sul suo atto a tal punto domina, o in ogni caso a tal punto sfugge  da ogni possibile chiave (di lettura, ndT), che non c'è nulla da dire circa questo aspetto centrale, questo crimine o atto, che non è un passo indietro in relazione ad esso. Vediamo lì nondimeno un fenomeno senza equivalenti sia nella storia del crimine sia nel discorso: e cioè, un crimine accompagnato da un discorso così forte e così strano che il crimine si conclude non esistendo più; esso fugge via  attraverso il vero e proprio fatto di questo discorso tenuto su di esso da colui che lo ha commesso.

Q. Bene, come ti poni rispetto all'impossibilità di questo discorso.

 

M.F. Non ho detto nulla sul crimine di Riviere e, ancora una volta, non credo alcuno  possa dire qualcosa su di esso. No, penso che si deve confrontare Rivière con Lacenaire, che era suo esatto contemporaneo e che commise un gran numero di reati minori e banali, per lo più falliti, a stento degni di celebrità, ma che riuscì attraverso il suo discorso molto intelligente a far esistere questi crimini come reali opere d'arte, ed a rendere il criminale, cioè lo stesso Lacenaire, l'autentico artista della criminalità. Si tratta di un altro 'tour de force' se vuoi: egli fece in modo da conferire un'intensa realtà, per decine di anni, per più di un secolo, ad atti che erano in fin dei conti banali ed ignobili. Come criminale egli era un tipo piuttosto insignificante, ma l'acutezza e l'intelligenza dei suoi scritti diedero consistenza ad essi. Rivière era qualcosa del tutto differente: un crimine veramente straordinario che venne fatto ritornare in vita grazie ad un discorso persino più straordinario a cui il crimine pose fine cessando di esistere, e credo che ciò sia quanto sia accaduto nella mente dei giudici.

 

Q. Allora, sei d'accordo col progetto del film di René Allio che è centrato sull'idea di un contadino che si impadronisce dell'opportunità della parola? Oppure avevi avuto già modo di pensare a ciò?

Foucault and Rene Allio

Foto: Foucault e René Allio (regista di "Moi Pierre Rivière...")

 

MF. No, è merito di Allio l'aver pensato a ciò, ma io sottoscrivo completamente  questa idea. Poiché con il ricostruire il crimine dall'esterno, con attori, come se fosse un evento e nient'altro che un evento criminale, l'essenziale sarebbe stato perso. Era necessario che qualcuno fosse situato, da una parte, dentro il discorso di Rivière, che il film fosse un film di memoria e non il film di un crimine, e dall'altra parte, che questo discorso di un piccolo contadino normanno del 1835 fosse preso per quello che poteva essere il discorso di un contadino in quel periodo storico. Eppure, cosa è più prossimo a quella forma di discorso, se non quella stessa che si parla oggi, con la stessa voce, da parte dei contadini che oggi vivono nello stesso luogo. Ed infine, lungo l'arco di 150 anni, sono le stesse voci, gli stessi accenti, la stessa parola maldestra e dal suono rauco che raccontano la stessa cosa con quasi nessuna trasposizione. Infatti Allio scelse di commemorare questo atto (criminale) nello stesso luogo e quasi con gli stessi personaggi di quelli di 150 anni prima; questi sono gli stessi contadini che nello stesso luogo ripetono la stessa scena. Era difficile ridurre l'intero apparato cinematografico, l'intero apparato filmico, ad una tale scarnezza, e ciò è davvero straordinario, piuttosto unico credo nella storia del cinema.

Ciò che è anche più importante nel film di Allio è il fatto che egli dà ai contadini la loro tragedia. Fondamentalmente, la tragedia del contadino fino alla fine del 18° secolo era ancora la fame. Ma, con l'inizio del 19° secolo e forse ancora oggi, è stato, come ogni grande tragedia, la tragedia della legge, della legge e della terra. La tragedia greca che narra la nascita della legge e degli effetti mortali della legge sugli uomini. L'affare Rivière accadde nel 1836, cioé 20 anni dopo che il Codice Civile era entrato in vigore: una nuova legge era imposta sulla vita quotidiana del contadino ed egli lottava in questo universo giuridico. L'intero dramma di Rivière è un dramma riguardante la legge, il codice, la legalità, il matrimonio, la proprietà, e via discorrendo. Eppure, è sempre entro questa tragedia che il mondo contadino si muove. E ciò che è quindi importante è mostrare i contadini oggi in questo vecchio dramma che è allo stesso tempo quello delle loro vite: proprio come i cittadini greci vedevano la rappresentazione della propria città sulla scena. 

 

 

Q. Quale ruolo questo fatto può giocare, il fatto che i contadini normanni di oggi possono serbare, grazie al film, il senso di quell'evento, di quel periodo storico?

  Foto tratta dal film di R.Allio "Moi Pierre Rivière..."

MF. Sai bene che c'è un sacco di letteratura riguardante i contadini, ma molta poca letteratura scritta da contadini o espressione da parte di contadini. Eppure, qui abbiamo un testo scritto nel 1835 da un contadino, nel suo linguaggio, e cioè in una persona che è appena alfabetizzata. Ed ecco la possibilità per questi contadini oggi di recitare se stessi, con i loro significati, in un dramma che è fondamentalmente proprio della loro generazione. E guardando il modo con cui Allio ha fatto lavorare i suoi attori si potrebbe facilmente vedere che in un certo senso egli è stato molto vicino a loro, che ha dato loro tante spiegazioni, ma che, dall'altra parte, ha concesso loro una grande libertà nel modo di usare il loro linguaggio, la pronuncia, la gestualità. E, se vuoi, credo che sia politicamente importante dare ai contadini la possibilità di agire questi testi scritti da uno di loro. Da ciò l'importanza anche degli attori nel rappresentare il mondo della legge, i giurati, gli avvocati, ecc. tutta  gente che viene dalla città e che fondamentalmente è estranea a quella comunicazione molto diretta tra il contadino del 19° secolo e quello del 20° che Allio ha saputo rendere visibile, rendendo visibili, ad un certo punto,  questi attori contadini.

 

Q. Ma non c'è un pericolo nel fatto che essi cominciano a parlare solo attraverso una storia così mostruosa?

MF. E' qualcosa che si dovrebbe temere. Ed Allio, quando ha cominciato a parlare loro della possibilità di fare un film, non ha osato dir loro cosa  realmente ciò comportava. E quando ha detto loro che era molto sorpreso di vedere che essi avessero accettato ciò molto agevolmente, l'atto crminoso non è stato un problema per loro. Al contrario, invece di essere un ostacolo, esso era una specie di spazio dove essi potevano incontrarsi, parlare e fare un sacco di cose che erano presenti nelle loro vite quotidiane. Infatti, anziché bloccarli, il crimine li ha liberati. E se qualcuno avesse chiesto loro di recitare qualcosa di più vicino alla loro quotidianità ed alle loro occupazioni abituali, essi forse si sarebbero sentiti più teatrali ed artificiosi che non recitando questo genere di crimine, un pò lontano e mitico, sotto il riparo del fatto  che essi potevano fare di tutto con la loro realtà.

 

Q. Stavo pensando piuttosto ad una simmetria alquanto spiacevole: d'accordo è molto affascinante fare film sulle turpitudini e le mostruosità della borghesia. Perciò in questo film non c'era un rischio di cadere nella trappola della indiscreta violenza del mondo contadino?

MF. E di nuovo fai un collegamento con questa tradizione di una rappresentazione atroce del mondo contadino, come in Balzac ed in Zola.... Non credo sia così. Forse proprio perchè questa violenza non è mai presente lì in un modo plastico o teatrale. Ciò che esiste sono intensità, avvisaglie, cose smorzate, nebulosità, ripetizioni, cose difficilmente dette, ma non violenza...Non c'è nulla di quel lirismo della violenza e della dannazione del contadino che tu sembri temere. Inoltre, non solo è così nel film di Allio, ma è anche così nei documenti, nella storia. Naturalmente ci sono delle scene frenetiche, degli scontri tra bambini su cui discutono i genitori, ma dopo tutto, queste scene non sono molto frequenti, e soprattutto, scorrendole c'è sempre una grande finezza ed acutezza di sensibilità, una sottigliezza persino nella malvagità, spesso una delicatezza. Per questo nessuno dei personaggi ha quel tocco di ferocia incontrollata delle bestie che si trova ad un certo livello nella letteratura sul mondo contadino. Ognuno è terribilmente intelligente in questo film, terribilmente delicato e, ad un certo punto, terribilmente riservato.

 

 

NOTE:

1 Michel Foucault si riferisce al corso da lui tenuto al College de France in cui ha discusso il caso di Pierre Riviere.

Traduzione in italiano di Lucia Giannone e Giuseppe Leo

From Sylvère Lotringer (ed) (1996) Foucault Live: Collected Interviews, 1961-1984. USA: SEMIOTEXT[E]. (pp. 203-206).

 

APPARATI BIBLIOGRAFICI

Scheda su René Allio
Data e luogo di nascita: 8 Marzo 1924, Marsiglia, Francia
Data e luogo di morte: 27 Marzo 1995, Parigi, Francia.
Inizia la sua carriera in teatro, quando viene chiamato da Planchon come assistente scenografo a Lione. In questa veste, divenuto scenografo prima a Lione e poi a Parigi, si fa notare nell’ambito del teatro francese e diviene uno degli enfant prodige della scena parigina. Soltanto verso la quarantina però accetta di tentare anche la via del cinema, firmando nel 1965 La vieille dame indigne (Una vecchia signora indegna), un adattamento per il grande schermo di un testo di Bertolt Brecht interpretato da Sylvie. Impegnato anche come saggista e teorico, legato al milieu intellettuale di Sartre prima e di Foucault poi, firma nel 1967 il suo secondo lungometraggio: L’une et l’autre (L’una e l’altra) interpretato da Malka Ribowska. È quindi la volta dei suoi due titoli più celebri: Rude journée pour la reine (Giornata dura per la regina, 1973) con Simone Signoret nei panni della protagonista, e Moi, Pierre Rivière (Io, Pierre Rivière , 1976). un film in costume legato a un caso giudiziario del ‘600 che in Francia suscitava molto interesse alla metà degli anni ‘70 e che era stato riproposto da Foucault (suo collaboratore per il film). Nel 1980 dirige Retour à Marseille (Ritorno a Marsiglia), dedicato ai problemi di una specifica regione della Francia. Moi, Pierre Rivière (il titolo completo suona: Moi, Pierre Rivière, ayant egorgé ma mère, ma soeur et mon frère...), come del resto i precedenti - in particolare Les camisards (I camisardi, 1960), sui gruppi protestanti sotto l’ancien régime - chiarisce assai bene le caratteristiche fondamentali di questo regista, celebrato per l’acutezza di alcuni scritti teorici, specie sul teatro, noto per l’attento sperimentalismo delle opere, ma generalmente sconosciuto al grande pubblico e sovente inviso in patria, perché di rigide convinzioni marxiste. Come saggista, ha militato in numerose riviste di cinema e di cultura, avvicinandosi da ultimo agli interessi semiologici e psicoanalitici fra Lacan e Foucault. Dopo L’heure exquise (L’ora squisita, 1981) e La matelot 512 (Il marinaio 512), con Dominique Sanda e Bruno Cremer, gira nel 1990 la riduzione di un romanzo di Anna Seghers (Transit), con Riidiger Vogler.
Da Nuovo dizionario universale del cinema - Gli autori, Editori Riuniti 1996

SCHEDA DEL FILM:
 
Moi,Pierre Rivière,ayant égorgé ma mère, ma soeur et mon frére directed by : René Allio
  - 1976 - 125 mn - Color - 1.66 - Drama
 Original language : French   Original title : Moi,Pierre Rivière,ayant égorgé ma mère, ma soeur et mon frére   

 

 

Synopsis

 Le 3 Juin 1835, dans le village de Faucterie, en Normandie, on découvre les cadavres de la femme Rivière, de sa fille aînée et de son plus jeune fils. L'assassin, on le découvre bien vite par le témoignage des voisins, c'est le nommé Pierre Rivière fils et frère des victimes.
Dans le village, le meurtrier passe pour une sorte d'arrièrié mental, sournois et cruel, sachant à peine lire et écrire. Lorsqu'il est arrêté, le juge d'instruction chargé de l'enquête a la surprise de se retrouver face à un personnage très différent qui s'exprime clairement, cite la Bible...
Dans sa cellule, Pierre Rivière écrit un texte d'une cinquantaine de pages, sur 20 ans d'une vie paysanne qui reste l'un des plus beaux témoignages sur la condition paysanne.

 

 

 

Credits

 
Screenplay : P. Bonitzer, J. Jourdheuil, S. Toubiana
Adapted from : Michel Foucault

Cast

 

Claude Hebert
Jacqueline Milliere

 

 

 

 

 

 

 

 

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