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 Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte  

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    " PSICOANALISI E NEUROSCIENZE"

 

Recensione di Roy Sugarman del libro curato da Mauro Mancia "Psicoanalisi e Neuroscienze" (Springer Verlag, 2007)

 

 

"Psicoanalisi e Neuroscienze" è la traduzione italiana del libro uscito l'anno prima per la stessa casa editrice in edizione originale inglese. Roy Sugarman, che è " Director of Clinical and Neuropsychological Services", presso la  Brain Resource Company (Australia), ha pubblicato questa recensione su "Metapsychology" (Volume 11, number 19, 2007) e lo si ringrazia per aver concesso l'autorizzazione alla traduzione italiana.

                

INDICE

 

Mauro Mancia                                      Introduction: “Come le Neuroscienze possono contribuire alla Psicoanalisi”

 

Parte I – Memorie ed emozioni

 

Gilbert Pugh                                         Psicoanalisi e Neuroscienze: per un’integrazione senza incorporazione

 

Marianne Leuzinger-Bohleber

Rolf Pfeifer                                           Ricordare il passato nel presente. La memoria nel dialogo tra psicoanalisi e scienza cognitiva

 

Mauro Mancia                                      Memoria implicita e inconscio non rimosso: come si manifestano nel transfert e nel sogno

 

Karine Sergerie e Jorge Armony           Interazioni tra emozione e cognizione: una prospettiva neurobiologica

 

Guido Gainotti                                      Memorie emozionali inconsce ed emisfero destro

 

Luigi Cappelli                                       Psicoanalisi e Neuroscienze: prospettive sull’ansia

 

Regine Pally                                          Il cervello che predice: psicoanalisi e ripetizione del passato nel presente

 

Dietrich Lehmann

Martha Koukkou,                                 Plasticità cerebrale dipendente dall’esperienza, ricordo dipendente dallo stato e creazione della soggettività delle funzioni mentali

 

 

 

Parte II – Le emozioni condivise

 

Alessio Avenanti,

Salvatore Maria Aglioti                         L’aspetto sensomotorio dell’empatia per il dolore

 

Naoyuki Osaka                                    Corteccia del cingolo anteriore umana e dolore affettivo indotto da parole mimiche: uno studio con immagini da risonanza magnetica funzionale

 

Vittorio Gallese                                     Sintonizzazione intenzionale: simulazione incorporata e suo ruolo nella cognizione sociale

 

 

 

 

Parte III – Il sogno

 

Mauro Mancia                                      Il sogno nel dialogo tra Psicoanalisi e Neuroscienze

 

Michael Anderson                                Rimozione: un approccio delle Neuroscienze cognitive

 

Claudio Bassetti

Matthias Bischof

Philipp Valko                                        Il sogno da un punto di vista neurologico

 

 

Parte IV – Il feto e il neonato

 

Alessandra Piontelli                               Sull’inizio di comportamento fetale umano

 

Johannes Lehtonen                               Ricerca sull’organizzazione mentale precoce del bambino: contributo della neurofisiologia dell’allattamento

 

 

           

 

Recensione

di Roy Sugarman

 

     

     

Una raccolta di articoli piuttosto che un libro coerente, diviso in quattro parti, la raccolta tenta di fornire una base neuro-anatomica-funzionale per ciò che in precedenza è stata la premessa non verificabile della psicoanalisi: l'inconscio. Senza una premessa verificabile e quindi falsificabile, non c'è stata scienza per la psicoanalisi, nonostante ciò che Mark Solms ed altri hanno proposto.

In questo formato, il libro cerca di esaminare i presunti fondamenti neurologici delle emozioni, della memoria, dell'inconscio, della percezione, dell'attenzione, della veglia, del sonno, dei sogni, dell'empatia, degli effetti della condivisione, dell'intenzionalità, della simulazione incorporata e di aspetti dello sviluppo mentale infantile per quanto questi costrutti risuonino nelle teorie generate dagli psicoanalisti nel corso del tempo.

Mantenendosi in tema, gli autori sono stati scelti con una tendenza eurocentrica e la maggior parte provengono dall'Italia o da paesi vicini.

A partire dall'introduzione di Mancia, è chiaro che il libro è un tentativo di creare un ponte tra le neuroscienze e le filosofie e le teorie della psicoanalisi, con quest'ultima che spera chiaramente che qualche debolezza nella chiarezza delle sue teorie possa essere illuminata dalle prime: dopo tutto, sono passati quasi 100 anni da quando Freud ammonì che un giorno tutte le nostre teorie della mente avrebbero trovato una base organica. In questo solco, Mancia ritiene che le neuroscienze siano basate sulla logica della spiegazione, mentre la psicoanalisi è caratterizzata da una logica di comprensione, ed in questo egli riconosce la differenza tra i due campi di ricerca.

Foto: Mauro Mancia

La prima parte, riguardante i ricordi e le emozioni, inizia con Gilbert Pugh che tratta della cooperazione, non dell'incorporazione, tra le due discipline, e che parla dei sospetti attorno alla apparente mancanza di scientificità dietro le opinioni di Freud, affermando che nessuna delle due discipline potrà assorbire l'altra producendo la sua morte. Egli comincia il suo discorso con l'interpretazione dei sogni e con la frustrazione di Freud a mezza strada tra medicina e filosofia. La memoria comporta un'altra discussione, dibattuta all'interno del contesto della memoria procedurale, implicita , emotiva, da una parte,  e dall'altra dei punti di vista di Freud sull'elaborazione implicita. Ciò viene completato coi riferimenti alle memorie soppresse di Eric Kandel ed agli 'oggetti' della memoria, insieme a due vignette cliniche, la prima delle quali connette un trauma cerebrale con esperienze precoci di allattamento al seno:

<<Comunque, ciò che non gli dissi a quel tempo ... era che egli stava anche lottando per districare la differenza tra la sua esperienza che ha di me ora, come rappresentante della sua "madre interna" autobiografica, e la riemergenza di "pezzi" attuali di memoria emozionale proveniente dal passato, probabilmente dovuta a circuiti in cui è coinvolta l'amigdala, come risultato di questo trauma cranico>> (a pagina 55 con una nota a piè di pagina circa la sua rigida dieta paragonabile a quella di un lattante).

  Foto: Eric Kandel

Leuzinger-Bohleber e Pfeifer espongono la loro opinione secondo cui i progressi delle neuroscienze stanno contribuendo ad una fondazione scientifica della psicoanalisi,  con l'aggiunta anche qui di una vignetta clinica del primo autore che cerca di mostrare che l'idea che il "working through" con i ricordi precoci conduca a cambiamenti strutturali sia oggi supportata da una serie interdisciplinare di scoperte, e quindi fornisce una struttura per cambiare il comportamento: in che modo questo venga curato però non è spiegato.

Mancia torna a mostrare in che modo la memoria implicita e la coscienza non rimossa vengano a galla nel transfert della relazione terapeutica e nei sogni. Ciò viene suffragato con frasi del tipo:

<<La voce... è un'esperienza di sé mentre si sta parlando, ma allo stesso tempo è un'espressione del sé in relazione con l'altro. Essa dà l'avvio al transfert richiamando una dimensione sensoriale legata alla voce materna>> (109).

Molte di queste discussioni procedono come sopra, con il linguaggio della neuropsicologia inserito in discorsi psicoanalitici, spesso con asserzioni abbastanza belle come nella parte iniziale della citazione sopra menzionata, ma spesso anche con un cambiamento nella direzione della psicoanalisi che ha infuriato le femministe. La vignetta obbligatoria anche qui è piena di riferimenti all'insight che promuove il cambiamento comportamentale, qualcosa che farebbe infuriare i ricercatori dell'Intervista Motivazionale. Le grida del paziente sul divano <<Devi essere fuori dalla tua mente>> vengono assunte come autoreferenziali, ma io non sono sicuro di ciò. Il sogno sensuale della paziente che sogna lo psicoterapeuta ai piedi del letto ed i collegamenti con gli orari del sonno di sua madre mi sembrano un materiale che ha davvero poco a che fare coi neuroni, nonostante gli argomenti che fanno riferimento a Dan Shacter, a Larry Squire, ad Antonio Damasio e ad altri.

Foto: Antonio Damasio

Sergerie e Armony assumono una prospettiva neurobiologica nella relazione tra emozione e cognizione, con qualche riferimento alla bibbia e ad Aristotele, ma anche spostandosi velocemente su Hume, su Simon, su Minsky, su Nietzsche, su Dostoevsky e quindi su Kluver e Bucy. Ciò che segue è la discussione sulla sola amigdala, e poi sulla modulazione dell'attenzione da parte dell'emozione, sulle interazioni tra memoria ed emozione, continuando la precedente discussione per cui l'amigdala è di fatto così multiconnessa che non si può discutere molto in termini di un qualche isolamento funzionale ed arrivando all'ipotesi della modulazione della memoria emozionale ed alla sua localizzazione. La conclusione, secondo le attese, è che i ricordi emozionali sono una forma speciale di memoria.

Una particolare attenzione di questo libro è quella prestata all'emisfero destro, un emisfero di "eccellenza" per gli psicoanalisti come lo chiama l'introduzione. Guido Gainotti difende questa tesi particolare: incomprensibile alla luce della lateralizzazione della conversione e dell'anosognosia nell'emiplegia. Ancora, viene discussa la natura delle interazioni tra sistemi emozionali e cognitivi, con particolare riferimento all'emisfero destro in quanto emisfero inconscio. Piuttosto, il lato destro è visto come coinvolto in maniera cruciale nei ricordi emozionali inconsci che sono il campo fertile per la pratica della psicoanalisi.

Cappelli presenta un capitolo sull'ansia "in prospettiva" prendendo in esame la base dei dati già presentata nel libro, come anche il piacere-dispiacere e l'io primitivo, identificato anatomicamente come qualcosa  rappresentato dagli organi della sostanza grigia periacqueduttale, come un semplice "Ego-like-life-form" che traduce nell'acronimo del SELF. A questo modo, Cappelli crede che il processo di svelamento di questi ricordi nell'hic et nunc nel contesto dell'attacco di panico sia qualcosa di terapeutico, ma io non sono così sicuro che ci sia una qualche letteratura a supporto dell'idea che lo sfogo catartico aiuti veramente.

Pally parla a proposito del ripetersi del passato nel presente, e del perché le previsioni siano così pesantemente condizionate dal passato. Per Pally c'è una qualche evidenza che i ricordi precoci  sono messi da parte non perché rimossi, ma perché il cervello a quel tempo era immaturo. Quindi, non ci sono solo forze psicologiche ma anche neuronali in gioco. Questo descriverebbe il perché il cambiamento durevole sia così difficile. Pally poi aiuta i suoi pazienti a rendersi conto che il togliere  le catene a quella parte delle loro difficoltà non sia una loro responsabilità e che essi hanno in realtà dei cervelli che non riescono a liberarsi da queste catene. Per quanto queste affermazioni siano ingenue, Pally è la prima a integrare realmente le scoperte di coloro che si occupano di abuso e di maltrattamento infantile con l'idea che le nostre patologie attuali riflettano i conflitti del passato. Gli studi sulle scimmie di Steven Suomi e le opinioni di Mark Solm sono ugualmente ben integrati nelle discussioni della Pally.

Lehman e Koukkou discutono la plasticità cerebrale dipendente dall'esperienza, il richiamo stato-dipendente e la creazione di una soggettività nelle funzioni mentali. E' questo il titolo del capitolo. Sebbene essi menzionino l'attività dei primi 100 millisecondi dopo che il cervello è stato esposto ad uno stimolo, essi non riferiscono che noi possiamo agire dopo quella appercezione inconscia rispondendo in modo tale da confermare ciò che il cervello ha già deciso in quanto noi aggiorniamo continuamente la memoria di lavoro: questo sicuramente sarebbe un punto ricco di discussione nel collegare la psicoanalisi con le neuroscienze. Ma Lehman e Koukkou si concentrano sulle ricerche proprie e dei loro colleghi, e producono una tesi men che soddisfacente.

La seconda parte del libro è dedicata alle emozioni condivise: Avenanti e Aglioti parlano del versante sensomotorio dell'empatia per il dolore, della teoria della mente e del substrato dei neuroni specchio.

 

L'idea che essi perseguono consiste nel fatto che l'empatia per la sofferenza di un'altra persona può basarsi non solo sulle rappresentazioni affettive motivazionali, ma anche su rappresentazioni somatiche 'a grana fine', in modo tale che essa si basi su differenti tipi di meccanismi di simulazione sensoriali, motori ed emozionali. Un' interessante conseguenza sarebbe stata quella di spiegare in che modo le dimensioni sociali della sofferenza si estendono ai fondamentali livelli sensomotori dell'elaborazione neuronale, ad esempio nei guardiani dei campi di concentramento oppure nella malvagità umana.

Osaka presenta uno studio condotto con l'ausilio della risonanza magnetica funzionale (fMRI) guidato dalle parole mimiche, e non sono sicuro di come questo lavoro possa dare qui un qualche contributo. Il capitolo di Gallese sulla sintonizzazione intenzionale, sulla simulazione incorporata e sul suo ruolo nella cognizione sociale prende ancora spunto dall'iniziale tesi dei neuroni specchio e della comprensione delle intenzioni, e dall'ipotesi della sintonizzazione intenzionale: <<La condivisibilità del contenuto fenomenico delle relazioni intenzionali degli altri, attraverso  i sottostanti circuiti neuronali condivisi, produce la sintonizzazione intenzionale. A sua volta questa, attraverso il collassamento delle intenzioni dell'altro in quelle dell'osservatore, produce la peculiare qualità di familiarità che noi abbiamo con gli altri individui>> (289). Questo viene poi correlato con la schizofrenia, descritta come mancanza di sintonizzazione nella creazione di un quadro coerente del mondo sociale: questo è interessante, e se sviluppato in seguito, potrebbe predire un problema di sincronizzazione gamma a 40Hz, ma, così come per la trattazione dell'autismo che segue, il ponte con le neuroscienze non è stato costruito.

La terza parte tratta del mondo dei sogni, con il ritorno di Mancia sulla discussione del sogno come via regale per un possibile dialogo tra neuroscienze e psicoanalisi. La panoramica storica sui sogni a partire da Freud è interessante, ma le più recenti intuizioni sull'interazione tra aree prefrontali e limbiche in termini di istruzioni che passano al fine di elaborare e forse scaricare l'informazione durante il sonno sono state esposte troppo tardi in questo capitolo piuttosto debole nonostante le sue 78 voci bibliografiche. Anderson fornisce un approccio basato sulle scienze cognitive alla rimozione, cosa che egli fa riferendosi sia alle proprie formulazioni neuroscientifiche, sia applicando queste alla rimozione freudiana (pagina 339), distinguendo utilmente tra repressione e rimozione. Bassetti, Bischof e Valko guardano alle posizioni neurologiche sul sogno con un'ampia e superflua storia che continua per pagine, ma con un'interessante panoramica generale che però non ha alcun apparente ancoraggio alla psicoanalisi.

Piontelli conclude con un singolo capitolo sulla "origine del comportamento umano fetale" ed opera delle applicazioni su condizioni come la claustrofobia, le condizioni di riposo, le risposte di "startle", il singhiozzo.

Il libro termina in modo improvviso; senza capitoli conclusivi né alcun indice.

Complessivamente assomiglia ad un pasto non soddisfacente. Ci si ricorda di ristoranti per turisti in cui il servizio ed il menu sono incompleti e i modi bruschi, talora fuori posto, di rado messi  a fuoco, e quindi che non incoraggiano a ritornarci.

E' assolutamente essenziale creare dei ponti tra psicoanalisi e neuroscienze, allo stesso modo è essenziale spostarsi da entità nosologiche verso 'markers' biologici meglio valutabili riguardo ai fenomeni mentali o sociali, allo stesso modo in cui la conoscenza generale fornisce dei buoni segnali ('markers') per il benessere complessivo, oppure rallentando la comparsa di un segnale di depressione o di demenza. Tentare di fare ciò che Mancia si propone di fare è nobile, ma gli autori falliscono nel complesso nel fare la propria parte: ed il fallimento è molto deludente. Mai questa raccolta riesce ad aiutare la psicoanalisi, in modo coerente, a misurarsi con la sofferenza umana e parimenti con il livello neuronale, oppure ad aggiungere qualcosa di significativo alla pratica del neuropsichiatra o del neuropsicologo. Gli psicoanalisti devono parlare di ciò che non possono visualizzare, i neuroscienziati trattano solo di ciò che possono vedere. Perché la psicoanalisi possa veramente diventare una  neuroscienza comportamentale, essa deve imbarcarsi in un viaggio molto più dialettico, con più coerenza di quanta questo libro ne offra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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