Chiesa
Madre
La chiesa dedicata al profeta Elia è stata eretta durante
i primi anni della colonizzazione greco-albanese; vi è stato
officiato il rito greco-ortodosso fino al 1628 (o fino al 1653 secondo
altre fonti) quando venne emanata una bolla episcopale che prevedeva
l'abolizione di questo rito e la consacrazione a quello cattolico.
L'edificio in pietra a pianta rettangolare presenta due ingressi:
quello centrale in direzione dell'altare è sormontato da
una lunetta affrescata, ma le raffigurazioni sopra dipinte sono
andate quasi interamente perdute. L'altro ingresso addossato alla
parete più lunga dell'edificio è sormontato da un
timpano.
Questa parete, come la sua parallela, è scandita nella parte
superiore da tre profonde nicchie che accolgono al loro interno
le finestre che scavano ulteriormente le spesse mura perimetrali.
La struttura è provvista di due torri campanarie.
L'interno presenta un ambiente unico, coperto da una volta a botte
e scandito nelle pareti laterali da una sequenza di nicchie. Da
segnalare nell'edicola a destra nei pressi dell'altare rialzato,
un ricco trono attribuito a Egidio Pergola di Cerignola, che custodisce
la statua della Madonna dei sette veli.
L'edificio presenta decorazioni artistiche e pitture a stucco attribuite
a Domenico Pennino che dipinse anche la Gran Cena del Tiepolo e
la Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, che imita il
quadro di Raffaello conservato nelle Gallerie Vaticane.
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