La Cripta o "Grotta di Santa
Restituta" è una grande cavità artificiale situata nel cuore del quartiere
Stampace, in via Sant'Efisio 14.
La storia del Capoluogo regionale deve molti
elementi culturali a questo ipogeo sacro, ex grotta naturale ampliata nel corso dei secoli
dalla mano dell'uomo che ha ricavato spazi depositari di tradizioni sia civili, sia
religiose.
Il nome di questo sito archeologico adeguatamente
valorizzato dal Comune di Cagliari, trae origine dal luogo in cui è situato, praticamente
sotto la chiesa di Santa Restituta e dalla presenza, in una nicchia scavata nella roccia,
della statua scolpita in marmo cristallino che ritrae l'omonima Santa.
Proprio questo manufatto conserva ancor oggi
elementi misteriosi che si fondono in un enigma irrisolto per le differenti teorie e
incertezze che propone. Incertezze e misteri antichi riguardanti l'origine, la
provenienza, la datazione e la lettura iconologica della stessa statua inserita in un
contesto rupestre. Tuttavia, studi abbastanza recenti ritengono attendibile una
provenienza nordafricana e una collocazione degli inizi del V secolo d.C.
Narra la leggenda che il santuario sotterraneo è
consacrato alla cagliaritana Restituta, madre di Sant'Eusebio vescovo di Vercelli, che
sarebbe stata martirizzata durante le persecuzioni Diocleziane.
Nel
corso di ripetute campagne di scavo archeologico (iniziate nel lontano 1614) che non
furono mai organiche, dal fondo dell'oscura cavità sono emersi manufatti di eccezionale
valore e interesse scientifico, tra i quali ricordiamo una mazza nuragica di forma
circolare, numerosi reperti cartaginesi del V sec. a.C e vasellame di età romana.
L'ampliamento della cavità naturale è
riconducibile al periodo cartaginese quando i cavatori usarono la stessa come "grotta
da cava", comoda per estrarre i blocchi calcarei utili all'edilizia locale fino al
periodo della dominazione romana.
Diversi ambienti subirono varie modifiche favorendo
l'utilizzo come cisterna per l'approvvigionamento idrico.
L'utilizzo della caverna come luogo sacro è stato
rimarcato sin dall'epoca pagana registrando presenze umane durante il cristianesimo e
successivamente, intorno al V secolo, quando gli esuli africani vi impiantarono i loro
culti.
Nel corso dell'Ottocento erano ancora in auge,
all'interno della caverna, rituali taumaturgici e i bambini malati di vaiolo, una volta
condotti in fondo all'ipogeo dai genitori, dovevano rotolarsi per terra davanti a
un'antica colonna, sollevando così la polvere considerata miracolosa.
L'ultimo utilizzo di questo monumento è quello
della seconda guerra mondiale quando venne frequentato da moltissimi stampacini che
andavano in cerca di un rifugio sicuro, ma nel febbraio 1943, nel momento in cui la città
subiva un violento spezzonamento e la folla si accalcava all'ingresso della caverna, uno
spezzone dirompente fece strage degli inermi cittadini in una scena raccapricciante
riassunta in una lapide posta in via Sant'Efisio, che ricorda ai visitatori del sito e
all'intera cittadinanza, l'indimenticabile incubo della seconda guerra mondiale!
Testo tratto dagli articoli di
Marcello Polastri |