La parola a ...Napoli

 

  


" Doje femmene e na pàpara arrevutajeno Napule "

 

In questa pagina ho raccolto proverbi, modi di dire, indovinelli ed alcuni aneddoti, o meglio detti "fatterelli" come si diceva una volta, che parlano di Napoli. Anzi è Napoli che parla, perché i personaggi, i racconti, i detti e proverbi sono i suoi: sono pregni di tutto quello spirito e ardore di cui protagonista è solo Napoli.

 

Un ricordo di Antonio Cardarelli

 

         Il celebre clinico napoletano Antonio Cardarelli, venne un giorno chiamato d'urgenza al capezzale d'un ammalato; un industriale, noto per la sua insofferenza e scontrosità. L'illustre medico dopo averlo visitato, cominciò ad interrogarlo sulle sue consuetudini alimentari e sulle sue abitudini, anche le più intime. Il malato evidenziando la seccatura per quell'interrogatorio, borbottò:

-         Professore, invece di sottopormi a queste domande, mi dica piuttosto che medicina devo prendere e mi lasci in pace.

Al che Cardarelli, con tutta tranquillità, rispose:

-         Se non volete che vi faccia delle domande, chiamate il veterinario, che non interroga mai i suoi ammalati!

 

Indovinello:

" E' femmina d'annore,

ma nun tène scuorno 'e se fa vedè annura "

(La spada)

 

 

Un amore contrastato

 

         Si racconta che lo scrittore Giuseppe Alliegro, che si era trasferito a Napoli per ragioni di studio, conobbe in questa città una ragazza molto affascinante, di umili origini. Un giorno Alliegro si recò a casa della ragazza con la quale si era fidanzato, era sera, e peraltro non era aspettato e l'ora era tarda. La madre della ragazza lo accolse:

-         Assuntina è a letto. Sta dormendo.

-         Ah - esclamò Allegro: - è tra le braccia di Morfeo?

La donna inveì: "Come vi permettete? …e chi sarebbe questo Morfeo?! mia figlia, egregio signore, è una ragazza onesta: nun sta mbraccia a nisciuno Morfeo! "

 

Indovinello:

" Tutt' 'e femmene 'a tèneno sotta,

chi 'a  tène sana e chi  'a tène rotta "

(La piega inferiore della veste lunga)

 

 

In tribunale

 

         Durante un'udienza del processo D'Annunzio-Scarpetta per la parodia de "La figlia di Iorio", fatta dall'attore napoletano, l'avvocato Enrico Cocchia, perito d'ufficio, dette lettura della sua relazione. Don Eduardo ascoltava molto attentamente la voce monotona del professor Cocchia, che leggeva le sue numerose cartelle. Non convinto delle argomentazioni del perito, esclamò:

-         Neh Cocchia, ma che cacchio m'accucchie!

 

 

Un ricordo di Matilde Serao

 

         Un giorno Matilde Serao, durante una conversazione con un giornalista, affermò che lei sarebbe stata l'unica a poter scrivere un romanzo in cui affrontare l'argomento sulla ingiustizia sociale di cui era vittima la donna. Ma per scrivere una tale opera dal vero, avrebbe dovuto varcare "una certa soglia", e lei non poteva.

-         Capite?…non posso!

E con dolore e rammarico, esclamò, scuotendo il lembo della gonna:

-         Mannaggia chesta ccà!

 

 

La pizza  (da « IL MEZZOGIORNO» 1-11-1929 di Michele Parise)

 

         " La pizza con mozzarella e il pomodoro si chiama «margherita» non per il fiore, ma in omaggio alla grande Regina d'Italia.

         Nel giugno 1889 Raffaele Esposito; cioè Pietro "il pizzaiolo", ebbe la visita di un funzionario di casa reale, il quale lo invitò a recarsi al Palazzo Reale di Capodimonte per preparare alcune pizze ai Sovrani, che si trovavano a Napoli. Don Rafele  obbedì alla chiamata e mise tutto il suo zelo e tutta la sua scienza nel confezionare le pizze per gli augusti clienti. Ne fece di tutte le qualità, ma la Regina che ne assaggiò parecchie, mostrò di gustare particolarmente quella con mozzarella e pomodoro. Da allora, in seguito al giudizio regale, la pizza con mozzarella e pomodoro si chiamò nelle nostre e nelle altre pizzerie «margherita» così come si chiama «bismarch» una bistecca con un uovo sopra. Un foglietto ingiallito dal tempo, una lettera dell'«spettore di bocca» di S.M., trasmetteva il gradimento sovrano per le ottime pizze…..". Riprodotto il documento era:

CASA DI S.M.

                                               Capodimonte

                                                                                                              11 Giugno 1889

ISPEZIONE

UFFICIO DI BOCCA

 

Pregiatissimo Sig. Raffaele Esposito (Brandi)

Le confermo che le tre qualità di Pizze da

Lei confezionate per Sua Maestà la Regina

vennero trovate buonissime

Mi creda di Lei

                                      Devotissimo

                                      Galli Camillo

Capo dei Servizi di Tavola

della Real Casa

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