Gli Italiani sono tutti San
Francesco? Con questo quesito la LAV (Lega
Anti-Vivisezione) ha presentato il 2°
studio (dopo quello del ’95) "GLI
ITALIANI E GLI ANIMALI", un vero e
proprio "termometro" per misurare
il rapporto fra gli italiani e gli animali.
Sono di più le persone che denunciano
maltrattamenti di animali o quelle che li
compiono? Quanti sono usati ogni anno per
vivisezione e pellicce? Aumentano o calano
gli animali domestici abbandonati? E quelli
esotici comprati? Quali feste tradizionali
con uso di animali sono state vietate e
quanti e quali Comuni hanno attivato
ordinanze a loro difesa? Le leggi per
proteggere gli animali negli allevamenti e
nei trasporti sono applicate? Davvero
diminuiscono i cacciatori?
I risultati:
1) Nel 1996 in Italia o per il mercato
italiano sono stati uccisi 710 milioni di
animali “di terra” ( pellicce,
vivisezione, caccia, macellazione), 150
milioni di animali "d'aria"
(caccia, vivisezione), oltre dieci miliardi
di animali “d‘acqua” (pesca,
vivisezione).
Poi ci sono 280 milioni di animali
detenuti per zoo, circhi, allevamenti. I
settori di violenza e morte per gli animali
sono in calo: pellicce 30%, macellazione -4%
(dati ufficiali): gli italiani hanno usano
meno pellicce e mangiano meno carne.
Per il "maltrattamento
quotidiano" (il cane alla catena corta
o l'avvelenamento dei gatti in un quartiere)
aumenta il numero di casi conosciuti,
perché aumentano le persone che hanno il
coraggio di fare denunce.
2) Nascono o crescono, invece, nuovi
settori di sfruttamento e violenza sugli
animali. Per esempio quelli legati alla
criminalità organizzata, alle scommesse
clandestine, come combattimenti fra cani,
corse di cavalli in strade chiuse
appositamente.
Si sta sviluppando in silenzio, senza
regolamentazione, l'industria degli animali
modificati dall'ingegneria genetica per
super produzioni alimentari o
sperimentazioni mediche.
Finalmente i fantasiosi hanno smesso di
allevare cincillà e rane-toro, però stanno
ora invadendo le nostre campagne gli
allevamenti di struzzi, caimani, lumache.
Arrivano i rodei americani, ed aumentano
le mostre-mercato itineranti di animali vari
(cuccioli di cani e gatti, ragni).
In TV aumentano le trasmissioni sugli
animali in natura ma si è registrato un
incremento dei circhi sia nelle reti
pubbliche che in quelle private; in
compenso, c’è un calo della
partecipazione agli spettacoli "dal
vivo".
3) Aumentano lentamente ma costantemente,
nel calderone dei consumi
"naturali", le scelte orientate
verso prodotti "cruelty free"
ovvero liberi da crudeltà: cosmetici non
sperimentati su animali, pellicce non di
animale, scarpe ed accessori non in pelle,
alimenti e ristoranti vegetariani.
4) Aumentano attenzione, provvedimenti,
leggi di Amministrazioni locali, Consigli
Regionali, Parlamento, Europarlamento,
Commissione dell'Unione Europea. Però anche
dove esistono leggi parzialmente positive
non c’è ancora piena applicazione.
5) In città, dove sempre più uccelli ed
altri animali selvatici trovano rifugio,
aumentano gli italiani che decidono di
tenere con sé un animale domestico. Il
sentimento non sempre è indirizzato a
tutela di un cane abbandonato o un gatto
ferito, privilegiando ancora - invece -
l'acquisto in un negozio, a vantaggio
dell'industria dei "pets"
favorendo così anche l'approccio "da
soprammobile" con l'animale. Per non
contare gli italiani che indirizzano la loro
scelta verso animali particolari, come
quelli esotici.
7) Le associazioni protezioniste e
antivivisezioniste hanno colto l’occasione
per portare in Parlamento la prima proposta
di riconoscimento dei diritti degli animali
da inserire nella Costituzione e per
chiedere che venga istituito un
"Dipartimento Animali" presso un
Ministero o la Presidenza del Consiglio.
Intanto, esse hanno già ottenuto l’istituzione
di "Uffici Diritti Animali" presso
un crescente numero di Comuni italiani
(compresi Milano, Roma, Venezia e
forse presto anche la nostra Cologno).