Sembro
proprio la caricatura di un uomo in frac,
con il mio dorso nero, il petto e la pancia
immacolati come un candido gilet e la mia
buffa andatura eretta.
Eh
sì... sono un pinguino
imperatore, il più grande della
famiglia, alto
un metro e venti circa. Dicono che sono il
padre più straordinario che esista nel
mondo degli uccelli, pronto a sacrificarmi
per i miei figli.
Però
bisogna dire che mia moglie è spesso più
intraprendente di me. Prima ancora che ne
facessi conoscenza, lei si contendeva con
un’altra pinguina i miei favori. Mi
seguivano ovunque andassi e intanto loro si
guardavano in cagnesco, pronte a beccarsi a
vicenda. Io assistevo impassibile agli
episodi di rivalità tra le due spasimanti
aspettando che la sorte decidesse chi delle
due doveva diventare mia moglie.
E
finalmente la sorte decise.
Circa
tre settimane dopo le nozze, mia moglie
depose il suo primo uovo e per proteggerlo
dal gelo, lo mise a contatto con il suo
morbido corpo collocandolo entro una piega
cutanea posta al di sotto del ventre. Io la
seguivo amorosamente con gli occhi però
iniziavo ad accorgermi che il suo
atteggiamento stava cambiando. Infatti un
giorno spostò l’uovo col becco e lo lasciò
rotolare sul ghiaccio, dove naturalmente io,
per proteggere il piccolo, dovetti prenderlo
per poi metterlo nella piega ventrale del
mio addome.
Il
giorno dopo lei non c’era più, era
scomparsa all’orizzonte.
Cosa
potevo fare io? Seguire la fuggitiva o
abbandonarmi alla disperazione?
Niente
di tutto questo. Mi dedicai
all’incubazione dell’uovo che mia moglie
aveva abbandonato ventiquattro ore dopo
averlo deposto. Per oltre sessanta giorni
non ho toccato cibo.
Intanto
mia moglie si era diretta verso il mare e lì
sì che mangiava a volontà, ma poi... si
addormentò lasciandosi cullare dalle onde,
si riposò e, quando si risvegliò un
giorno, ebbe voglia di rivedermi. Così
corse finalmente da noi.
Ecco
che finalmente riapparve. Ci abbracciò
tutti e due, perché nel frattempo il
piccolo era nato e cresciuto. E adesso siamo
qui a raccontarvi la nostra storia in
armonia, perché finalmente anche lei si
occupa del nostro piccino.
|