Il
titolo "Train de vie" significa
letteralmente in italiano "Treno della
vita".
Questo
film narra l'avventura degli abitanti di un
piccolo villaggio ebraico che, per sfuggire
all'olocausto, decidono di acquistare un
treno sul quale, fingendo di essere
deportati dalle SS, pensano di arrivare
prima in Russia e poi in Palestina. I
sentimenti e le emozioni che si provano nel
seguirne le vicende sono infiniti, ma
soprattutto molto soggettivi perché ognuno
vi può scoprire l'amore, la solidarietà,
l'ironia, la gioia, il divertimento, la
paura, la tristezza e altro ancora. Il
momento che mi ha maggiormente colpito è
quello finale quando si scopre che il
protagonista era detenuto in un lager ed il
treno su cui si basavano le speranze di
salvezza degli ebrei, non era mai esistito
se non nella sua immaginazione; tutto questo
mi ha provocato un senso di grande
tristezza. Ho invece apprezzato con gioia
l'intesa che si era creata tra zingari ed
ebrei in una delle fasi più significative
del film, quando scherzavano e si
divertivano tra loro, ugualmente
perseguitati dai nazisti come se non ci
fosse più posto per l'odio ed il razzismo!
Grande emozione mi è stata trasmessa nella
fase iniziale, quando gli ebrei, con grande
impegno e solidarietà, barattavano quello
che possedevano per poter acquistare il
treno che li avrebbe condotti in Palestina,
sfuggendo così ai nazisti.
Attraverso
questo film ho compreso meglio le terribili
sofferenze che hanno provato gli ebrei nel
periodo dell'olocausto e sono contento di
averlo visto, anche se avrei preferito un
finale più lieto. |