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Informatica alle superiori (III)
di Silvia Zanella

 

Eccoci arrivati alla puntata conclusiva della nostra inchiesta sullo stato di alfabetizzazione tecnologica diffuso nelle scuole superiori scledensi. Dopo gli istituti tecnici Pasini e De Pretto e i licei Tron e Zanella, è ora la volta del professionale Garbin e dell’artistico Martini.

Da questa carrellata sugli effetti della rivoluzione elettronica in città emerge un quadro piuttosto vivace. Praticamente tutti gli istituti superiori sono dotati di una casella e-mail e di un sito web, nella maggior parte dei casi costruito insieme agli allievi. Diverse e fantasiose sono le attività integrative legate a Internet e all’orizzonte si intravedono notevoli opportunità professionali, per chi si intende di tecnologie. Si sta sviluppando anche qui una prima, acerba consapevolezza che i mezzi di comunicazione possono permettere alle scuole di dialogare tra loro, di mettersi in contatto, di scambiarsi idee ed esperienze, anche al di fuori dell’ambito prettamente  formativo.

La situazione scledense, pur nella sua indiscutibile dinamicità, presenta  però uno strano paradosso. A fronte di uno stuolo di ragazzi pronti a imparare di Web e dintorni, una schiera di educatori poco propensi ad adattarsi alle innovazioni dettate dai nuovi mezzi. Da parte degli insegnanti – escluse diverse meritevoli eccezioni – prevalgono dunque un senso di inadeguatezza, una difficoltà evidente nel tenersi aggiornati e nel cimentarsi in una didattica alternativa. Di fatto, è ancora piuttosto esiguo il numero dei professori che usano la rete per tenersi aggiornati, per reperire il materiale educativo e informativo e per movimentare le lezioni. Una maggiore apertura e disponibilità da parte di tutto il corpo docente, a detta degli studenti, non guasterebbero.  Certo, le competenze richieste sono molto elevate: si è di fronte a un cambio nella professionalità sicuramente non semplice, specie per i più tradizionalisti. Ma è un salto di qualità che vale la pena di fare, se non altro per ricevere nuovi stimoli e per andare incontro ai giovani. Anche perché, lo si è già visto in altre parti del mondo, multimedialità e didattica possono costituire un binomio vincente e – oggi più che mai – non ci si può proprio lasciar sfuggire un’occasione del genere.

Ipsia Garbin: una passione che cresce col tempo

Chi l’ha detto che non è possibile imparare divertendosi? All’istituto professionale cittadino sono di tutt’altro avviso: un approccio rilassato ai nuovi mezzi di comunicazione non può che far bene alla didattica. Proprio per questo motivo le attività multimediali del “Progetto Garbin Webmaster” sono aperte a tutti, anche a chi sa a malapena accendere un computer. "Abbiamo notato un forte interesse da parte degli studenti – afferma Giuseppe Lagreca, docente di informatica – e non abbiamo voluto selezionare un’élite dei ragazzi più bravi, solo per avere un sito d’istituto più innovativo. La possibilità di imparare bene il webdesign va offerta a tutti". Una scelta ripagata dall’adesione entusiastica e continuativa di più di una trentina di studenti, che ogni settimana si sono incontrati per aggiornare  http://welcome.to/garbin.it. Fra questi, Erica Dal Soglio, che insieme a due amiche ha curato la sezione della biblioteca: "Trovarci insieme al pomeriggio per fare il sito ha facilitato anche lo scambio di idee fra di noi. In più, alla fine, abbiamo avuto anche un attestato di partecipazione" dice. Oltre alla parte tecnica, dunque, all’Ipsia si è prestato attenzione pure all’aspetto interpersonale e comunicativo. "Osservare come gli allievi si rapportano con le nuove tecnologie si è rivelato utile per scoprire i loro lati più creativi, che nella normale attività didattica tendono a rimanere più nascosti" afferma la professoressa Paola Pianegonda, commentando il progetto di autopresentazione su Internet con siti personali realizzato quest’anno con i giovani di quarta. Una sperimentazione messa in atto in un indirizzo unico nella zona: quello per net operator, varato al Garbin lo scorso settembre. "Non volevamo perdere il treno delle nuove tecnologie, e così ci siamo dati da fare con una specializzazione per venire incontro alle esigenze del territorio", continua Lagreca. Dopo il primo anno di qualifica, i ragazzi si dicono soddisfatti. "Finalmente abbiamo cominciato a usare Internet sul serio, e abbiamo parlato di comunicazione anche nelle altre discipline" afferma Romina Zorzi.

L’elaborazione di ipertesti, intanto, è tornata utile ad alcune neo-diplomate che si sono presentate all’esame di stato sia con la tesina tradizionale su carta che su Cd-rom multimediale. C’è chi, come Sara Gonzo, ha proposto un approfondimento sul fenomeno della globalizzazione e chi, come Federica Eberle, si è buttata sull’e-commerce. Il premio per la temerarietà, comunque, va ad Evenzia Roso, che ha tentato di tracciare l’intricata vicenda-Microsoft.

E gli ex del Garbin? Si sono riuniti in un comitato, capeggiato da Ivan Antoniazzi, che ha fra i suoi intenti quello di diffondere le conoscenze tecnologiche al di fuori della cittadella degli studi. Loro l’idea di “Windows on the world”, lo scambio di competenze con il liceo Zanella di cui abbiamo parlato nel numero di Schio di marzo. Sempre loro tutta una serie di iniziative tra il goliardico e il colto, a disposizione all’URL http://members.xoom.it/cesip.

Liceo artistico Martini: il mezzo (non) è il messaggio

E’ una realtà totalmente diversa dalle altre scuole del territorio, quella che si riscontra al liceo artistico Martini. Non c’è traccia di fervori futuristici, non si grida al miracolo del Web. E’ vero, è stato rinnovato il laboratorio informatico: ma non è ravvisabile alcun sintomo della sindrome da computer. A sintetizzare l’approccio del liceo nei riguardi dei nuovi media, una frase di Franco Destro, professore di informatica: "Personalmente rabbrividisco all’idea di vedere ragazzi che se ne stanno tutto il giorno davanti allo schermo".

Al Martini, dunque, si prende con le pinze la rivoluzione elettronica, cercando di tenere come punto di riferimento costante la cultura generale degli studenti, nella convinzione che le nuove tecnologie siano "uno strumento in più, da usare criticamente e senza mitizzazione".

Come in altri istituti del territorio si tenta di integrare trasversalmente le diverse competenze scolastiche acquisite, mettendo insieme i software più svariati per offrire una visione più completa delle singole discipline. Lo studio di Salvador Dalì, dunque, va di pari passo con la videoscrittura, così come una particolare tecnica pittorica si accompagna all’apprendimento di un particolare sistema applicativo.

"Se manca la competenza negli ambiti del disegno e della storia dell’arte – afferma l’insegnante Lucia Losavio – è difficile che un messaggio, per quanto elaborato a livello tecnico, sia anche efficace". Ecco così che vengono sì adoperati i programmi di grafica più innovativi, ma si tiene sempre d’occhio l’impostazione artistica di fondo propria dell’istituto. Vengono curate in modo particolare la realtà virtuale e la modellazione tridimensionale, rivelatasi utili per chi, all’esame di stato, ha voluto presentare anche un Cd-rom multimediale. E’ il caso di Stefano Ciffo, che si è presentato alla commissione con una ricerca su “Van Gogh e il suo tempo”, "una sorta di museo virtuale che ripercorre le tappe principali dell’evoluzione artistica del pittore olandese".

Meno sfruttate le potenzialità di Internet, usato quasi esclusivamente a fini di documentazione e di orientamento. Manca anche il sito d’istituto, che verrà costruito da Destro. Pochi i docenti non informatici che accompagnano i ragazzi a navigare, scarso – qui come altrove -  l’aggiornamento. Tra i professori sembra dunque prevalere un certo distacco rispetto alle innovazioni dell’on line  e del multimediale.

I ragazzi, dal canto loro, si dividono in due schieramenti. Se c’è chi, come la neo-diplomata Elisa Acquasaliente, lamenta  la mancanza di basi informatiche per entrare nel mondo del lavoro, c’è anche chi propende per una visione pedagogica tradizionale. "Per quanto mi riguarda, trovo che la multimedialità che facciamo a scuola sia anche eccessiva – dice il diciannovenne Davide Dal Prà – Se è vero che i nuovi mezzi sono più facili, non è detto che siano anche più piacevoli. Che gusto ci trovo a cliccare, quando la mia vera passione è disegnare?".

Silvia Zanella