Per
ogni individuo e per ogni comunità di individui vi è un
territorio particolare,luoghi, oggetti ed esseri viventi che
formano la rete complessa dei rapporti esistenziali ad affettivi
che costituiscono l’identità individuale e collettiva. Ma
questo rapporto tra uomo e lo spazio si va sempre più
affievolendo. La voce dei luoghi è oggi voce di minoranza
inascoltata. I suoi testi, scritti nei tempi lunghissimi, i
sistemi naturali, la storia scolpita nel paesaggio, sono in
parte cancellati. Essi attendono di essere liberati dal rapporto
utilitaristico di dominio, uso e consumo che l’uomo ha
voluto.Attendono un dialogo più sereno ed amico e una rinnovata
costruzione del
rapporto tra uomo e spazio. L’antica visione biblica ci parla
della città delle mura, dove muri spessi impediscono agli
uomini di ascoltare i luoghi e di sentire la voce degli altri
uomini. E ci parla della città delle tende dove anche un
sussurro è di tutti e i luoghi entrano in casa e tutto è casa
e tutto è comunità. La città delle tende che dobbiamo
costruire può essere ancora la dimensione dell’ascolto degli
uomini e dei luoghi. Per ricercare il bandolo della rete dentro
la quale la vita acquista senso. E per riprendere il filo
spezzato di un’identità che ci lega al territorio del nostro
sentire quotidiano. E già oggi ciò che è minoranza subalterna
può tornare a porsi in primo
piano. Può essere di nuovo fonte di ricerca e ricerca di
poesia. Può proporsi come fermento culturale, che riprende i
fili di un’identità spezzata per proseguire con nuovi
percorsi e nuove costruzioni. L’intento di questo moderno
sistema di comunicazione è la ricerca e la reinvenzione dei
luoghi sottratti all’oblio della memoria. Poiché solo la
comunicazione può cogliere poeticamente l’universo dei segni
e la geografia dei significati dell’ambiente che viviamo. Poiché
i luoghi si assomigliano tutti e gli unici che non assomigliano
e che possono dirsi veramente luoghi sono quelli dell’anima.
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