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Storia della Legione Straniera
2^ parte ( 1893-1942)
Poco dopo la spedizione contro Behanzin, la Legione fu chiamata a prendere parte ad un'altra campagna contro un potente africano, dedito alla tratta degli schiavi: Samory, Emiro di Bissandogou. Era un feroce avventuriero senza scrupoli che si era creato un impero nelle valli dell'alto Niger e dell'alto Senegal.
La lotta contro Samory e il suo alleato, Sultano Ahmadou, sarebbe durata per ben vent'anni; ma la partecipazione ad essa della Legione-120 uomini e 4 Ufficiali nel 1892, e un secondo piccolo distaccamento nel 1894- fu limitata.
Le più importanti operazioni che la riguardarono in quel frangente furono quelle del maggio 1893 nella regione di Kayes, e poi in quella di Timbuctu.
Fu laggiù che un Sottufficiale, il Sgt. Minnaert, già famoso per le sue gesta nella presa di Son Tay dieci anni prima, si coprì nuovamente di gloria.
Mentre il XIX° secolo volgeva al termine, il Madagascar e l'Algeria sarebbero stati gli ultimi luoghi dove la Legione avrebbe consolidato ancor più la sua reputazione.
"Quando un soldato francese va in ospedale è per farsi
mandare a casa. Un "Fuciliere Africano" ci va per essere guarito, un Legionario
per morire"
A confermare questo triste epigramma, coniato da un Ufficiale medico, basta scorrere le cifre eloquenti della Campagna del Madagascar. Forza totale della spedizione: 21.600; morti in battaglia: 7; morti per ferite: 13; morti per ragioni diverse: 5.736.
In seguito all'inasprirsi della diatriba tra la Repubblica e la Regina del Madagascar Ranavolo, che si rifiutava di rispettare un trattato del 1885, Parigi decise decise di inviare una forza di spedizione: dopo il Dahomey sarebbe stata la "grande isola" a sentire il peso della volontà francese
La disfatta del 1870 era ormai dimenticata, e comunque si era trattato di una sconfitta dell'Impero; la Repubblica era ora vigorosa, con soli ventitrè anni sulle spalle, liberale e ben intenzionata.
Sbarcato a Majunga il 23 aprile 1895, un Battaglione della Legione fu incaricato di costituire l'avanguardia della forza di spedizione del Gen. Duchène. Il 4 maggio la Legione si mise in marcia o, per essere più precisi, cominciò la costruzione di una strada su cui poter marciare. L'obiettivo primario della spedizione era Tananarive 250 miglia a sud, tra le montagne. Costruire una strada e combattere allo stesso tempo non fu facile: ai francesi occorsero tre mesi e mezzo per coprire la distanza.
"Ad ogni colpo di piccone arrivava un
nuovo attacco di febbri" annotava il Cap. Roulet della 2^ Brigata. "Gli uomini cadono come le mosche; è un grande peccato
vedere questi uomini sfortunati, che avevano cominciato questa campagna così
pieni di spirito e di speranze, morire in silenzio, senza un mormorio o con il
piccone in mano, stroncati dalla malaria o dall'insolazione. Le loro tombe
segnano i luoghi dei bivacchi di ogni notte.
Alla
fine di luglio, dopo aver tentato una qualche difesa, l'esercito della tribù dominante degli Hova abbandonò la strategica posizione di Andriba, porta d'ingresso per l'Altipiano. La strada aperta dai francesi giunse in questo punto il 26 di agosto. Rimanevano ancora 125 miglia da percorrere. Qui, fu deciso di formare una colonna leggera composta dai 4.000 uomini più resistenti, per forzare la marcia su Tananarive. Ancora una volta, la Legione era in testa a tutti.
Partita il 14 settembre, la colonna giunse in vista della capitale il 26. L'esercito Hova che aveva giurato di morire prima di arrendersi, si dissolse nell'aria senza alzare le armi. Il giorno sucessivo il Gen. Duchène si rivolse ai Legionari dicendo:"E' solo
grazie a voi, signori, se oggi siamo qui; se mai avrò l'onore di comandare
un'altra spedizione, chiederò di avere con me almeno un battaglione della
Legione Straniera".
Sette mesi più tardi, nell'insediarsi come Governatore Generale del Madagascar, il Gen. Gallieni aggiunse:" Voglio al mio fianco 600 Legionari affinchè,
se si presentasse il caso, io possa morire decentemente".
La sua richiesta fu esaudita in ben più ampia misura, dato che da allora fino al 1905, un intero Reggimento della Legione Straniera sarebbe sempre stato di stanza in Madagascar.
La fine del XIX° secolo, vide la Legione impegnata nella costruzione di strade,
fortificazioni, scuole e mercati. In Algeria la Legione contribuì in modo determinante a
rendere il paese vivibile, giocando un ruolo di primo piano in un grande programma di
lavori pubblici: agricoltura, strade e linee ferroviarie, ponti, miniere e perfino scavi
archeologici.
Sidi-bel-Abbes, la culla della Legione, era cresciuta in sessant'anni da 6.000 a 40.000
abitanti. Era divenuta una moderna città modello, interamente ricostruita dai Legionari.
Sidi-bel-Abbes finì con l'essere più di un simbolo, per la Legione, divenendone quasi
una religione. Gli uomini fecero di tutto, con le loro mani, con i picconi, con le vanghe
e con la loro indomita volontà.
Essi diventarono marinai, idraulici, giardinieri e urbanisti; con il tempo impararono ad
essere validi elettricisti, meccanici o autisti di bulldozer. In alcuni periodi, i
consiglieri cittadini furono addirittura eletti nelle fila di questi soldati.
Nonostante l'Algeria si modernizzasse, la sicurezza delle frontiere era ancora minacciata.
Questo era particolarmente vero nella vastissima provincia di Orano, dove il confine con
il Marocco , verso ovest, era impreciso, fluttuante e perciò teatro di costanti
conflitti.
Fu per questa ragione che il comando militare francese, nella persona del grande Lyautey,
ben presto si sentì nella necessità di estendere l'autorità francese anche al Marocco,
benchè ufficialmente solo per dare una mano all'esercito del Sultano contro le tribù di
predoni.
La storia di questo intervento è inscindibile da quella della Legione Straniera, e
soprattutto da quella delle originali unità che erano le Compagnie Montate.
Esse non erano certo Compagnie da parata: il loro unico scopo era quello di marciare
veloce e lontano. Sembravano come un pugno di rozzi soldati, accanto ai Cavalieri francesi
del Nord Africa. Ma avevano un'arma segreta: il mulo a due uomini. Quelle pazienti bestie
portavano, infatti, l'equipaggiamento da campagna di due uomini: razioni per sei giorni,
calcolate con precisione e basate sul Kessra, una specie di biscotto di grano arabo,
insieme a a fichi e datteri secchi; ma il mulo portava anche il cibo per se, l'acqua in
bottiglie dalle quali anch'egli aveva imparato a bere, e infine un uomo, mentre l'altro
seguiva a piedi in attesa del cambio.
Gli exploit di queste Compagnie Montate furono dovuti largamente alla loro straordinaria
mobilità: potevano coprire 40 miglia in un giorno, e in molti casi ne fecero 90 in due
giorni. Questa fu la chiave del loro successo: la loro capacità di apparire
all'improvviso tra i razziatori, metteva lo scompiglio nelle loro file e li costringeva a
ritirarsi. Ci furono incessanti scontri con le tribù ostili, solitamente vittoriosi,
altre volte tragici.
Il 30 luglio 1900, presso Taghit, distante circa 40 miglia da Colomb-Bechar, la Compagnia
Montata del 2° Reggimentofu attaccata da circa 900 guerrieri Doui
Menia, un terzo dei quali a cavallo. Per cinque ore il S.Ten. Pauly con il suo plotone
rintuzzò gli attacchi sempre più frequenti, subendo 6 perdite. Tre anni più tardi, il 2
settembre 1903 ebbe luogo la battaglia di El Moungar, che nella storia della Legione è
stata spesso paragonata a quella della stessa Camerone. Ancora
una volta fu la Compagnia Montata del 2° Reggimento ad essere coinvolta in azione nei
pressi di Taghit.
Mezza compagnia, sotto il comando del Cap. Vauchez, era stata destinata come scorta ad un
convoglio di 600 cammelli direttia Taghit. Fu sorpresa presso El Moungar da un grosso
gruppo di guerrieri, oltre 2.000 seguaci del capo ribelle Bou Amama. Per otto ore e mezzo,
i 113 Legionari e due Ufficiali resistettero fra le rocce. All'inizio della battaglia il
giovane e già celebre S.Ten. Selchauhanse, danese, fu ucciso. I suoi uomini morirono
attorno a lui, sottraendo il suo corpo alle mutilazioni berbere. Non molto lontano, il
Cap. Vachez venne visto morire lentamente, ferito al petto, mentre ancora impartiva ordini
ai suoi Legionari. Essi erano rimasti senza cibo e acqua e avevano pochissime munizioni.
Finalmente, alle cinque della sera, una colonna di rinforzo giunse, e mise in fuga i
Chaambas.
La Compagnia Montata del 2° Reggimento aveva resistito al limite delle forze. Aveva avuto
33 morti, compresi entrambi gli Ufficiali, e accusava 40 feriti.
Fu questo tragico incidente che decise il Col. Lyautey, appena rientrato dal Tonkino con
una grande reputazione, ad intraprendere un'azione in Marocco.
Questo intervento si può dire che terminò soltanto nel 1934, molto tempo dopo la resa di
Abd-el-Krim e la sottomissione della regione di Taza. Ma nel frattempo in Europa, una
grande tempesta si stava addensando.
Il 2 agosto 1914 l'esercito francese fu mobilitato al completo: la 1^ Guerra Mondiale
era stata dichiarata. Ben presto, come nel 1870 avevano fatto i loro padri, molti
stranieri residenti in Francia sentirono il richiamo della Patria adottiva, e si
arruolarono. Più di cinquanta nazionalità diverse sarebbero state rappresentate nei
ranghi.
Questi volontari furono in un primo momento raggruppati in campi di addestramento attorno
a Parigi, per poi essere in parte aggregati ai Legionari rimpatriati dall'Algeria e dal
Marocco. Quattro reggimenti furono costituiti in questo modo nel settembre 1914.
Due di essi (il II°/1°R.E.e il II°/2°R.E.)
furono creati attorno ad ausiliari ed Ufficiali provenienti dalle guarnigioni della
Legione in Nord Africa. Il III°/1°R.E., formato a Parigi, includeva elementi tratti
dalla polizia e dai vigili del fuoco. Il IV°/1°R.E., composto interamente da italiani e
comandato da un nipote del grande Garibaldi, sarebbe presto stato rimpatriato nel paese
d'origine quando anche l'Italia entrò nel conflitto.
Il II°/1°R.E. ebbe l'onore di entrare in azione per primo. Fu infatti destinato alla
battaglia dell'Artois nel maggio 1915, dove si buttò all'attacco dei famosi
"Magazzini Bianchi", sulla quota 140, postazione nemica presso Neuivelle-Saint
Vaast. In questo inizio della Grande Guerra, le truppe francesi di fanteria portavano
ancora i famosi pantaloni rossi, eccellente bersaglio per le mitragliatrici tedesche.
Ebbene, entro la prima notte della battaglia, l'obiettivo era stato conquistato, ma le
perdite umane furono tali che il Reggimento, colpito a morte, dovette ritirarsi
immediatamente senza poter gioire della vittoria. Da una forza di 2.900 uomini, il
Reggimento perse il suo comandante, il Col. Cot, i comandanti di Battaglione Mullet,
Gaubert e Noirè; 50 altri Ufficiali e 1.889 uomini di truppa.
Dolorosamente riportato alla forza originale, il II°/1°R.E. fu nuovamente mandato
all'attacco a Givenchy, il 6 giugno. Il prezzo per questa inutile azione risultò di 21
Ufficiali e 624 Legionari uccisi. Nel settembre successivo il II°/1°R.E. tornava
all'azione, alla fattoria Navarine nella regione dello Champagne, ad est di Berry-au-Bac.
Questa volta le perdite furono così gravi, che il Reggimento fu sciolto.
Nel contempo il II°/2°R.E., suo gemello, non fu certo risparmiato. Anch'esso fu
impegnato nei settori dello Champagne, Reims e Paissy, per essere poi avviato in settembre
a Souain e alla fattoria Navarine. Ciò che restava dei due Reggimenti venne raggruppato
nel "Regiment de Marche de la Legion Etrangere" (R.M.L.E.). La Legione sarebbe
stata rappresentata al fronte da questo unico Reggimento. Ma che Reggimento! Esattamente
in tre anni , dalla formazione l'11 novembre 1915, al giorno dell'armistizio l'11 novembre
1918, il RMLE sarebbe divenuto il Reggimento più
decorato di Francia.
Il prezzo di questo onore sarebbe però stato altissimo, un vero "conto del
macellaio": 139 Ufficiali, 349 Sottufficiali e 3.628 Legionari uccisi, senza
considerare i feriti e i dispersi.
La prima azione di rilievo del giovane Reggimento ebbe luogo a Belloy-en-Santerre nel
luglio 1916. Durò cinque giorni, dal 4 al 9, e costò al Reggimento 25 Ufficiali e 844
uomini. Tra essi c'era anche il giovane scrittore e poeta americano Alan Seeger.
Dal 23 dicembre 1916, fino all'aprile 1917, il RMLE prese parte a numerosissime azioni,
tanto sparpagliate e distanti fra loro quanto limitate nel tempo. Il perpetuo movimento
del Reggimento lungo il fronte, gli valse il soprannome di "1° Reggimento
Traslochi". Nell'aprile 1917, ebbe inizio la grande offensiva francese. La Divisione
"Marocco" nella quale il RMLE serviva, avrebbe dovuto attaccare trincee nemiche
presso Reims, sulla Suippe. L'obiettivo della Legione era quello di catturare una
postazione, conosciuta come "la Baia", ai margini del villaggio di Aubèrive.
Il 17 aprile, il RMLE saltò fuori dalle sue trincee. Non andò molto lontano. Il fuoco di
artiglieria preparatorio non era stato sufficiente, e i nidi delle mitragliatrici tedesche
erano ancora intatti. I Legionari improvissarono. Strisciando in avanti a piccoli gruppi,
liberando il terreno palmo a palmo, con le bombe a mano; ogni più piccolo tratto di
trincea, postazione o fortificazione divenne campo di battaglia, guadagnato solo con il
corpo a corpo.
Questa lotta sanguinosa e senza pietà, durò quattro giorni al termine dei quali il RMLE
aveva catturato sette chilometri di trincee nemiche. Stremati, i Legionari furono
richiamati dalla prima linea. Per questo nuovo fatto d'armi, ricevettero la loro quinta
menzione nei bollettini di guerra. Pochi giorni più tardi, un nuovo comandante Giunse a
prendere il posto del Col. Duriez, morto a Aubèrive. Questo Ten.Col. ROLLET era già un
nome famoso nella Legione.
Non molto tempo prima, aveva servito nelle Compagnie Montate nel Sud Oranese, ed in
Marocco. Era un uomo piccolo e asciutto, con una barba corta e ispida, che vestiva sempre
la sua uniforme da deserto - una tunica color sabbia senza camicia e stivali senza
calzini. Rollet si rivelò immediatamente il leader che il Reggimento attendeva: egli lo
avrebbe portato a vette di gloria, guadagnandosi il soprannome di "Padre della
Legione".
Dopo un breve episodio nel quale il Presidente della Repubblica appuntò personalmente
alla bandiera del RMLE il nastrino giallo e verde della Medaglia Militare, il Reggimento
si trovò, nell'agosto 1917, nel settore di Verdun. Nel quadro generale di un tentativo di
riconquista delle posizioni perdute dal gennaio precedente, gli obiettivi della Legione
sarebbero stati le "Baracche Bianche", la parte est del bosco di Cumières, il
villaggio di Cumières e il bosco di Forges.
Si trattava di un programma ambizioso, ritenuto impossibile da parecchi. Chiunque la
pensasse così, certo non conosceva Rollet ed i suoi uomini: non solo essi conquistarono
gli obiettivi assegnati, ma lo fecero in un tempo assai minore di quello stimato. Si
spinsero oltre: conquistarono il villaggio di Règnaville e giunsero per primi sulle rive
della Mosa. A paragone delle perdite subite in battaglie precedenti, i 53 morti di questa
offensiva erano o sembrarono proprio pochi. E la economia di vite voluta dal nuovo
Colonnello non mancò certo di rincuorare i Legionari.
Con l'inizio del 1918, la grande offensiva di primavera tedesca fece saltare il settore
inglese del fronte presso San Quintino. Il 21 marzo, la prima linea alleata cedette. Il 2
aprile, la Legione venne spedita in tutta fretta nel settore di Amiens, minacciato
seriamente dalla rapida avanzata tedesca. I Legionari ci dettero dentro: il 25 aprile,
andarono all'attacco avendo per obiettivo la foresta di Hangard. La conquistarono in un
bagno di sangue, nel quale i Legionari ancora una volta dimostrarono il loro sangue freddo
e il loro coraggio. Rimasto senza Ufficiali dopo il macello delle prime ondate d'attacco,
il 1° Battaglione del RMLE passò per un certo periodo al comando di un soldato semplice,
il Legionario Kemler, un volontario lussemburghese. Finalmente il nemico abbandonò le
posizioni e si ritirò. La porta per Amiens era chiusa, e il ringraziamento per la Legione
fu una settima menzione nei Bollettini.
Il 6 maggio 1918 il RMLE si trovava per un meritato riposo nella zona di Versigny; ma
sarebbe stata una sosta molto breve, dato che il 27 i tedeschi sferrarono un nuovo attacco
che in breve ebbe ragione delle difese dello Chemin Des Dames e raggiunse la Marna presso
Chateau Thièrry. Rinforzi francesi vennero immediatamente dirottati verso quella zona. Il
29 maggio, il RMLE giunse in prossimità di Saconin-Breuil, in mano al nemico. Qui, una
volta di più, gli uomini di Rollet diedero l'esempio al resto dell'esercito. Sotto un
continuo martellamento senza pietà. i Legionari mantennero le posizioni: sapevano fin
troppo bene che se avessero ceduto, la strada per Parigi si sarebbe aperta. Per la
Legione, come pure per il resto delle armate alleate, si avvicinava il momento in cui la
rivincita ed una necessaria offensiva divenivano possibili. All'alba del 18 luglio 1918,
gli alleati scatenarono l'attacco. La Legione si trovava a Sain-Pierre-Aigle. Sostenuto
dai carri leggeri Renault, il RMLE fece rapidi progressi: in poche ore conquistò quattro
chilometri di territorio nemico - una rapidità di avanzata molto diversa dagli standard
del 1915-18. Tre giorni più tardi, i Legionari combattevano ancora, ricacciando
velocemente i tedeschi all'indietro. Le perdite furono pesanti: 780 tra Ufficiali e
soldati, compresi il Comandante Marseille ed il Cap. De Sampigny, comandante del 3°
Battaglione. Ma la Legione aveva catturato 450 uomini e 20 cannoni.
Dal 2 al 14 settembre, il RMLE venne nuovamente gettato nella battaglia: la difficile
missione era quella di spezzare le fortificazioni, fino allora intatte, della "Linea
Hindenburg". Il 1à settembre il Reggimento prese possesso del settore. Il 2
entrarono a Terny Sorny. Il 5 catturarono Sorny, Neuville-sur-Margival e il tunnel di
Vauxaillon. E così si andò avanti per tredici giorni. Il RMLE fece miracoli: il 3° Btg
di Maire catturò un numero di prigionieri superiore ai Legionari stessi. Il 17 settembre
l'obiettivo fu raggiunto: una breccia nella "Linea Hindenburg".
Durante i primi giorni di novembre, il RMLE stava preparandosi per il grande attacco che
avrebbe dovuto portare alla conquista di Metz; esso avrebbe dovuto essere sferrato il 15,
ma il cessate il fuoco dell'11 pose termine alla guerra. Il lavoro del Reggimento di
Marcia della Legione Straniera era stato compiuto.
Il RMLE si era meritato molto dalla Francia e nonostante l'imminente scioglimento il suo
spirito non morì. La Bandiera del Reggimento, decorata con la Medaglia Militare e la
Legion d'Onore, nove volte menzionata nei Bollettini, vennero passati ad un nuovo
Reggimento, il 3° R.E.I., che a sua volta avrebbe portato lustro
ed onore alla Legione nelle campagne marocchine del futuro.
Nell'agosto 1914, l'attenzione del governo francese era interamente assorbita in
Europa. In Marocco, il Comandante Generale Lyautey, ricevette perciò ordini molto chiari:
avrebbe semplicemente dovuto tenere "il Marocco utile" - e cioè quella piccola
parte del paese che era rappacificata. Tali ordini non tenevano in conto il carattere di
Lyautey: egli riteneva che rinunciare all'iniziativa nelle operazioni, significava
accettare un'inevitabile ritirata finale. Di conseguenza, nonostante le deboli forze a lui
rimaste, continuò nell'originale progetto affidatogli.
Fra le truppe ancora sotto il suo comando, c'erano due Reggimenti di Marcia della Legione
e due Compagnie Montate. Queste unità fortemente provate erano composte quasi
esclusivamente da tedeschi, austriaci, bulgari e turchi, che ovviamente non potevano
essere impiegate in Europa durante il conflitto 1915-18.
Fedeli al loro motto "Onore e Fedeltà", questi Legionari provarono il loro
valore consegnando ai loro camerati duramente tartassati dall'olocausto del fronte Ovest,
tutto ciò che era stato affidato alla cura delle loro armi.
La pace alla fine tornò in Europa, e la Legione in Nord Africa. Laggiù essa si curò le
ferite, si riorganizzò, e accettò nei propri ranghi molti sopravvissuti degli eserciti
sconfitti, insieme a molti altri uomini di altre nazioni che avrebbero trovato difficile
vivere senza il rude cameratismo che avevano scoperto in uniforme. Questo nuovo fiotto di
volontari, permise la ricostituzione del glorioso RMLE, nuovamente battezzato 3° Reggimento
Straniero di Fanteria (3° R.E.I.). Il 2° Reggimento
Straniero, da allora in poi 2°
Reggimento Straniero di Fanteria (2° R.E.I., lasciò la sua vecchia base di Saida in Algeria e si trasferì in Marocco. I
resti delle unità che avevano tenuto il Marocco durante la Grande Guerra, vennero
amalgamati nel 4° Reggimento
Straniero di Fanteria (4° R.E.I.).
Questi Reggimenti, insieme ad un nuovo Reggimento
Straniero di Cavalleria (1° R.E.C.), presero parte a tutte le operazioni che portarono alla
pacificazione dell'intero Marocco del Nord tra il 1920 e il 1925.
Nel 1923 Lyautey era fermamente determinato a ripulire la "Macchia di Taza" (
una regione, una "macchia" colorata di grigio sulle mappe del Marocco). Fortezza
naturale formidabile, trovandosi nella montagnosa regione dello Djebel Tichoukt, era
praticamente l'unica zona dove trovavano riparo le tribù ostili del Marocco. Questi
grossi gruppi di guerrieri erano estremamente ostinati. L'anno precedente, il 6 maggio, a
Scoura, il 3° Battaglione del 3° REI si era guadagnato una menzione nei Bollettini per
una battaglia di dodici ore ingaggiata contro i guerrieri di Ait Tsegouchen, superiori di
numero ai Legionari del Comandante Nicolas, in ragione di 2 a 1. Ma ben altri pericoli
incombevano sulle frontiere nord del Marocco. Nella parte spagnola del paese, un cocciuto
leader nazionalista, Abd-el-Krim, aveva incitato le tribù Berbere del Rif alla
ribellione. Ben presto, quella che inizialmente era cominciata come una rivolta, divenne
una vera e propria guerra su larga scala con ben 10.000 Rifani sul campo, forniti di
artiglieria manovrata da mercenari europei.
Nonostante le sue precedenti vittorie sugli spagnoli nel 1921, e sui francesi nel 1924-25,
Abd-el-Krim fu finalmente fermato e costretto alla difesa sul finire dell'anno. Tutti i
Reggimenti della Legione presenti in Marocco presero parte a questa campagna. Nel maggio
1926 , il 2° REI combattè le battaglie decisive di Djebel Iskritten e di Targuist. Il 26
di quello stesso mese, Abd-el-Krim si arrese.
Quello stesso anno, una serie di operazioni diverse ebbero luogo nell'ostinata zona della
"Macchia di Taza". Djebel Tichoukt, Djebel Trankararauf, Djebel Taskert e Tizi
Tamiat caddero una dopo l'altra nell'estate 1926. Finalmente, il 25 luglio 1926, gli
ultimi nascondigli nella regione di Taza vennero ripuliti. Sarebbero tuttavia dovuti
passare altri sette anni prima che il Col. Lyautey considerasse raggiunto il suo
obiettivo.
La campagna finale di rappacificazione del Marocco ebbe per scenario il Djebel Sagho, dove
gli ultimi insorti furono dispersi fra le rocce desolate della regione. La Legione si
impegnò particolarmente nelle ultime battaglie, e dopo un "tour de forces" di
42 giorni, l'ultimo capo ribelle si arrese il 24 marzo 1933.
Quando il RMLE lasciò la Francia per tornare in Marocco alla fine della Grande Guerra,
l'Alto Comando francese aveva avuto infinite opportunità per apprezzare le qualità dei
Legionari. Vi erano state serie discussioni circa il progetto di un'intera Brigata
Legionaria. Nel 1925, la situazione politico-militare in Siria, posta sotto mandato francese dalla
Lega delle Nazioni alla fine della I^ Guerra Mondiale, si era molto deteriorata. Per oltre
cinque anni i sostenitori di un impero pan-arabico, avevano apertamente gettato benzina
sul fuoco di un generale malessere nei confronti dei francesi da parte dei Drusi. La morte
dell'Emiro Selim, il Governatore filo-francese dei Drusi Djebel, fu la scintilla che fece
scoppiare l'aperta rivolta delle tribù. Nel 1934, dopo ventisette anni di lotte e combattimenti, la Legione prese parte alle
ultime schermaglie di quella lunga campagna che era stata la pacificazione del Marocco.
Una vicenda epica ebbe termine, e le guarnigioni tornarono ad una vita pacifica dentro i
loro fortini. I Legionari, tuttavia, non ebbero modo di restare inattivi. Secondo i vecchi
insegnamenti di Lyautey, essi cominciarono a lavorare per costruire un solido Stato, il
moderno Marocco. Posarono i fucili e presero picconi e badili. Pur essendo responsabili
per la costruzione di forti, strade, ponti, strade ferrate, il più evocativo simbolo del
loro lavoro manuale sarebbe stato il famoso tunnel di Foum Zabel. Esattamente come nel 1870 e nel 1914, molti stranieri residenti in Francia si
arruolarono nell'esercito francese. Furono raggruppati in tre Reggimenti : il 21°, 22° e
23° Reggimento di Marcia dei Volontari Stranieri (R.M.V.E.). Furono costituiti altri due
Reggimenti di Fanteria Straniera: l'11° e 12° R.E.I., richiamando riservisti che
avrebbero servito al comando di Sottufficiali e Ufficiali provenienti dai ranghi
effettivi. Il 97° Gruppo di Ricognizione Divisionale Straniero (G.E.R.D.97) fu invece
formato dalla Cavalleria della Legione. Inizialmente, la Brigata Libera Francese, ( nella quale la 13^ DBLE ora serviva, forte
di due Battaglioni) del Gen. Koening, venne comandata per un attacco al Passo Halfaya, nel
gennaio 1942. Arrivò troppo tardi. Il Comando del'VIII^ Armata Britannica, alla quale la
Brigata Libera Francese era stata aggregata, la spedì a sostegno della costruzione della
linea difensiva di Gazala. Quegli uomini furono mandati nella estrema punta meridionale
della linea chiamata la "scatola" di Bir Hakeim. Poco dopo lo sbarco americano, l'Armata Francese in Africa si era mobilitata, e si
preparava ad entrare in azione. La Legione era ben rappresentata. Nel dicembre 1942 venne
formato il 3° Reggimento di Marcia di Fanteria Straniera (3° R.E.I.M.); più tardi, con
elementi richiamati dal Senegal, lo seguì il 1° R.E.I.M.. La Cavalleria dette vita
anch'essa ad una sua unità indipendente di ricognizione, che sarebbe poi stata la prima
ad entrare in azione.
Il 5 agosto 1920, il Presidente della Repubblica emanò una Legge che venne adottata dalla
Camera dei Deputati e dal Senato, con la quale si autorizzava la formazione di una
"Cavalleria Straniera", quella di una "Artiglieria Straniera" e quella
di un Battaglione di "Genio Straniero". Nei fatti, solo la prima di queste
unità vide davvero la luce. Tra il dicembre 1920 e il maggio 1921, quattro Squadroni
furono successivamente formati a Saida, in Algeria, sotto la supervisione del 2° R.E.I.. Da li essi furono mandati in Tunisia, regione prescelta
come base del 1° Reggimento Straniero di Cavalleria (1° R.E.C.).
Gli Ufficiali e molti Sottufficiali provenivano dalla cavalleria metropolitana francese, o
del Nord Africa, come gli Spahis e gli African-Chasseurs. Alcuni alti gradi vennero
trasferiti dai Reggimenti Stranieri di Fanteria. Gli uomini provenivano, per la maggior
parte, da due distinti gruppi nazionali: Russi bianche, delle Armate di Wrangel e di
Denikin, che avevano trovato la via dell'Ovest dopo la sconfitta ad opera dell'Armata
Rossa del 1920: ed Ungaro-Tedeschi, in fuga dai loro paesi in rovina.
Il valore operativo che il 1° R.E.C. dimostrò immediatamente, era tra l'altro garantito
dalla grossa presenza di esperti cavalleggeri, molti dei quali erano stati Sottufficiali o
addirittura Ufficiali presso gli eserciti di provenienza.
Soueida fu presto minacciata da 7.000 guerrieri Drusi. Il 22 luglio 1925, essi tagliarono
letteralmente a pezzi la colonna del Cap. Normand; i sopravvissuti, fanti e Spahis,
trovarono rifugio nel vecchio forte turco a Soueida. Una colonna di rinforzo venne mandata
immediatamente, ma fu attaccata a sua volta il 2 e3 agosto, con perdite di quasi 600 morti
e 300 feriti. Il Gen. Sarrail, Comandante Supremo nel Levante, chiese rinforzi. Il 4°
Squadrone del 1° REC venne imbarcato in Tunisia in tutta fretta, alla volta di Beirut
dove arrivò il 20 agosto.
Entro il 24 era a Damasco pronto per l'azione. Al comando del Cap. Landriau, lo Squadrone
comprendeva 5 Ufficiale e 165 tra Sottufficiali e Legionari, principalmente russi e
tedeschi. Tra di loro c'era anche un ex Colonnello della Cavalleria dello Zar, poi
Generale dell'Armata Bianca, ora in servizio come Legionario semplice nonostante la sua
barba bianca. Il 2 settembre, lo Squadrone si congiunse con il Comandante Kradzert e il
suo V/4° REI. Le due unità della Legione si diressero verso l'area di operazioni di
Ezraa Soueida, a circa 70 chilometri a sud di Damasco. L'11 dello stesso mese esse
ricevettero ordini di occupare posizioni difensive presso Messifrè, una piccola cittadina
mercantile, divisa da giardini, con un labirinto di mura. Il 16, una pattuglia fu
attaccata da 800 drusi, ma riuscì ugualmente a sfuggire, con una sola perdita e quattro
feriti. Furono però ricevute informazioni secondo le quali 3.000 guerrieri ribelli si
stavano dirigendo verso Messifrè.
Il 17 settembre, all'una del mattino, venne sferrato l'attacco. Ondate di guerrieri,
seguiti dalla cavalleria, si lanciarono sulle trincee tenute dai Legionari. I drusi
riuscirono a raggiungere la base delle mura, nonostante il tremendo fuoco dei fucili
automatici e dei cannoncini da 37mm. Con il continuo pericolo di essere sopraffatti, i
Legionari combatterono tutta la notte, spesso con il corpo a corpo. I recinti dei cavalli
furono invasi e tutte le guardie uccise; solo a metà della mattinata gli attaccanti,
incapaci di sopraffare la strenua resistenza dei Legionari, cominciarono a ritirarsi,
trasportando i caduti. Ma solo dopo la seconda notte, ed in seguito ad un bombardamento di
tre aeroplani francesi, i drusi si ritirarono definitivamente. Questo scontro che costò
ai ribelli almeno 500 morti, un ugual numero di feriti e otto bandiere, aprì la strada a
Soueida assediata.
Il Forte fu infine liberato dalla Colonna Gamelin il 26 settembre. Lo Squadrone di
Cavalleria della Legione perse 1 Ufficiale, 15 Legionari, 25 feriti e tutti i cavalli. Il
IV/1°REC ebbe una menzione nei Bollettini dell'Armata del Levante per mano del Gen.
Sarrail.
Dopo essere stata ricostruita a Rayack, l'Unità di Cavalleria della Legione fu comandata
a far parte della Colonna di Cavalleria impegnata a ovest del Monte Hermon. Il 5 novembre
la colonna, comprendente il IV/1°REC e uno Squadrone del 12° Spahis, si attestò presso
la vecchia cittadella di Rachaya, un forte diroccato dominante su di un grosso villaggio,
abitato da circa 3.000 persone. Alcune ricognizioni stabilirono che almeno 3.000 ribelli
si stavano dirigendo verso il forte. Le pattuglie furono aumentate e l'intero dispositivo
fu messo in stato di allarme. Il 18, due sezioni furono attaccate durante una
perlustrazione, ma riuscirono a sfuggire con la perdita di 2 morti, 3 feriti e 3 dispersi.
Il 20, il gruppo portaacqua venne fatto oggetto di scariche di fucileria dalle colline
circostanti. Il 21, tutte le comunicazioni furono interrotte e i drusi cominciarono ad
infiltrare i loro uomini nel villaggio. Il primo attacco del nemico, in quello stesso
giorno, ebbe ragione della vecchia torre della città, che dominava tutte le postazioni
francesi. Nonostante una fiera resistenza, i suoi occupanti furono trucidati fino
all'ultimo. Il mattino seguente il combattimento riprese sui bastioni del forte. Di fronte
alla selvaggia resistenza dei Legionari, che stavano già terminando le munizioni, gli
attaccanti si ritirarono verso le tre del pomeriggio, ma solo per ritornare all'assalto
più numerosi, verso le cinque del mattino del 23.Con soli tre Legionari, l'Aiutante Capo
Gazeu difese l'ingresso della cittadella con le bombe a mano. Un successivo contrattacco
alla baionetta liberò l'accesso a sud, ma lle dieci un altro attacco dei drusi spazzò
via i difensori dalla porta.
I Legionari si ritirarono sulle costruzioni nord del forte. A questo punto, sotto tiro
battente, la guarnigione riuscì a tenere le postazioni soltanto grazie a due ulteriori
cariche alla baionetta, malgrado gli oltre cento feriti. La situazione era ormai
disperata, quando improvvisamente apparecchi francesi apparirono nel cielo e presero a
bombardare il nemico ammassato sotto le mura. Una colonna di rinforzo fu annunciata molto
vicina, e quella notte la guarnigione potè riposare a tratti. Il mattino seguente, 24
novembre, ci fu un altro attacco nemico, ma esso non andò a segno, ed alle undici
l'assedio fu tolto. I drusi si ritirarono sulle montagne dopo aver perso circa 400 uomini.
Lo Squadrone della Legione ne aveva persi 12 e accusava 34 feriti. Ancora una volta
ricevette una menzione nei Bollettini.
Durante quattro mesi di campagna, i cavalleggeri del Cap. Landriau provarono di non aver
nulla da imparare dalla fanteria della Legione. Avevano reso giustizia al 1°REC per un
posto alla testa delle colonne della Legione.
Un desiderio che sarebbe stato immortalato nell'inno del Reggimento: "Quando una colonna della
Legione Straniera marcia nella Siria insanguinata, è la Cavalleria Straniera che
ne è alla testa".
Qui, tra il 27 giugno 1927 e il 6 marzo 1928, la Compagnia Pionieri del 3°
R.E.I. scavò una galleria attraverso la solida roccia della collina, lunga 60 metri e
larga 3, il tutto con piccono, pale e piedi di porco. All'ingresso del tunnel una semplice
iscrizione riassume l'orgoglio di quei Legionari :"LA MONTAGNA CI SBARRO' LA STRADA. L'ORDINE ERA DI PASSARE
COMUNQUE: LA LEGIONE UBBIDI'"
Fu durante questo periodo che la Legione Straniera si prese sulle spalle i suoi doveri:
dal Marocco al Tonkino, dal Sahara alla Mauritania la Legione cominciò a scoprire la sua
mistica profonda. Si stava avvicinando il centesimo anniversario della fondazione. Per
commemorarlo, Rollet, ora Generale e presto il primo Ispettore Generale della Legione,
decise di erigere il più splendido Monumento di Guerra alla Memoria mai costruito. Il
lavoro fu intrapreso senza il minimo aiuto finanziario del Governo. Il Monumento della Legione ai suoi Caduti, eretto nel 1931 a Sidi-bel
Abbes fu smontato nel 1962 e portato a Aubagne, dove sorge ancora oggi. Esso rappresenta
il cuore pulsante della Legione, il nodo che unisce tutti gli infiniti fili della grande
famiglia della Legione Straniera, attraverso generazioni e continenti.
Ma, altrove nuvole di tempesta si stavano adunando, e il 3 settembre 1939, la Francia e i
suoi alleati dovevano nuovamente scendere in guerra. Era quello l'inizio della II^ Guerra
Mondiale.
L'11° REI, la prima di queste unità ad essere costituita, fu anche la prima a ricevere
il battesimo del fuoco nemico, l'11 giugno 1940, nel settore di Verdun, si distinse nella
eroica difesa del bosco di Inor, contro un'intera divisione tedesca. L'11° REI fu però
quasi completamente annientato; i sopravvissuti combatterono ad oltranza fino
all'armistizio del 22 giugno; quando furono costretti ad abbandonare le armi, i soldati
furono lasciati liberi e la Bandiera del Reggimento venne bruciata. Di quasi 700 Legionari
fatti prigionieri a Verdun, circa 500 riuscirono a fuggire. Sarebbero riapparsi più tardi
in Nord Africa, costituendo la spina dorsale dell'esercito del Generale Lattre de Tassigny
nel 1943. Un'altra unità fu creata nel febbraio 1940: la 13^ Mezza Brigata di Montagna della Legione
Straniera (13^D.B.M.L.E), sotto il comando del
Ten.Col. Magrin-Vernerey.
Si era pensato, in un primo memento, di inviare tale unità in Finlandia, come aiuto
contro l'invasione sovietica. Ritardi nell'addestramento e incertezze del Governo
annullarono il progetto. La Norvegia sarebbe stata la sua reale destinazione, strano paese
artico per una unità formatasi sulle sabbie del deserto. Imbarcatasi a Brest il 22 aprile
1940, la 13^ DBMLE raggiunse Liverpool il 25 dello stesso mese, ripartendo quattro giorno
più tardi per arrivare il 6 maggio a Ballangen, la base avanzata per le operazioni a
Narvik. All'alba del 13 maggio i Legionari approdarono sul suolo norvegese. In poche ore
il 1° Btg. catturò Bjervik mentre il 2° Btg. raggiunse Moeby. Il giorno successivo, una
pattuglia distrusse velivoli tedeschi basati sul lago Hartvigvand. L'obiettivo risolutivo,
però, era Narvik, sull'altra sponda del fiordo di Rombak. Il secondo sbarco ebbe luogo il
28 maggio. Il 2° Btg. scalò le rocce, e ben presto un duro combattimento si scatenò
lungo la ferrovia che collegava Narvik con la Svezia, fino a quando la notte non vide il
1° Btg. penetrare nel cuore di Narvik stessa. L'operazione fu un completo successo, e i
giorni che seguirono furono testimoni della ritirata tedesca fino alla frontiera. I
reparti tedeschi furono salvati all'ultimo momento e soltanto dall'offensiva tedesca in
Francia: Parigi aveva bisogno di tutte le truppe disponibili. I Legionari si dovettero
reimbarcare in gran fretta. Ma entro il 6 giugno era tutto finito. Dopo aver speso giorni
e giorni cercando di organizzare la difesa in Bretagna, la "13^" si trovò
ancora una volta a salire sulle chiatte a Brest per una nuova traversata alla volta
dell'Inghilterra. Laggiù, alla 13^DBMLE fu offerta la scelta tra continuare a servire
sotto il Gen. De Gaulle, al fianco degli inglesi, o quella di rientrare in Marocco. Il 2°
Btg., il cui comandante Guènichault era stato ucciso a Narvik, e nel quale l'influenza
del Principe Georgiano Cap. Amilakvari era molto forte, scelse la
Francia Libera. Il 1° Btg. preferì il rimpatrio in Nord Africa. il 31 agosto i Legionari
del 2° Btg. si imbarcarono ancora una volta in Inghilterra. Dopo aver circumnavigato
l'Africa, la loro zona di operazioni sarebbe stata contyro gli italiani in Eritrea. Qui,
l'8 aprile 1941, essi presero il porto di Massaua dalle mani di una guarnigione composta
da 14.000 uomini.
Tuttavia, sarebbe stato nel deserto occidentale che la vera gloria avrebbe atteso i
Legionari della 13^ DBLE.
Bir Hakeim è il "deserto" del deserto, sconfinatamente desolato. Per tre mesi i
Legionari ed i loro camerati della colonia, approntarono le difese, dandoci sotto.
Sapevano che il tedesco Afrika Korps e gli italiani, stavano preparandosi all'offensiva.
Rommel aveva pianificato di prendere Tobruk per poi marciare su Alessandria; aveva la
possibilità di infliggere uno scacco matto, ma non aveva neppure sospettato la disperata
resistenza che i francesi avrebbero opposto a Bir Hakeim. Questo gli costò dieci giorni
di ritardo. Quei dieci giorni furono preziosi per l'VIII^ Armata, che potè in questo modo
ritirarsi in relativo buon ordine, ricostituendosi sulla linea di El Alamein.
Il 26 maggio, Rommel lanciò la sua offensiva verso Tobruk. I primi ad arrestarsi contro
le difese di Bir Hakeim furono gli italiani: in poche ore, 33 carri armati della Divisione
"Ariete" vennero distrutti. Rommel decise a questo punto di assumere
direttamente il controllo delle operazioni contro il caposaldo. Nonostante continui
bombardamenti e numerosi attacchi, Bir Hakeim resistette per 14 giorni. Il 10 giugno
Koening fece evacuare le posizioni, e con un'ultima sortita, i Legionari riuscirono a
rompere l'accerchiamento nemico.
All'inizio di novembre 1942, gli americani sbarcarono in Marocco: il secondo fronte
occidentale si era aperto. Pochi giorni prima, il 23 ottobre, il Gen. Montgomery aveva
sferrato il suo attacco da El Alamein. La missione della Legione era quella di catturare
il costone di El Himeimat, sul margine della Depressione di El Qattara. Fu la che , alle
09.30 del 24 ottobre, il Col. Amilakvari, comandante della 13^ DBLE, venne ucciso.
Ricostituita durante l'inverno successivo, la 13^ prese parte all'avanzata verso la
Tunisia nei primi mesi del 1943. Laggiù c'è l'incontro con i compagni d'armi provenienti
dall'Algeria, ritornati al combattimento alla fine del 1942, attaccando le forze dell'Asse
dalla frontiera algerina.
L'11 gennaio, infatti, essa attaccò e respinse il nemico a Foum-el-Gouafel, facendo 200
prigionieri e impossessandosi di 30 cannoncini da 47mm. Pochi giorni dopo il 3° REIM,
impegnato al fianco degli inglesi in direzione di Djebel Mansour, si scontrò duramente
contro i carri di Von Arnim. L'armamento francese, come il più moderno armamento
americano, non reggeva il confronto con i "Tigre" tedeschi. Il 3° REIM accusò
gravi perdite, ma i Legionari si presero la loro vendetta.
In aprile, infatti, gli alleati avanzarono, e il 9 maggio il 3° REIM prese Zaghouan. Nel
momento del cessate il fuoco, l'11 maggio, il Reggimento aveva già fatto oltre 5.000
prigionieri. L'Africa intera era ormai libera e gli occhi di tutti erano rivolti
all'Europa.
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Romani Roberto