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Pubblicato in BIBLIOFILIA SUBALPINA, Quaderno 1998, Torino, Regione Piemonte - Centro Studi Piemontesi, 1998, pp. 81-91

Copertine tipografiche editoriali del '700 in Piemonte

ALESSANDRO BJMA  

Nello studio sulle legature e i legatori in Piemonte nel XVIII secolo, Francesco Malaguzzi sottolinea l'interesse che rivestono le legature editoriali, in particolare quelle tipografiche[1]. Si tratta probabilmente di uno dei pochi studiosi che abbia fatto cenno a questi prodotti, ormai rari, poiché esigenze di conservazione e legittime ambizioni dei proprietari per legature più presti­giose hanno mutato la veste originaria di moltissimi volumi.

Questa rarefazione delle copertine tipografiche più antiche ci ha suggerito di cercare di documentarne la diffusione nell'area piemontese nella seconda metà del Settecento.

Secondo il Landi: «L’uso delle coperte stampate non è di antica data: cre­desi che le prime si usassero intorno alla metà del secolo XVIII, e che siano dovute ai fratelli Brasseur di Parigi »[2].

Nella storia secolare del libro si possono però trovare sorprendenti anticipazioni, soprattutto nell'uso della xilografia per le copertine del libro.

Piccarda Quilici ricorda «le coperte in cartoncino leggero, decorate con incisioni su legno, a piena pagina, con scene riferentesi all'argomento del libro o al suo autore, o anche al destinatario...» che risalgono al periodo rinascimentale, e le gratulatorie venete del Settecento: «Sui leggeri cartoncini di queste brochures si incolla della carta bianca o colorata su cui è impressa a xilografia una sontuosa decorazione, che imita quella a ferri dorati delle legature in pelle...»[3].

Sebbene le affinità siano evidenti, non è però di questo tipo di decorazione che qui si intende trattare, ma della decorazione sulla copertina dei libri ottenuta adoperando i cosiddetti fregi, minuscoli elementi che variamente combinati formano cornici, vignette e ogni tipo di decorazione, simili in tut­to ai caratteri alfabetici usati in tipografia.

Nella seconda metà del Settecento in Piemonte il libro è venduto sempre meno sciolto, la legatura in brossura si diffonde con l'espandersi del mercato librario e con l'affacciarsi di nuovi lettori che spesso noi possiamo cono­scere scorrendo gli interessanti elenchi degli «associati», dei sottoscrittori dell'opera diremmo noi, pubblicati in appendice a molti volumi. I librai e gli stampatori più attenti comprendono che coloro che non ricorrono a legature in pergamena o in pelle non si accontentano però di una misera copertina muta, come avviene per i libricini e gli almanacchi più economici.

Le copertine tipografiche invece, spesso a vivaci colori, con la loro accat­tivante decorazione, così simile a quella delle più prestigiose legature in pelle ai piccoli ferri, rappresentano un prodotto economico, dignitoso, estetica­mente gradevole per molti acquirenti.

Sulla diffusione tra i tipografi sub alpini dell'uso dei fregi tipografici influi­rono vari fattori, tra i quali preponderante fu l'influsso della getteria francese, specialmente l'opera dei Fournier.

Il    frontespizio dei Modèles des caractères de l'imprimerie et autres choses nécéssaires audit Art, Paris, 1742, (fig. 13) è esso stesso un manifesto di questo gusto, come lo è il Manuel typografique, sempre di P. S. Fournier.

Quest'ultima opera influì in modo determinante sul primo manuale tipografico del Bodoni, Fregi e maiuscole incise e fuse da Giambattista Bodoni, Parma, 1771[4].

La fama che il saluzzese si conquistò ai suoi tempi fu un ulteriore incentivo alla diffusione dell'uso dei fregi tipografici nei libri e nelle copertine stampate in Piemonte.

Si deve però osservare che nei frontespizi, nelle testatine e nei finalini, la maggior parte dei nostri tipografi usò con moderazione questi minuti elementi e che l'ornamentazione xilografica, e più raramente quella calcografica, conservò tutta la sua importanza.

Come negli anni '70 l'influsso del Bodoni fu importante per la diffusio­ne dell'uso dei fregi, così nell'ultimo decennio del secolo molti nostri tipografi furono influenzati dalla sua evoluzione estetica tesa verso un ideale clas­sico di tipografia, privo del tutto dell'ornamentazione alla Fournier; così vistosamente presente nei primi anni della sua attività di tipografo.

L'uso dei fregi, bandito dai frontespizi, continuò ad essere impiegato nel­le copertine anche nell'ultimo decennio. Infatti le copertine tipografiche citate da Francesco Malaguzzi[5] risalgono agli anni 1796 e 1797; la prima è così descritta: «la composizione tipografica riproduce un piatto decorato tradizionalmente ai piccoli ferri. Manca il titolo al dorso, anche per ragioni di spazio, esso compare, invece, in una cornicetta rococò in mezzo al piatto...»; la seconda: «riporta in semplicissima cornicetta il listino 1797 dell'editore».

Partendo da queste indicazioni e utilizzando vari esemplari da me esaminati si potrebbe tentare una classificazione in base agli elementi che caratterizzano queste copertine. Grosso modo si può fare una prima distinzione tra gli elementi decorativi e quelli informativi.

Tra gli elementi decorativi si possono prendere in esame i vari tipi di cor­nici ai piatti, lineari o formate da fregi più o meno elaborati, con la presenza di vignette o no, aventi il dorso con o senza elementi imitanti i nervi e i fregi tipici delle legature di pregio.

Tra gli elementi informativi si possono considerare la presenza o l'assenza del titolo, del nome dell'autore, dell'editore, della data e del luogo di stampa sui piatti ed eventualmente sul dorso, infine la presenza sui piatti di mes­saggi pubblicitari, quali cataloghi di libri o informazioni sulla pubblicazione stessa.

Sulla base di queste considerazioni è possibile fare una prima osservazione alla luce del materiale da me esaminato: via via perdono importanza gli elementi decorativi e prendono il sopravvento quelli informativi; inoltre appare evidente il mutamento del gusto estetico nel volgere di alcuni decenni.

Tra le opere con copertina tipografica editoriale dove l'elemento decorativo prevale posso citare La Genesi di E Caldari[6] (fig. 1) del tipografo Francesco Antonio Mairesse, con piatti riccamente decorati e i numerosi volumi della Pratica legale[7] (fig. 2) stampata da varie tipografie tra le quali la Stamperia Reale. Inoltre si possono reperire molte opere stampate da Giammichele Briolo[8] con copertine ben decorate.

Tutte le opere fin qui citate recano i piatti ornati e al dorso il titolo e il numero del tomo. Un piccolo capolavoro è pure la copertina delle Due orazioni di Gregorio Nazianzeno (fig. 5) edito dalla Tipografia Patria di Vercelli nel 1777, primo anno di attività della tipografia del Ranza, che ebbe fama anche oltre i confini regionali[9]. Nella ricca decorazione di questa copertina, usata più volte dalla tipografia vercellese, si inserisce il titolo dell'opera e la cifra T. P. dell'editore, titolo e cifra sono pure presenti sul dorso del volume.

Con moderata decorazione si possono citare varie opere stampate da Ignazio Soffietti[10] a Torino e da  P. Barbiè a Carmagnola, queste ultime a volte riportano degli elenchi di opere vendibili dall'editore[11] oppure sobrie cornici e vignette[12].

Come copertina ricca di elementi informativi si può osservare quella stampata da Pane e Barberis per l'opera Vita e fasti di Caterina II[13] (fig. 7), simile a molte altre di fine secolo[14]. Come si può notare sono molto numerosi i tipografi torinesi e del resto del Piemonte che rivestono spesso con una copertina tipografica i libri da essi stampati.

Anche i periodici erano rivestiti da copertine tipografiche editoriali, come l'importante Biblioteca oltremontana, 1787-93, edita dalla Stamperia Reale (fig. 10), che entro una bella cornice stile Luigi XVI recava il titolo, il numero del volume, il mese e l'anno; nel piatto posteriore entro semplice cornice riportava notizie sul periodico e sui modi per riceverlo. Un altro periodico era il Giornale scientifico letterario e delle Arti, Torino, 1789-90, (fig. 11) di Giobert e Giulio: recava sulla copertina anteriore in alto il titolo seguito da informazioni varie che continuavano sulla copertina posteriore. Edito come il precedente dalla Stamperia Reale un altro periodico del Giobert, gli Annali di economia rurale, civile e domestica, Torino, 1791 (fig. 12) presenta entro cornice e due fregi il titolo nella copertina anteriore e nella posteriore una fruttiera.

 Le copertine dei libri e dei periodici fin qui citati sono incollate sul dorso del volume; si possono pure trovare esemplari la cui copertina tipografica editoriale è incollata su una vera legatura in cartone, come nel libro stam­pato dal Fea Ritratto della Religiosa amante della propria perfezione, Torino, 1794, (fig. 9) commissionato dal libraio Francesco Prato, e volumi con la cartonatura sulla quale il tipografo ha impressa direttamente l'ornamentazione[15].

Concludo queste brevi note con l'auspicio che si proceda con cautela nel restaurare i volumi con copertine tipografiche senza cancellare testimonian­ze preziose per la storia del libro.



[1] E MALAGUZZI, Legatori e legature del Settecento in Piemonte, Torino, 1989, Centro Studi Piemontesi, p. 130.

[2] G. I. ARNEUDO, Dizionario esegetico tecnico e storico per le Arti grafiche, Torino, R. Scuola Tip., 1917-25, p. 434

[3] P. QUILICI, Carte decorate nella legatoria del 700, Roma, Ist. Poligrafico e Zecca dello Stato, 1992, p. 13

[4] SAMEK LUDOVICI, I manuali tipografici di G. B. Bodoni, in «L'Italia grafica», a. XVIII, n. 14, 1963.

[5] E. MALAGUZZI, p. 130.

[6] La Genesi ridotta in ottava rima di E Caldari, Torino, Appresso Michel Angelo Morano, (F. A. Mairesse), 1768, Torni III.

[7] (GALLI DELLA LOGGIA), Pratica legale, Torino, A spese di Giorgio Morano, 1772-93 (fig. 2).

[8] Si vedano le copertine delle molte opere di Saverio Mattei stampate dal Briolo: I Salmi, Torino, G. Briolo, 1781-88 in XIII torni; Il Saggio di poesie con alcuni opuscoli di vario genere, Torino, G. Briolo, 1785-87, Torni III; il Saggio di risoluzioni di diritto pubblico ecclesiastico, Torino, G. Briolo, 1785-86, Torni III; l'elenco potrebbe continuare a lungo, cito solo più: G. BELMONDO, Istruzione per l'esercizio degli uffizi del notaio, Torino, G. Briolo, 1777 -79, Torni IV (fig. 3); e E TOGGIA, Storia e cura delle più essenziali malattie interne de' buoi ana­logbe a quelle del cavallo, Torino, G. Briolo, 1783-84, Torni II (fig. 4).

[9] Si osserva la stessa copertina con altro titolo ne I dodici libri delle Istituzioni oratorie di M. Fabio Quintiliano, Vercelli, Tipografia Patria, 1780-81, Torni IV, e in altri volumi come nelle Opere in verso e in prosa del Conte Don Girolamo Tornielli Navarese, Vercelli, Tipografia Patria, 1780.

Presentano pure copertine tipografiche: G.L. SELVAGGI, Antiquitatum Cbristianarum Institutiones, Vercelli, Tip. Patria, 1778-79, Torni VI; Padre BORIGLIONI, Anno ecclesiastico, Vercelli, Tip. Patria, 1789, Torni III.

[10] Storia del Principe Eugenio, Torino, 1789, Presso la Società de' Librai, Torni VI, che entro cornice nel piatto posteriore indica i numeri dei libri contenuti nel volume e le stampe in rame; MORARDO, L'uomo guidato alla ragione, Torino, 1780, I. Soffietti.

[11] P. METASTASIO, Massime e sentenze, Torino, 1793, Presso Francesco Prato (Tip. P. Barbie, Carmagnola).

[12] BONDI, Poesie varie, Torino, 1795, Presso i Librai Balbino, Pomba e Prato (Tip. P. Barbiè, Carmagnola).

[13] Vita e fastidi Caterina Il, Torino, 1797-98, Presso i Libraj Morano e Destefanis (Stamp. Pane e Barberis) (fig. 7).

[14] J. E FAVRE, Il nuovo maestro francese, Torino, Presso i Fratelli Reycend (Stamp. G. Fea) (fig. 6); inoltre si osservi la semplice eleganza della copertina della Biblioteca di campagna ossia  Novelle di Madama Viale di Cuneo, Torino, 1792, Per Francesco Prato (Stamp. Mairesse) (fig. 8); il solito elenco di libri vendibili dal libraio-editore in cornice si può vedere in La scien­za della propria conservazione  in ogni tempo e massimamente nelle calamità, nell'epidemie e nel­le pestilenze, Torino, 1797, Presso Michel'Angelo Morano (Stamp. Rossi di Mondovi).

[15] I dodici libri delle Istituzioni oratorie di M Fabio Quintiliano Tradotti e illustrati con note, Vercelli, Tipografia Patria, 1780-81, Torni IV. Il nome del traduttore, Jacopo Gariglio, non appare nel frontespizio ma è presente in una cornicetta ai piatti e sul dorso.