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DA BEETHOVEN A VERDI

Mostra di spartiti musicali dell’Ottocento

a cura di Alessandro Bima, Centro Studi per la Storia del Libro - Rivoli

Questa esposizione di spartiti musicali vuole offrire un succinto panorama dell’editoria musicale italiana ed europea durante l’Ottocento, un secolo che vide la diffusione della musica nella società, non solo attraverso l’attività dei teatri d’opera più o meno famosi, le esecuzioni pubbliche e la liturgia religiosa, ma anche la penetrazione della pratica musicale tra le mura domestiche della nuova classe sociale, la borghesia, che nell’Ottocento celebrò il suo trionfo.

Veicolo principe per la diffusione dei successi musicali del tempo, lo spartito musicale raggiunse ogni parte del pianeta, grazie al linguaggio universale della musica, soprattutto nella versione ridotta per canto e pianoforte, o per pianoforte solo, strumento che conobbe nell’Ottocento il suo massimo fulgore.

In questo secolo furono applicate importanti innovazioni alla stampa musicale: i metodi litografici in primo luogo, che specialmente nella seconda metà del secolo, resi più meccanici e industrializzati, contribuirono a rendere più economica la produzione di spartiti e conseguentemente ad aumentarne la diffusione.

Artefici di questo spettacolare sviluppo commerciale non furono solamente alcuni grandi editori tedeschi (Breitkorp & Hartel  di Berlino; Peters di Lipsia; André di Offenbach), austriaci (Artaria), francesi (Lemoine, Le Duc, Grus ) e inglesi, ma anche gli editori italiani, tra i quali primeggiarono i milanesi; basterà ricordare i principali: Giovanni Ricordi e la Casa editrice da lui fondata a Milano nel 1808, Giovanni Canti e Francesco Lucca.

Anche in Piemonte nell’Ottocento l’editoria musicale ebbe un notevole sviluppo, e la recente pubblicazione del prof. Mario Dell’Ara sugli editori di musica in Piemonte (1999) ne ha dato ampia conferma. Purtroppo a Torino nessuna ditta ebbe una continuità attraverso varie generazioni paragonabile a quella di Ricordi e per di più le ditte torinesi dovettero subire l’agguerrita concorrenza degli editori milanesi. Ciononostante l’oblio che è sceso fino a tempi recenti sulla loro produzione è ingiustificata e questa esposizione vuole in particolare offrire al visitatore la possibilità di apprezzare quanto i nostri editori, tra i quali spiccano i Fratelli Reycend, Felice Festa, Tagliabò, Giuseppe Magrini (dal 1830/31 al 4/1/1852), Antonio Racca (dal 18/1/1852 al 9/3/1854 coeditore con L. Balegno e poi fino al 16/4/1859 da solo), G. B. Giudici e Achille Strada (16 aprile 1859-12 novembre 1880; dal 1880 al 1886, il solo Giudici per la morte del socio) , fossero attivi e partecipi del clima musicale contemporaneo, non disgiunto da una buona qualità dal punto di vista della stampa.

Il nostro Felice Festa (1774 -1828) in particolare, personaggio estroso , dalle molte attività, da suonatore di strumenti a corda ad incisore di musica ( si ricordi il suo sodalizio con Giovanni Ricordi a Milano nel 1808), primo introduttore della litografia negli Stati del Re di Sardegna, ha un posto di rilievo quale sperimentatore di innovazioni nei metodi di stampa della musica. Si vedano in mostra alcune sue edizioni in litografia, tra le quali i Due notturni per piano-forte, opera XII di Rocco Isidoro Festa, recante il n.8 d’edizione, da me segnalata per la prima volta in Bibliofilia Subalpina, Quaderno 2000, ammirevoli per la qualità calligrafica dei frontespizi e per la nettezza dei neumi musicali.

Questa esposizione intende poi sottolineare la necessità che le superstiti raccolte di spartiti, legate in album dai loro proprietari nell’Ottocento, non vengano smembrate per fini commerciali o di altra natura poiché sono una fonte preziosa per penetrare nei gusti musicali di singoli dilettanti o di ristretti milieu sociali del tempo. A volte questi album riservano piacevoli sorprese, come quando notai in due album la firma di Emerenziana Vegezzi Ruscalla, nome che subito non mi disse nulla ma che poi scoprii essere la moglie di Costantino Nigra (1827-1907), personaggio noto del nostro Risorgimento, diplomatico di Cavour alla corte di Napoleone III.

 

Il commercio della musica

La quasi totalità degli album esposti, singole opere o raccolte di spartiti, proviene dall’area piemontese, pur tuttavia gli editori degli stessi sono per la maggior parte di altre città d’Italia, specialmente milanesi, ma anche tedeschi, austriaci, francesi, svizzeri, o inglesi. La cosa non deve meravigliare poiché i grandi autori non sceglievano certo i nostri editori per far conoscere le loro musiche anche se, specialmente nei primi decenni del secolo, in mancanza di una tutela dei diritti del compositore e dell’editore, si potevano riprodurre musiche già pubblicate in altri paesi, a volte con la benedizione delle autorità governative che vedevano in questo operare un mezzo per limitare l’uscita di denaro dal proprio Stato ; spesso solo accordi tra i vari editori e infine tra gli Stati posero un freno a questa pirateria. Se poi il bacino di diffusione delle edizioni musicali era abbastanza limitato, come quello piemontese, ragioni economiche facevano preferire il commercio della musica all’edizione in proprio. Il Piemonte vide già nel Settecento un florido commercio del libro e spesso la musica viaggiava attraverso i medesimi canali di diffusione ; nell’Ottocento questa tradizione continuò, ne sono un esempio i Fratelli Reycend, che avviarono pure sporadiche attività editoriali in campo musicale (in Mostra si veda il bel volume del 1817 Metodo di violino delli Signori Baillot, Rode e Kreutzer ) ma che erano essenzialmente dediti al commercio. Spesso i librai avevano anche un assortimento di musica e in primo luogo gli stessi nostri editori erano commercianti di musica, si vantavano addirittura della loro ampia scelta di musica nazionale ed estera. Ne sono una vistosa prova i loro bolli apposti sugli spartiti di altri editori, come il visitatore può osservare in mostra.

 

La stampa della musica

Per la stampa si usarono vari procedimenti tecnici, dalla xilografia alla stampa tipografica, per giungere alla stampa calcografica, la cosiddetta incisione in rame. Il procedimento era abbastanza laborioso e costoso, consisteva nell’incidere in cavo su una lastra di rame, rigo, note e parole al rovescio, come già si faceva per le illustrazioni, e poi l’inchiostro penetrato nei solchi della matrice era ceduto al foglio inumidito quando veniva pressato con la matrice dal torchio calcografico. L’uso delle lastre favorì inoltre l’adozione nel settecento da parte degli editori della consuetudine di numerare le proprie edizioni senza apporre la data per poter successivamente ristampare la stessa opera, uso che continuò anche nell’Ottocento. La stampa tipografica non fu mai abbandonata e venne costantemente migliorata, spesso usata per i libri liturgici e per opere di non grande pregio. A metà Settecento si arrivò ad impiegare i caratteri musicali quasi allo stesso modo dei caratteri alfabetici. Pur tuttavia l’impressione calcografica nonostante l’alto costo resistette all’innovazione e continuò ad essere la più usata. Anche quando la litografia, nei primi decenni dell’Ottocento, dopo il primo saggio musicale del 1796 di Senefelder, venne perfezionata e si moltiplicarono i campi in cui venne impiegata, l’uso di questo mezzo per la stampa della musica non si generalizzò, continuò fino a metà secolo e oltre l’uso di lastre di rame o di altre leghe; solo per i frontespizi se ne fece largo uso e spesso non fu l’editore musicale a stamparli ma una litografia, emblematico il caso di Torino che vide le litografie Doyen e Junck primeggiare in questo campo.

Osservando la maggior parte delle pagine di musica della prima metà dell’Ottocento si può ancora notare perciò l’impronta della lastra lasciata sul foglio e i bordi rilevati ( le eccezioni sono anche presenti in questa mostra, si vedano i prodotti usciti dalla stamperia litografica di Felice Festa che usò la tecnica litografica anche per la musica ). Con l’uso della zincografia e della fotoincisione, negli ultimi decenni del secolo, il procedimento litografico perfezionato ebbe la meglio e dalle pagine musicali scomparirà definitivamente l’impronta della lastra sul foglio e il colore acquisterà via via più spazio nei frontespizi.

Tuttavia i metodi di stampa tipografici non saranno del tutto abbandonati.

Ad Alpignano la Stamperia Tallone usa tuttora questo metodo nella stampa della musica: se ne vedano alcuni splendidi esempi in mostra, dalle Sequentiae stampate in rosso e nero ai caratteri musicali per il Canto Gregoriano fusi da Deberny a Parigi.

 

Frontespizi, litografie, libretti d’opera e altre curiosità

Il gusto estetico lungo l’arco del secolo XIX si evolve continuamente, secondato dai cambiamenti delle tecniche di stampa. I frontespizi di fine Settecento e dei primi decenni dell’Ottocento sono prevalentemente incisi e di gusto calligrafico. Con l’uso della tecnica litografica diventano più vari, alcuni restano calligrafici, altri presentano vignette con riferimento all’opera o al relativo pezzo musicale che racchiudono. Si comincia ad adoperare il colore, dapprima il monocromo, poi tecniche più sofisticate permetteranno l’uso di più colori. Però anche nel periodo della litografia a volte il frontespizio è ancora calcografico, come la parte musicale, e stampato con inchiostro colorato. A fine secolo la cromolitografia regnerà sovrana quale tecnica di stampa e le copertine tenderanno sempre più ad imporsi all’attenzione dei potenziali compratori.

Già nei primi decenni del secolo troviamo alcuni frontespizi firmati da valenti artisti (per l’area torinese si veda in mostra lo spartito del dramma Didone illustrato da Francesco Gonin e datato 1830), ma, anche se i più sono anonimi, in tutti appare un certo buon gusto nell’impaginazione, nella scelta di caratteri alfabetici vari di stile e corpo, nella varietà delle fantasiose cornici ornamentali, spesso usate per più composizioni musicali.

Per facilitare al visitatore l’accostarsi ad un mondo ormai scomparso da tempo e per meglio far comprendere la rilevanza della musica e dell’opera nella società dell’Ottocento, anche in area piemontese, agli spartiti sono stati affiancati numerosi libretti d’0pera per il Teatro Regio e per il Teatro Carignano, interessanti perché recano i nomi dei cantanti, dei ballerini e degli scenografi delle varie rappresentazioni; sono pure esposte alcune litografie con ritratti di "divine dell’epoca".

Interessanti inoltre alcune litografie con le scenografie allestite da Fabrizio Sevesi per opere e balli per il Teatro Regio e per il Teatro del Principe di Carignano, esse fanno parte dell’Album piemontese dedicato a S. M. la Regina, edito da Pietro Marietti nel 1838, che racchiude molte vedute di località del Piemonte, tra cui una bellissima stampa litografica di Alpignano, opera di Pietro Righini.

 

La datazione degli spartiti

Tra le cose che rendono difficile al profano penetrare nel mondo della musica stampata c’è un artificio in uso dal ‘700 da parte degli editori musicali: gli spartiti in genere non recano la data ma quasi sempre un numero d’edizione; questo fatto permetteva all’editore la ristampa dello spartito a seconda delle richieste del mercato (si ricordi l’alto costo della carta e il notevole lavoro richiesto per la stampa calcografica) usando la lastra incisa senza dover modificare alcunché.

Per gli editori che operarono per un breve periodo la datazione è relativamente facile se si conosce la data di inizio dell’attività e della cessazione, come è il caso della maggior parte degli editori torinesi della prima metà del secolo; diverso per quelli che ebbero lunga vita, ora però disponiamo di repertori che ci indicano approssimativamente l’anno di stampa; ad esempio per il maggiore editore italiano, Ricordi, con i primi mille numeri si giunge al 1821; il 10.000 indica il 1837-38; dopo dieci anni ancora si arriva al 20.000; nel 1857-58 si arriva al 30 mila; nel 1886 si toccano i 50.000 e nel 1900, anche grazie all’acquisizione del catalogo della ditta Lucca, il numero d’edizione arriva al 103.000 circa.

La ditta Giudici e Strada di Torino inizia a numerare i suoi spartiti dal 4.500 circa nel 1859 (quelli con numeri inferiori sono riedizioni di Magrini, Racca & Baleno e A. Racca), nel 1861 giunge al n. 6.000 circa, nel 1868 al 10 mila, intorno al 1884 supera i 15 mila e, nel 1891, raggiunge quota 18.000.

La ditta Canti di Milano stampò dal 1836 al 1878 circa 10 mila edizioni e la casa editrice musicale Lucca di Milano, seconda per importanza dopo Ricordi, dal 1825 al 1888 quasi 48 mila edizioni: mille prima del 1835; nel 1842 era giunta a 3 mila circa; nel 1855-56 aveva raggiunto 10 mila e nel 1871-72 20 mila. Nel 1888 tutto il suo catalogo passò a Ricordi che, in tal modo, quasi raddoppiò il numero di edizioni..

Spesso però questo dato non è sufficiente per una datazione corretta, specialmente per Ricordi che, per decenni stampa molti celebri pezzi. Si devono esaminare perciò anche la tecnica di stampa, le indicazioni tipografiche, la carta, e quando c’è, il bollo a secco posto dall’editore. Si veda in mostra l’esempio di uno spartito dell’Aida, uno in prima edizione e l’altro, anche se molto simile e con lo stesso numero d’edizione risalente a cinquant’anni dopo.

 

Musica e musicisti

Sono presenti in mostra numerosissimi spartiti di musica operistica per pianoforte o per pianoforte e canto, spesso singoli pezzi, più raramente l’intera opera, di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, nonché spartiti di musica strumentale di musicisti sommi quali Mozart e Beethoven. Un buon numero di spartiti è però di autori ormai solo più conosciuti dagli specialisti della storia della musica o di semplici dilettanti che scrivevano pezzi musicali per le più disparate occasioni: musicalmente non sono capolavori però offrono una testimonianza di quanto fosse diffusa la musica nella società del tempo. Interessanti anche le dediche che campeggiano a volte sui frontespizi.

Notevole poi la produzione di pezzi musicali legati alle vicende risorgimentali, alcuni ancora conosciutissimi come il nostro, ora, inno nazionale Il canto degli Italiani, parole di Goffredo Mameli, musica del maestro Michele Novaro, pubblicato per la prima volta dall’editore Magrini di Torino e un decennio dopo da Ricordi a Milano.

La maggior parte degli spartiti esposti è per pianoforte poiché l’Ottocento, come già si è detto, vide il trionfo domestico di questo strumento musicale e le riduzioni delle più celebri Opere del tempo conobbero una grandissima diffusione.

In mostra si possono notare alcune prime edizioni verdiane, si noti in particolare l’Aida nelle veste cartonata a colori con il frontespizio in stile egittizzante disegnato da Giulio Ricordi e stampato dalla litografia Doyen di Torino.

Molto interessanti sono pure i metodi esposti, a cominciare dal bel volume edito dai Reycend (1817 circa) del Baillot, Metodo di violino dedicato ad Alessandro Rolla, con la musica incisa da Felice Festa e il frontespizio dal Valperga su disegno del Palladino. Segnalo pure la Pratica d’accompagnamento di Stanislao Mattei con ritratto litografico dell’autore, curata dal suo allievo L. F. Rossi; il Metodo elementare, e abbreviato di Armonia e di accompagnamento di F. J. Fétis e il Metodo per flauto del Romanino, tutti editi da Magrini. Di grande importanza il Grande trattato di Stromentazione e d’Orchestrazione moderne di E. Berlioz, tradotto da A. Mazzucato ed edito da Giovanni Ricordi nel 1847.

 

 

 

L’ordinamento della mostra

Si è scelto un percorso genericamente cronologico, creando però isole di documenti omogenei : editori di alcune aree  o di periodi determinati; opere di singoli autori ; libri su singoli compositori, in particolare su Beethoven (1770-1827) e Giuseppe Verdi (1813-1901), privilegiato perché quest’anno è dedicato alla celebrazione del centenario della sua morte

 

Libri esposti del Centro Studi per la Storia del Libro – Rivoli:

Opere su Giuseppe Verdi

Massimo MILA – Giuseppe Verdi, Bari, Laterza, 1958.

Ferruccio Botti – Giuseppe Verdi, Roma, Ed. Paoline, 1969

Lorenzo ALPINO – Verdi umorista, Milanp, Pro Famiglia, 1935

Luigi ORSINI – Giuseppe Verdi, Torino, SEI, 1949

Giannetto BONGIOV – Dal carteggio inedito Verdi-Vigna, Roma, Giornale d’Italia, 1941

Jean MALRAYE - Giuseppe Verdi, , Guilde du Livre es. 607/1000

Giuseppe TAROZZI – Di quell’amor…La vita e le opere dal 1813 al 1858, Milano, Sugarco, 1980

Luca FONTANA- Christian OLIVARES – Verdi Storia illustrata della vita e delle opere, Milano, Uil Saggiatore, 1982

Mercede MENDULA – La moglie di Verdi Giuseppina Strepponi, Milano, Treves, 1938

Marzio PIERI – Verdi L’immaginario dell’Ottocento, Milano, Electa, 1981

William Waever – Verdi eine dokumentation, Berlin, Henschelverlag, 1980

Giuseppe TAROZZI – Giuseppe Verdi Vita e opere, Milano, Sugarco, 1982

Gustavo MARCHESI – Verdi, Milano, F. Fabbri, 1981

Maurizio Chierici – Quel delitto in casa Verdi, Milano, Rizzoli, 1981

Opere su Beethoven

Beethovens Heiligenstadter Testament (1802), Offenbach, Liselotte Verlag, 1958

Richard SPECHT – Beethoven, Milano, Treves-Treccani-Tumminelli, 1933

Sergio LEONI, Le sonate per pianoforte di Beethoven, Torino, Bocca, 1922

Alfredo COLOMBANI, Le nove sinfonie di Beethoven, Milano, Bocca, s.d.

Jean WITOLD – Ludwig Van Beethoven, Paris, Seghers, 1964 es. 374

Romain Rolland – Vie de Beethoven 1770-1827, Paris, Hachette, 1964

A, ALBERTINI – Beethoven Epistolario, Milano, Bocca, 1947

Guido PANNAIN – L. van Beethoven, Torino, Arione, s. d.

Opere su Giacomo Puccini

Gino MONALDI – Giacomo Puccini e la sua opera, Roma, Selecta, 1925

Guido MAROTTI – Ferruccio PAGNI - Giacomo Puccini intimo. Firenze, Vallecchi, 1926

Arnaldo MARCHETTI – Puccini com’era, Milano, Curci, 1973

Giorgio MAGRI – Puccini e Torino, Torino, D. Piazza, 1983

Altri musicisti

W. Amadeus MOZART: Labie, Mozart, Paris, Ed. de Chene, 1985

Epistolario a cura di E. Castigione, Roma, Logos, 1991

Barblan-Della Corte, Mozart in Italia, Milano, Ricordi, 1956

Vincenzo BELLINI: Vincenzo Bellini Critica storia tradizione, a cura di S. E. Failla, Catania, Maimone, 1991

Gaetano DONIZETTI: G. Tintori, Gaetano Donizetti, Milano, Nuove edizioni, 1983

Niccolò PAGANINI: P. Berri, Paganini la vita e le opere, Milano, Bompiani.

C. M. von WEBER: O. Tiby, Carlo Maria von Weber, Torino, Arione.

Franz LISZT: Calvocopressi, Franz Liszt, Paris, Laurens, 1926

Z. von Harsanyi, Rhapsodie hongroise Vie de Liszt, Paris, Les éd. De Paris, 1948

Morris Bagby, Liszt’s Weimar, N. York, K. Hoover, 1961

F. SCHUBERT: Bourgault-Ducoudray, Schubert, Paris, Lurens, 1926

R. SCHUMANN : G. Pesenti: Amore e follia nell’arte di Roberto Schumann, Bertello ed., 1951

F. CHOPIN: Guide Chopin illustré, Vorsovie, 1960

V. Terenzio, Chopin, Bari, Laterza, 1948

J-M. Grenier, Frédéric Chopin. Lausanne, 1964

A. BRUCKNER: A. Machabey, La vie et l’oeuvre d’Anton Bruckner, Paris, Calmann-Lévy, 1945

R. WAGNER: G. Graziosi, Riccardo Wagner, Torino, Arione.

M. MUSSORGSKI: O. von Riesemann, Mussorgki La vita e le opere, Torino, Paravia, 1938

F. MENDELSSOHN: Paul de Stoecklin. Mendelssohn, Paris, H. Laurens, s. d.

Editori, opere generali

Nuovo dizionario Ricordi della musica e dei musicsti, Milano, Ricordi, 1976

Dizionario degli editori musicali italiani, a cura di B. M. Antolini, Pisa, ETS, 2000

Mario DELL’ARA – Editori di musica a Torino e in Piemonte, Torino, C.S. Piem, 1999

Claudio SARTORI – Casa Ricordi 1808-1858, Milano, Ricordi, 1958

Musica, musicisti, editoria 175 anni di Casa Ricordi 1808-1983, Milano, Ricordi, 1983

Orio VERGANI – Piccolo viaggio in un archivio, Milano, Ricordi, 1953- es. n. CXXII/250

Guy SACRE – La musique de piano, Dictionnaire des compositeurs et des oeuvres, Paris, Laffont, 1998 2 voll.

A. COLOMBANI – L’opera italiana nel secolo XIX, Milano, Corriere, 1900.

Cartoline, didascalie:

sulla 1°: Spartito: Trois sonates, op.2 di Beethoven; Il Castello di Alpignano, litografia di G. Gonin (1845); G. Verdi, incisione di V. Froer (Collezione A. Bima)

sulla 2°: Adelaide Tosi, lit. Festa,Torino; Frontespizio dell’opera Didone di S. Mercadante, con vignetta di F. Gonin, 1830 (Collezione A. Bima)

sulla 3°: Ponte sulla Dora a Alpignano, litografia di P. Righini (1836); fotografia di G. Verdi (1869) (Collezione A. Bima)