Scavi di Monte Sannace Per il V secolo a.C. la scarsa documentazione archeologica, anche per ciò che riguarda i rinvenimenti tombali, porta a pensare ad un periodo di stasi, forse da riconnettere al critico momento storico che vede le genti indigene impegnate nella lotta con Taranto. Già a partire dall'ultimo terzo del V secolo tuttavia, si assiste ad una ripresa, come documenta il rinvenimento, in alcuni corredi tombali, di ceramica attica a figure rosse, alla quale si affianca la produzione protoitaliota. Cratere a figure rosse A questo riguardo è da segnalare il cratere a campana a figure rosse, attribuibile al Pittore di Amykos, uno dei primi ceramografi italioti, rinvenuto in una tomba sull'acropoli. La documentazione archeologica più abbondante è comunque quella relativa ai secoli IV e III a.C., durante i quali si costituisce il centro urbano vero e proprio, con il ben congegnato sistema difensivo dei quattro circuiti murari. È questo per Monte Sannace il periodo di maggiore espansione e benessere, per il quale siamo in grado di ricostruire la fisionomia dell'abitato e la vita economica. Cratere a figure rosse All'interno degli ambienti delle case, di medie dimensioni, di cui rimangono i muri di fondazione, in pietra calcarea locale, il rinvenimento di macine in pietra vulcanica, di mortai e pestelli e di numerosi pesi da telaio in terracotta, alcuni dei quali con decorazione impressa, indica che la pratica di alcune attività, come la triturazione dei cereali e la tessitura, era una consuetudine familiare. Scavi di Monte Sannace Abbondanti sono i resti di materiali di uso domestico, tra cui pentole d'impasto con tracce di fuoco, fornelli fittili, vasi forati adatti alla lavorazione del latte e recipienti dalle grandi dimensioni, destinati a contenere le derrate alimentari. Tra questi ultimi di particolare interesse appaiono alcuni pithoi con orlo decorato a rilievo con motivi vegetali. Si coglie nell'insieme dei dati, lo spiccato carattere agricolo-pastorale dell'economia di Monte Sannace.