COSI' IL PROFESSORE VINSE IL SUO '48
ANDREOTTI: NOI POLITICI CI SENTIVAMO APOGGIATI DAI CATTOLICI
 
articolo di Antonio Maria Mira

da "Avvenire" del 28 settembre 2000

 
 

ROMA. "Il suo biglietto da visita era "preghiera, azione, sacrificio'. Sono tre cose che non invecchiano mai. Anche se facciamo poi fatica a rispettarle. Non sono cose né del passato, né solo del presente. Sono valori sui quali si può veramente cercare di impostare un'azione di evangelizzazione che non conosce tramonti".

Per Giulio Andreotti, è questo il messaggio "attuale" che lascia Luigi Gedda. "L'ultima volta l'ho sentito in occasione della mia assoluzione. Ormai si era ritirato completamente, ma mi volle telefonare per felicitarsi". Due vite spesso fianco a fianco, quelle tra il senatore a vita e i1 fondatore dei Comitati civici. Dai tempi dell'Azione cattolica e della Fuci. Passando attraverso contrasti e stretta collaborazione. "Finché abbiamo avuto un'Azione cattolica molto forte certi problemi non sono mai venuti al pettine. Noi politici ci sentivamo appoggiati. I1 problema del divorzio, ad esempio, in Costituente non venne quasi preso in esame. Poi per molti anni ogni progetto di legge veniva messo regolarmente in archivio. Certo, si dirà che il mondo poi è cambiato. In parte può essere anche vero. Ma quando c'è una forza che è presente e incisiva, anche chi è contrario ci pensa due volte prima di scatenare delle battaglie". Per questo ritiene che l'insegnamento di Gedda dovrebbe portare a "cercare un coordinamento tra i movimenti cattolici oggi spesso chiusi in compartimenti stagni".

Presidente, dunque Gedda aveva ragione: l'unione fa la forza.
"Gedda ha avuto il suo ruolo più importante nel '48. C'era una battaglia in cui era coinvolta direttamente la Chiesa perché l'attacco dei comunisti italiani era un attacco ispirato da un Paese non solo ateo, ma dove la persecuzione contro la Chiesa era fortissima. Però non è nemmeno giusto, come ha scritto Gedda nel suo libro, dire che quello dei Comitati civici fu quasi un apporto esclusivo, come se le forze politiche non esistessero".

Gedda rappresentava un periodo storico preciso.
"Certo, ma anche una concezione di Azione cattolica di massa. Ed è una concezione molto importante. Ci rafforzava reciprocamente. Non era però solo apparato esteriore. C'era una vera formazione delle persone".

Fu un esempio di laicato cattolico di massa. Sembra così lontano dalla realtà attuale.
"Questo è vero. E non è un bene. Non voglio fare una contrapposizione tra qualità e quantità, sarebbe sbagliato, ma quando un Paese di tradizione fortemente cattolica, esprime nei suoi movimenti ecclesiali anche una consistenza visiva, questo rafforza reciprocamente e dà anche un contributo civico non solo nei momenti di battaglia".

Gedda uomo della visibilità del mondo cattolico?
"Bisogna tenere conto dei precedenti. Sotto il fascismo gli scout vennero messi fuori. La stessa Azione cattolica subì molte limitazioni e persecuzioni. Quindi non solo si cercò di non disperdere le file ma anche di tenersi molto ancorati ad un'evangelizzazione di massa".

Cosa c'è dell'azione di Gedda che andrebbe oggi recuperato?
"Cercare un coordinamento tra i movimenti cattolici. Oggi ce ne sono molti e ognuno è ricchissimo di valori, ma qualche volta tra l'uno e l'altro c'e un compartimento stagno".

C'è la tentazione, rispetto ad allora, di chiudersi in sé, dl non esporsi, mentre allora si andava in piazza?
"Dopo quella mobilitazione ci fu un riflusso, si disse "noi non vogliamo confonderci con la politica". Oggi invece questo rischio non c'è più e si può ricostruire questa presenza".

Lei ha un po' nostalgia di quegli anni?
"Certo ero più giovane... Ma non dobbiamo sopravvalutare o sottovalutare quei momenti con un certo assolutismo. Tutto è relativo. Certamente mi pare che allora ci fosse un impegno maggiore. Oggi ci si ripiega sui valori, ma poi i valori ognuno li interpreta come vuole".