MA SULLA SUA LEZIONE IL PALAZZO SI DIVIDE.
LE REAZIONI. IL RICORDO DI MANCINO, SCALFARO, BERLUSCONI
 
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da "Avvenire" del 28 settembre 2000

 
 

ROMA. (D.Pao.) Ricordi commossi e attestati di gratitudine per quanto Gedda seppe fare per l'Italia. Ma anche qualche polemica tra partiti. Così la politica italiana del 2000 ha accolto la scomparsa di chi fu protagonista oltre mezzo secolo fa. Altri tempi e altri partiti, rispetto a quelli dl oggi. Furono quelli "momenti decisivi per la storia del nostro Paese, all'indomani del secondo conflitto mondiale", ha scritto il presidente del Senato Nicola Mancino nel telegramma di cordoglio inviato alla famiglia del defunto, ricordando l'impegno di Gedda alla guida dell'Azione Cattolica e nell'attività di apostolato laico. E un appartenente storico all'Azione Cattolica come Oscar Luigi Scalfaro ha definito il professore scomparso un "limpido testimone dei valori cristiani, studioso fedele ai grandi principi sulla cattedra universitaria, grande animatore nel risvegliare diritti e doveri civili in momenti determinanti per la nostra democrazia".

Anche l'Osservatore Romano dedica ampio spazio alla morte di Gedda, con l'intera terza pagina e un richiamo in prima, corredato da una foto dello scienziato con Papa Giovanni Paolo II "Grande figura del laicato cattolico", si legge sul quotidiano vaticano, "nel corso della sua vita, fortemente alimentata da una fine spiritualità e scandita da una costante tensione all'apostolato, Luigi Gedda è stato esempio di fedeltà alla Chiesa e al successore di Pietro. La sua ecclesialità ha segnato intere generazioni di laici cristiani".

Sul fronte dei partiti, invece, il leader di Forza Italia e del Polo Silvio Berlusconi ha espresso l'intenzione di "raccogliere il testimone di Gedda per continuare la battaglia in difesa della libertà e dei valori della nostra tradizione cristiana". Un ingiusto tentativo dl appropriarsi di una figura storica, ha obiettato Raffaele Cananzi, deputato del Ppi e presidente dell'Azione Cattolica tra l'86 e il '92. "Gedda fu cattolico per la libertà - ha aggiunto l'esponente popolare - ma anche per una giustizia sociale che coinvolgesse deboli e poveri, in una visione della solidarietà che non è certamente quella di Forza Italia".

In ogni caso, secondo il segretario del Ccd Pierferdinando Casini, ora la sinistra "dopo averlo dipinto come il più bieco sanfedista, dovrebbe riconoscere a Gedda il grande merito di aver contribuito in maniera determinante, insieme a De Gasperi, alla vittoria del 1948 che ha garantito al Paese mezzo secolo di libertà". Con il suo impegno "salvò l'Italia dal comunismo", ha riconosciuto il "laico" e radicale Marco Taradash. Nei suoi confronti - ha sottolineato Gustavo Selva, capogruppo di An alla Camera - "tutti i democratici hanno un debito di riconoscenza". Con Gedda - ha affermato infine Irene Pivetti, presidente dell'Udeur - "se ne va un pezzo della storia del cattolicesimo italiano, al quale va l'onore di aver fondato i Comitati civici".