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Cavaliere non faccia cosi. Con tutto il rispetto
per Luigi Gedda, che se ne è andato ieri quasi centenario,
che senso ha dire di volerne raccogliere Il testimone? E, più
ancora, che cosa significa volerne continuare la battaglia in
difesa della libertà (e qui, grosso modo, ci siamo)
ma anche dei valori della nostra tradizione cristiana?
Che molti di questi valori siano costitutivi
della nostra civiltà, e del nostro stesso vivere quotidiano,
è fuor di dubbio. Che vadano difesi nellinterpretazione
gediana è infinitamente più discutibile. Con ogni
probabilità persino da parte dei cattolici più fervidi,
inclusi, forse, molti clericali. Di sicuro da parte dei laici, quale
che sia il loro orientamento politico: ivi compresi, dunque, moltissimi
elettori di Forza Italia e della Casa delle libertà, gente
che non stravede per Comunione e liberazione, non sa nemmeno chi
sia Gianni Baget Bozza, e difficilmente può appassionarsi
allidea di rilanciare, seppure in versione da Terzo Millennio,
lItalia dei Comitati civici.
Tra noi e quella Italia, che pure diede un contributo
straordinario, forse decisivo, alla vittoria democristiana (e democratica)
del 18 aprile 1948, ci sono cinquantanni di storia, larghissimamente
segnati dal cattolicesimo politico o, per essere più chiari,
dalla Democrazia cristiana.
E, adesso che la Democrazia cristiana non cè più,
è ancora più doveroso riconoscere tra i suoi meriti
fondamentali (pensiamo, in primo luogo, ad Alcide De Gasperi) proprio
quello di essere riuscita, spesso se non proprio sempre, a tenere
il più lontano possibile lesercizio del governo e del
potere dalla concezione integralistica, conservatrice, e per molti
aspetti reazionaria, che con tutti i suoi meriti, un uomo come Gedda
aveva del ruolo dei cattolici in politica.
Stupisce che di ciò sembri non avere piena coscienza Berlusconi.
Sempre che si tratti del medesimo Berlusconi che in questi anni
ha abilmente guidato Forza Italia nel Partito popolare europeo,
e ha altrettanto abilmente operato per trasformarla in una grande
formazione politica moderata, infischiandosene di chi lo accusava,
per questo di democriastianizzarla".
Un grande partito moderato è tuttaltra cosa da un
partito clericale, e il suo leader è tenuto a maneggiare
la storia patria, che è spesso materiale esplosivo, con straordinaria
attenzione. Specie quando si candida, con notevoli possibilità
di successo, alla guida di un Paese che di tutto ha bisogno fuorché
del ritorno di storici steccati che si speravano caduti da un pezzo.
Cavaliere, non faccia così. Può anche darsi che
la maggioranza degli italiani consideri, tuttora la lotta al comunismo
un dovere morale. Ma non è proprio il caso di
combatterla nel nome della nostra tradizione cristiana.
Non abbiamo mai creduto che lei fosse un uomo di plastica. Ma fatichiamo
ancora di più a immaginarla nei panni del Guerrigliero di
Cristo Re.
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