MA PER LA DEMOCRAZIA CRISTIANA DAGLI ANNI SESSANTA FU INNOMINATO
 
articolo di Gianni Baget Bozzo

da "Il Giornale" del 28 settembre 2000

 
 

La democrazia italiana deve a Luigi Gedda il suo vero inizio. La festa della democrazia e della libertà non è i1 25 aprile del '45 (che è la sconfitta del fascismo e la vittoria dell'antifascismo): è il 18 aprile del '48, quando il popolo italiano respinge la dittatura socialcomunista e sceglie, con il voto alla Democrazia cristiana e ai partiti di centro, la libertà. Luigi Gedda è l'uomo di questo hannus mirabilis, l'uomo che è riuscito a spingere gli italiani a votare dando loro la certezza che la chiesa cattolica e che il Papa stesso, Pio XII, era con coloro che votavano contro il socialcomunismo e per la liberà.

La chiesa cattolica era l'unica realtà rimasta in Italia dopo la fine della monarchia risorgimentale e della dittatura fascista: è l'unica realtà istituzionale che era stata accanto al popolo durante la terribile guerra mondiale combattuta sul suo territorio. Luigi Gedda disse agli italiani che la chiesa era con loro: e lo disse con mezzi semplici, dei manifesti che invitavano gli italiani ad andare a votare. Luigi Gedda era convinto che bastava che gli italiani vincessero la paura dei comunisti e votassero perché la libertà vincesse le elezioni.

Chi era Luigi Gedda? Era un medico, dirigente della gioventù cattolica fin dalla giovinezza, divenuto sotto Pio XI presidente della Gioventù italiana di azione cattolica (Giac). Aveva mantenuto l'Azione cattolica come una riserva della chiesa, distinguendola da fascismo e da antifascismo: e riuscendo così a mantenerla come realtà indipendente all'interno del regime che voleva sopprimere ogni organizzazione diversa da quella del partito nazionale fascista e delle strutture da esso dipendenti.

Potremmo dire che Gedda fu un antifascista di fatto perché mantenne intatta una grande struttura associativa sotto un regime che intendeva essere l'unico organizzatore del popolo. Ed è per questa permanenza dell'organizzazione dell'Azione cattolica che Gedda riuscì a trasformare l'indicazione di Pio XII per il voto dei cattolici alla democrazia in una potente macchina organizzativa che salvò la democrazia italia na. L'aver mantenuto l'Azione cattolica sotto il regime fascista fu una condizione vitale perché i comunisti non fossero i vincitori delle elezioni del 18 aprile. E allora i comunisti erano convinti di vincere: controllavano ancora la polizia partigiana, avevano ancora le armi, erano praticamente padroni dell'opinione, tutto faceva pensare che Nenni e Togliatti conquistassero democraticamente il potere in Italia. Grazie a Pio XII e a Gedda non fu così.

Ma la Dc, che da quelle elezioni emerse come forza incontrastata, non gliene fu grata. Se ci fu un uomo odiato dai democristiani fu appunto Luigi Gedda. Si temette infatti che egli, capo reale del popolo cattolico italiano, potesse usare questa forza per insidiare il principio del partito democratico cristiano. Gli fu ostile De Gasperi, gli furono ostili la sinistra democristiana di Dossetti e Fanfani. Ma soprattutto, è il caso più singolare, egli ebbe ostili parti rilevanti dell'Azione cattolica: gli universitari cattolici, i laureati cattolici, tutta la rete che faceva capo a monsignor Giovanni Battista Montini, che pure era sostenitore dell'appoggio della chiesa alla Dc, ma che voleva che fosse il partito, e non l'Azione cattolica, a ereditare la forza politica conquistata attraverso le elezioni.

Gedda era un uomo di scienza:il suo contributo alla genetica medica è nell'opera ponderosa Studio sui gemelli che negli anni Cinquanta era un vero lavoro di pioniere in un campo, la genetica medica, che sarebbe diventato dominante nei decenni successivi e lo è soprattutto nei nostri. Egli dovette subire l'ostilità interna all'Azione cattolica, fino al punto che la stessa Giac, con Carlo Carretto, lo abbandonò e abbandonò il Papa negli anni Cinquanta contribuendo così all'isolamento di Luigi Gedda. Il suo tempo era finito, ma egli non volle mai essere che un servitore fedele della chiesa di Pio XII che aveva amato.

Luigi Gedda è l'unico grande attore di storia in Italia che abbia accettato di sparire. Dagli anni Sessanta egli è divenuto un innominato. Quanto potere egli ebbe e quanto poco potere egli usò. Di lui neanche la chiesa cattolica conserva un ricordo, non credo che egli sarà adeguatamente commemorato e la democrazia italiana non accetta di annoverare i Comitati civici di Gedda tra i suoi fondatori, appunto per la sua cultura laica. Ma rimane vero che questa figura è tra le più rilevanti nel panorama del cattolicesimo italiano, e molto più spirituale di Giuseppe Lazzati, di Giorgio La Pira che sono ora avviati dalla sinistra ecclesiastica sulla via degli altari. Gedda diede molto di più alla chiesa e alla democrazia che non Lazzati o La Pira.

Chi però ha età per ricordare quanto fosse decisiva l'opera di Luigi Gedda e dei suoi Comitati civici nell'anno decisivo della democrazia italiana, non può non ricordare in lui una grande figura di cattolico, di democratico, di italiano.