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La democrazia italiana deve a Luigi Gedda il
suo vero inizio. La festa della democrazia e della libertà non è
i1 25 aprile del '45 (che è la sconfitta del fascismo e la vittoria
dell'antifascismo): è il 18 aprile del '48, quando il popolo italiano
respinge la dittatura socialcomunista e sceglie, con il voto alla
Democrazia cristiana e ai partiti di centro, la libertà. Luigi Gedda
è l'uomo di questo hannus mirabilis, l'uomo che è riuscito a spingere
gli italiani a votare dando loro la certezza che la chiesa cattolica
e che il Papa stesso, Pio XII, era con coloro che votavano contro
il socialcomunismo e per la liberà.
La chiesa cattolica era l'unica realtà rimasta
in Italia dopo la fine della monarchia risorgimentale e della dittatura
fascista: è l'unica realtà istituzionale che era stata accanto al
popolo durante la terribile guerra mondiale combattuta sul suo territorio.
Luigi Gedda disse agli italiani che la chiesa era con loro: e lo
disse con mezzi semplici, dei manifesti che invitavano gli italiani
ad andare a votare. Luigi Gedda era convinto che bastava che gli
italiani vincessero la paura dei comunisti e votassero perché la
libertà vincesse le elezioni.
Chi era Luigi Gedda? Era un medico, dirigente
della gioventù cattolica fin dalla giovinezza, divenuto sotto Pio
XI presidente della Gioventù italiana di azione cattolica (Giac).
Aveva mantenuto l'Azione cattolica come una riserva della chiesa,
distinguendola da fascismo e da antifascismo: e riuscendo così a
mantenerla come realtà indipendente all'interno del regime che voleva
sopprimere ogni organizzazione diversa da quella del partito nazionale
fascista e delle strutture da esso dipendenti.
Potremmo dire che Gedda fu un antifascista di
fatto perché mantenne intatta una grande struttura associativa sotto
un regime che intendeva essere l'unico organizzatore del popolo.
Ed è per questa permanenza dell'organizzazione dell'Azione cattolica
che Gedda riuscì a trasformare l'indicazione di Pio XII per il voto
dei cattolici alla democrazia in una potente macchina organizzativa
che salvò la democrazia italia na. L'aver mantenuto l'Azione cattolica
sotto il regime fascista fu una condizione vitale perché i comunisti
non fossero i vincitori delle elezioni del 18 aprile. E allora i
comunisti erano convinti di vincere: controllavano ancora la polizia
partigiana, avevano ancora le armi, erano praticamente padroni dell'opinione,
tutto faceva pensare che Nenni e Togliatti conquistassero democraticamente
il potere in Italia. Grazie a Pio XII e a Gedda non fu così.
Ma la Dc, che da quelle elezioni emerse come
forza incontrastata, non gliene fu grata. Se ci fu un uomo odiato
dai democristiani fu appunto Luigi Gedda. Si temette infatti che
egli, capo reale del popolo cattolico italiano, potesse usare questa
forza per insidiare il principio del partito democratico cristiano.
Gli fu ostile De Gasperi, gli furono ostili la sinistra democristiana
di Dossetti e Fanfani. Ma soprattutto, è il caso più singolare,
egli ebbe ostili parti rilevanti dell'Azione cattolica: gli universitari
cattolici, i laureati cattolici, tutta la rete che faceva capo a
monsignor Giovanni Battista Montini, che pure era sostenitore dell'appoggio
della chiesa alla Dc, ma che voleva che fosse il partito, e non
l'Azione cattolica, a ereditare la forza politica conquistata attraverso
le elezioni.
Gedda era un uomo di scienza:il suo contributo
alla genetica medica è nell'opera ponderosa Studio sui gemelli che
negli anni Cinquanta era un vero lavoro di pioniere in un campo,
la genetica medica, che sarebbe diventato dominante nei decenni
successivi e lo è soprattutto nei nostri. Egli dovette subire l'ostilità
interna all'Azione cattolica, fino al punto che la stessa Giac,
con Carlo Carretto, lo abbandonò e abbandonò il Papa negli anni
Cinquanta contribuendo così all'isolamento di Luigi Gedda. Il suo
tempo era finito, ma egli non volle mai essere che un servitore
fedele della chiesa di Pio XII che aveva amato.
Luigi Gedda è l'unico grande attore di storia
in Italia che abbia accettato di sparire. Dagli anni Sessanta egli
è divenuto un innominato. Quanto potere egli ebbe e quanto poco
potere egli usò. Di lui neanche la chiesa cattolica conserva un
ricordo, non credo che egli sarà adeguatamente commemorato e la
democrazia italiana non accetta di annoverare i Comitati civici
di Gedda tra i suoi fondatori, appunto per la sua cultura laica.
Ma rimane vero che questa figura è tra le più rilevanti nel panorama
del cattolicesimo italiano, e molto più spirituale di Giuseppe Lazzati,
di Giorgio La Pira che sono ora avviati dalla sinistra ecclesiastica
sulla via degli altari. Gedda diede molto di più alla chiesa e alla
democrazia che non Lazzati o La Pira.
Chi però ha età per ricordare quanto fosse decisiva
l'opera di Luigi Gedda e dei suoi Comitati civici nell'anno decisivo
della democrazia italiana, non può non ricordare in lui una grande
figura di cattolico, di democratico, di italiano.
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