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Il canto dei berretti verdi di Azione Cattolica,
che sfilano sotto le finestre di Palazzo Chigi diretti a San Pietro,
riempie improvvisamente la stanza dove De Gasperi e Pietro Nenni
sono a colloquio. Il presidente del Consiglio entra in agitazione.
«De Gasperi ha come un gesto di dispetto: Gedda fa questo
contro di me», annota il leader dei socialisti nel sjìo
diario alla data dellil ottobre 1952.
E la pura verità. La sfida lanciata
al primo presidente del Consiglio cattolico dal potente capo dellAzione
Cattolica nonché fondatore dei Comitati Civici, professor
Luigi Gedda, entra in quel periodo nella fase più acuta.
De Gasperi, amareggiato, si sfoga con il suo visitatore, che è
anche, insieme con il comunista Togliatti, il principale oppositore
del suo governo: Credo di aver fatto verso la Chiesa tutto
il mio dovere, eppure sono appena un tollerato.
Quattro anni sono passati dal trionfo elettorale
dei 18 aprile, e la coalizione centrista di governo
(Dc, socialdemocratici, liberali, repubblicani) annaspa. De Gasperi
fa assegnamento su una nuova legge elettorale, maggioritaria, per
poter affrontare le elezioni del 1953 senza farsi travolgere dalla
crescita delle opposizioni di sinistra e di destra. E poiché
la sinistra è pronta a fare le barricate contro la cosiddetta
legge truffa, tenta di convincere Nenni che il passaggio
al maggioritario è necessario proprio per resistere
alla crescente pressione della destra clericale. Ma il suo
interlocutore non gli crede. Tesi curiosa e contraddittoria,
annota nel diario. 11 vecchio anticlericale romagnolo non riesce
a credere che il governo della Dc, partito dei preti,
abbia in Papa Pacelli un avversario e in Luigi Gedda, lartefice
del 18 aprile, il braccio secolare incaricato del castigo. Non capisce
la forza del partito romano, arroccato intorno al Cardinal
Ottaviani e ai gesuiti di Civiltà Cattolica, proiettato verso
la formazione di un fronte nazionale a guida cattolica, senza avversari
a destra. E una spinta con motivazioni profonde. Papa Pacelli
non ama il modello anglosassone delle liberaldemocrazie. Teme il
contagio dello spirito protestante e deplora la perdita graduale
didentità nazionale della diletta Italia.
La sua visione è quella di una nuova cristianità
da opporre alla sfida degli opposti materialismi comunista e capitalista.
Solo la persecuzione religiosa nella sfera imperiale sovietica lo
aveva indotto a rimuovere le resistenze opposte dalla sinistra democristiana
alladesione al Patto Atlantico. Da ciò la contrarietà
della gerarchia alla collaborazione governativa tra partito cattolico
e partiti laicisti,
nonché la netta preferenza per la svolta a destra. Cioè
per lalleanza tra Dc e le forze tradizionaliste monarchiche
e neofasciste, proprio nel 1952 in pieno rigoglio nel Mezzogiorno.
Non si capisce nulla di quel che Gedda ha significato,
se non lo si inquadra nella remota lontananza del periodo storico
che lo vide protagonista. Sulle fantastiche capacità organizzative
di quel professore di genetica, poggiava la realizzazione del progetto
vaticano di una rivoluzione culturale per una terza via
nazionale italiana capace di resistere al contagio del mondo moderno,
incarnato dagli opposti materialismi. Era stato in vista della successione,
che la Chiesa aveva sostenuto il regime fascista come la corda sorregge
limpiccato, ottenendone in cambio la legalizzazione del suo
potente presidio nella società, rappresentato dallAzione
Cattolica. Nelle mani di Gedda, quel presidio era diventato uno
strumento formidabile di condizionamento della Dc. Non così
formidabile, però, da riuscire ad imporre a De Gasperi lalleanza
con la destra nelle comunali di Roma (la cosiddetta operazione
Sturzo) e dopo le politiche del 1953. La stella di Gedda impallidisce
allora, per spegnersi cinque anni dopo, insieme con Pio XII. Nella
seconda metà délla sua lunghissima vita, il professore
con lanimo del crociato ha potuto contemplare il compimento
dellintegrazione dellItalia nella società edonistica
dellOccidente e la sua personale sconfitta. Ma non deve averla
considerata una sconfitta definitiva, dopo aver visto gli atti del
pontificato di Wojtyla andare nella direzione delle sue speranze
di allora.
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