|
La fedeltà alla cattedra di Pietro ha dato un
senso all'esistenza terrena di Luigi Gedda. Cum Petro sub Petro,
soleva dire. Con il papa e al comando del papa, attraverso una stagione
della storia che sembrava premiare solo il dissenso, l'insalata
di parole oscure ma audacissime, la fuga in avanti, verso le scene
dell'arretratezza, la rivolta degli umili, incoraggiati dai poteri
forti. La stagione dei teologi dispettosi ed effervescenti, che
facevano il verso a Feuerbach, e che firmavano a polso sciolto i
manifesti a favore di qualunque cosa fosse contraria alla dottrina
cattolica: il socialismo di Fidel Castro e il preservativo, la lotta
di liberazione di Pol-pot e il divorzio, i vietcong e l'aborto.
Una scelta difficile, l'obbedienza vissuta in
mezzo al fracasso dell'opportunismo s-pensante e festante: Luigi
Gedda, infatti, è stato lo zimbello dei neocristiani, quelli che
volavano alto, che spruzzavano brillanti pensieri, che riscuotevano
applausi dal potere culturale, dal quale erano poi delegati a sentenziare
sull'intelligenza o la stupidità degli altri fedeli. Era inebriante
il potere che apprezzava il Quoziente Intellettuale del ribelle
e mortificava gli obbedienti. Gedda ha sopportato pazientemente
il peso della "brutta figura", la satira che lo inchiodava nella
parte ridicola del clericale conformista e sciocco. Le impietose
vignette della rivista "Terza generazione". organo dell'intelligenza
cattolica "aperta al nuovo", infatti, rappresentavano un Luigi Gedda
dallo sguardo spento (e vestito da fascista, per significare la
sua ottusa attitudine ad obbedire a Pio XII).
Se non che l'obbedienza è la più alta virtù cristiana.
Nella Summa theologiae (II.a II.ae q. 186, a. 5), San Tommaso, al
quale la "Fides et ratio", recentemente promulgata da Giovanni Paolo
Il, ha confermato il titolo di Dottore comune della Chiesa, afferma
che la più splendida virtù di Cristo è l'obbedienza. Per i fedeli
Cristo è il modello, "che si è fatto obbediente fino alla morte
e alla morte in croce". Irrisa, disprezzata e odiata dai nemici
della Chiesa, l'obbedienza è l'unica arma spirituale capace di passare
indenne attraverso la vicenda mondana. Non il teologo d'assalto,
ma Cristo è il modello dei vincitori.
Ora Luigi Gedda ha rappresentato, con eroica
umiltà, quella linea di pensiero e di vita cattolica che, sconfitta
dall'effimero schiamazzo della cronaca, ha vinto la storia contemporanea.
Gedda, e prima di lui Paolo VI, Giuseppe Siri, Alfredo Ottaviani,
Nino Badano, Cornelio Fabro, Guido Gonella e tutti coloro che in
angustia hanno atteso il risveglio della Cristianità, dopo gli anni
fumosi dell'umiliazione.
Cosa ne è infatti del dissenso cattolico, che
scommetteva su Stalin o su Breznev, che si opponeva alle illuminate
direttive di Pio XII, che contestava l'insegnamento di Paolo VI
in materia di morale sessuale? Per correre incontro al vincitore
del momento, i dissenzienti hanno voltato le spalle alla storia.
Sono caduti nel ridicolo. La Zarri, ad esempio: oggi non le rimane
altro che usare come megafono l'angolo sordo e desolato in cui giace
il partito della rifondazione comunista. E l'impetuosa Rosy Bindi,
che rivendica gli splendori della gestione oligarchica, per mezzo
della quale l'Azione Cattolica dai tre milioni di iscritti dei tempi
di Gedda è passata ai duecentomila mestamente radunati intorno a
Pier Luigi Castagnetti per la sepoltura del progressismo.
La memoria di Gedda, invece, è consegnata al
linguaggio dei vincitori, che si gloriano del nome di Cristo. E
il paradosso del Cristianesimo: coloro che il mondo giudica stolti
sono sapienti, e coloro che il mondo giudica sapienti sono stolti.
I giovani del raduno di Tor Vergata, una manifestazione di vitalità
spirituale, in tutto simile a quelle che, negli anni Cinquanta,
quando erano organizzate da Luigi Gedda, sono la figura della storia
che esce dall'incubo dell'ateismo. La Chiesa trionfa sulla stupidità
degli storicisti. E Gedda, che dalla stupidità in parrucca fu a
lungo umiliato, è vissuto abbastanza per vedere il tramonto delle
contestazioni e il ritorno delle folle al Papa.
|
|