GEDDA: CON I COMITATI CIVICI SALVO' L'ITALIA DAL COMUNISMO
 
articolo di Gianfranco Morra

da "Libero" del 28 settembre 2000

 
 

Nato nel 1902 e morto a 98 anni nell'ultimo anno del secolo, Luigi Gedda ne ha attraversato tutta la durata e ancor più, tutte le vicissitudini. Scienziato apprezzato e originale, ebbe la prima cattedra di Genetica medica e legò il suo nome alla fondazione dell'Istituto Gregorio Mendel per la genetica e ad importanti scoperte nel campo della studio dei gemelli (1953; la sua opera principale di circa 2000 pagine).

Ma, insieme, non poteva non interrogarsi sul rapporto tra la ricerca scientifica e i dati della rivelazione custoditi dalla Chiesa cattolica, della quale fu fedele servitore per tutta la vita, sia quando gli venne chiesto un impegno per la difesa nel politico dei valori cristiani, sia quando si credette che i mutamenti avvenuti durante il pontificato di Giovanni XXIII e gli anni del Concilio ne richiedessero il pensionamento precoce.

In ogni caso, Gedda non si è mai lamentato, né ha mai polemizzato, ma ha accettato il suo ruolo di "servo inutile", anche quando non poteva condividere le novità della gerarchia. La sua fede gli suggeriva sempre un certo sospetto per i partiti, certo utili nella vita politica, ma bisognosi di essere condizionati e orientati dalla Chiesa. In tal senso va giudicato il suo impegno totale nell'Azione Cattolica.Mussolini aveva dovuto inghiottirla insieme con il Concordato, tanto che l'Ac sopravvisse allo scioglimento delle 15.000 organizzazioni giovanili del 1931. E proprio tra, il 1934 e il 1946 Gedda fu il presidente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica.

Ora il nuovo regime democratico ne imponeva una utilizzazione per realizzare una presenza della Chiesa nel sociale e, indirettamente, nel politico, secondo la nuova strategia cattolica che non poteva più essere quella medievale della potestas directa, ma solo quella moderna della potestas indirecta (non ancora quella maritainiana della potestas dirigens, che sarà cara a Paolo VI).

Gedda divenne, per volontà di Pio XII - il Papa che scomunicò i comunisti e allontanò Giovanni Battista Montini dalla Segreteria di Stato - presidente degli Uomini di Ac e due anni dopo realizzò la sua grande opera prepolitica. Le elezioni del 1948 erano chiamate a conservare all'Italia il regime cattolico e liberale o ad aprire la porta al fronte popolare socialcomunista. Poteva significare la perdita della libertà e del benessere, l'asservimento del paese ad una nazione straniera. Per la quale lavoravano i "frontisti".

Gedda, per desiderio del Papa, fu incaricato di utilizzare l'Ac per far vincere la Democrazia Cristiana. Lo scienziato divenne dunque organizzatore politico. Nacquero così, l'8 febbraio 1948, i Comitati Civici utilizzando le strutture ecclesiali del paese (22.000 parrocchie, conventi, istituti, associazioni). Già il 7 settembre dell'anno prima Gedda aveva portato in piazza S. Pietro 500.000 iscritti di Ac (i "baschi blu", così chiamati dal colore dei fiordalisi della Madonna di Lourdes).

Ieri, in una dichiarazione resa alla stampa, uno storico inglese sinistrorso, ritenuto molto competente nei fatti italiani, ha affermato che non si può parlare di Gedda come dell'artefice assoluto di questa vittoria.

E' la scoperta dell'acqua calda, una affermazione altrettanto vera quanto superflua. Ogni evento storico è prodotto da molte cause e nessuno ha mai pensato che sarebbe bastato Gedda, senza De Gasperi e gli Stati Uniti. Ma non v'è alcun dubbio che, tolto il contributo della potente organizzazione messa in piedi da Gedda in così poco tempo, la Dc difficilmente avrebbe vinto le elezioni. Basti ricordare che i comitati civici erano in Italia 18.000 e contavano su 300.000 attivisti.

Oggi, caduto il comunismo reale, sfasciatosi lo stato assistenziale creato dai cattocomunisti nemici di Gedda, possiamo valutare l'importanza di quella vittoria, che assicurò al nostro Paese almeno 15 anni di libertà e di progresso (poi fu il centro-sinistra, cioè l'inizio della parabola discendente). Tuttavia anche la vittoria della Dc nel 1948 ebbe il suo lato oscuro, in quanto fu ottenuta con una ingerenza della Chiesa nelle vicende politiche. Lo capì il cattolico liberale Luigi Sturzo: "La Dc è diventata debitrice dell'Azione Cattolica".

Quella vittoria, così indispensabile per l'Italia, mostrò e perpetuò una arretratezza politica del nostro Paese: la dipendenza del cattolicesimo politico dalle gerarchie, delle quali la prima vittima fu proprio Luigi Gedda.

Prima nel 1952, quando egli appoggiò l'operazione Sturzo di una alleanza tra Dc e destre per il Comune di Roma - operazione che fu fatta fallire (parole di Sturzo del 1959) "dai comunistelli di sagrestia, da sinistri delusi, da impiegati nelle cento aiende di Mattei, dagli scrittori del Giorno".

Il secondo colpo fu quello fatale. Morto Pio XII nel 1958, il nuovo corso di Giovanni XXIII fu di apertura alle sinistre, come avvenne, con la regia di Fanfani nel 1963, col primo governo di centrosinistra presieduto da Moro. Gedda, che ricorda un passato tradizionalista, deve essere messo da parte. I presidenti dell'Ac debbono essere uomini del nuovo corso. La metamorfosi delle associazioni cattoliche in "compagne di strada" dei comunisti non tarderà molto: Acli, Scout, Ac scelgono ora il "primato dei poveri" e la "redenzione degli umili". Nascono in questi anni le due tendenze del mondo cattolico: quella ufficiale dell'Ac, aperta e forse sfondata a sinistra, come mostra il trionfo del modello dossettiano del cattocomunismo, nato e allevato proprio in Ac; e quella del buon senso della maggioranza dei fedeli, indotta a continuare a votare DC "turandosi il naso" solo per la paura di quel comunismo, che oggi è al governo insieme con gran parte dei dirigenti dell'Ac.

Ma venne il momento in cui Gedda, come Cincinnato, fu richiamato in servizio. Nel 1972 ci fu il referendum per l'abolizione del divorzio. Toccò al vecchio combattente organizzarlo e perderlo. Ormai non lottava più solo contro il vecchio nemico rosso, ma contro parte non piccola della sua Ac, che aveva assunto una posizione favorevole al mantenimento del divorzio ("cattolici del no"), primo passo per collocare i suoi esponenti nelle liste elettorali del Pci.

Fu la sua ultima sconfitta. E fu la sua ultima testimonianza di coerenza e di dignità.

Non mancò di essere presente ancora in altre battaglie, come quella per l'abolizione dell'aborto, contro la pornografia e per la limitazione bioetica delle sperimentazioni scientifiche. Ma ormai la sua missione era esaurita ed era stata, anche, sconfessata. Gedda significa ormai cattolicesimo retrivo, chiuso, clericale e classista. Eppure, questi ultimi impegni, più propriamente etico-religiosi, erano ben più importanti e validi di quello che profuse per far vincere la Dc nel 1948.