E' MORTO LUIGI GEDDA, PIONIERE E GUIDA DELL'APOSTOLATO DEI LAICI
 
articolo di Card. Fiorenzo Angelini

da "L'Osservatore Romano " del 28 settembre 2000

 
 

"La via dei giusti è come la luce dell'alba, che va rischiarandosi fino a pieno giorno" (Prov. 4,18). La vicenda umana del Prof. Luigi Gedda si svelerà, con il tempo, sempre più marcatamente mano a mano apparirà più evidente la sua vita interiore, la quale risulterà la vera chiave di lettura di quel suo attivismo instancabile e vario, che per lunghi anni ha fatto notizia anche sulle prime pagine dei giornali.

Ciò infatti che della inesauribile attività del Prof. Gedda fu maggiormente appariscente - dalla guida dell'Azione Cattolica Italiana alla istituzione dei Comitati Civici (1948), dalle affermazioni in campo scientifico-medico alla fondazione dell'Associazione Medici Cattolici Italiani che diresse per 32 anni (1944-1976) ed alla promozione della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici, di cui fu Presidente fino al 1966 - non esaurisce né spiega sufficientemente le sue non comuni doti e i suoi straordinari meriti. Come il bianco distingue ed accende tutti i colori dell'iride, così a tenere unita, a dare impulso convergente a tutta la poliedrica attività del Prof. Gedda fu questa vitale energia spirituale che era insieme sorgente ed approdo di tutte le sue iniziative. Il Prof. Gedda che, mentre obbediva ad un taccuino di impegni esterni stressante, non trascurò mai di promuovere, sostenere e animare gli spazi spirituali ed interiori, fu capace di questa non facile sintesi che fu condizione peraltro irrinunciabile per la sua partecipazione ardita, fruttuosa ed esemplare alla multiforme presenza operativa per il laicato nella vita della Chiesa.

La storia della Chiesa in Italia, nel periodo precedente la seconda guerra mondiale, ma particolarmente dalla liberazione di Roma (4 giugno 1944) alle soglie del Concilio Ecumenico Vaticano Il, ha visto il .Prof. Luigi Gedda non solo protagonista di non dimenticate iniziative, ma anima e propulsore del coinvolgimento dei laici nella vita della Chiesa e della società civile. Presidente nazionale della Gioventù (1934-1946) e degli Uomini (1946-1949) di Azione Cattolica, e poi Presidente Generale dal 1952 al 1959, portò l'Associazione a tre milioni e mezzo di iscritti.

Uomo e cristiano esemplarmente credente e coerente fino al sacrificio, non conosceva la paura e, questo, non già per temerarietà o arroganza, ma perché nulla intraprendeva se non con l'interiore certezza che il suo impegno ardito e totale di anima consacrata non avrebbe potuto mancare i traguardi programmati a servizio della Chiesa e del Paese. E questo perché a sostenerlo, a guidano era una carica interiore che, mentre resta, forse, l'aspetto non troppo noto della sua personalità, ne fu invece quello dominante.

Nel 1942 il Prof. Gedda fondò la Società Operaia, divenuta, nel 1981, di diritto pontificio per riconoscimento del Pontificio Consiglio per i Laici. La Società Operaia aveva e conserva la precisa finalità di una vita interiore a fondamento essenziale del vero apostolato. Lo spirito informatore di questa Società fu, sin dall'inizio, espresso in maniera toccante nella preghiera detta "Simbolo Operaio", il cui "punto focale" restano le parole pronunciate da Gesù nella notte dell'Orto degli Ulivi al termine del suo colloquio con il Padre: "Non la mia volontà, o Padre, ma la tua sia fatta" (Luca 22, 42). E alla spiritualità getsemanica, di cui sono state notissime le Case di Esercizi spirituali di Casale di Corte Cerro, in provincia di Novara e di Paestum, in provincia di Salerno, il Prof. Gedda ha dedicato anche alcuni appassionati libri. La continua, forte, ed anche sofferta devozione a Gesù agonizzante nell'Orto degli Ulivi era per il Prof. Gedda un costante orientamento di vita e di accettazione di tutto ciò che la sua vita, certamente non facile e non semplice, comportava.

La devozione che scaturiva dall'adesione alla Volontà di Dio, fu per il fondatore della Società Operaia una precisa segnaletica di vita a volte, se non spesso, vissuta nonostante tutto, in grande solitudine. Il fatto che alla Società Operaia possano, per Statuto, appartenere ecclesiastici e laici, uomini e donne, è ulteriore conferma della costante preoccupazione del Prof. Gedda di guardare alla vita della Chiesa nella convergente unitarietà di tutte le sue componenti. A cinquant'anni (1947-1997) dalla nascita degli Istituti secolari, la Società Operaia, pur nella sua singolarità, nacque da un'intuizione anticipatrice dell'importanza di una forma consacrata all'interno della condizione secolare. Difficile dire quale influenza sullo sviluppo della vita interiore del Prof. Gedda abbia avuto la sorella, la Serva di Dio Mary, che sempre visse accanto a lui e che fu esempio eccezionale di accettazione della sofferenza e di vita di preghiera, trascorsa per molti anni in un silenzioso martirio che certamente garantiva efficacia alle molteplici e ardite intraprese del fratello. La spiritualità getsemanica trovò in questo sodalizio fraterno la sua più immediata e continuata espressione, come peraltro confermano gli stessi scritti del Prof. Gedda apparsi nella rivista di spiritualità Tabor, fondata, nel 1947, insieme alla sorella Mary.

Sebbene gli impegni onerosi di ricercatore e di scienziato e quelli non meno incombenti che gli derivavano dalle sue responsabilità nell'ambito dell'Azione Cattolica e di altre iniziative dell'apostolato laicale assorbissero pienamente la sua giornata, egli intese integrare la sua condizione laicale con il sacramento del matrimonio, con Linda Romano, a conferma che la straordinarietà dei compiti ai quali era chiamato non voleva essere in nessun modo un limite alla "normalità" della condizione di laico, anche e particolarmente se cristiano impegnato. Sposandosi, volle anche evitare di offrire la sensazione, tra i tantissimi che lo conoscevano e l'amavano, di preferire una singolarità di esperienza che poteva essere interpretata come orgogliosa solitudine. Visse con la sua sposa la forza di un cammino in due che certamente sostenne il suo impegno a volte anche eroico nei vari campi di presenza e di azione, come leader o come semplice e comune cristiano, sempre però animato alla ricerca e alla affermazione del bene.

È sempre difficile, nel ricordare un amico, che l'amicizia non faccia velo sulla rigorosa obiettività, ma resto convinto che non sia possibile tracciare il profilo autentico del Prof. Gedda se si prescinde dalla singolare saldatura che ebbero in lui il genio dell'organizzatore e della guida e il cristiano dall'intensa vita interiore.

Egli fu un leader per indole, ma non in senso politico; fu autorevole, fu guida. Incuteva rispetto, ma amava e cercava non la subalternità, bensì la collaborazione. La storia dell'Associazione Medici Cattolici Italiani che è debitrice al Prof. Gedda del suo rapido affermarsi ed estendersi sin dai primi anni di vita, si spiega anche con la sua capacità di saper scegliere e valorizzare al massimo i suoi più stretti collaboratori. I quali, talvolta, erano di indole diversissima dalla sua, ma che egli riusciva ad apprezzare profondamente.

Uomo dalla straordinaria concretezza, era assiduo alla quotidiana partecipazione alla S. Messa ed alla Comunione. Mentre nulla gli sfuggiva degli aspetti organizzativi, nulla sottraeva ai tempi della preghiera, come voleva la spiritualità getsemanica.

La fiducia incondizionata che ebbero in lui Pio XI e soprattutto, Pio XII, scaturiva dalle garanzie di amorevole obbedienza che il Prof. Gedda offriva, con coraggio e coerenza, al Vicario di Cristo. Un'obbedienza che era condizione per poter collaborare con lui, a qualsiasi livello.

Anche per questo, lavorare con lui dava sicurezza e gli stessi inevitabili contrasti erano sempre costruttivi, perché si alimentavano ad una sorta di encomiabile desiderio di non lasciare nulla di intentato per la promozione e la difesa dei grandi valori cristiani ed umani, ecclesiali e civili.

La scienza, particolarmente la genetica e la gemellologia, che a lui tanto devono, sono certamente rimaste orfane di un vero talento di ricercatore e di pioniere, come dimostrano i decisivi passi avanti compiuti da questa branca della medicina grazie al suo straordinario contributo scientifico. Ma al Prof. Gedda deve molto non soltanto la scienza; gli deve molto la società politica, alla quale ha preparato, dopo vigile cura, uomini di alto profilo; gli deve molto la Chiesa italiana; gli dobbiamo molto tutti noi, anche se, come sovente accade, grandezza e meriti delle persone eccezionali si riesce a meglio misurarli quando queste vengono a mancare, di quanto non si sia saputo apprezzarli quando erano in vita.