E' MORTO GEDDA, ANTICOMUNISTA VERO
 
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da "Il Secolo d'Italia " del 28 settembre 2000

 
 

Si è spento, a 98 anni, Luigi Gedda, figura storica del mondo cattolico italiano, l’uomo che contribuì a evitare, nel ‘48, che il Paese fosse consegnato nelle mani dei comunisti. Molte le tappe che hanno segnato la sua vita in modo particolarmente significativo. Su tutte, l’aver fondato su incarico di Pio XII il “Comitato civico” che appoggiò la Dc nelle cruciali elezioni del 18 aprile.

Professore all’Università “Maria Santissima”, approfondì a lungo gli studi scientifici nel campo della genetica medica e della gemellologla. Nel ‘62 vinse il concorso per la cattedra di genetica medica alla “Sapienza”. Inoltre, svolse la sua docenza nell’istituto Gregorio Mendel da lui fondato nel ‘53. Fu autore, coi suoi allievi, di oltre 700 lavori scientifici. Intenso anche il suo impegno nel campo dell’apostolato. Fu presidente centrale dell’Unione uomini di Azione Cattolica e in seguito vicepresidente e presidente generale fino al ‘59.
Fondatore del Centro Sportivo Italiano, dell’Associazione Medici Cattolici, dell’Editrice Ave e della Società Operaia, Gedda partecipò anche al Concilio Vaticano Il in qualità di uditore.

I funerali saranno celebrati oggi, alle 11 nella Chiesa di Sant’Eugenio, la parrocchia di viale Belle Arti retta dai sacerdoti dell’Opus Dei.

Il mondo politico anticomunista è in lutto. “Sapremo raccogliere il suo testimone per continuare la battaglia in difesa della libertà e dei valori della nostra tradizione cristiana”, afferma Silvio Berlusconi”. “Con Gedda scompare un protagonista della battaglia per la libertà e per la democrazia, un artefice della permanenza dell’italia nel campo delle nazioni libere dell’Occidente. Il rappresentante autorevole di un cattolicesimo orgoglioso delle sue tradizioni e delle sue radici popolari”.

Il Sir (il Servizio d’informazione religiosa della Cei), Gedda svolse un “intenso impegno nel campo dell’apostolato cattolico”. Tutta la sua vita «può essere riassunta in queste sue parole: “tutto voglio dare al mio Dio, non solo qualche ora, ma tutte le ore; non solo l’impegno di una tessera alla vigilia dell’immacolata, ma un Impegno che scadrà nell’ora della morte”».

“La Sinistra”, dice a sua volta Pierferdinando Casini, “dopo averlo dipinto come il più bieco sanfedista, dovrebbe oggi riconoscergli il grande merito di aver contribuito in modo determinante, insieme a De Gasperi, alla vittoria del ‘48 che ha garantito all’italia mezzo secolo di libertà”. Il leader del Ccd, di conseguenza, invita a “una rilettura critica e obiettiva dl quegli anni che è ormai matura per tutte le forze politiche. In virtù di questo, credo che oggi Gedda meriti attestati di stima anche da parte dei suoi avversari politici”.

Per il riformtore Marco Taradash “fu anche grazie alla sua ferrea determinazione, se vogliamo estremistica, che nel ’48 all’Italia venne risparmiata la sciagura di cadere nella rete del comunismo diretto da Mosca. Di questo tutti noi dobbiamo essergli riconoscenti”.

La parola passa al Cardinale Fiorenzo Angelici ceh, in un articolo sull’Osservatore Romano descrive Gedda come “un uomo e cristiano esemplarmente credente e coerente fino al sacrificio”. A lui “deve molto non soltanto la scienza; gli deve molto la società politica alla quale ha preparato, dopo vigile cura, uomini di alto profilo; gli deve molto la Chiesa italiana; gli dobbiamo molto tutti noi”.
“Fu un leader per indole, ma non in senso politico: fu autorevole, fu guida. Incuteva rispetto, ma amava e cercava non la subalternità, ma la collaborazione”, scrive ancora Angelini «Non conosceva la paura e, questo, non già per temerarietà o arroganza, ma perché nulla intraprendeva se non con l’interiore certezza che il suo impegno ardito e totale di anima consacrata non avrebbe potuto mancare i traguardi programmati a servizio della Chiesa e del Paese. E questo perché a guidarlo era una carica interiore che, mentre resta forse l’aspetto non troppo noto della sua personalità, ne fu invece l’aspetto dominante”.