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Si è spento, a 98 anni, Luigi Gedda, figura
storica del mondo cattolico italiano, luomo che contribuì
a evitare, nel 48, che il Paese fosse consegnato nelle mani
dei comunisti. Molte le tappe che hanno segnato la sua vita in modo
particolarmente significativo. Su tutte, laver fondato su
incarico di Pio XII il Comitato civico che appoggiò
la Dc nelle cruciali elezioni del 18 aprile.
Professore allUniversità Maria
Santissima, approfondì a lungo gli studi scientifici
nel campo della genetica medica e della gemellologla. Nel 62
vinse il concorso per la cattedra di genetica medica alla Sapienza.
Inoltre, svolse la sua docenza nellistituto Gregorio Mendel
da lui fondato nel 53. Fu autore, coi suoi allievi, di oltre
700 lavori scientifici. Intenso anche il suo impegno nel campo dellapostolato.
Fu presidente centrale dellUnione uomini di Azione Cattolica
e in seguito vicepresidente e presidente generale fino al 59.
Fondatore del Centro Sportivo Italiano, dellAssociazione Medici
Cattolici, dellEditrice Ave e della Società Operaia,
Gedda partecipò anche al Concilio Vaticano Il in qualità
di uditore.
I funerali saranno celebrati oggi, alle 11 nella
Chiesa di SantEugenio, la parrocchia di viale Belle Arti retta
dai sacerdoti dellOpus Dei.
Il mondo politico anticomunista è in lutto.
Sapremo raccogliere il suo testimone per continuare la battaglia
in difesa della libertà e dei valori della nostra tradizione
cristiana, afferma Silvio Berlusconi. Con Gedda
scompare un protagonista della battaglia per la libertà e
per la democrazia, un artefice della permanenza dellitalia
nel campo delle nazioni libere dellOccidente. Il rappresentante
autorevole di un cattolicesimo orgoglioso delle sue tradizioni e
delle sue radici popolari.
Il Sir (il Servizio dinformazione religiosa
della Cei), Gedda svolse un intenso impegno nel campo dellapostolato
cattolico. Tutta la sua vita «può essere riassunta
in queste sue parole: tutto voglio dare al mio Dio, non solo
qualche ora, ma tutte le ore; non solo limpegno di una tessera
alla vigilia dellimmacolata, ma un Impegno che scadrà
nellora della morte».
La Sinistra, dice a sua volta Pierferdinando
Casini, dopo averlo dipinto come il più bieco sanfedista,
dovrebbe oggi riconoscergli il grande merito di aver contribuito
in modo determinante, insieme a De Gasperi, alla vittoria del 48
che ha garantito allitalia mezzo secolo di libertà.
Il leader del Ccd, di conseguenza, invita a una rilettura
critica e obiettiva dl quegli anni che è ormai matura per
tutte le forze politiche. In virtù di questo, credo che oggi
Gedda meriti attestati di stima anche da parte dei suoi avversari
politici.
Per il riformtore Marco Taradash fu anche
grazie alla sua ferrea determinazione, se vogliamo estremistica,
che nel 48 allItalia venne risparmiata la sciagura di
cadere nella rete del comunismo diretto da Mosca. Di questo tutti
noi dobbiamo essergli riconoscenti.
La parola passa al Cardinale Fiorenzo Angelici
ceh, in un articolo sullOsservatore Romano descrive Gedda
come un uomo e cristiano esemplarmente credente e coerente
fino al sacrificio. A lui deve molto non soltanto la
scienza; gli deve molto la società politica alla quale ha
preparato, dopo vigile cura, uomini di alto profilo; gli deve molto
la Chiesa italiana; gli dobbiamo molto tutti noi.
Fu un leader per indole, ma non in senso politico: fu autorevole,
fu guida. Incuteva rispetto, ma amava e cercava non la subalternità,
ma la collaborazione, scrive ancora Angelini «Non conosceva
la paura e, questo, non già per temerarietà o arroganza,
ma perché nulla intraprendeva se non con linteriore
certezza che il suo impegno ardito e totale di anima consacrata
non avrebbe potuto mancare i traguardi programmati a servizio della
Chiesa e del Paese. E questo perché a guidarlo era una carica
interiore che, mentre resta forse laspetto non troppo noto
della sua personalità, ne fu invece laspetto dominante.
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