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Sono uno dei moltissimi, preti e laici, la cui
vita ecclesiale e la cui esperienza religiosa e apostolica hanno
avuto un riferimento essenziale, profondo in Luigi Gedda e nella
sua testimonianza di laico cattolico che ha attraversato in questo
secolo una lunga stagione per certi versi irripetibile.
Come novarese per decenni impegnato pastoralmente
nell'Alto Novarese, dove Luigi Gedda trascorse parte della sua gioventù
e dove stabili quella originale struttura cli formazione cristiana
che fu il "Getsemani" di Casale Cortacerro, provo cli fronte alla
notizia della sua morte, un surplus di emozioni legate a mille ricordi
anche personali.
Vorrei qui soltanto, cercando di fare sintesi
delle complesse e per noi affascinanti vicende di una storia come
quelle dell'Azione Cattolica degli anni Trenta, Quaranta, Cinquanta
e oltre, esprimere la mia commossa gratitudine per quanto Gedda,
con gli assistenti ecclesiali e i collaboratori di quei decenni,
ha fatto per la Chiesa italiana. E, in essa per migliaia e migliaia
di giovani, di uomini, di donne che hanno segnato, anche con un
certo marchio storico non cancellabile, la vita delle nostre comunità.
So benissimo come gli avvenimenti, gli sconvolgimenti,
i "salti" culturali, sociali, politici di questo secolo determinano
in chi farà memoria della vita di Luigi Gedda, analisi contrastanti,
valutazioni variegate e non facilmente componibili in una visione
unitaria. Ma ritengo che ci siano dei capitoli fondamentali e di
enorme importanza storica su cui è ben difficile cincischiare o
prendere le distanze.
Mi limito a due riflessioni, che si possono collegare
con l'esperienza di molti cattolici italiani, ancora viventi.
Luigi Gedda ha guidato e sorretto con passione,
dedizione totale, spirito di sacrificio e non comune dote di 1eadership
e di capacità organizzativa, quell'arco di storia in cui l'Azione
Cattolica Italiana, nelle sue vaste e varie espressioni, costituì,
non per "élites" isolate e scostanti, ma per associazioni di migliaia
e migliaia di soci, la più efficace e incisiva "scuola di fede"
che la storia religiosa italiana abbia vissuto.
Allora il gergo corrente la chiamava l' "apostolato
dei laici". E fu davvero per noi una capillare e vissuta esperienza
di partecipazione dei laici alla vita della Chiesa di cui sarebbe
ancora utile ricordare il cammino, gli stili, i percorsi, la creatività,
non per copiarli ma per lasciarsi stimolare in una realtà come quella
attuale che ha certo bisogno di nuove scelte pastorali ma anche
della stessissima passione evangelizzatrice.
Guardiamo ovunque, nella realtà attuale delle
mille e mille parrocchie della Chiesa italiana, quali, quanti, con
quale coerenza, con quale granitica fedeltà e operosità siano ancora
sul campo i "residui" di quella stagione. E quanto i loro vuoti
appaiano spesso non facilmente sostituibili.
L'altra immediata considerazione riguarda il
rapporto tra pratica di fede e impegno politico sociale. Su questo
terreno, nella temperie drammatica degli anni '40, Gedda ebbe idee
chiare, intuizioni perspicaci e capacità di azione di rara efficacia.
Si potrà dire tutto e il contrario di tutto,
analizzare criticamente gli sviluppi successivi dell'impegno civile
dell'Azione Cattolica, valutare luci ed ombre. Tutto legittimo.
Resta il fatto storico: che l'Italia non sia diventata l'ennesima
repubblica popolare comunista, per la libera scelta della maggioranza
assoluta degli italiani, non può essere letto, studiato e ricordato
senza rifarsi all'Azione Cattolica di Gedda e dei suoi Comitati
civici. Ed infine, un po' di "amarcord" nostrano.
Per molte ragioni ma soprattutto per la stessa
militanza nell'Azione Cattolica di quegli anni, noi giornalisti
cattolici dell'Agenzia Sis e successivamente dell'Agenzia Sir avevamo
un vissuto "feeling" di ~riemoria e di solidarietà con Luigi Gedda,
attraverso Giovanni Fallani. Per una vita, amico e collaboratore
Fedelissimo di Gedda, anche il "nostro Giovanni" confessava di dovere
molto alla sua guida. Ed è anche per questo che diciamo con affetto
la nostra gratitudine a Gedda, a questo fecondo esempio di laico
cattolico, di quelli che osavano siglare le loro lettere con "Mihi
vivere Christus est".
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