LAICO CATTOLICO
 
articolo di Giuseppe Cacciami

da "Sir" del 29 settembre 2000

 
 

Sono uno dei moltissimi, preti e laici, la cui vita ecclesiale e la cui esperienza religiosa e apostolica hanno avuto un riferimento essenziale, profondo in Luigi Gedda e nella sua testimonianza di laico cattolico che ha attraversato in questo secolo una lunga stagione per certi versi irripetibile.

Come novarese per decenni impegnato pastoralmente nell'Alto Novarese, dove Luigi Gedda trascorse parte della sua gioventù e dove stabili quella originale struttura cli formazione cristiana che fu il "Getsemani" di Casale Cortacerro, provo cli fronte alla notizia della sua morte, un surplus di emozioni legate a mille ricordi anche personali.

Vorrei qui soltanto, cercando di fare sintesi delle complesse e per noi affascinanti vicende di una storia come quelle dell'Azione Cattolica degli anni Trenta, Quaranta, Cinquanta e oltre, esprimere la mia commossa gratitudine per quanto Gedda, con gli assistenti ecclesiali e i collaboratori di quei decenni, ha fatto per la Chiesa italiana. E, in essa per migliaia e migliaia di giovani, di uomini, di donne che hanno segnato, anche con un certo marchio storico non cancellabile, la vita delle nostre comunità.

So benissimo come gli avvenimenti, gli sconvolgimenti, i "salti" culturali, sociali, politici di questo secolo determinano in chi farà memoria della vita di Luigi Gedda, analisi contrastanti, valutazioni variegate e non facilmente componibili in una visione unitaria. Ma ritengo che ci siano dei capitoli fondamentali e di enorme importanza storica su cui è ben difficile cincischiare o prendere le distanze.

Mi limito a due riflessioni, che si possono collegare con l'esperienza di molti cattolici italiani, ancora viventi.

Luigi Gedda ha guidato e sorretto con passione, dedizione totale, spirito di sacrificio e non comune dote di 1eadership e di capacità organizzativa, quell'arco di storia in cui l'Azione Cattolica Italiana, nelle sue vaste e varie espressioni, costituì, non per "élites" isolate e scostanti, ma per associazioni di migliaia e migliaia di soci, la più efficace e incisiva "scuola di fede" che la storia religiosa italiana abbia vissuto.

Allora il gergo corrente la chiamava l' "apostolato dei laici". E fu davvero per noi una capillare e vissuta esperienza di partecipazione dei laici alla vita della Chiesa di cui sarebbe ancora utile ricordare il cammino, gli stili, i percorsi, la creatività, non per copiarli ma per lasciarsi stimolare in una realtà come quella attuale che ha certo bisogno di nuove scelte pastorali ma anche della stessissima passione evangelizzatrice.

Guardiamo ovunque, nella realtà attuale delle mille e mille parrocchie della Chiesa italiana, quali, quanti, con quale coerenza, con quale granitica fedeltà e operosità siano ancora sul campo i "residui" di quella stagione. E quanto i loro vuoti appaiano spesso non facilmente sostituibili.

L'altra immediata considerazione riguarda il rapporto tra pratica di fede e impegno politico sociale. Su questo terreno, nella temperie drammatica degli anni '40, Gedda ebbe idee chiare, intuizioni perspicaci e capacità di azione di rara efficacia.

Si potrà dire tutto e il contrario di tutto, analizzare criticamente gli sviluppi successivi dell'impegno civile dell'Azione Cattolica, valutare luci ed ombre. Tutto legittimo. Resta il fatto storico: che l'Italia non sia diventata l'ennesima repubblica popolare comunista, per la libera scelta della maggioranza assoluta degli italiani, non può essere letto, studiato e ricordato senza rifarsi all'Azione Cattolica di Gedda e dei suoi Comitati civici. Ed infine, un po' di "amarcord" nostrano.

Per molte ragioni ma soprattutto per la stessa militanza nell'Azione Cattolica di quegli anni, noi giornalisti cattolici dell'Agenzia Sis e successivamente dell'Agenzia Sir avevamo un vissuto "feeling" di ~riemoria e di solidarietà con Luigi Gedda, attraverso Giovanni Fallani. Per una vita, amico e collaboratore Fedelissimo di Gedda, anche il "nostro Giovanni" confessava di dovere molto alla sua guida. Ed è anche per questo che diciamo con affetto la nostra gratitudine a Gedda, a questo fecondo esempio di laico cattolico, di quelli che osavano siglare le loro lettere con "Mihi vivere Christus est".