Centro Culturale Man Ray Cagliari

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A. Meloni

Personalità e nuove presenze
Rassegna di arti visive

a cura di Mariolina Cosseddu


Paola Dessì, Alessandro Meloni



Paola Dessì

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cm 100 x 200
Tecnica: stampa plotter e pittura a olio su tela.

La chiusura del ciclo "Personalità" e nuove presenze è affidata a Paola Dessì e Alessandro Meloni, due artisti sassaresi che hanno scelto, per dialogare nelle stanze del Man Ray, opere sostanzialmente vicine per mezzi e qualità espressive. Della sua vasta, complessa e ricca produzione Paola Dessì ha cercato una linea di confine che conciliasse l’amore per il fare e la ricerca pittorica. Convinta che l’artista abbia il dovere di superare la rigidezza delle categorie iconiche e metodologiche, Paola Dessì si è sempre mossa su percorsi multipli, incrociando strade diverse, diramazioni insolite, trasversalità impreviste. La ceramica, la grafica, la pittura, la fotografia sono solo gli orizzonti possibili entro cui si snoda il suo itinerario artistico, all’interno del quale ha, di volta in volta, cercato specificità e alterità, virtuosismo formale e sostanza conoscitiva, analisi metodica e sintesi programmata. Ha così sperimentato tecniche e modalità operative lontane tra loro in nuova convivenza e in un loro felice connubio, ha mescolato registri "alti" e "minori" senza distinzioni gerarchiche, ha trattato le materie naturali e quelle artificiali con la stessa amorevolezza e la stessa sensibilità così acutamente femminile.

Nella mostra del Man Ray Paola Dessì ha inteso, dunque verificare, da una parte, la tenuta, a distanza di anni, di opere grafiche datate 1960 e, dall’altra, misurarsi con le tecniche più avanzate della cultura contemporanea.

Due grandi tele sciolte sulla parete di fondo della sala d’ingresso definiscono il momento centrale di questa mostra in cui domina il rigore severo di un’icona nera su sfondo bianco e la sua replica invertita e speculare. I lunghi leggeri pannelli che, simili a seriche membrane, intrappolano il volto femminile alterato e irregolare, sono leggibili come un dittico dove il binomio bianco e nero instaura, nel gioco dell’alternanza, successioni intercambiabili. Nel volto stampato e distorto, in cui è riconoscibile l’autoritratto dell’artista, Paola Dessì porta avanti la ricerca, condotta in questi ultimi anni, sull’integralità del corpo femminile come meditazione sull’essere e sul divenire. In evidente continuità con la serie dei volti stampati su silver foil e con la riflessione condotta con Esplosione I e II, Paola Dessì accetta, con un atto di coraggio, di mettere in discussione la propria e altrui femminilità attraverso il tema della distruzione o, che e poi la stessa cosa, della deformata identità. La perdita dell’io equivale alla perdita della possibilità di comunicazione e perciò alla rassicurante armonia con la natura e la società. Nell’immaterialità di quei volti, nella flessuosa trasparenza dei profili dagli occhi chiusi, nelle spente luminescenze, si legge una sottile inquietudine, probabile indizio di una nuova fase dell’attività dell’artista. Da questo punto di vista queste opere sembrano invertire una visione che, in altri tempi e in altri contesti, aveva proposto un felice rapporto con l’ambiente e la vita organica. Ne sono la riprova proprio gli splendidi monotipo presenti al Man Ray dove aeree libellule e sofisticate farfalle creano arabeschi lineari di inusitata eleganza formale, fortemente sperimentali negli anni sessanta, altrettanto suggestive oggi. Come le incisioni e la tarlatana datate 2000 che ripongono, in altra chiave, la stessa rarefatta composizione geometricamente sintetizzata. Paola Dessì dichiara così che non si è dispersa, nel tempo, la volontà sperimentale e la continua ricerca che, nell’arco di quarant’anni d’attività ribadisce la solidità e la raffinatezza della sua poetica.

Mariolina Cosseddu


Alessandro Meloni

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cm 100 x70
Tecnica: punta secca, bulino, carta vetrata, collografia con stucco per carroziere vernicie poliuretanica, carborundum. Più carta rossa fatta a mano.


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cm 50 x 70
Tecnica: punta secca, bulino, carta vetrata, collografia con stucco per carroziere vernicie poliuretanica, carborundum. Più carta rossa fatta a mano.

Erede di un’alta e colta tradizione incisoria, Alessandro Meloni ne prosegue gli intenti, ne riconferma la lucida coscienza estetica, ne ribadisce l’impegno morale nella prassi quotidiana. I lavori esposti nelle stanze del "Man Ray", ultima fatica del giovane sassarese, hanno conquistato l’attenzione di tutti nel rinnovato interesse del gran pubblico per l’arte incisoria e per la sorprendente maestria che la grafica di Meloni rivela.

Questa pratica antica e faticosa sembra essere accolta da Meloni con la chiara, implicita e indiscutibile saggezza di chi, nel privilegio del mezzo espressivo, ha scelto una regola di vita, un esercizio del fare senza compromessi, senza barattare niente con la facilità e lo sbrigativo del contemporaneo. Ostile ad un’arte che consuma se stessa nel momento in cui si realizza, Alessandro Meloni, della giovinezza e della spregiudicatezza di oggi, non condivide assolutamente nulla. Metodico e riflessivo, attento e maniacale nella preparazione ed esecuzione del proprio lavoro, segue un meticoloso rituale apparentemente dicibile e rassicurante, in realtà pieno di insidie, di segreti, strategie, che rinnovano, invertono, alterano una metodica che, nel suo caso, scongela una prassi continuamente reinventata. Convinto, che il nero sia "l’elemento costitutivo dell’energia dell’universo" fa, del nero, un colore, una forza attrattiva primaria rispetto a cui si scandisce la necessità della composizione. Rompe così l’inevitabile monocromia, i passaggi prevedibili, i contrasti o le scontate armonie e trasforma la superficie grafica in esaltazione pittorica. E mentre i segni conservano ancora il gesto che li ha prodotti, dichiarano la violenza necessaria alla loro messa in luce, manifestano la drammatica lacerazione delle matrici, gli interventi di carta giapponese, rossa sempre e ancora ostinatamente, rimettono in discussione gli equilibri e le assonanze, le giustapposizioni e gli scarti di luce. Ne discende una nuova dinamica interna all’opera dove un solo spostamento del segno scompagina e ridefinisce l’insieme e il tutto. È sorprendente come il sistema compositivo ideato da Alessandro Meloni risolva il problema della variabilità del sistema stesso in un ordine sempre nuovo e differente nel rispetto della disciplina accettata e restituisca così libertà e creatività all’artista. Si capisce allora che l’approccio fisico si carica ogni volta di pulsioni emotive e stratificate memorie, di paesaggi mentali e suggestioni inconsce, che la paziente, controllata maestria non riesce a raffreddare.

Questo virtuoso della tecnica, che usa i materiali come un musicista le corde degli strumenti, rivela che, nel possesso dello spazio materico, nella vibrazione delle carte stampate, nell’esperienza gestuale conciliata alle necessità intellettuali, si possono accorciare le distanze tra l’arte e la vita.

Mariolina Cosseddu