gli insediamenti rupestri medioevali |
Le icone Le icone hanno sempre occupato un posto molto importante nella teologia e nella spiritualità della Chiesa. L’icona ha una storia lunga e complessa. Il culto delle immagini sacre nasce proprio dalla fede in Gesù, che ha reso visibili il Volto di Dio. Fra i secoli IV e VII il culto delle icone si diffuse in modo assai rapido in tutto il mondo allora cristianizzato. Il pittore di Icone non è un artista qualsiasi e su di lui grava una responsabilità assai delicata; egli, infatti, deve vivere per primo ciò che dipinge, deve sforzarsi di assomigliare interiormente a Cristo; il suo lavoro è preghiera e contemplazione (non casualmente, mentre dipingevano i monaci si velavano il capo come durante le solenni liturgie). I pittori di Icone hanno tramandato di generazione il generazione questo insegnamento: “La vera arte iconografica è una “liturgia” e non un’attività estetica. Ci sono gesti devozionali da rispettare: la preghiera prima di iniziare il lavoro, la preparazione della tavola, la mistura dei colori, il tratteggio dello schizzo, le pennellate pazienti… quando l’opera è completata, il pittore può cadere nella tentazione di volerla perfezionare all’infinito. Troverà sempre qualcosa da ritoccare: la piega di un abito, l’oro di un cielo, la posizione di un corpo…Più il pittore ritocca e più gli pare che il proprio lavoro sia perfetto. L’accanimento è solo superbia. Il pittore deve imparare l’umiltà necessario per staccarsi dal proprio lavoro, anche se non è perfetto…Perché quel punto sarà la mano dell’Artefice della Creazione a dare compimento a ciò che appare monco, incompleto.
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