Tommaso Grossi

Scrittore italiano, Bellano, 1790 - Milano, 1853. Avviato alla carriera ecclesiastica, fu cacciato per indisciplina dal seminario. Laureatosi in legge, si dedicò alla letteratura che abbandonò nel 1838 per esercitare la professione di notaio. Dopo la giovanile Prineide, 1815, satira in dialetto milanese del malgoverno austriaco, il cui violento sarcasmo spinse la polizia ad attribuire la paternità a C. Porta, Grossi pubblicò la novella in ottave La fuggitiva, 1816, struggente vicenda di una fanciulla scappata di casa per raggiungere il suo innamorato, partito per la campagna di Russia: efficace la versione in vernacolo milanese, mentre più enfatica è la traduzione, 1817, in lingua italiana. Con Porta, di cui era divenuto amico, Grossi scrisse diversi componimenti in vernacolo, e alla sua morte gli dedicò, quale testimonianza del suo devoto affetto, le famose sestine In morte di Carlo Porta, 1821. Intanto, aveva visto la luce una nuova novella in versi, Ildegonda, 1820, che confermò la fama di Grossi quale morbido cantore dei patemi d'animo di creature femminili nelle quali l'autore cala la sua ansia di rivolta, conducendole ad uno stato di frustrazione e di follia. Al morboso goticismo di Ildegonda seguì il patetismo tassesco del poema I lombardi alla prima crociata, 1826, elogiato da Alessandro Manzoni nei Promessi sposi, ma pesante e monotono. Alessandro Manzoni, nella cui casa Grossi visse per anni, dedicò il romanzo Marco Visconti, 1834, vicenda lacrimevole, di cui sono ancora vivi soltanto alcuni patetici passi.