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    "RIFLESSIONI PSICOANALITICHE SU ISRAELE E L'ASSEDIO DI GAZA"

 

 di Judith Deutsch

 

 

 

 
Judith Deutsch  è psicoanalista del "Toronto Psychoanalytic Institute" e presidente dell'associazione "Science for Peace".

 Il presente articolo è stato presentato al Congresso Internazionale "Assedio e Salute Mentale... Muri contro ponti" (Gaza, 27-28 ottobre 2008). La traduzione in italiano è di Giuseppe Leo.


 

 

 

 

 

In questo lavoro guardo all'altro lato di questo assedio e cerco di comprendere in che modo gli ebrei fanno agli altri quello che è stato fatto a loro, ma non vedono questo. I fattori psicologici da esaminare sono la crudeltà, l'umiliazione e l'assenza di coscienza.

Insieme alle molte scioccanti atrocità dei secoli XX e XXI oggi si verifica un'accessibilità ed una disponibilità di fatti, mai vista prima, di resoconti di testimoni oculari e di video su "You Tube" che riescono a superare la censura. Il riconoscimento dell'atrocità e della brutalità è accolta nelle risoluzioni nazionali ed internazionali e nelle convenzioni che proibiscono questo genere di comportamento, attraverso anche meccanismi di deterrenza come "peacekeepers", sanzioni economiche, tribunali... eppure i crimini persistono e le minacce vanno sempre peggio (compreso il Medio Oriente, la proliferazione di armi nucleari, i cambiamenti climatici). Cosa sta dietro la paralisi nell'interrompere questa crudeltà, cosa consente le flagranti bugie, e cosa significa "conoscere" quando questo riconoscimento non guida il comportamento?

Se si è interessati a conoscere i fatti riguardanti Gaza, è facile venire a conoscenza esattamente dei crimini di guerra israeliani.... condotti con la complicità di altri paesi. Citerò il Documento Olga come esempio, firmato da 200 eminenti israeliani: <<Se raccogliamo in noi stessi l'onestà che si conviene ed il coraggio richiesto, saremo capaci di fare il primo passo nel lungo viaggio che ci può liberare dal groviglio del diniego, della rimozione, della distorsione della realtà, della perdita della direzione e della rinuncia alla coscienza... Siamo uniti nel credere che la pace e la riconciliazione sono contingenti nel riconoscimento da parte di Israele della sua responsabilità per le ingiustizie inflitte agli indigeni, i Palestinesi, e nella volontà di porvi rimedio. Lo Stato di Israele si suppone che abbia fatto cadere i muri del ghetto; sta ora costruendo il più grande ghetto che ci sia mai stato nell'intera storia degli Ebrei... [I] ha costruito una struttura coloniale, combinando elementi inequivocabili di apartheid insieme all'arbitrarietà dell'occupazione militare più brutale>>.

Su un piano psicologico, è interamente prevedibile che il trattare in modo brutale, l'impoverire e l'umiliare un popolo porterà alla violenza. Ed è ben noto che la violenza è completamente evitabile. Il direttore, per giunta psicoanalista, di un sistema carcerario statale statunitense ha eliminato qualsiasi violenza all'interno delle prigioni statali liberando il sistema penitenziario da ogni incidente a carattere umiliante per i detenuti, trattando la gente con rispetto - infatti, non si sono verificati più omicidi, suicidi, ribellioni, violenze di gruppo. Inoltre, egli trovò che la prima causa dei profondi sentimenti di umiliazione, che portavano alla violenza, provenivano dall'estrema povertà1 .

E' anche ben noto, e prevedibile, che umiliare i genitori davanti ai loro figli avrà un impatto devastante su questi ultimi. In un articolo pubblicato lo scorso luglio, il dottor El-Sarraj scrive: <<Per molti di questi bambini la prova più ardua era di vedere i loro padri essere percossi dai soldati israeliani - e senza offrire alcuna resistenza. Questa è veramente un'esperienza terrificante... Essa avrà un impatto duraturo su qualsiasi osservatore, ma soprattutto se esso è un bambino. Non fa meraviglia che i bambini palestinesi vedranno il loro modello non nel loro padre, bensì nel soldato; e nessuna meraviglia se il loro linguaggio sarà quello della forza ed i suoi giocattoli e giochi saranno quelli di morte>> (pagina 4). In un resoconto precedente, il dottor El-Sarraj aveva scritto: <<quei bambini sono soggetti a parecchie esperienze traumatiche e violente, compreso l'essere percossi, il subire delle fratture ossee, ferite, l'essere esposti a gas lacrimogeni ed a atti omicidi e di aggressione, tutte cose che hanno lasciato effetti indelebili sulla loro psiche. Eppure, per molti di essi, l'esperienza più sconcertante è stata il vedere i loro padri indifesi percossi dai soldati israeliani senza poter opporre alcuna resistenza>>.

Freud analogamente ha descritto l'impatto sulla sua vita dell'umiliazione del padre, collegandola al suo proprio ideale di cercare una violenta rivincita. Suo padre disse: <<Un cristiano venne da me ed in  un sol colpo mi ha buttato giù il cappello nel fango gridando: "Ebreo! Togliti dal marciapiede!" "E cosa facesti tu [chiese il giovane Freud al padre]?" "Andai nella carreggiata e raccolsi il mio cappello", fu la sua quieta risposta. Ciò mi colpì come una condotta non eroica da parte di quell'uomo grande e forte che teneva per mano quel piccolo ragazzo. Contrapposi a questa situazione un'altra che meglio si adattava ai miei sentimenti: la scena in cui il padre di Annibale .... fece giurare a suo figlio davanti all'altare domestico di vendicarlo contro i Romani>>2  .

La dottoressa Nurit Peled-Elhanan, una madre israeliana che perse sua figlia a seguito di un attentato suicida, parla dell'umiliazione quotidiana delle madri palestinesi di fronte ai loro figli: <<Non ho mai sperimentato la sofferenza che le  donne palestinesi subiscono ogni giorno, ogni ora. Non conosco il tipo di violenza che trasforma la vita di una donna in un costante inferno. Tale tortura fisica e mentale giornaliera delle donne che sono state private dei loro diritti umani fondamentali e che necessitano di riservatezza e di dignità, donne nelle cui case avvengono irruzioni in qualsiasi momento del giorno e della notte, a cui viene ordinato ad un posto di blocco di restare nude di fronte ad estranei ed ai loro bambini...>>. Quando scrivevo questo articolo, Amnesty International aveva appena inviato un messaggio riguardante il fatto che Israele avesse sbarrato ogni strada alle madri di Gaza che volevano accompagnare i loro bambini agli ospedali per interventi chirurgici che avrebbero loro salvato la vita.

Quale può essere il contributo che la psicoanalisi può dare nel capire una tale crudeltà, nel comprendere come la realtà venga a tal punto stravolta nel suo opposto da far credere alla maggior parte degli israeliani e dei loro sostenitori che Israele sia sotto assedio, e non invece Gaza? Nel 1930 lo stesso Freud si rifiutò di firmare una petizione sionista che condannava le ribellioni palestinesi contro le ondate di immigrati ebrei. Egli scrisse: <<Ammetto con rammarico che il fanatismo infondato del nostro popolo è in parte da biasimare per aver creato sfiducia negli Arabi>>3. Purtroppo, gli psicoanalisti non hanno seguito i passi di Freud. Per ultimo, il dottor George Awad, uno psicoanalista palestinese e mio collega a Toronto, ha additato i pregiudizi psicoanalitici: <<Desidero che i miei colleghi analisti comincino a studiare la storia araba ed islamica, le loro religioni e  società prima di iniziare a parlarci della mente di un gruppo di cui conoscono molto poco. ... Quello che ci dicono sulle menti degli 'altri' non è nulla di più di una proiezione delle loro fantasie>>.

Ma lo stesso Freud offre molto di più. Innanzitutto, una parte del suo genio stava nell'entrare in empatia, a modo suo, con le menti dei più giovani, con le loro profonde confusioni, paure e vulnerabilità. Centrale nel suo pensiero è la dicotomia tra illusione e realtà. Cosa rende possibile guardare in faccia la verità? Grazie a due documentari su Israele e la Palestina io discuterò i modi con cui gli adulti ebrei sfruttano i giovani provocando specifiche angosce ad ogni fase dell'infanzia ed offrendo una soluzione violenta in modo eccitante alle paure che essi hanno in profondità. In un tale stato di paura, c'è una inequivocabile accettazione delle distorsioni eccitanti della realtà ed una spinta ad identificarsi con l'aggressore. Sin dalla prima infanzia, c'è interferenza con la padronanza dei compiti psicologici essenziali che promuovono la cittadinanza in una democrazia: la capacità di responsabilità individuale, di riparare gli errori commessi e gli atti vergognosi, di sentirsi coinvolti con gli altri.

Film  #1:  "Avenge But One of My Two Eyes" ("Vendicare ma solo uno dei miei occhi") di Avi Mograbi

                              

 

      In questo documentario, Avi Mograbi osserva in modo sottile in che modo ai giovani israeliani di tutte le età vengano insegnati due miti suicidari terroristici come fondamento della loro identità israeliana. Tali miti vengono insegnati come fatti storici, confondendo fantasia e realtà. Secondo la leggenda, a Masada, 960 ebrei uccisero se stessi ed i propri figli piuttosto che arrendersi ai Romani. Sansone, reagendo all'umiliazione, tirò verso di sé le colonne  di un tempio, uccidendo 3.000 persone insieme a se stesso. Ad ogni modo, Mograbi mostra nel suo documentario adulti che insegnano questi miti senza alcuna consapevolezza che tali fatti raccapriccianti potrebbero essere terrificanti o sconvolgenti per il loro giovane pubblico. I bambini imparano dagli adulti in che modo non manifestare disagio o sentimenti spiacevoli. Neppure gli adulti sembrano consapevoli lontanamente di una qualche ironia nella loro glorificazione del terrorismo suicida. In molte scene, Mograbi riprende anche il modo in cui i giovani soldati israeliani sono assolutamente indifferenti al disagio dei palestinesi quando interagiscono con loro ai "checkpoints". Quello che i giovani israeliani imparano precocemente è di mettere a tacere la percezione del mondo psicologico interno - una ricetta per il fascismo.

Tenera infanzia: Qui vediamo un padre ortodosso che porta i suoi bambini piccoli in una grotta per raccontar loro la storia. Parla con piacere e con ammirazione della forza di Sansone e del suo comportamento sadico fuori da ogni controllo. <<Lo spirito del Signore giunse su di lui in modo potente...>> Quando Sansone l'Eroe andò a Gaza, <<il leone voleva uccidere Sansone l'Eroe, ma questi lo annientò con le sue nude mani. Quando ritornò da Gaza, Sansone l'Eroe portò con sé il premio del miele che aveva trovato dentro il leone... Aveva un potere spirituale. Ogni suo pugno avrebbe ucciso 10.000 persone>>.

I bambini piccoli si identificano con gli animali e lottano tra di loro per padroneggiare i propri impulsi fuori controllo che sono spesso sadici, avidi, orali. Qui il padre stuzzica queste specifiche angosce nella loro forma più terrificante, affermando che è ammirevole ed eccitante mutilare ed uccidere, rubare tutto il cibo. Il solo modo per non sentirsi vulnerabili è di identificarsi con Sansone.

Farò una breve digressione per parlare del test di Rorschach di Sirhan B. Sirhan che uccise Robert Kennedy. Le risposte al test illustrano queste stesse connessioni o associazioni - in particolare, le terrificanti immagini di mutilazione in tenera età, il suo carattere orale, e la loro rappresentazione attraverso animali. Certamente c'è una differenza tra l'esperienza reale e i racconti, ma desidero qui illustrare in che modo i ragazzi pensano. Chiaramente questo lo si vede per Sirhan, queste esperienze precoci continuarono a sopraffarlo.

Sirhan era un bambino durante la guerra del 1948. All'età di 5 anni, <<fu testimone dell'esplosione di una bomba alla Porta di Damasco che lasciò mutilati i cadaveri delle vittime arabe per strada; egli osservò suo fratello più grande correre via ed essere ucciso da un camion sionista che cercava di evitare il fuoco di un cecchino; egli scoprì il corpo di un suo vicino arabo; osservò frammenti del corpo di un soldato britannico penzolanti da un campanile...>> Molte di queste risposte illustrano la connessione per lui tra mutilazione, oralità e terrore - vi sono risposte a due tavole: nella Tavola I, <<sembra la parte posteriore di un pollo ... è tutt'osso. Sembra la dissezione interna di essa... sembra la cloaca>>. Tavola 10: <<Tutto questo colore ... mi sconvolge! Mostri! E' una cacofonia di colori, un pout-pourri. Tutte quelle gambe! Sembra come un genere di ratto. No, non un ratto - vola - un pipistrello... Sembra associarsi tutto negativamente col sangue. Mi sembra fegato - una qualche sorta di carne. Piuttosto non vorrei discutere questa cosa, non la vorrei discutere. Tutte quelle gambe>>. In modo interessante, gli interpreti del suo Rorschach non collegano queste risposte con le sue precoci esperienze infantili di essere stato testimone di mutilazioni (Meloy, 1992, pp. 273-278).

 

Prima età scolare (Edipica): c'è una scena al tavolo da picnic di una famiglia. Un ragazzino di 5 o 6 anni è seduto tra i suoi genitori. Sono tutti intenti a giocare con la plastilina, modellando i personaggi della storia di Sansone. Il padre in modo simpatico dice: <<Era cieco. Questo lo abbiamo dimenticato. Lo hanno accecato. Gli hanno cavato gli occhi. E non poteva vedere>>. Sansone chiese ad un ragazzo che lo portasse alle colonne dove << fece crollare tutto giù, uccidendo 3.000 persone quel giorno. Erano più di tutte le persone che egli avesse mai visto in vta sua>>. Il padre continua: <<Dobbiamo fare dei buchi al posto degli occhi perché non aveva occhi. Glieli hanno cavati. Guardate gli occhi fatti dalla mamma>>. Ella con cura cava due occhi. <<Sembrano come quelli cavati di Sansone>>.

Per un ragazzo in età edipica, accecare equivale alla castrazione. Ogni ferita corporea è terrificante e viene in genere sperimentata come punizione. Questi genitori si focalizzano sull'accecamento ripetutamente. Essi implicitamente lasciano intendere che un ragazzino era complice nell'accompagnare Sansone al tempio. Inoltre, questi genitori non mostrano alcuna consapevolezza del modo in cui le loro parole possano influenzare il loro figlio - se ne sono completamente dimenticati oppure vogliono o hanno bisogno di terrorizzarlo? Se egli non deve sentirsi vulnerabile, non è questo il miglior ricorso ad una identificazione con l'aggressore?

Bambini in età scolare (latenza): in una scuola elementare laica, una insegnante con un tono drammatico legge la storia di Sansone a bambini di nove o dieci anni. <<Immaginate la situazione. Sansone è cieco ma può ancora udire le grida di giubilo della folla, la risata di scherno. Pensate che egli accetti il suo destino? Cercate di entrare nella sua mente, nei suoi pensieri. Chi vuole immaginare cosa sta accadendo nella sua testa?>> Un ragazzino risponde: <<Può pensare che sarebbe meglio commettere il suicidio piuttosto che essere sconfitto dai nemici che lo hanno torturato. In più, commettere il suicidio significa che egli può controllare il modo in cui muore. Se lo uccidono nessun altro verrà colpito. Ma se commette il suicidio egli può uccidere molti Filistei>>. L'insegnante con un tono drammatico legge questo passaggio: <<O Signore Iddio, ricordati di me e dammi la forza proprio questa volta che io possa dire di vendicare  solo uno dei miei due occhi contro i  Filistei>>. Ella mima il modo in cui Sansone prese le colonne e le tirò con tutta la sua potenza. C'è un grande piacere ed eccitamento nella classe, i ragazzi sono in competizione per rispondere alle domande. Non c'è chiaramente alcun tentativo di comprendere o di empatizzare con il sentimento di umiliazione e di vulnerabilità, ma c'è un'esplicita giustificazione dell'omicidio - un'equazione di forza, aggressione omicida ed eccitamento piacevole. I compiti evolutivi psicologici a questa età includono il cooperare nelle relazioni coi pari, una coscienza individuale che sia leale e operosa, in modo tale che la punizione non significhi uccidere, ma comprende il capire ed il fissare i problemi.

La facilità con cui gli adulti possono ostacolare il pensare ed il sentire mi fu fatta capire da una ragazza di dieci anni. Il 9 settembre 2001 venne in seduta triste e cupa a causa delle notizie. Si chiedeva in modo quieto cosa sarebbe successo ad una bambina che fosse tornata a casa da scuola e che avesse trovato che suo padre era stato ammazzato. I suoi pensieri portavano ai perpetratori e con una voce cupa si chiedeva cosa li aveva condotti ad attaccare così tante persone e sentiva che tuttavia essi dovessero avere le loro ragioni. Nella seduta successiva era di umore eccitato, dicendo che la sua scuola aveva indetto una gara per vedere quale classe avrebbe raccolto più soldi per le vittime e che il premio sarebbe stata una pizza. Chiaramente gli insegnanti non potevano tollerare il mettersi in ascolto delle complesse reazioni e la mia paziente si era identificata con le loro difese ed aveva interrotto il suo pensare ed il suo sentire riguardante le vittime del 9 settembre.

 

 Adolescenza: ci sono parecchie scene riguardanti adolescenti e giovani adulti. Una guida turistica parla ad un gruppo con una voce ipnotica, chiedendo loro di guardare e di empatizzare con gli antichi ebrei sotto assedio a Masada. Egli costantemente scambia i pronomi "noi" e "voi" - chiedendo ad ognuno di identificarsi con il gruppo. <<Voglio che chiudiate gli occhi... udiremo... cosa abbiamo udito? Uno alla volta... voglio che voi pensiate di essere parte di queste 960 persone poiché in qualche modo lo siete. Tornate indietro alla vostra storia, alla nostra storia>>. Si chiede loro di guardare alle rovine del crudele "muro di separazione" ed alle torri di avvistamento costruite dai romani. Nessuno collega il fatto che loro stessi sono ora i costruttori di torri di avvistamento e di muri di separazione. Dopo che gli si è detto di empatizzare con le antiche vittime e di mettersi in ascolto dei loro sentimenti, Mograbi riprende i soldati che si rifiutano di ascoltare o di guardare ai palestinesi che aspettano ai "checkpoints" o che aspettano il pronto soccorso. In una scena a Masada ad un gruppo viene chiesto di scegliere cosa avrebbero fatto se sotto assedio. La grande maggioranza di buon grado sceglie il terrorismo suicida, dicendo che, se erano destinati a morire, allora a quel punto avrebbero potuto uccidere allo stesso tempo anche i loro nemici. Nessuno sembra a disagio o riflessivo, ancor meno capace di sfidare l'autorità.

In molte scene gli eroi suicidi di Masada e Sansone diventano sessualizzati ed eccitanti. Ad un raduno di seguaci di destra di Kach, un vecchio cantante rock scuote i giovani sostenitori con una frenesia sessualizzata, cantando <<Il Padre Nostro continua a vivere... Il Popolo di Israele vive... SIAMO TUTTI CON KAHANA Ricordati di me. Dammi la forza. Solo questa volta, O Signore, solo questa volta. Che io possa vendicare solo uno dei miei occhi. Vendicare solo uno dei miei occhi contro la Palestina. Vendetta, vendetta, vendetta...>>  Ha una presa intensamente sessualizzata su questi giovani seguaci, inculcando loro un culto del razzismo e della violenza, operando una commistione in modo psicotico tra Filistei ("Philistine") e Palestinesi ("Palestine") e tra mascolinità e vendetta.

Mograbi riprende giovani uomini che sembrano depressi e che parlano di Sansone. <<Sansone l'Eroe era un diavolo di Rastafari. Ha sette terribili ciocche sulla sua testa>>. <<... uccise 1000 filistei con una mandibola di asino. Lo spirito di Dio deve essere stato con lui>>. Un altro uomo dice che se la gente invocava aiuto, <<Sansone arriva: boom!>> <<Sansone era come Braccio di Ferro>>. <<Lo Spirito di Dio si impossessò di lui. Boom! Chi mi sfiderà?>> Egli arriva, solleva le porte delle città, le abbatte.... 10.000 filistei>>. Un altro uomo dice: <<Non si tratta di forza, si tratta di magnetismo e di coraggio. Il coraggio di un uomo che ha la forza di dire: "Sto andando e Dio è con me" Fa ciò che si deve fare, con una fede totale>>. E' questa una soluzione autoritaria del compito evolutivo  dell'individuazione - "fede totale" e magica piuttosto che essere capace di pensare e di lavorare duro per sviluppare delle reali competenze. E' mascolinità narcisistica e fallica che insieme alla sessualità significano potere e omicidio.

Un'altra guida a Masada è scopertamente seduttiva e manipolatoria nell'esortare un gruppo di attraenti ragazze adolescenti a sacrificarsi per lui. <<Di quale risoluzione ha bisogno una persona per portare un coltello nella sua carne allo scopo di evitare di cadere nelle mani del nemico! Quale risoluzione! Così talvolta arriviamo al punto di dire: "Meglio morire" che cadere nelle mani di quelle bestie. Una donna si suiciderebbe insieme a suo figlio? Sì, per evitare di essere catturata dai romani. Ella sa che diventerà una schiva sessuale, che il suo bambino cadrà nelle mani di qualche pedofilo e chissà cosa gli accadrà. Nessuno di questi occupanti entra in una casa come fanno gli uomini illuminati. Essi non vanno avanti quando vedono una donna dopo aver lottato per anni nel deserto. No! Danno libero sfogo ai loro impulsi. Non ci pensano due volte. Essi non sono come noi... Quando lasciate questo posto, care ragazze, ricordate una cosa... siamo trincerati qui e spero che oggi io abbia fatto in modo da rafforzare le vostre radici in questa terra>>. Poi le bacia. Questa guida attraversa confini incestuosi generazionali chiedendo loro lealtà verso se stesso. Egli  rappresenta la sessualità come un'eccitante esperienza sado-masochistica di cui le donne devono fare a meno per lui.

Ci sono molti livelli di patologia in queste scene. La ricorrente rievocazione dell'essere vittime serve come giustificazione morale per essere aggressivi senza sentirsi in colpa. L'eccitamento sessualizzato rende queste fantasie particolarmente difficili dal cessare. Come si è visto per i giovani di varie età, il modo in cui i miti vengono raccontati elude il difficile lavoro di gestire i compiti evolutivi fase-specifici offrendo soluzioni fantastiche ad ogni stadio. Il raccontare tali storie ha la sua propria crudeltà: esse si soffermano sulla mutilazione proprio quando i bambini sono più terrorizzati dalle ferite fisiche e preoccupati per la propria sicurezza; l'ammirazione incondizionata di un'autorità potente viene insegnata proprio quando i bambini cominciano ad avere la capacità di formare la propria coscienza basata sulla lealtà e non quando ancora si basa su una severa autorità esterna; le guide turistiche sollecitano lealtà nel gruppo in un'epoca in cui gli adolescenti oscillano tra il trovare la propria identità ed il conformarsi agli altri; gli adulti sono manifestamente seduttivi quando gli adolescenti necessitano di distanziare se stessi dai desideri incestuosi. Usare i bambini in questi modi per soddisfare i bisogni degli adulti è un aspetto fondamentale dell'abuso (Novick & Novick, 1996).  Scatenando angoscia e poi associandola a soluzioni fantastiche eccitanti, gli adulti ed i ragazzi colludono nel non riconoscere la realtà e nel non sviluppare la capacità di tollerare la tensione4  .

Un'altra implicazione di ciò è che questi israeliani conoscono esattamente quali condizioni producono violenza, in particolare la disperazione, la rabbia e l'umiliazione. Psicologicamente, sappiamo che ci sono meccanismi per provocare gli altri ad avere degli actings out, in particolare nei giovani o nelle persone che si trovano in condizioni di dipendenza. L'identificazione proiettiva differisce dalla semplice proiezione in quanto il comportamento viene evitato ma viene provocato in un'altra persona (Robert Furman). In questo modo,  il soldato israeliano avrebbe bisogno del palestinese che si comporti in un modo aggressivo e verrebbe continuamente a provocare questo tipo di comportamento allo scopo di minimizzare la propria ansietà e di giustificare il proprio sentimento di grandiosità e la propria aggressività.  C'è un'analoga dinamica nelle famiglie delinquenziali in cui un genitore comunica ad un figlio che ci si aspetta da lui di comportarsi in un modo inaccettabile. In questo modo un genitore evade ogni responsabilità mentre al contempo gratifica i suoi desideri proibiti (Johnson e Szurek).

Il film finisce con una nota positiva in cui Mograbi stesso viene ad esprimere rabbia ad un "checkpoint" nei confronti dei soldati che persistentemente ignorano i bambini che aspettano di andare a casa. I soldati sono meccanici e freddi, e respingono il loro senso di responsabilità dicendo a Mograbi che è lui a doversi vergognare e che si dovrebbe vergognare di fronte ai suoi figli (proprio secondo la descrizione del dottor El-Sarraj). Questi soldati inconsciamente sanno che umiliare i genitori  di fronte ai loro figli è tanto devastante. Mograbi dedica il film <<a mio figlio Shaul ed ai suoi amici che si rifiutano di imparare ad uccidere>>.

 

 

   

 

Film #2: "Arna's Children"("I bambini di Arna") di Juliano Mer-Khamis

Arna Mer è una  rispettata donna israeliana, sposata ad un funzionario del partito comunista palestinese, che parla fluentemente l'arabo e che ha fondato nel 1989 un teatro per bambini nel campo profughi di Jenin. Ha ricevuto a Stoccolma il premio "Right Livelihood Award", noto anche come il premio Nobel alternativo. Uno dei suoi figli ha realizzato questo documentario su di lei alla vigilia della sua morte. Sebbene fosse completamente simpatizzante con la causa palestinese, la mia sensazione è che ella fosse nondimento dannosa per questi giovani in moti degli stessi modi rappresentati dal film di Mograbi.

Sin dall'inizio, vediamo Arna come una donna forte e diffidente. Ha un cancro in fase terminale e lascia l'ospedale contro il parere dei medici per partecipare ad una protesta contro la chiusura di un checkpoint. Ella sta in piedi in una linea di giovani manifestanti, ma è la più attiva, fischiando e gesticolando in direzione dei guidatori che suonano il clacson, sfidando i soldati. Dopo la vediamo al suo teatro per bambini, ordinando ai bambini dove sedersi. Si unisce al coro dei giovani cantando una canzone dall'acceso attivismo che parla dell'essere i soli bambini al mondo che sono privati della libertà, dell'essere bambini torturati e che muoiono in prigione, della lotta per la libertà. E poi ella pronuncia un discorso eccitato sull'intifada, per cui non c'è alcuna libertà senza conoscenza e alcuna pace senza libertà, che la pace e la libertà sono legate assieme. Scuote il suo pubblico di bambini con canti di pace e libertà.

Nel seguito del film apprendiamo qualcosa del suo passato. Quando era un'adolescente carina era a Palmach. Dice che tutto era bello, anche la cosa più orribile. Erano pieni di gioventù e di entusiasmo, di coraggio, orgoglio, bellezza, potere. Guidando la jeep dell'esercito, indossando la "kaffiyeh" era eccitante, "una cosa di quell'epoca". Anche guidare sopra i marciapiedi e rincorrere la gente per strada era eccitante. Erano i combattenti ebrei, giovani e matti. Ciò le piaceva molto, conducendo una vita senza regole. Il suo unico rimpianto era quello di scacciar via i beduini. In altre parle dice di non aver fatto alcun danno. Eppure, gli adolescenti evolutivamente sani sono capaci di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e di assumersi la responsabilità per le proprie azioni che spesso significa lottare con tensione morale.

In parecchie scene ella porta un tale eccitamento furioso nel proprio lavoro coi giovani, consentendo a se stesso degli scoppi di aggressività che diventano incontrollati e sadici. In una scena, un bambino di nome Ala ha appena perso la casa per una demolizione, e la casa del vicino è molto danneggiata. Ala sembra disperato, ritirato in se stesso. Arna invita entrambi i bambini ad esprimere la loro rabbia, dicendo che <<quando sei arrabbiato lo devi esprimere>>. Incoraggia un ragazzo a imprecare e persino a picchiarla, premiandolo per la sua espressività, e per un momento tutti i bambini escludono Ala dall'unirsi a loro. In un'altra scena un bambino viene invitato ad imitare il suo crudele insegnante di inglese e vediamo crudeltà nel viso del bambino quando viene portato via e colpisce tutti gli altri ragazzi. In un'altra scena ancora, vediamo il figlio di Arna, Juliano che svolgono con piacere un esercizio di drammatizzazione in cui i bambini vengono istruiti a comportarsi come cani rabbiosi (questo ad un'età in cui già per conto loro i bambini non imitano gli animali). Ai bambini in realtà non è permesso di parlare, di rivelare i propri pensieri, ma a loro vengono prescritti specifici sentimenti, specie la rabbia, e vengono fornite speciali modalità di espressione. Esplicitamente promosso è un ideale di essere un lottatore, anche se con lo scopo di innalzare l'autostima ed un senso di speranza.

Ma apprendiamo anche che tre di questi ragazzi in seguito moriranno come terroristi suicidi o come combattenti in battaglie disperate. Dove si sono veramente preparati a fare questo genere di scelta nella loro vita? Dei ragazzini possono realmente capire parole come pace, libertà e tortura che cantano in modo così carino e fiducioso? Le fantasie eccitate e la recitazione che comporta una aggressività naive sostituiscono un orientamento nella realtà che prepari i bambini alle scelte importanti che eventualmente avranno bisogno di fare. I confini generazionali sono distrutti quando gli adulti usano i bambini come parte del loro funzionamento psichico, e ancora ciò comporta una rottura nella padronanza di compiti evolutivi essenziali.

E' fonte di ironia constatare che il sacrificio di questi bambini palestinesi assomiglia a quello di Sansone e dei combattenti suicidi di Masada. Juliano Mer-Chamis, figlio di Arna e regista del film, ha scritto  un articolo intitolato "Mazada sepolta a Jenin" e fa  ampie citazioni da Giuseppe Flavio per mostrare paralleli tra Jenin e Masada. Uri Avnery loda il film ed il coraggio del giovane regista. <<Ma, come dicono, essi sono determinati a non arrendersi, a lottare fino alla fine (piuttosto nello spirito di Sansone nella Bibbia: "Lasciatemi morire con i Filistei")...5  Da un altro punto di vista, la necessità di comparare il tragico sacrificio di questi giovani palestinesi con le gesta mitiche e distruttive di Masada e di Sansone, quest'ultime costituendo grande parte di ciò che viene inculcato da Israele in tema di razzismo e di incitamento alla violenza, è qualcosa che questi scrittori devono prendersi la responsabilità di analizzare.

 

 
L'applicazione di queste osservazioni

Non è chiaro in che modo queste osservazioni critiche possano essere utili. Chiaramente l'intervento più significativo dovrebbe essere quello di cambiare Israele. C'è una piccola minoranza di gente ben integrata entro Israele che cerca di far ciò. La pressione internazionale sta aumentando, ma è incostante dato che Israele riceve un sostegno acritico dagli USA, dai governi del Canada e da quelli dell'Unione Europea.

Su un piano individuale, i programmi di salute mentale danno alla gente una possibilità di parlare e di essere capiti. Questi films indicano quanto sia facile interferire con il parlare e l'ascoltare quando gli adulti prescrivono le parole, i sentimenti e le modalità d'espressione. In nessuno dei due film era permesso ai bambini di parlare per conto proprio. Mi sono ricordata di una canzone dell'ospite di uno spettacolo della televisione per i ragazzi americana, Mr. Rogers - <<Tutto procede bene se parli ed ascolti>>. Il nuovo programma di mediazione tra pari al GCMHP (Gaza Community Mental Health Program) sembra fare proprio questo. Lo psichiatra direttore che ha eliminato la violenza nel sistema statale penitenziario ha anche ascoltato i più violenti assassini e ha trovato che ogni comportamento ha un significato, che parlare ed ascoltare attenua il dolore  straziante ed offre alternative alla violenza ed all'autodistruttività (Gilligan). Come tutti sappiamo, ci sono potenti resistenze a prestare ascolto all'esperienza palestinese ed a riconoscere la colpa di Israele. A Toronto una piccola lobby ebraica ha evitato che i bambini ascoltassero i bambini israeliani e palestinesi che parlavano da soli tra di loro- nonostante l'indignazione pubblica, la lobby fece pressioni sulle scuole per allontanare dalle classi il toccante libro "Three Wishes: Palestinian and Israeli Children Speak".

Nel lavoro clinico individuale è importante identificare e distinguere tra patologia interna ed esterna al fine di diminuire le pressioni a colludere ed a accondiscendere con un ambiente sociale disturbato. Questi films rivelano specifiche patologie del potere ed il modo in cui, in una modalità sancita dallo Stato, gli adulti senza una capacità di pensiero finiscono per sfruttare i giovani. In particolare, aiutare i giovani a comprendere questa patologia nella psicologia israeliana può diminuire i sentimenti personali di umiliazione e la spinta ad identificarsi con l'aggressore. Il programma GCMHP fornisce molto sostegno ai genitori - sarebbe d'aiuto udire in che modo i genitori ed i loro bambini parlano e comprendono a proposito delle loro esperienze di essere umiliati.

Una donna tedesca mi disse che dopo la Seconda Guerra Mondiale il sistema scolastico tedesco in modo intenzionale mirava a ri-educare i giovani in modo che il fascismo non potesse più apparire di nuovo. Non solo insegnavano sull'Olocausto, ma ai bambini si insegnava a proposito della responsabilità individuale e di poter sempre sfidare l'autorità - che ogni persona era responsabile nel valutare ciò che era reale e ciò che era illusorio, nel distinguere il giusto dallo sbagliato. La lezione veniva così efficacemente appresa che persino molti anni dopo la mia paziente si vergognò molto per aver partecipato con altri adolescenti ad episodi di bullismo contro un altro bambino. La capacità di usare la colpa e la vergogna si costruiscono su quella psicologica di tollerare gli stati emotivi difficili, di percepire con accuratezza la realtà interna ed esterna, di vedere tutti gli altri esseri umani come individui.

Il sistema educativo tedesco è da imitare, ma la sfida è immensa. Secondo Aristotele, le persone sono animali politici - viviamo insieme ed abbiamo responsabilità gli uni verso gli altri. Non ha senso dichiararsi "non-politici".

Nel mio pensiero su cosa c'è da fare riguardo ad Israele e su come sostenere i palestinesi, sento che abbiamo bisogno di prendere molto sul serio il fatto che Israele è una minaccia per la pace mondiale, di tenere in conto che l'invasione di Gaza nel 2006 è stata temporaneamente chiamata la sua "opzione Sansone" da parte del prestigioso giornalista statunitense Seymour Hersh. Dobbiamo agire con la conoscenza della patologica coscienza di Israele, della sua violenza e razzismo, e che tutto ciò risiede nel Paese che ha il quarto più potente arsenale militare nel mondo.

 

        

 

 

 

 

 

 Note dell'Autrice:

(1) Si veda in bibliografia James Gilligan.

(2) Freud, "Interpretazione dei Sogni".

(3) Citato in Susan Nathan.

(4) Nel film tutti i soldati israeliani sono emozionalmente appiattiti. Il sociologo Stanley Cohen scrive che <<in molte di tali occasioni in Israele, - guardando i soldati far esplodere le case dei palestinesi o i bulldozer distruggere i loro uliveti per avere spazio per un insediamento- non posso ricordare di aver visto vergogna sul viso di un qualsiasi soldato. Persino quando vengono notati dei testimoni e ne viene tollerata la presenza, questi possono venire ignorati>>.

(5) Un altro fatto ironico, quasi ipocrita, è stato riportato dal giornale di Toronto "The Globe and Mail" il 1 novembre 2008 (a pagina A15). Zakariya Zubeidi, uno dei "militanti della prima ora" ed uno dei primi studenti del teatro dei bambini di Arna è stato persino diffidato dal lavorare per il teatro. << Il teatro, ora molto fiorente sotto la direzione del figlio della fondatrice [Juliano Mer Khamis], non lo vuole per timore che egli spaventi i donatori stranieri nel tentativo del teatro di espandersi>> Zubeidi era nella Brigada dei Martiri di al-Aqsa e recentemente è uscito da prigione. E' disoccupato, sposato, ha due bambini e nessun impiego. <<Mer Khamis, che descrive Zubeidi come un "caro amico", gli dà credito aprendo le menti locali religiose e conservatrici ai benefici del teatro. Ma non c'è alcuna ritrattazione a ritirare il bando nei confronti della sua presenza>>.

 

 

 

 

 
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