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In questo lavoro
guardo all'altro lato di questo assedio e cerco di comprendere in che
modo gli ebrei fanno agli altri quello che è stato fatto a loro, ma
non vedono questo. I fattori psicologici da esaminare sono la crudeltà, l'umiliazione e l'assenza di coscienza.
Insieme alle molte scioccanti
atrocità dei secoli XX e XXI oggi si verifica un'accessibilità ed una
disponibilità di fatti, mai vista prima, di resoconti di testimoni
oculari e di video su "You Tube" che riescono a superare la censura.
Il riconoscimento dell'atrocità e della brutalità è accolta nelle
risoluzioni nazionali ed internazionali e nelle convenzioni che
proibiscono questo genere di comportamento, attraverso anche
meccanismi di deterrenza come "peacekeepers", sanzioni economiche,
tribunali... eppure i crimini persistono e le minacce vanno sempre
peggio (compreso il Medio Oriente, la proliferazione di armi nucleari,
i cambiamenti climatici). Cosa sta dietro la paralisi
nell'interrompere questa crudeltà, cosa consente le flagranti bugie, e
cosa significa "conoscere" quando questo riconoscimento non guida il
comportamento?
Se si è interessati a
conoscere i fatti riguardanti Gaza, è facile venire a conoscenza
esattamente dei crimini di guerra israeliani.... condotti con la
complicità di altri paesi. Citerò il Documento Olga come esempio,
firmato da 200 eminenti israeliani: <<Se raccogliamo in noi stessi
l'onestà che si conviene ed il coraggio richiesto, saremo capaci di
fare il primo passo nel lungo viaggio che ci può liberare dal
groviglio del diniego, della rimozione, della distorsione della
realtà, della perdita della direzione e della rinuncia alla
coscienza... Siamo uniti nel credere che la pace e la riconciliazione
sono contingenti nel riconoscimento da parte di Israele della sua
responsabilità per le ingiustizie inflitte agli indigeni, i
Palestinesi, e nella volontà di porvi rimedio. Lo Stato di Israele si
suppone che abbia fatto cadere i muri del ghetto; sta ora costruendo
il più grande ghetto che ci sia mai stato nell'intera storia degli
Ebrei... [I] ha costruito una struttura coloniale, combinando elementi
inequivocabili di apartheid insieme all'arbitrarietà dell'occupazione
militare più brutale>>.
Su un piano psicologico, è
interamente prevedibile che il trattare in modo brutale, l'impoverire
e l'umiliare un popolo porterà alla violenza. Ed è ben noto che la
violenza è completamente evitabile. Il direttore, per giunta
psicoanalista, di un sistema carcerario statale statunitense ha
eliminato qualsiasi violenza all'interno delle prigioni statali
liberando il sistema penitenziario da ogni incidente a carattere
umiliante per i detenuti, trattando la gente con rispetto - infatti,
non si sono verificati più omicidi, suicidi, ribellioni, violenze di
gruppo. Inoltre, egli trovò che la prima causa dei profondi sentimenti
di umiliazione, che portavano alla violenza, provenivano dall'estrema
povertà1 .
E' anche ben noto, e prevedibile,
che umiliare i genitori davanti ai loro figli avrà un impatto
devastante su questi ultimi. In un articolo pubblicato lo scorso
luglio, il dottor El-Sarraj scrive: <<Per molti di questi bambini la
prova più ardua era di vedere i loro padri essere percossi dai soldati
israeliani - e senza offrire alcuna resistenza. Questa è veramente
un'esperienza terrificante... Essa avrà un impatto duraturo su
qualsiasi osservatore, ma soprattutto se esso è un bambino. Non fa
meraviglia che i bambini palestinesi vedranno il loro modello non nel
loro padre, bensì nel soldato; e nessuna meraviglia se il loro
linguaggio sarà quello della forza ed i suoi giocattoli e giochi
saranno quelli di morte>> (pagina 4). In un resoconto precedente, il
dottor El-Sarraj aveva scritto: <<quei bambini sono soggetti a
parecchie esperienze traumatiche e violente, compreso l'essere
percossi, il subire delle fratture ossee, ferite, l'essere esposti a
gas lacrimogeni ed a atti omicidi e di aggressione, tutte cose che
hanno lasciato effetti indelebili sulla loro psiche. Eppure, per molti
di essi, l'esperienza più sconcertante è stata il vedere i loro padri
indifesi percossi dai soldati israeliani senza poter opporre alcuna
resistenza>>.
Freud analogamente ha descritto
l'impatto sulla sua vita dell'umiliazione del padre, collegandola al
suo proprio ideale di cercare una violenta rivincita. Suo padre disse:
<<Un cristiano venne da me ed in un sol colpo mi ha buttato giù
il cappello nel fango gridando: "Ebreo! Togliti dal marciapiede!" "E
cosa facesti tu [chiese il giovane Freud al padre]?" "Andai nella
carreggiata e raccolsi il mio cappello", fu la sua quieta risposta.
Ciò mi colpì come una condotta non eroica da parte di quell'uomo
grande e forte che teneva per mano quel piccolo ragazzo. Contrapposi a
questa situazione un'altra che meglio si adattava ai miei sentimenti:
la scena in cui il padre di Annibale .... fece giurare a suo figlio
davanti all'altare domestico di vendicarlo contro i Romani>>2
.
La dottoressa Nurit Peled-Elhanan,
una madre israeliana che perse sua figlia a seguito di un attentato
suicida, parla dell'umiliazione quotidiana delle madri palestinesi di
fronte ai loro figli: <<Non ho mai sperimentato la sofferenza che le
donne palestinesi subiscono ogni giorno, ogni ora. Non conosco il tipo
di violenza che trasforma la vita di una donna in un costante inferno.
Tale tortura fisica e mentale giornaliera delle donne che sono state
private dei loro diritti umani fondamentali e che necessitano di
riservatezza e di dignità, donne nelle cui case avvengono irruzioni in
qualsiasi momento del giorno e della notte, a cui viene ordinato ad un
posto di blocco di restare nude di fronte ad estranei ed ai loro
bambini...>>. Quando scrivevo questo articolo, Amnesty International
aveva appena inviato un messaggio riguardante il fatto che Israele
avesse sbarrato ogni strada alle madri di Gaza che volevano
accompagnare i loro bambini agli ospedali per interventi chirurgici
che avrebbero loro salvato la vita.
Quale può essere il contributo che
la psicoanalisi può dare nel capire una tale crudeltà, nel comprendere
come la realtà venga a tal punto stravolta nel suo opposto da far
credere alla maggior parte degli israeliani e dei loro sostenitori che
Israele sia sotto assedio, e non invece Gaza? Nel 1930 lo stesso Freud
si rifiutò di firmare una petizione sionista che condannava le
ribellioni palestinesi contro le ondate di immigrati ebrei. Egli
scrisse: <<Ammetto con rammarico che il fanatismo infondato del nostro
popolo è in parte da biasimare per aver creato sfiducia negli Arabi>>3.
Purtroppo, gli psicoanalisti non hanno seguito i passi di Freud. Per
ultimo, il dottor George Awad, uno psicoanalista palestinese e mio
collega a Toronto, ha additato i pregiudizi psicoanalitici: <<Desidero
che i miei colleghi analisti comincino a studiare la storia araba ed
islamica, le loro religioni e società prima di iniziare a
parlarci della mente di un gruppo di cui conoscono molto poco. ...
Quello che ci dicono sulle menti degli 'altri' non è nulla di più di
una proiezione delle loro fantasie>>.
Ma lo stesso Freud offre molto di
più. Innanzitutto, una parte del suo genio stava nell'entrare in
empatia, a modo suo, con le menti dei più giovani, con le loro
profonde confusioni, paure e vulnerabilità. Centrale nel suo pensiero
è la dicotomia tra illusione e realtà. Cosa rende possibile guardare
in faccia la verità? Grazie a due documentari su Israele e la
Palestina io discuterò i modi con cui gli adulti ebrei sfruttano i
giovani provocando specifiche angosce ad ogni fase dell'infanzia ed
offrendo una soluzione violenta in modo eccitante alle paure che essi
hanno in profondità. In un tale stato di paura, c'è una inequivocabile
accettazione delle distorsioni eccitanti della realtà ed una spinta ad
identificarsi con l'aggressore. Sin dalla prima infanzia, c'è
interferenza con la padronanza dei compiti psicologici essenziali che
promuovono la cittadinanza in una democrazia: la capacità di
responsabilità individuale, di riparare gli errori commessi e gli atti
vergognosi, di sentirsi coinvolti con gli altri.
Film
#1:
"Avenge But One
of My Two Eyes" ("Vendicare ma solo uno dei miei occhi") di Avi
Mograbi |
In
questo documentario, Avi Mograbi osserva in modo sottile in che modo
ai giovani israeliani di tutte le età vengano insegnati due miti
suicidari terroristici come fondamento della loro identità israeliana.
Tali miti vengono insegnati come fatti storici, confondendo fantasia e
realtà. Secondo la leggenda, a Masada, 960 ebrei uccisero se stessi ed
i propri figli piuttosto che arrendersi ai Romani. Sansone, reagendo
all'umiliazione, tirò verso di sé le colonne di un tempio,
uccidendo 3.000 persone insieme a se stesso. Ad ogni modo, Mograbi
mostra nel suo documentario adulti che insegnano questi miti senza
alcuna consapevolezza che tali fatti raccapriccianti potrebbero essere
terrificanti o sconvolgenti per il loro giovane pubblico. I bambini
imparano dagli adulti in che modo non manifestare disagio o sentimenti
spiacevoli. Neppure gli adulti sembrano consapevoli lontanamente di
una qualche ironia nella loro glorificazione del terrorismo suicida.
In molte scene, Mograbi riprende anche il modo in cui i giovani
soldati israeliani sono assolutamente indifferenti al disagio dei
palestinesi quando interagiscono con loro ai "checkpoints". Quello che
i giovani israeliani imparano precocemente è di mettere a tacere la
percezione del mondo psicologico interno - una ricetta per il
fascismo.
Tenera
infanzia: Qui vediamo un
padre ortodosso che porta i suoi bambini piccoli in una grotta per
raccontar loro la storia. Parla con piacere e con ammirazione della
forza di Sansone e del suo comportamento sadico fuori da ogni
controllo. <<Lo spirito del Signore giunse su di lui in modo
potente...>> Quando Sansone l'Eroe andò a Gaza, <<il leone voleva
uccidere Sansone l'Eroe, ma questi lo annientò con le sue nude mani.
Quando ritornò da Gaza, Sansone l'Eroe portò con sé il premio del
miele che aveva trovato dentro il leone... Aveva un potere spirituale.
Ogni suo pugno avrebbe ucciso 10.000 persone>>.
I bambini
piccoli si identificano con gli animali e lottano tra di loro per
padroneggiare i propri impulsi fuori controllo che sono spesso sadici,
avidi, orali. Qui il padre stuzzica queste specifiche angosce nella
loro forma più terrificante, affermando che è ammirevole ed eccitante
mutilare ed uccidere, rubare tutto il cibo. Il solo modo per non
sentirsi vulnerabili è di identificarsi con Sansone.
Farò una
breve digressione per parlare del test di
Rorschach
di Sirhan
B. Sirhan che uccise Robert Kennedy. Le risposte al test illustrano
queste stesse connessioni o associazioni - in particolare, le
terrificanti immagini di mutilazione in tenera età, il suo carattere
orale, e la loro rappresentazione attraverso animali. Certamente c'è
una differenza tra l'esperienza reale e i racconti, ma desidero qui
illustrare in che modo i ragazzi pensano. Chiaramente questo lo si
vede per Sirhan, queste esperienze precoci continuarono a sopraffarlo.
Sirhan
era un bambino durante la guerra del 1948. All'età di 5 anni, <<fu
testimone dell'esplosione di una bomba alla Porta di Damasco che
lasciò mutilati i cadaveri delle vittime arabe per strada; egli
osservò suo fratello più grande correre via ed essere ucciso da un
camion sionista che cercava di evitare il fuoco di un cecchino; egli
scoprì il corpo di un suo vicino arabo; osservò frammenti del corpo di
un soldato britannico penzolanti da un campanile...>> Molte di queste
risposte illustrano la connessione per lui tra mutilazione, oralità e
terrore - vi sono risposte a due tavole: nella Tavola I, <<sembra la
parte posteriore di un pollo ... è tutt'osso. Sembra la dissezione
interna di essa... sembra la cloaca>>. Tavola 10: <<Tutto questo
colore ... mi sconvolge! Mostri! E' una cacofonia di colori, un
pout-pourri. Tutte quelle gambe! Sembra come un genere di ratto. No,
non un ratto - vola - un pipistrello... Sembra associarsi tutto
negativamente col sangue. Mi sembra fegato - una qualche sorta di
carne. Piuttosto non vorrei discutere questa cosa, non la vorrei
discutere. Tutte quelle gambe>>. In modo interessante, gli interpreti
del suo Rorschach non collegano queste risposte con le sue precoci
esperienze infantili di essere stato testimone di mutilazioni (Meloy,
1992, pp. 273-278).
Prima età
scolare (Edipica):
c'è una scena al
tavolo da picnic di una famiglia. Un ragazzino di 5 o 6 anni è seduto
tra i suoi genitori. Sono tutti intenti a giocare con la plastilina,
modellando i personaggi della storia di Sansone. Il padre in modo
simpatico dice: <<Era cieco. Questo lo abbiamo dimenticato. Lo hanno
accecato. Gli hanno cavato gli occhi. E non poteva vedere>>. Sansone
chiese ad un ragazzo che lo portasse alle colonne dove << fece
crollare tutto giù, uccidendo 3.000 persone quel giorno. Erano più di
tutte le persone che egli avesse mai visto in vta sua>>. Il padre
continua: <<Dobbiamo fare dei buchi al posto degli occhi perché non
aveva occhi. Glieli hanno cavati. Guardate gli occhi fatti dalla
mamma>>. Ella con cura cava due occhi. <<Sembrano come quelli cavati
di Sansone>>.
Per un ragazzo in
età edipica, accecare equivale alla castrazione. Ogni ferita corporea
è terrificante e viene in genere sperimentata come punizione. Questi
genitori si focalizzano sull'accecamento ripetutamente. Essi
implicitamente lasciano intendere che un ragazzino era complice
nell'accompagnare Sansone al tempio. Inoltre, questi genitori non
mostrano alcuna consapevolezza del modo in cui le loro parole possano
influenzare il loro figlio - se ne sono completamente dimenticati
oppure vogliono o hanno bisogno di terrorizzarlo? Se egli non deve
sentirsi vulnerabile, non è questo il miglior ricorso ad una
identificazione con l'aggressore?
Bambini in età
scolare (latenza):
in una scuola
elementare laica, una insegnante con un tono drammatico legge la
storia di Sansone a bambini di nove o dieci anni. <<Immaginate la
situazione. Sansone è cieco ma può ancora udire le grida di giubilo
della folla, la risata di scherno. Pensate che egli accetti il suo
destino? Cercate di entrare nella sua mente, nei suoi pensieri. Chi
vuole immaginare cosa sta accadendo nella sua testa?>> Un ragazzino
risponde: <<Può pensare che sarebbe meglio commettere il suicidio
piuttosto che essere sconfitto dai nemici che lo hanno torturato. In
più, commettere il suicidio significa che egli può controllare il modo
in cui muore. Se lo uccidono nessun altro verrà colpito. Ma se
commette il suicidio egli può uccidere molti Filistei>>. L'insegnante
con un tono drammatico legge questo passaggio: <<O Signore
Iddio, ricordati di me e dammi la forza proprio questa volta che io
possa dire di vendicare solo uno dei miei due occhi contro i
Filistei>>. Ella mima il modo in cui Sansone prese le colonne e le
tirò con tutta la sua potenza. C'è un grande piacere ed eccitamento
nella classe, i ragazzi sono in competizione per rispondere alle
domande. Non c'è chiaramente alcun tentativo di comprendere o di
empatizzare con il sentimento di umiliazione e di vulnerabilità, ma
c'è un'esplicita giustificazione dell'omicidio - un'equazione di
forza, aggressione omicida ed eccitamento piacevole. I compiti
evolutivi psicologici a questa età includono il cooperare nelle
relazioni coi pari, una coscienza individuale che sia leale e operosa,
in modo tale che la punizione non significhi uccidere, ma comprende il
capire ed il fissare i problemi.
La facilità con
cui gli adulti possono ostacolare il pensare ed il sentire mi fu fatta
capire da una ragazza di dieci anni. Il 9 settembre 2001 venne in
seduta triste e cupa a causa delle notizie. Si chiedeva in modo quieto
cosa sarebbe successo ad una bambina che fosse tornata a casa da
scuola e che avesse trovato che suo padre era stato ammazzato. I suoi
pensieri portavano ai perpetratori e con una voce cupa si chiedeva
cosa li aveva condotti ad attaccare così tante persone e sentiva che
tuttavia essi dovessero avere le loro ragioni. Nella seduta successiva
era di umore eccitato, dicendo che la sua scuola aveva indetto una
gara per vedere quale classe avrebbe raccolto più soldi per le vittime
e che il premio sarebbe stata una pizza. Chiaramente gli insegnanti
non potevano tollerare il mettersi in ascolto delle complesse reazioni
e la mia paziente si era identificata con le loro difese ed aveva
interrotto il suo pensare ed il suo sentire riguardante le vittime del
9 settembre.
Adolescenza:
ci sono
parecchie scene riguardanti adolescenti e giovani adulti. Una guida
turistica parla ad un gruppo con una voce ipnotica, chiedendo loro di
guardare e di empatizzare con gli antichi ebrei sotto assedio a Masada.
Egli costantemente scambia i pronomi "noi" e "voi" - chiedendo ad
ognuno di identificarsi con il gruppo. <<Voglio che chiudiate gli
occhi... udiremo... cosa abbiamo udito? Uno alla volta... voglio che
voi pensiate di essere parte di queste 960 persone poiché in qualche
modo lo siete. Tornate indietro alla vostra storia, alla nostra
storia>>. Si chiede loro di guardare alle rovine del crudele "muro di
separazione" ed alle torri di avvistamento costruite dai romani.
Nessuno collega il fatto che loro stessi sono ora i costruttori di
torri di avvistamento e di muri di separazione. Dopo che gli si è
detto di empatizzare con le antiche vittime e di mettersi in ascolto
dei loro sentimenti, Mograbi riprende i soldati che si rifiutano di
ascoltare o di guardare ai palestinesi che aspettano ai "checkpoints"
o che aspettano il pronto soccorso. In una scena a Masada ad un gruppo
viene chiesto di scegliere cosa avrebbero fatto se sotto assedio. La
grande maggioranza di buon grado sceglie il terrorismo suicida,
dicendo che, se erano destinati a morire, allora a quel punto
avrebbero potuto uccidere allo stesso tempo anche i loro nemici.
Nessuno sembra a disagio o riflessivo, ancor meno capace di sfidare
l'autorità.
In molte
scene gli eroi suicidi di Masada e Sansone diventano sessualizzati ed
eccitanti. Ad un raduno di seguaci di destra di Kach, un vecchio
cantante rock scuote i giovani sostenitori con una frenesia
sessualizzata, cantando <<Il Padre Nostro continua a vivere... Il
Popolo di Israele vive... SIAMO TUTTI CON KAHANA Ricordati di me.
Dammi la forza. Solo questa volta, O Signore, solo questa volta. Che
io possa vendicare solo uno dei miei occhi. Vendicare solo uno dei
miei occhi contro la Palestina. Vendetta, vendetta, vendetta...>>
Ha una presa intensamente sessualizzata su questi giovani seguaci,
inculcando loro un culto del razzismo e della violenza, operando una
commistione in modo psicotico tra Filistei ("Philistine") e
Palestinesi ("Palestine") e tra mascolinità e vendetta.
Mograbi
riprende giovani uomini che sembrano depressi e che parlano di
Sansone. <<Sansone l'Eroe era un diavolo di Rastafari. Ha sette
terribili ciocche sulla sua testa>>. <<... uccise 1000 filistei con
una mandibola di asino. Lo spirito di Dio deve essere stato con lui>>.
Un altro uomo dice che se la gente invocava aiuto, <<Sansone arriva:
boom!>> <<Sansone era come Braccio di Ferro>>. <<Lo Spirito di Dio si
impossessò di lui. Boom! Chi mi sfiderà?>> Egli arriva, solleva le
porte delle città, le abbatte.... 10.000 filistei>>. Un altro uomo
dice: <<Non si tratta di forza, si tratta di magnetismo e di coraggio.
Il coraggio di un uomo che ha la forza di dire: "Sto andando e Dio è
con me" Fa ciò che si deve fare, con una fede totale>>. E' questa una
soluzione autoritaria del compito evolutivo dell'individuazione
- "fede totale" e magica piuttosto che essere capace di pensare e di
lavorare duro per sviluppare delle reali competenze. E' mascolinità
narcisistica e fallica che insieme alla sessualità significano potere
e omicidio.
Un'altra
guida a Masada è scopertamente seduttiva e manipolatoria nell'esortare
un gruppo di attraenti ragazze adolescenti a sacrificarsi per lui.
<<Di quale risoluzione ha bisogno una persona per portare un coltello
nella sua carne allo scopo di evitare di cadere nelle mani del nemico!
Quale risoluzione! Così talvolta arriviamo al punto di dire: "Meglio
morire" che cadere nelle mani di quelle bestie. Una donna si
suiciderebbe insieme a suo figlio? Sì, per evitare di essere catturata
dai romani. Ella sa che diventerà una schiva sessuale, che il suo
bambino cadrà nelle mani di qualche pedofilo e chissà cosa gli
accadrà. Nessuno di questi occupanti entra in una casa come fanno gli
uomini illuminati. Essi non vanno avanti quando vedono una donna dopo
aver lottato per anni nel deserto. No! Danno libero sfogo ai loro
impulsi. Non ci pensano due volte. Essi non sono come noi... Quando
lasciate questo posto, care ragazze, ricordate una cosa... siamo
trincerati qui e spero che oggi io abbia fatto in modo da rafforzare
le vostre radici in questa terra>>. Poi le bacia. Questa guida
attraversa confini incestuosi generazionali chiedendo loro lealtà
verso se stesso. Egli rappresenta la sessualità come
un'eccitante esperienza sado-masochistica di cui le donne devono fare
a meno per lui.
Ci sono molti
livelli di patologia in queste scene. La ricorrente rievocazione
dell'essere vittime serve come giustificazione morale per essere
aggressivi senza sentirsi in colpa. L'eccitamento sessualizzato rende
queste fantasie particolarmente difficili dal cessare. Come si è visto
per i giovani di varie età, il modo in cui i miti vengono raccontati
elude il difficile lavoro di gestire i compiti evolutivi
fase-specifici offrendo soluzioni fantastiche ad ogni stadio. Il
raccontare tali storie ha la sua propria crudeltà: esse si soffermano
sulla mutilazione proprio quando i bambini sono più terrorizzati dalle
ferite fisiche e preoccupati per la propria sicurezza; l'ammirazione
incondizionata di un'autorità potente viene insegnata proprio quando i
bambini cominciano ad avere la capacità di formare la propria
coscienza basata sulla lealtà e non quando ancora si basa su una
severa autorità esterna; le guide turistiche sollecitano lealtà nel
gruppo in un'epoca in cui gli adolescenti oscillano tra il trovare la
propria identità ed il conformarsi agli altri; gli adulti sono
manifestamente seduttivi quando gli adolescenti necessitano di
distanziare se stessi dai desideri incestuosi. Usare i bambini in
questi modi per soddisfare i bisogni degli adulti è un aspetto
fondamentale dell'abuso (Novick & Novick, 1996). Scatenando
angoscia e poi associandola a soluzioni fantastiche eccitanti, gli
adulti ed i ragazzi colludono nel non riconoscere la realtà e nel non
sviluppare la capacità di tollerare la tensione4 .
Un'altra
implicazione di ciò è che questi israeliani conoscono esattamente
quali condizioni producono violenza, in particolare la disperazione,
la rabbia e l'umiliazione. Psicologicamente, sappiamo che ci sono
meccanismi per provocare gli altri ad avere degli actings out, in
particolare nei giovani o nelle persone che si trovano in condizioni
di dipendenza. L'identificazione proiettiva differisce dalla semplice
proiezione in quanto il comportamento viene evitato ma viene provocato
in un'altra persona (Robert Furman). In questo modo, il soldato
israeliano avrebbe bisogno del palestinese che si comporti in
un modo aggressivo e verrebbe continuamente a provocare questo tipo di
comportamento allo scopo di minimizzare la propria ansietà e di
giustificare il proprio sentimento di grandiosità e la propria
aggressività. C'è un'analoga dinamica nelle famiglie
delinquenziali in cui un genitore comunica ad un figlio che ci si
aspetta da lui di comportarsi in un modo inaccettabile. In questo modo
un genitore evade ogni responsabilità mentre al contempo gratifica i
suoi desideri proibiti (Johnson e Szurek).
Il film
finisce con una nota positiva in cui Mograbi stesso viene ad esprimere
rabbia ad un "checkpoint" nei confronti dei soldati che
persistentemente ignorano i bambini che aspettano di andare a casa. I
soldati sono meccanici e freddi, e respingono il loro senso di
responsabilità dicendo a Mograbi che è lui a doversi vergognare
e che si dovrebbe vergognare di fronte ai suoi figli (proprio secondo
la descrizione del dottor El-Sarraj). Questi soldati inconsciamente
sanno che umiliare i genitori di fronte ai loro figli è tanto
devastante. Mograbi dedica il film <<a mio figlio Shaul ed ai suoi
amici che si rifiutano di imparare ad uccidere>>.
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Film #2: "Arna's Children"("I bambini di Arna") di Juliano
Mer-Khamis |
Arna Mer è una rispettata
donna israeliana, sposata ad un funzionario del partito comunista
palestinese, che parla fluentemente l'arabo e che ha fondato nel
1989 un teatro per bambini nel campo profughi di Jenin. Ha
ricevuto a Stoccolma il premio "Right Livelihood Award", noto
anche come il premio Nobel alternativo. Uno dei suoi figli ha
realizzato questo documentario su di lei alla vigilia della sua
morte. Sebbene fosse completamente simpatizzante con la causa
palestinese, la mia sensazione è che ella fosse nondimento dannosa
per questi giovani in moti degli stessi modi rappresentati dal
film di Mograbi.
Sin dall'inizio, vediamo Arna
come una donna forte e diffidente. Ha un cancro in fase terminale
e lascia l'ospedale contro il parere dei medici per partecipare ad
una protesta contro la chiusura di un checkpoint. Ella sta in
piedi in una linea di giovani manifestanti, ma è la più attiva,
fischiando e gesticolando in direzione dei guidatori che suonano
il clacson, sfidando i soldati. Dopo la vediamo al suo teatro per
bambini, ordinando ai bambini dove sedersi. Si unisce al coro dei
giovani cantando una canzone dall'acceso attivismo che parla
dell'essere i soli bambini al mondo che sono privati della
libertà, dell'essere bambini torturati e che muoiono in prigione,
della lotta per la libertà. E poi ella pronuncia un discorso
eccitato sull'intifada, per cui non c'è alcuna libertà senza
conoscenza e alcuna pace senza libertà, che la pace e la libertà
sono legate assieme. Scuote il suo pubblico di bambini con canti
di pace e libertà.
Nel seguito del film apprendiamo
qualcosa del suo passato. Quando era un'adolescente carina era a
Palmach. Dice che tutto era bello, anche la cosa più orribile.
Erano pieni di gioventù e di entusiasmo, di coraggio, orgoglio,
bellezza, potere. Guidando la jeep dell'esercito, indossando la "kaffiyeh"
era eccitante, "una cosa di quell'epoca". Anche guidare sopra i
marciapiedi e rincorrere la gente per strada era eccitante. Erano
i combattenti ebrei, giovani e matti. Ciò le piaceva molto,
conducendo una vita senza regole. Il suo unico rimpianto era
quello di scacciar via i beduini. In altre parle dice di non aver
fatto alcun danno. Eppure, gli adolescenti evolutivamente sani
sono capaci di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato
e di assumersi la responsabilità per le proprie azioni che spesso
significa lottare con tensione morale.
In parecchie scene ella porta un
tale eccitamento furioso nel proprio lavoro coi giovani,
consentendo a se stesso degli scoppi di aggressività che diventano
incontrollati e sadici. In una scena, un bambino di nome Ala ha
appena perso la casa per una demolizione, e la casa del vicino è
molto danneggiata. Ala sembra disperato, ritirato in se stesso.
Arna invita entrambi i bambini ad esprimere la loro rabbia,
dicendo che <<quando sei arrabbiato lo devi esprimere>>.
Incoraggia un ragazzo a imprecare e persino a picchiarla,
premiandolo per la sua espressività, e per un momento tutti i
bambini escludono Ala dall'unirsi a loro. In un'altra scena un
bambino viene invitato ad imitare il suo crudele insegnante di
inglese e vediamo crudeltà nel viso del bambino quando viene
portato via e colpisce tutti gli altri ragazzi. In un'altra scena
ancora, vediamo il figlio di Arna, Juliano che svolgono con
piacere un esercizio di drammatizzazione in cui i bambini vengono
istruiti a comportarsi come cani rabbiosi (questo ad un'età in cui
già per conto loro i bambini non imitano gli animali). Ai bambini
in realtà non è permesso di parlare, di rivelare i propri
pensieri, ma a loro vengono prescritti specifici sentimenti,
specie la rabbia, e vengono fornite speciali modalità di
espressione. Esplicitamente promosso è un ideale di essere un
lottatore, anche se con lo scopo di innalzare l'autostima ed un
senso di speranza.
Ma apprendiamo anche che tre di
questi ragazzi in seguito moriranno come terroristi suicidi o come
combattenti in battaglie disperate. Dove si sono veramente
preparati a fare questo genere di scelta nella loro vita? Dei
ragazzini possono realmente capire parole come pace, libertà e
tortura che cantano in modo così carino e fiducioso? Le fantasie
eccitate e la recitazione che comporta una aggressività naive
sostituiscono un orientamento nella realtà che prepari i bambini
alle scelte importanti che eventualmente avranno bisogno di fare.
I confini generazionali sono distrutti quando gli adulti usano i
bambini come parte del loro funzionamento psichico, e ancora ciò
comporta una rottura nella padronanza di compiti evolutivi
essenziali.
E' fonte di ironia constatare
che il sacrificio di questi bambini palestinesi assomiglia a
quello di Sansone e dei combattenti suicidi di Masada. Juliano
Mer-Chamis, figlio di Arna e regista del film, ha scritto un
articolo intitolato "Mazada sepolta a Jenin" e fa ampie
citazioni da Giuseppe Flavio per mostrare paralleli tra Jenin e
Masada. Uri Avnery loda il film ed il coraggio del giovane
regista. <<Ma, come dicono, essi sono determinati a non
arrendersi, a lottare fino alla fine (piuttosto nello spirito di
Sansone nella Bibbia: "Lasciatemi morire con i Filistei")...5
Da un altro punto di vista, la necessità di comparare il tragico
sacrificio di questi giovani palestinesi con le gesta mitiche e
distruttive di Masada e di Sansone, quest'ultime costituendo
grande parte di ciò che viene inculcato da Israele in tema di
razzismo e di incitamento alla violenza, è qualcosa che questi
scrittori devono prendersi la responsabilità di analizzare.
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L'applicazione di queste
osservazioni |
Non è
chiaro in che modo queste osservazioni critiche possano essere
utili. Chiaramente l'intervento più significativo dovrebbe
essere quello di cambiare Israele. C'è una piccola minoranza
di gente ben integrata entro Israele che cerca di far ciò. La
pressione internazionale sta aumentando, ma è incostante dato
che Israele riceve un sostegno acritico dagli USA, dai governi
del Canada e da quelli dell'Unione Europea.
Su un
piano individuale, i programmi di salute mentale danno alla
gente una possibilità di parlare e di essere capiti. Questi
films indicano quanto sia facile interferire con il parlare e
l'ascoltare quando gli adulti prescrivono le parole, i
sentimenti e le modalità d'espressione. In nessuno dei due
film era permesso ai bambini di parlare per conto proprio. Mi
sono ricordata di una canzone dell'ospite di uno spettacolo
della televisione per i ragazzi americana, Mr. Rogers -
<<Tutto procede bene se parli ed ascolti>>. Il nuovo programma
di mediazione tra pari al GCMHP (Gaza Community Mental Health
Program) sembra fare proprio questo. Lo psichiatra direttore
che ha eliminato la violenza nel sistema statale penitenziario
ha anche ascoltato i più violenti assassini e ha trovato che
ogni comportamento ha un significato, che parlare ed ascoltare
attenua il dolore straziante ed offre alternative alla
violenza ed all'autodistruttività (Gilligan). Come tutti
sappiamo, ci sono potenti resistenze a prestare ascolto
all'esperienza palestinese ed a riconoscere la colpa di
Israele. A Toronto una piccola lobby ebraica ha evitato che i
bambini ascoltassero i bambini israeliani e palestinesi che
parlavano da soli tra di loro- nonostante l'indignazione
pubblica, la lobby fece pressioni sulle scuole per allontanare
dalle classi il toccante libro "Three Wishes: Palestinian and
Israeli Children Speak".
Nel
lavoro clinico individuale è importante identificare e
distinguere tra patologia interna ed esterna al fine di
diminuire le pressioni a colludere ed a accondiscendere con un
ambiente sociale disturbato. Questi films rivelano specifiche
patologie del potere ed il modo in cui, in una modalità
sancita dallo Stato, gli adulti senza una capacità di pensiero
finiscono per sfruttare i giovani. In particolare, aiutare i
giovani a comprendere questa patologia nella psicologia
israeliana può diminuire i sentimenti personali di umiliazione
e la spinta ad identificarsi con l'aggressore. Il programma
GCMHP fornisce molto sostegno ai genitori - sarebbe d'aiuto
udire in che modo i genitori ed i loro bambini parlano e
comprendono a proposito delle loro esperienze di essere
umiliati.
Una donna
tedesca mi disse che dopo la Seconda Guerra Mondiale il
sistema scolastico tedesco in modo intenzionale mirava a
ri-educare i giovani in modo che il fascismo non potesse più
apparire di nuovo. Non solo insegnavano sull'Olocausto, ma ai
bambini si insegnava a proposito della responsabilità
individuale e di poter sempre sfidare l'autorità - che ogni
persona era responsabile nel valutare ciò che era reale e ciò
che era illusorio, nel distinguere il giusto dallo sbagliato.
La lezione veniva così efficacemente appresa che persino molti
anni dopo la mia paziente si vergognò molto per aver
partecipato con altri adolescenti ad episodi di bullismo
contro un altro bambino. La capacità di usare la colpa e la
vergogna si costruiscono su quella psicologica di tollerare
gli stati emotivi difficili, di percepire con accuratezza la
realtà interna ed esterna, di vedere tutti gli altri esseri
umani come individui.
Il
sistema educativo tedesco è da imitare, ma la sfida è immensa.
Secondo Aristotele, le persone sono animali politici - viviamo
insieme ed abbiamo responsabilità gli uni verso gli altri. Non
ha senso dichiararsi "non-politici".
Nel mio
pensiero su cosa c'è da fare riguardo ad Israele e su come
sostenere i palestinesi, sento che abbiamo bisogno di prendere
molto sul serio il fatto che Israele è una minaccia per la
pace mondiale, di tenere in conto che l'invasione di Gaza nel
2006 è stata temporaneamente chiamata la sua "opzione Sansone"
da parte del prestigioso giornalista statunitense Seymour
Hersh. Dobbiamo agire con la conoscenza della patologica
coscienza di Israele, della sua violenza e razzismo, e che
tutto ciò risiede nel Paese che ha il quarto più potente
arsenale militare nel mondo.
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