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 Rivista di Psicoanalisi Neuro-evolutiva  

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  " UNA DEFINIZIONE ADATTATIVA DEI SOGNI"

 

 

 

 

 

 di Robert Langs

 

 

L'11 febbraio 2009 ricorrono i 200 anni dalla nascita di Charles Darwin. Alle celebrazioni che per l'occasione si svolgeranno in tutta Italia (per una panoramica si consulti il sito web www.darwin2009.it ) vogliamo dare anche un nostro piccolo contributo. Le intersezioni tra psicoanalisi e teoria dell'evoluzione hanno ispirato negli ultimi decenni numerosi autori che hanno pienamente accettato la sfida di un dialogo proficuo tra psicoanalisi e neuroscienze. Tra questi Robert Langs che nel 1999 ha pubblicato il libro il cui titolo in italiano suonerebbe così "Sogni & Adattamento emotivo: Taccuino clinico per psicoterapeuti". Da questo libro abbiamo voluto tradurre le prime pagine. La traduzione in italiano è di Giuseppe Leo.

 

 


Data la complessità dei sogni, ci sono state molte proposte riguardo a come dovrebbero essere definiti. Perciò, iniziamo offrendo una prima approssimazione di una definizione adattativa dei sogni, e poi esplorando dei punti correlati con la caratterizzazione dei caratteri essenziali dei sogni al fine di pervenire ad una definizione comprensiva della natura e delle funzioni della comunicazione onirica.

Fondamentalmente, l'approccio comunicativo considera i sogni come detentori di messaggi piuttosto che di funzioni di elaborazione (Langs, 1994, 1995, 1996). Ossia, un sogno viene compreso come una riflessione multistratificata delle operazioni proprie della mente che elabora le emozioni, in modo conscio e in modo profondamente inconscio, al fine di adattarsi ad eventi scatenanti con un carico emozionale.

Ciò significa che un sogno si trova nel punto finale di un processo adattativo, non all'inizio. Gli eventi emotivi importanti la cui elaborazione viene riflessa in un sogno hanno già avuto luogo durante il giorno del sogno (o anche prima), ed il sogno è contemporaneamente sia un resoconto diretto sia codificato dei significati percepiti consciamente ed inconsciamente di questi eventi evocativi e dei tentativi in risposta da parte del paziente di far fronte a qualcosa. Sebbene gli sforzi nel lavoro onirico e nell'interpretazione siano il punto di partenza per l'analisi dei sogni, questi sono al livello di uscita/risposta piuttosto che di origine/stimolo di una sequenza adattativa.

 

Sforzi per definire i sogni
 

Le definizioni più semplici dei sogni sono descrittive. Ad esempio, i sogni possono essere caratterizzati come ciò che gli uomini (e probabilmente altre specie) sperimentano quando qualcosa di sensoriale, solitamente visivo, viene immaginato durante il sonno. Alcuni terapeuti aggiungerebbero che i sogni possono anche aver luogo durante il giorno quando una persona immagina un evento, una possibilità o un desiderio. Ciò estende la definizione di sogno per includere prodotti dell'immaginazione generati durante lo stato di veglia, i cosiddetti sogni diurni (Langs, 1995). Questo libro, comunque, si limita ai sogni notturni o da sonno - quelli a cui comunemente intendiamo riferirci con la parola sogni.

Le definizioni fenomenologiche dei sogni sono di poco o nessun aiuto nel capire la loro struttura e le loro funzioni. Correggendo quelle definizioni per indicare che i sogni hanno una qualche relazione con la costituzione psicologica e con la vita emozionale del sognatore è un'aggiunta piuttosto generica e vaga, ma questa precisazione implica che una definizione significativa sul piano psicodinamico si deve basare su indagini cliniche, con il supporto, forse, degli studi di laboratorio. Le tecniche adoperate e le conclusioni tratte, comunque, inevitabilmente saranno limitate dai metodi impiegati per raccogliere i dati sui sogni e dalla teoria che organizza le osservazioni conseguenti.

Perciò, abbiamo bisogno di essere attenti a quegli artefatti ingannevoli ed a quelle osservazioni che appaiono contraddire una particolare definizione di lavoro dei fenomeni onirici - e la teoria su cui si basa quella definizione.

Per raggiungere il punto, persino la relativamente semplice proposizione che i sogni sono rilevanti per la vita emozionale di un sognatore verrebbe sfidata da quelle che propongono una definizione interamente comportamentale, oppure basata su dati neuroscientifici di laboratorio, sugli studi sul cervello. Hobson (1988), ad esempio, pensa che i sogni siano insignificanti dal punto di vista psicologico e che siano meramente il risultato delle scariche neuronali dei nuclei pontini e di altre attività cerebrali che avvengono durante certe fasi del sonno. Comunque, una definizione basata sul cervello confonde la mente col cervello, e viola  il principio scientifico che i fenomeni ad un dato livello della natura debbano trovare la loro spiegazione essenziale e i loro significati a quel livello. Perciò, è anche necessario distinguere il cervello dalla mente, e definire gli aspetti psicologici dei sogni interamente in termini mentali. Su questa base, data la relazione unica tra il cervello e la mente, può essere possibile aggiungere qualcosa alla comprensione dei sogni mediante l'esplorazione dei loro correlati neurofisiologici. Nondimeno, la definizione essenziale dei sogni deve giungere dal campo del psicologico/mentale.

Con questo in mente possiamo accettare una definizione dei sogni solo se essa è fatta in termini che li colleghino alla vita emozionale del sognatore. Certamente, quasi ogni teoria della mente emozionale che è alla base delle pratiche della psicoterapia e del counseling considera i sogni come comunicazioni significative che, in un modo o nell'altro, hanno una relazione coi problemi emozionali dell'individuo che hanno generato un particolare sogno.

Problemi nella definizione dei sogni
 

Alcune delle difficoltà nel generare una più specifica definizione dei sogni deriva dal trattare dei sogni come se fossero fenomeni che potessero essere isolati per lo studio come campioni da staccare. Proprio come noi non definiremmo il cuore umano isolandolo dal corpo e dall'individuo, così non possiamo definire - o comprendere - i sogni isolandoli dalla mente e dagli individui che li sognano.

E' allora vitale forgiare una definizione dei sogni che alluda sia al sognatore sia al suo ambiente, un termine che uso per includere sia le entità fisiche e viventi sia gli eventi (si veda l'Introduzione, e anche Langs, 1996). I sognatori sono sensibili sia alle stabilità che ai cambiamenti nei loro ambienti, comprendenti gli specifici eventi o fattori scatenanti, che evocano compiti adattativi e che sono carichi emozionalmente, e con i quali si confrontano ripetutamente. Certamente, un sognatore ed il suo ambiente circostante sono un'unità che noi artificialmente separiamo per lo studio clinico, solo per riunificarli quando abbiamo finito. Quindi, avremo bisogno di definire i sogni in termini delle loro essenziali funzioni adattative, sebbene con il pieno riconoscimento delle loro qualità contemporanee e rivolte al futuro.

C'è comunque ancora dell'altro. Dovremmo anche collocare i sogni nei loro contesti storici, sia dal punto di vista collettivo che individuale. Per fare ciò, dobbiamo prendere in considerazione la storia a lungo termine, evolutiva del sognare e dei sogni in modo tale da spiegare perché gli esseri umani sognano e per identificare i loro attributi adattativi universali. Ed avremo bisogno di tener conto degli effetti della storia personale di un dato sognatore, incluso i ruoli dei fattori di sviluppo e delle esperienze di vita precoci, e della cronaca delle relazioni e delle interazioni con le persone che interessa un sogno - sia nella sua superficie sia nelle sue profondità dissimulate.

Possiamo concludere, allora, che i sogni sono dei fenomeni altamente complessi e perciò la loro definizione avrà bisogno di essere multidimensionale ed olistica, e dovrebbe abbracciare tanto i suoi caratteri universali che quelli personali.

 
Le radici biologiche della psicoterapia e dei sogni

Considerando questi requisiti, ci sono poche, se non nessuna, definizioni comprensive dei sogni. Sebbene quelle che sono state formulate in termini di funzioni cognitive, psicodinamiche o di dinamiche interpersonali hanno una qualche validità, esse falliscono nel catturare la natura essenziale dei sogni. Ciò che sembra mancare è un senso della natura fondamentale dei sogni per come possano essere compresi nel contesto delle loro funzioni e della loro eredità biologica e psicologica, specialmente il loro ruolo nell'adattamento e nella sopravvivenza degli esseri umani. Perciò, come modalità per muovermi verso una più completa definizione dei sogni, farò una breve ma necessaria deviazione al fine di chiarire il ruolo della biologia nella nostra comprensione della mente  come capace di elaborazione delle emozioni e dei sogni.

In questo contesto, mi chiedo:

Riconoscendo che la psicoterapia è, nel suo nucleo, una scienza biologica, qual è il più fondamentale sottosistema scientifico della biologia?

La risposta può venire come una sorpresa per molti psicoterapeuti dato che non siamo abituati ad adottare un punto di vista fondamentalmente biologico per il nostro campo (Slavin & Kriegman, 1992; Langs, 1996). Esso è, per consenso unanime, la teoria dell'evoluzione, per la prima volta formulata da Darwin e Wallace (Dawkins, 1976; Mayr, 1983; Plotkin, 1994, 1997; Dennett, 1995; Rose, 1998). La teoria di Darwin è stata in seguito rivista e modificata nella teoria neodarwiniana (Mayr, 1983; Dawkins, 1976; Slavin & Kriegman, 1992) che, in svariate forme, è allo stato attuale la sottoteoria fondamentale della biologia (Plotkin, 1994, 1997; Rose, 1998).

Nella sua forma più semplice, i meccanismi sottostanti l'evoluzione delle specie sono generalmente postulati in modo da coinvolgere la discendenza più avvantaggiata attraverso la selezione naturale di quei geni all'interno di un 'pool' genetico della specie che produce organi e funzioni corporee (fenotipi) i quali sono i più vantaggiosi per la sopravvivenza e per il successo riproduttivo in un particolare ambiente. Per gli esseri umani, il cambiamento evolutivo è anche influenzato da fattori come le mutazioni, i "cross-over" cromosomici, ed altri fattori correlati coi geni, ma anche da condizioni di sviluppo, eventi accidentali, intelligenza e cultura (intelligenza condivisa), e modificazioni da parte degli esseri umani dei loro ambienti di vita. L'evoluzione e le risorse adattative che essa "forgia" sono dei processi multideterminati (Plotkin, 1994, 1997; Rose, 1998).

Ne consegue che la nostra comprensione della struttura e delle funzioni dei sogni deve essere sorretta da una piena valutazione della storia evolutiva della comunicazione onirica e dal ruolo che in genere i sogni hanno nell'adattamento emozionale. Questo duplice livello di comprensione riflette l'esistenza di due componenti basilari della teoria dell'evoluzione. La prima riguarda le forze ed i fattori - pressioni selettive e risorse adattative - che hanno modellato il dispiegarsi storico delle specie nel corso di bilioni di anni durante i quali gli organismi viventi hanno popolato la terra. Questi sforzi sono presentati come i cosiddetti programmi adattivisti (Gould & Lewontin, 1979; Mayr, 1983; Tooby & Cosmides, 1990) che tracciano la storia di dati caratteri - unità di selezione (Lewontin, 1979) - di organismi viventi lungo periodi straordinariamente lunghi. Questo lavoro ed i suoi postulati, comunque carichi di difficoltà (Gould & Lewontin, 1979; Mayr, 1983), costituisce la teoria basilare dell'evoluzione, o l'evoluzione propriamente detta.

La seconda componente della teoria evoluzionista è focalizzata  sugli adattamenti immediati di un organismo in risposta alle specifiche condizioni del suo ambiente e delle sue vicissitudini. Questo lavoro include lo sviluppo di teorie basate sull'osservazione e su dati riguardanti la natura, i meccanismi e le funzioni degli adattamenti degli organismi nel modo in cui essi servono o non riescono a servire sia al successo riproduttivo ed alla sopravvivenza delle specie sia degli organismi individuali all'interno di una data specie (Slavin & Kriegman, 1992; Langs, 1995, 1996). Nel campo emotivo, queste considerazioni devono centrarsi sullo studio delle risposte adattative a specifici insulti ambientali, carichi emotivamente, incluso gli effetti sui pazienti degli interventi da parte dei loro psicoterapeuti.

Riassumendo, i punti di vista evoluzionistico e adattativo sono fondamentali per la biologia. Ne consegue come principio che, dato che i sogni sono espressioni biologiche, essi devono anche essere compresi in questi termini se vogliamo pienamente afferrare il loro significato e la loro significatività. Un approccio di questo genere è sicuro nell'illuminare non solo la teoria e le applicazioni cliniche che riguardano le comunicazioni oniriche, ma anche la natura dei disadattamenti emozionali e del processo psicoterapeutico.

 
Punti di vista  deboli e forti sull'adattamento

La posizione  debole sull'adattamento.

Nel complesso le teorie della psicoterapia, compresi la psicoanalisi e gli altri approcci dinamici alla vita emozionale, hanno tentato di adottare punti di vista deboli piuttosto che forti alle questioni dell'adattamento. Perciò, sebbene ogni teoria orientata in senso dinamico ammetta che i pazienti tentino di far fronte emotivamente alle loro difficoltà, tali teorie tendono ad adottare un approccio molto generico al problema. Esse sono, nel loro complesso, alquanto vaghe riguardo a ciò che i pazienti stanno cercando di fronteggiare; inoltre, l'adattamento non è l'aspetto centrale della teoria. Questo modo di porsi nei confronti del problema dell'adattamento è chiamato la posizione debole sull'adattamento (Langs, 1996, 1998), ed il trascurare relativamente il tema dell'adattamento è favorito dalla tendenza riduzionistica di quelle teorie per cui il fine è la riduzione dei sintomi ed i loro significati vengono tenuti in conto poco di più rispetto agli eventi intrapsichici e a quelli genetici personali.

Questa strategia cominciò con Freud (1895, 1915/1985; Langs, 1996), il quale riconobbe che i fattori evolutivi a lungo termine fossero rilevanti per le sue teorie, ma il cui lavoro in quest'area è stato minimo e largamente non corretto (Langs, 1996). Freud raramente ha prestato attenzione da vicino agli aspetti specificamente adattativi che riguardano un sognatore, e neppure cercò i loro riflessi nei sogni dei suoi pazienti. Certamente, il suo concetto clinico più fondamentale, quello del transfert, ampiamente esclude qualsiasi considerazione adattativa poiché il paziente è visto come colui che proietta fantasie e ricordi sull'analista, piuttosto che adattarsi, consciamente o inconsciamente, agli interventi immediati dell'analista.

Nell'esplorare la natura dei sogni, Freud (1900), comunque, introduce il concetto di un residuo diurno - l'idea che i sogni facciano uso di aspetti emozionali - e talora completano il lavoro del sognatore - che sono stati attivati nel giorno del sogno. Questa proposizione parla in favore di un orientamento adattativo, ma Freud non lo seguì tenacemente. Invece, egli principalmente vide nei residui diurni dei veicoli che prestavano forma alle immagini oniriche e degli eventi che scatenavano la riattivazione di desideri, fantasie e ricordi  infantili (inconsci). Sono state queste costellazioni inconsce ridestate ad essere considerate come i contenuti centrali inconsci dei sogni, comprese come se fossero le fonti primarie inconsce delle nevrosi dei pazienti. Questa linea di pensiero ha sottovalutato qualsiasi considerazione per gli aspetti adattativi immediati.

Questo è solo uno degli esempi innumerevoli di come la teoria clinica influenzi fortemente il pensiero di un terapeuta circa i sogni e la loro definizione, ed il significato che egli tragga ed interpreti dai loro contenuti.

La posizione forte riguardante l'adattamento.

Al contrario, una posizione forte situa l'adattamento al centro della nostra comprensione dei sogni e del loro ruolo nella vita emozionale e nella psicoterapia (Langs, 1996). I sogni vengono visti come parte degli sforzi del sognatore di adattarsi sia consciamente sia inconsciamente agli stimoli immediati, del tutto specifici, carichi di emotività - i cosiddetti eventi scatenanti - che avvengono durante il giorno che precede il sogno, o in alcuni casi uno o più giorni prima (Langs, 1988, 1994). Questo approccio ai sogni trovano una considerevole conferma nelle osservazioni cliniche sviluppate dalla prospettiva dell'approccio adattativo-interattivo o basato sulla comunicazione alla psicoterapia dinamica su cui molto di questo libro si basa (Smith, 1991, 1998; Langs, 1992). Esso trova anche sostegno dal punto di vista teorico nel riconoscimento che l'adattamento agli eventi ambientali è il compito e la funzione fondamentale di tutti gli organismi, compresi gli esseri umani.

Il principio qui sostenuto è che i concetti correlati all'evoluzione ed all'adattamento siano la base perché la sub-teoria fondamentale della biologia abbia più ampie implicazioni per i nostri sforzi di comprendere le funzioni ed i significati dei sogni. Ciò implica che la definizione e le idee che sviluppiamo riguardo alla struttura ed alle funzioni dei sogni non debbano contraddire i precetti della teoria evoluzionistica; cioè, una teoria di più alto livello deve essere consonante, e non può violare, con le sue proposizioni  teorie più basilari.

Un esempio cogente delle ramificazioni di questa proposta si vede nell'enfasi posta dalla psicoanalisi sul potere eziologico delle fantasie e dei ricordi inconsci come fattori patogenetici nelle nevrosi. Sia le versioni intrapsichiche che quelle interpersonali di questa linea di pensiero si basano su posizioni deboli rispetto all'adattamento. L'insistere sulle dinamiche interne trascura o sottovaluta il ruolo cruciale giocato dagli adattamenti del sognatore al proprio ambiente esterno ed ai suoi più immediati cambiamenti o mutazioni rapidissime. Questa modalità di  pensiero preclude lo sviluppo di una posizione forte rispetto all'adattamento che si trova mantenendo i principi darwiniani (Langs, 1995, 1996). In altre parole, il focus sulla fantasia inconscia, sebbene abbia un qualche merito, serve difensivamente a by-passare il più impellente ruolo della percezione inconscia nella vita emozionale umana e nella produzione dei sogni (Langs, 1992).

La teoria orientata sull'adattamento dell'evoluzione è ferma nella sua proposizione per cui gli adattamenti agli eventi esterni o ambientali sono gli aspetti primari per tutti gli organismi viventi. Questo principio appare applicarsi agli esseri umani nonostante le loro ricche e complesse vite mentali, che sono, in primo luogo, aspetti di risposte adattative ad eventi esterni, e solo secondariamente aspetti adattativi nel senso corretto del termine.

L'approccio adattativo alla mente emotiva ed ai sogni è stato relativamente trascurato dalle varie teorie della psicoterapia. In anni recenti, comunque, si è sviluppato un campo della psicoanalisi evoluzionista, con lo sforzo di modellare ampie prospettive evoluzioniste su temi quali il legame tra gli uomini e il sentirsi in relazione in modo emotivamente significativo (Slavin & Kriegman, 1992), il complesso di Edipo (Badcock, 1990), il problema dell'altruismo (Badcock, 1986), le difese psicologiche ed il meccanismo della rimozione (Nesse, 1990; Lloyd, 1990; Nesse & Lloyd, 1992), l'esperienza delle emozioni e degli affetti (Nesse, 1990) e la psicoanalisi in generale (Badcock, 1994).

Questi ricercatori hanno mostrato che i fenomeni psicologici ed i meccanismi mentali, come quelli pertinenti ai sogni, funzionano adattivamente ed hanno delle storie evolutive che sono comparabili con quelli dei processi e degli organi corporei (Tooby & Cosmides, 1990). Il loro lavoro fornisce una forte conferma alla posizione per cui i fenomeni correlati alle emozioni ed i loro significati non sono semplicemente materia di ermeneutica, ma sono parte della biologia e della psicologia biologica degli esseri umani. Supportati da recenti studi sull'adattamento e sull'evoluzione delle funzioni adattative mentali portati avanti a partire dal punto di vista vantaggioso dell'approccio comunicativo (Langs, 1996), queste scoperte sono un preludio ad una definizione comprensiva ed orientata sull'adattamento dei sogni.

 
Una definizione comprensiva dei sogni

Mantenendo le due componenti della teoria dell'evoluzione - la storica e la contemporanea. una definizione dei sogni come fenomeni psicobiologici che sia soddisfacente e comprensiva avrà anch'essa due costituenti (Langs, 1996). La prima componente è attinente all'evoluzione vera e propria ed è storica per natura. Essa richiede una definizione dei sogni in termini di fattori causali distali o ultimi che prendono in considerazione il perché i sogni esistano negli esseri umani e come essi servano ad incrementare il successo sia nella sopravvivenza sia riproduttivo. La seconda componente richiede una definizione prossimale, funzionale o meccanicistica, che spieghi cosa fanno i sogni e come operano psicologicamente. In buona sostanza, questa si tradurrebbe in una definizione dei sogni in termini delle loro funzioni attive adattative. Entrambi gli aspetti delle definizioni orientate sull'adattamento hanno la potenzialità di offrire nuove prospettive ed intuizioni sulla struttura, sulle funzioni e sui significati dei sogni.

Per una definizione onni-comprensiva, che verrà usata come base per esplorare i modi in cui i sogni contribuiscono ed illuminano gli adattanti emozionali degli esseri umani e l'esperienza psicoterapeutica, viene proposta la seguente.

La loro definizione prossimale considera i sogni come fenomeni che accadono nello stato di sonno nella forma di immagini sensoriali che servono come parte degli sforzi umani per adattarsi a specifici e complessi eventi scatenanti, generalmente attivi e dotati di una carica emotiva. I sogni funzionano come veicoli comunicativi dotati di numerosi livelli che incorporano sia significati diretti sia in codice che sono riflessi delle esperienze consce ed inconsce e degli sforzi di elaborazione adattativa della mente che elabora le emozioni.

La loro definizione distale considera i sogni come qualcosa che si è evoluto come parte degli sforzi umani, prima immaginifici e poi basati sul linguaggio, per far fronte al passato di mezzo milione di anni con la sempre crescente intensificazione di eventi ambientali stressogeni, traumatici e potenzialmente dirompenti sul piano emotivo. Questo carico crescente di sfide emozionali cominciò a gravare sulle capacità di "coping" della mente degli ominidi, così venendo a mettere in pericolo la sopravvivenza della specie. Per mezzo della selezione naturale, delle risorse mentali vantaggiose - cambiamenti nella progettazione della mente che elabora le emozioni - vennero favorevolmente riprodotte.

Come parte di questi sviluppi, che si sono dispiegati nel relativamente breve intervallo degli ultimi 150.000 anni circa, i sogni hanno giocato un ruolo nello scambio tra rappresentazioni fedeli degli eventi di una realtà dolorosa e falsificazione ingannevole dei significati di questi eventi. Funzionando come messaggeri, ed incorporando esperienze ed inclinazioni adattative consce e soprattutto inconsce, i sogni sono serviti come formazioni di compromesso che esprimono, ma anche  falsificano l'espressione (camuffando o esprimendo in codice), la vera natura delle realtà dotate di un carico emotivo.

A tal riguardo, i sogni riflettono il progetto difensivo basilare, che è andato incontro ad evoluzione, della mente elaboratrice di emozioni e della sua naturale tendenza a registrare inconsciamente e poi a codificare i significati ansiogeni di eventi traumatici. Questo uso basilare dei meccanismi di diniego e della rimozione sembra essersi evoluto per risparmiare gli inputs emotivi potenzialmente distruttivi nei confronti della mente cognitiva cosicché gli esseri umani potessero funzionare  senza eccessiva distruttività (Langs, 1996, 1997). I sogni sono, allora, parti di una soluzione evolutiva adattativa nei confronti dell'eccessivo carico emozionale  che ha richiesto un considerevole costo attraverso una significativa perdita o riduzione nella nostra conoscenza di molti dei più critici aspetti delle esperienze cariche emotivamente.

Queste definizioni adattative dei sogni ci portano al cuore della struttura, delle funzioni e dei significati dei sogni. Esse indicano anche che in quanto messaggi in codice i sogni hanno la potenzialità di contribuire ad una profonda intuizione e cura emotiva, ma possono fare ciò solo quando essi sono decodificati ed interpretati in modo appropriato.

       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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