Analisi melissopalinologica quantitativa
Questo tipo di analisi comporta la
valutazione di due diversi parametri: il volume totale del sedimento e la quantità
assoluta di elementi figurati per unità di peso di miele.
La determinazione della quantità totale di
sedimento per unità di peso di miele permette di accertare il modo in cui il miele è
stato ottenuto e l'eventuale presenza di particelle estranee; può quindi essere utile per
rilevare sofisticazioni o irregolarità. La metodologia è la seguente: si sciolgono 10 g
di miele pesate esattamente in 20 ml di acqua a 40°C e si centrifuga per 10'; si aspira
con cautela il liquido surnatante, lasciandone 1-2 ml; si agita accuratamente e si travasa
in un tubo centrifuga graduato di dimensioni opportune, facendo in modo da recuperare
tutto il sedimento; si centrifuga nuovamente per 10' e si legge quindi direttamente nella
parte graduata il volume del sedimento.
Un miele estratto per centrifugazione
contiene circa 1,5-3,5 ml per 10 g. Un sedimento assente o
molto scarso indica che il miele è stato filtrato attraverso sabbia o terra di Diatomee,
ovvero che è stato sofisticato per aggiunta diretta di sostanze zuccherine o nutrendo le
api con sciroppi zuccherini. Un sedimento superiore ai 10 ml
indica che il miele è stato ottenuto per pressatura o che contiene una quantità
eccessiva di particelle solide: alcune di esse possono provenire dallo stesso nettare (ad
esempio i cristalli di ossalato di calcio tipici dei mieli di tiglio, castagno e menta) ma
una quantità rilevante è dovuta certamente a sostanze estranee alla composizione del
miele. La presenza di frammenti di cera, polvere, peli animali e vegetali, parte di
insetti, etc., è sintomo di una scarsa igiene nel corso della lavorazione del miele; la
presenza di granuli di aleurone denota che le api sono state alimentate con succedanei del
polline in misura eccessiva o in momento inadatto; un grande numero di lieviti infine è
indice di fermentazione.
La determinazione del numero assoluto di
elementi figurati per unità di peso di miele consente, come si è accennato in
precedenza, una più corretta interpretazione dei risultati dell'analisi qualitativa nel
caso di mieli con polline ipo- o iperrappresentato e particolarmente quando nel sedimento
compaiono entrambi i tipi di polline; essa può essere effettuata attraverso tre
metodologie.
1°) Metodo MAURIZIO.
Si pesano due campioni da 5o g ciascuno di
miele omogeneizzato, si portano a 100 ml con acqua distillata e si lasciano sciogliere in
bagnomaria a 40° C; si centrifuga per 5' e si decanta con estrema cautela onde evitare di
perdere parte del sedimento; si agita il sedimento in modo da scioglierlo nel liquido
rimasto e si travasa in un tubo da centrifuga da 10 ml; si sciacqua poi il primo tubo con
piccole quantità di acqua distillata che vengono quindi versate nel tubo da 10 ml, in
modo da recuperare completamente il sedimento; si centrifuga ancora per 5', si decanta o
si aspira il liquido surnatante e si aggiunge qualche goccia di acqua distillata fino ad
aggiustare il volume ad una determinata diluizione, scelta in funzione della quantità di
sedimento (normalmente 0,5 ml). Con una micropipetta si prelevano 10 ml
della sospensione e si portano su un vetrino disponendoli su due superficie di 1 cmc
ciascuna (poichè i campioni sono due si avranno in totale quattro strisci); si lascia
asciugare in termostato a 40°C; quando gli strisci sono completamente asciutti non è
necessario l'uso del vetrino copri oggetti. Si procede quindi alla conta al microscopio
(300x) degli elementi figurati, servendosi di un oculare provvisto di reticolo; per ognuno
dei quattro strisci si contano 100 campi, partendo da un lato dello striscio, verso la
metà, e procedendo trasversalmente fino ad arrivare al lato opposto. Per ogni campo si
annotano separatamente i granuli di polline, le spore fungine e le alghe; si fa la media
dei 400 campi esaminati e si riporta il valore ottenuto a 1 g o a 10 di miele, tenendo
conto delle dimensioni del campo microscopico, del volume totale del sedimento dopo la
diluizione e della quantità iniziale di miele.
A seconda del numero totale degli elementi
figurati, si considerano cinque classi di miele. La I, con meno di 20.000 elementi/10 g,
comprende i mieli monoflora proveniente da specie a polline iporappresentato. Nella classe
II (20.000-10.000 elementi/10 g) si situano la maggior parte dei mieli floreali e i mieli
misti di nettare e melata. Alla classe III (100.000-500.000 elementi/10 g) appartengono i
mieli iperrappresentati e i mieli di melata. I gruppi IV (500.000-1.000.000) e V (oltre
1.000.000) comprendono i mieli di pressatura.
I risultati dell'analisi quantitativa
possono essere espressi mediante una semplice formula: ad esempio "45/41/0,4 -
II" significa che 10 g di miele considerato contengono 45.000 granuli pollinici,
41.000 elementi fungini e 400 alghe; si tratta quindi di un miele di nettare misto a
melata appartenente al II gruppo. La formula di un miele di nettare può essere del tipo
"50/10/0 - II" e quella di un miele di melata "30/90/0,6 - III".
2°) Metodo DEMIANOWICZ.
Tale metodo è molto simile al precedente,
sia per la preparazione dei campioni che per la valutazione dei risultati. Se ne
differenzia solo per due particolari: L'A. consiglia, prima di deporre lo striscio sul
vetrino, di delimitare il campo di 1 cmc con inchiostro di china, che impedisce alla
sospensione di debordare, in modo da avere una superficie esatta. Inoltre, anziché
contare 100 campi, la lettura si fa su delle strisce trasversali parallele il cui numero
è scelto in base all'abbondanza del sedimento: 2 per i mieli molto ricchi di polline
(dalla III classe in su); 4 per i mieli normali (II classe); 8 per quelli poveri di
polline (I classe).
Al fine di rendere più precisi i risultati
delle analisi melissopalinologiche, l'A. ha condotto una ricerca estremamente rigorosa su
70 mieli monospecifici sperimentali, ottenuti da piccoli nuclei di api tenuti in ambiente
confinato e costretti quindi a bottinare su una sola specie botanica. I campioni per
l'analisi microscopica venivano preparati ponendo una goccia del miele in esame
direttamente sul vetrino, che veniva pesato con esattezza prima e dopo avervi messo la
goccia.
E' stato così possibili stabilire per
ognuna delle specie studiate il numero di granuli di polline presente in 1 g di miele
monospecifico purissimo. Sulla base di questi numeri sperimentali l'A. ha suddiviso i
mieli monoflora in 18 classi, definite da coefficienti convenzionali (K=numero di granuli
pollinici per grammo di miele) caratteristici di ognuno e ordinati secondo una
progressione geometrica di ragione 2. Le prime tre classi (da K=112,5 a K=450) comprendono
mieli fortemente iporappresentati; le classi IV (K = 900) e V (K = 1800), mieli
iporappresentati; alle classi VI - VIII (da K = 3600 a K = 14.400), appartengono i mieli
normali; la classe IX (K = 28.000) comprende mieli leggermente iperrappresentati e le
classi successive di mieli più o meno fortemente iperrappresentati. Ai pollini non ancora
classificati viene attribuito il coefficiente K = 4900, che ha ovviamente un valore
puramente statistico.
A titolo di esempio riportiamo brevemente
alcune specie botaniche classificate dalla Demianowicz, con relativi coefficienti e classi
di appartenenza:
Cl. |
K |
Specie |
I |
112,5 |
Cucumis sativus, Robinia
pseudoacacia |
II |
225 |
Centaurea jacea, Salvia
nemorosa, Tilia cordata |
III |
450 |
Lamium album, Ribes
vulgare, Salvia officinalis |
IV |
900 |
Allium cepa, Centaurea
cyanus, Sinapis alba |
V |
1.800 |
Malus domestica, Onobrychis
viciifolia, Taraxacum officinale, Trifolium repens |
VI |
3.600 |
Coriandrum sativum, Echium
vulgare |
VII |
7.200 |
Brassica napus, Melilotus
alba, Rubus idaeus |
VIII |
14.400 |
Lytrum salicaria |
IX |
28.800 |
Lotus corniculatus, Reseda
lutea, Reseda luteola |
X |
|
|
XI |
|
|
XII |
|
|
XIII |
460.000 |
Cynoglossum officinale |
XVIII |
14.745.600 |
Myosotis sylvatica |
Per conoscere la percentuale di nettare di
una specie X presente in un miele apparentemente monoflora, si applica la seguente
formula:
Q(X)
P(X)----------------100
K(X)
dove P(X) è il numero di granuli pollinici
della specie X presenti in un grammo di miele considerato e K(X) è il coefficiente
caratteristico della specie.
Tentativi di quantificare in maniera esatta
la reale partecipazione delle diverse sorgenti nettarifere alla composizione di un miele
erano già state fatte da Berner (1952) e Prtsch (1956-57); questi Autori avevano infatti
proposto di determinare sperimentalmente per ogni pianta mellifera importante un
coefficiente numerico di correzione (CZ) da introdurre in una formula matematica che,
tenendo conto di tutti i pollini presenti nel miele esaminato, fornisse delle valutazioni
precise:
n° pollini A
---------------- 100
CZA
%A=---------------------------------------------
n° pollini A n° pollini
B n° pollini X
------------ + ------------ +------------
CZA
CZA
CZA
Benchè teoricamente esatta questa formula
è di difficile applicazione pratica, in quanto il contenuto pollinico del miele è
soggetto a variazioni tali da non consentire l'adozione di valori caratteristici fissi.
Questo tipo di critica, d'altra parte, si può opporre anche alle classi della Demianowcz
e la stessa A. ebbe modo di osservare come il contenuto pollinico dei mieli della stessa
origine botanica, in condizioni diverse, potesse subire variazioni notevoli: ad esempio,
tanto più una colonia è numerosa e attiva, tanto maggiori sono le probabilità di
inquinamento; se la sorgente di nettare è lontana dall'arnia a causa dell'azione
filtrante del proventricolo, si riduce la quantità di polline presente nel nettare, ecc.
3°) Metodo Loveaux.
Per l'applicazione di questo metodo è
necessario disporre di una apparecchiatura per filtrazione Millipore di 25 mm di diametro
con pori di circa 1u e di vetrini portaoggetti e copri oggetti di dimensioni adatte per
contenere tali filtri.
Si pesa con esattezza una determinata
quantità di miele scelta in base all'abbondanza di sedimento (normalmente 10 g), si
scioglie in 2o ml di acqua distillata, si centrifuga e si decanta, ripetendo l'operazione
due volte; si scioglie il sedimento in 10 ml di acqua distillata e si pone
nell'apparecchio di filtrazione, che sarà collegato con una pompa da vuoto; si sciacqua
accuratamente il tubo da centrifuga con piccole quantità di acqua distillata che vengono
poi versate nell'apparecchio filtratore e si sciacquano anche le pareti interne di
quest'ultimo. Quando tutto il liquido è passato si preleva il filtro e lo si lascia
seccare. Su un vetrino portaoggetti si pongono alcune gocce di olio da immersione e su
questo si appoggia il filtro, che diviene in tal modo trasparente; si copre quindi con un
vetrino copri oggetti e si procede alla conta, che viene fatta ad un ingrandimento di 800x
su 100 campi scelti in modo da esaminare sia le parti centrali del filtro che quelle
periferiche.
Il numero di elementi figurati presenti
nella quantità di miele utilizzata come campione è data dalla formula seguente:
F.n
N = ----------------
f.a
N = numero
totale di elementi figurati nella quantità di miele esaminata
F = superficie del filtro
n = numero di elementi contati complessivamente in tutti i
campi
f = superficie di un campo microscopico
a = numero dei campi esaminati(100)
La valutazione dei risultati si fa secondo
quanto indicato nel metodo Maurizio.
A cura di Antonina
Zizza
Con il contributo del Ministero
delle Politiche Agrarie - Progetto AMA
e delle
Provincie Regionali di Siracusa e Ragusa |