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Vacanze da motard

di Romolo Coldagelli (estate 2000)

Alla partenza avevo già in mente di mettere nell'oggetto del report: "le cattedrali gotiche francesi", invece al ritorno sono stato tentato di chiamarlo "VACANZE DA MOTARD".
Il programma prevedeva la visita a 5 cattedrali gotiche e ad altri luoghi che l'UNESCO ha dichiarato facenti parte del Patrimonio dell'Umanità intiera.
Un attimo prima della partenza abbiamo aggiunto alla lista la cattedrale di Laon (da me sconosciuta) ma nota al popolo IRI.
Sono bellissimi gli interventi in lista che al minimo appello rispondono immediatamente fornendo ricchi particolari e indicazioni che risultano sempre utilissime.
Ciò potrebbe essere spunto per organizzare delle specie di guide, su vari itinerari, raccogliendo le singole esperienze dei soci da mettere on line sul sito IRI.
Partenza da Perugia alle 16.00 dopo un rutilante preparazione all'ultimo secondo: fino alle 13.00 ero ancora al lavoro, passo a prendere la moto dal meccanico che solo 2 giorni prima mi aveva diagnosticato il blocco degli ammortizzatori anteriori: pezzi ordinati a Mandello, montaggio, cambio oli, spurgo freni, manodopera: Lire 700.000.
Passo a casa, carico i bagagli e, come al solito in occasione delle partenze, dobbiamo far tappa, lungo il percorso, all'ultimo cliente prima delle vacanze.
Alle 15.45 siamo da Kimia spa a consegnare documenti tutti vestiti da moto.
Destinazione COMO. E 45 via Cesena, autostrada ed mega intasamento a Bologna (senza motivo apparente…). Lo dico sottovoce: per fortuna esistono le corsie di emergenza…! E con un occhio in lontananza e l'altro sullo specchietto retrovisore, all'individuazione di pattuglie della Polizia stradale, lentamente riesco a saltare tutto l'ingorgo.
Alle porte di Milano, poco prima del tramonto, decidiamo di fare tappa per la notte, rinunciando a proseguire fino a Como.
Ci troviamo a Casalpusterlengo e seguiamo le indicazioni per quello che sembra essere l'unico hotel della zona: "la Fiesta".
Alla richiesta di 150.000 per una notte a Casalpusterlengo colazione ESCLUSA si sono visti 2 braccetti ricurvi e 2 manine che ….: bene, si va a Como!
E via di nuovo in autostrada. Ovviamente le tangenziali erano bloccate: ancora corsia di emergenza…
Arriviamo a Como alle 21.00. Ovviamente, per chissà quale combinazione vincente, TUTTI gli alberghi della città, dalle bettole a ore al mega hotel a 8 stelle e 3 L, erano completi.
In molti ci hanno suggerito di provare negli hotel oltreconfine.
Si riparte. Chiasso, Lugano, Bellinzona, stesse risposte! Tutto pieno!
Cominciamo a disperare, più ci inoltravamo in terra straniera e più basse potevano essere le possibilità di dormire in un letto.
Abbiamo iniziato a cercare anche le stazioni ferroviarie: al limite avremmo potuto sdraiarci sulle panche della sala d'attesa, per una notte d'incubo…
Alla fine, alle 23.45, un disperato tentativo prima della stazione. Seguiamo alcuni cartelli per arrivare nel piazzale di un piccolo hotel.
Parkeggiamo nel piazzale, Emanuela, l'addetta alle richieste di alloggio, con il casco in mano e l'espressione già rassegnata ad una panca di legno delle ferrovie svizzere, rivolge la solita domanda al gestore.
Torna verso di me raggiante!! Ci concedono una camera. La camera dove il gestore (un ragazzo sulla trentina) dormiva da piccolo. Con la concessione di parcheggiare la moto vicino la sua…! (una banale Honda custom). Ecco perché ci ha dato la camera!
La mattina si riparte con destinazione STRASBURGO. Impavidamente verso l'ignoto della disponibilità di benzina in terra di Francia. Infatti, proprio in quei giorni, uno sciopero dei camionisti francesi aveva provocato l'esaurimento delle di benzina in tutti i distributori.
A dire la verità avevamo chiesto al gestore, durante la colazione, se sapesse della disponibilità di benzina in Francia, ma lui ci guarda con aria … da ebete e ci risponde: "Quale sciopero?, Quale protesta? Quale blocco?"; ovviamente nemmeno i giornali locali riportavano notizie in merito.
E ti credo! Cosa gliene frega a loro, svizzeri, di quel che accade in Europa, tanto loro continueranno ad esistere, a gestire i nostri soldi e a bere birra!
Quando 11 anni fa attraversai in macchina la galleria del S.Gottardo non notai la temperatura. In moto invece sì! Verso il centro del tunnel ti trovi investito da un'aria talmente calda che ti scotta il viso: credo intorno i 45°. Comunque complimenti al sistema di ventilazione che riesce a rendere attraversabile anche alle moto una galleria attraversata da un flusso costante di automezzi da entrambe le direzioni e per un totale di 18 km di galleria!.
Arriviamo in Germania.
Ancora code per lavori. Anche qui la legge della corsia di emergenza.
In fondo, se prevenire è meglio di curare, io circolando sulla corsia di emergenza non ho violato il codice della strada perché ho così evitato un collasso da insolazione (tanto era il caldo).
Arriviamo ad Offenburg (davanti a Strasburgo, dall'altra parte del Reno) e vediamo gli effetti della mancanza di benza in Francia: code quasi chilometriche ai distributori tedeschi. Anche noi facciamo il pieno.
Questa volta, grazie alle indicazioni trovate nell'ufficio di informazioni turistiche (uffici posti all'ingresso di tutte le città francesi) troviamo subito da dormire, prezzi normali (con colazione compresa!).
Si parcheggia la moto lungo la stradina e si procede all'inchiavistellamento.
1) blocca disco anteriore: maledetti dischi che hanno i fori più larghi di ben 2 micron del perno del lucchetto: 7 minuti netti per chiudere.
2) Catenaccio bullok blocca ruota posteriore : 2 minuti e 25.
3) Catenone blocca ruota posteriore e sedile con lucchettone e chiavina: 1 minuto e 45 secondi di sferragliamento che hanno fatto affacciare dalla bottega artigiana prospicente, un signore che è passato dallo stupore al divertito nel giro di pochi istanti.
4) Bloccasterzo: 3 minuti e 15
5) Controllo al tappo della benzina (c'erano dentro ben 25 litri di preziosa benzina euro super verde da 98 ottani, pagati con valuta tedesca…) 45 secondi.
Quasi un quarto d'ora di manovre per la sicurezza di poter tornare a casa con il proprio mezzo, e non con uno pubblico.
Alla fine della vacanza posso dire che tutto quell'inchiavistellamento era decisamente superfluo per il livello di tranquillità di quelle zone, specie nel centro nord della Francia, un po' meno in Provenza, ma poter dormire relativamente tranquilli, val bene un impegno di una decina di minuti impiegati ad incatenare il mezzo…
Si va verso la cattedrale. Non me la ricordavo tanto imponente.
Purtroppo i lavori di restauro della facciata ne coprivano una parte.
L'interno è semplicemente grandioso.
La domanda classica, alla quale però nessuno ancora riesce a rispondere, è: come hanno fatto, con i mezzi ed i materiali che avevano nel 1200 - 1300, a costruire tali edifici?
Intanto la colazione, pur abbondante, dell'albergatore motociclista svizzero comincia ad esaurire il suo effetto lenitivo sulla fame del giorno… cominciamo a tampinare i ristorantini del centro.
Dopo circa 16 kilometri a piedi, dopo attenta lettura di almeno 49 menu e dopo un'accurata valutazione degli ambienti e dopo una minuziosa stima della spesa, ne scegliamo uno che a dispetto dei prezzi, proponeva alla clientela il classico piatto alsaziano: tre coppie di wurstel diversi, una coppia di salsicce, vari pezzi di carne di maiale con vari livelli di grasso, il tutto a coprire una collinetta di crauti veramente deliziosi. Era decisamente un piatto alla portata di IRI.
Avessi avuto un adesivo… Il tutto innaffiato da una scialbetta Kronemburg, che è risultato essere un quartiere di Strasburgo.
Dopo circa 45 minuti di lotta eravamo spanciollati a gambe larghe sotto il tavolo con ancora un mucchietto di crauti da ingerire…!
La mattina successiva, dopo la lettura dei giornali che annunciavano la fine del blocco della benzina (che Kulo) partiamo alla volta di Nancy. La piazza, patrimonio dell'Umanità per l'Unesco, è carina, ma il tutto è decisamente valorizzato dalla cameriera del bar sito sul lato sud della piazza: bionda, occhi azzurri, bel sorriso, fisico perfetto, gentile e carina nei modi, affascinante… andate a Nancy!
Breve sosta e via verso REIMS.
La città è brutta. Probabilmente le due guerre che sono passate sulla città sono state benevole a lasciare quasi intatta (il lato nord è un po' danneggiato) la cattedrale. Di edifici precedenti le grande guerra non ce ne sono molti.
La cattedrale, ovviamente, è magnifica. E' difficile descrivere una cattedrale. Potrei raccontare delle statue sulla facciata, delle navate, delle vetrate, delle campate, dei contrafforti e degli archi rampanti, del coro, dell'organo, etc…, ma non riuscirei mai a trasmettere la sensazione che si prova ad entrare e guardare in alto un'opera tanto… particolare, piena di mistero e di misticismo, di storia e di leggende, di credo e di credenze.…
Dopo la visita alla cattedrale, scatta la ricerca di un ristorante: è domenica ed è tutto chiuso! Dovrebbero dare un premio nobel al tanto vituperato Mc Donald: sempre presente, sempre a disposizione (non entro nel merito della qualità e della bontà dei prodotti che rifilano ai clienti) , sempre pronto a salvare una cena….
Il giorno dopo, vista la brevità del tratto per arrivare ad AMIENS, rifiutiamo l'autostrada e ci infiliamo in una stradina quasi di campagna.
E che campagna: siamo nella Champagne. Che da il nome alla nota bevanda frizzante a base di uva. Ma tanta notorietà non è comprovata da prove visive di alcun vigneto.
l sospetto è che i francesi comprino il vino italiano per poi etichettarlo in Francia… Si dice che i vigneti ci siano, lontani dalla strada che abbiamo fatto noi. E dire che la campagna l'abbiamo attraversata!
Centinaia di chilometri senza vedere anima viva: non un paese, non una cittadina, non una curva. Una serie interminabile di dolcissime collinette pezzate da campi di grano, di barbabietole da zucchero, di prati e pascoli e di colza (ci estraggono il biodiesel!: carburante semi ecologico riconoscibile dall'odore di patatine fritte che proviene dagli scarichi delle macchine che lo utilizzano!!), attraversate da rettilinei di asfalto semi deserti che ricordavano o cartoni animati della Warner Bros. o road movie statunitensi.
L'impressione che se ne aveva era quella di stare sotto un cielo vastissimo: un orizzonte rotto soltanto dalla sagoma delle cattedrali o dei silos di stoccaggio dei cereali (che spesso venivano spacciati per cattedrali…)
Una però era vera: era la cattedrale di LAON, appollaiata sopra uno scoglio (stile Orvieto, ma più basso). Ricca di austerità. Con il pavimento originario, tutte le porte aperte, senza illuminazione artificiale, con gruppi di bambini che vi correvano e giocavano dentro. Non era un museo: era una parte integrante della comunità. Forse era proprio così all'origine.
E' stata una vera e propria scoperta. Per niente blasonata, si è rivelata come una delle più suggestive, oltre che la seconda per antichità e la prima come riferimento architettonico per tutte le altre che l'hanno seguita, le più famose.
Ancora una volta i suggerimenti di fonte IRI si sono rivelati più utili e reali di qualsiasi guida turistica in commercio.
Un'altra emozione è stata l'attraversamento di una serie di località famose per essere state teatro della Grande Guerra 1914-18. La stessa Reims, Amiens, Compiegne, Arras, Verdun, la Marna, etc…, tutte ospitanti grandi e piccoli cimiteri di guerra con le file di lapidi bianche, su un prato verde ben curato. La visione è particolarmente suggestiva e significativa del valore che ancora oggi i francesi rivolgono ai loro antenati che sono morti per difendere il loro paese e le loro genti.
Amiens: città caotica per i lavori di pavimentazione in pieno centro, universitaria e con un intenso traffico e dal limitato numero di posti letto.
Ci hanno costretti a ripiegare in periferia, nella zona degli alberghi…
Lì abbiamo trovato una piacevole sorpresa.
In Francia, come abbiamo appurato anche in seguito, esistono 6 o 7 catene di alberghi (probabilmente in franchising) che si trovano in prossimità delle zone commerciali e in prossimità delle uscite autostradali delle città.
Hanno la caratteristica di avere dei prezzi che variano dalle 60 alle 80.000 per una camera da 2 o 3 letti colazione a buffet non limits compresa.
Architettura essenziale, massimo utilizzo degli spazi morti, da 60 a 180 camere, economia di personale (l'albergatore è presente solo qualche ora al giorno), rendono questa formula conveniente per un agente di commercio, per operai, per turisti viandanti e soprattutto per gli albergatori stessi che, conti fatti in tasca hanno almeno il 50% di margine utile.
Le camere sono confortevoli, con tv, canal plus, bagno e doccia. I nomi? "B&B" su tutti, per arrivare al "Formula 1" che non ha il bagno in camera ma soltanto lungo il corridoio (1 ogni una decina di camere). Sono abbastanza puliti ma sono identici alle latrine chimiche. Stessa cosa per le docce, che non ho avuto il coraggio di collaudare.
Sono anche tecnologizzati: se si arriva quando il gestore non c'è e tutte le porte sono chiuse, basta avvicinarsi al monitor che con poche ditate ti riserva una camera come la vuoi tu, per i giorni che vuoi, con o senza colazione alla cifra totale che paghi infilando la tua carta di credito in una fessura e dopo un paio di secondi te la restituisce insieme ad un codice a 6 cifre che ti permette di accedere alla tua camera ed al parcheggio recintato.
Questa scoperta ci ha permesso di risparmiare tempo e soldi per tutte le altre notti passate in Francia.
La cattedrale di Amiens ci ha riservato una splendida sorpresa poco dopo il tramonto. I francesi che sono furbi e bravi nel valorizzare le proprie opere d'arte, hanno fatto un lavoro eccezionale: con l'ausilio di 4 proiettori, sono riusciti a ridare il colore originale alla facciata della cattedrale.
Che c'è di tanto eccezionale? Il fatto che originariamente le centinaia di statue di santi e di principi che ornano la facciata erano tutte colorate come un gigantesco affresco. Le lastre poste davanti i proiettori hanno ricostruito, con inimmaginabile effetto ottico, tutti i colori delle trame che ornavano le vesti delle statue, il colore dei capelli, dei visi e anche dei occhi…
Spero che le foto riescano a riprodurre, almeno in parte, l'effetto di quella splendida serata.
La mattina dopo finalmente il tempo minaccia pioggia. Finalmente perché, in previsione di trovare tempo brutto e freddo ci eravamo attrezzati con abbigliamento mediamente autunnale. Le condizioni atmosferiche e, soprattutto, le temperature estremamente estive, avevano cominciato a farci soffrire…
Direzione GISOR: alla ricerca dell'Arca perduta? No. Soltanto a dare un'occhiata al castello dei Templari, costruito sulle proprietà francesi del famoso condottiero (di cui ora non ricordo il nome) che conquistò Gerusalemme e che, si dice, abbia, con gli altri cavalieri del Tempio, preso possesso di un ricco tesoro e dell'Arca dell'Alleanza nascosti sotto il tempio di Salomone.
Da questi personaggi, quasi leggendari, ha avuto origine l'odierna Massoneria.
Impressioni? Abbastanza anonimo, un po' diroccato e nulla di misterioso…
Si riparte in direzione CHARTRES.
Una deviazione per lavori ci porta lontano dalla strada principale e quasi ci fa perdere nella campagna francese, se non chè, all'improvviso, nel bel mezzo di una rotatoria nel quale avevo trovato occasione per fermarmi per fare il punto della situazione con mappa e 4 dita di luce ancora a disposizione, ci affianca una macchina con al volante una gentile signorina (mmmolto carina) che si offre di darci suggerimenti per raggiungere Mantes la Jolie. Si ferma anche lei nel bel mezzo della rotatoria, tira il freno a mano, scende (!) e ci spiega con dovizia di particolari, di svolte e scorciatoie, la giusta via che l'era smarrita. Prima di risalire in macchina si volta, sorride e fa: "J'adore le moto!" E riparte. Sono rimasto 12 minuti a bocca aperta con lo sguardo da ebete…
A qual punto ho capito che in Francia c'è un'alta cultura nei confronti delle moto e dei motociclisti.
Famosi sono i "motard", che sono una vera e propria categoria, uniti e rispettati. 98 motociclisti su 100 ci hanno salutato in tutti i modi possibili (tranne che con il lampeggio) dita a V, mano aperta, indice alzato, cenno con la testa, gambetta di fuori…. Nemmeno la polizia si è astenuta dal salutarci!
E siamo a CHARTES: è una delle più grandi, più autentiche, e meglio conservate cattedrali gotiche del mondo. Spero di potervi far vedere le foto che sono migliori delle mie improbabili descrizioni… sempre ammesso che le foto siano guardabili…
Le parti più famose della cattedrale sono il portale ovest ed il labirinto.
Il labirinto non è che un percorso all'interno di uno stretto cerchio (circa 10 metri di diametro) posto al centro del pavimento della navata centrale. I pellegrini possono farlo in ginocchio, pregando, soltanto in un paio di occasioni l'anno.
Ovviamente, durante la nostra visita il famoso labirinto era sotto le file di sedie messe per accogliere i fedeli durante le normali funzioni religiose.
Un simil labirinto era raffigurato anche nel pavimento della cattedrale di Amiens. E lì ho avuto il piacere di percorrerlo per intero, in piedi anziché in ginocchio. E' sorprendente quanto percorso siano riusciti a sviluppare in un cerchio di così limitate dimensioni. Ovviamente il percorso non è concentrico (troppo banale) ma si snoda attraverso 4 settori. La larghezza del percorso è di circa 30 cm.
Rimaneva di analizzare il portale ovest: famoso per contenere una serie di messaggi (più o meno segreti) criptati dalle sculture che compongono l'intera opera. Si dice che tale portale contenga il messaggio dei segreti dei cavalieri Templari: di dove sia nascosto il loro immenso tesoro e di dove sia nascosta l'Arca dell'Alleanza contenente le Tavole dei Dieci Comandamenti.
L'avete presente la legge di Murphy??
Il portale era completamente nascosto da impalcature: restauri!!!
Si risale in sella e ci dirigiamo a Sud attraverso la campagna per cercare alloggio a BLOIS, centro strategico della zona dei famosi castelli sulla Loira.
Lo troviamo in un hotel della catena "Formula 1": economico ma senza bagni in camera.
Blois si affaccia proprio sulla Loira. Il castello posto al centro della città non è un gran chè. L'indomani avremmo fatto visita al castello di Chambord, il più bello e l'unico protetto dall'UNESCO.
40 Franchi per entrare in una costruzione piena di stanze vuote, completamente disadorne, vuote di tutto, tranne qualche letto, qualche ritratto di qualche Luigi e null'altro. Un immenso parco ben curato faceva di contorno a questa strana costruzione un po' rococo' e con molta pompa…
Ma cos'hanno le nostre ville venete o medicee in meno dei tanto vituperati castelli della Loira? Anzi….
Risultato: Delusione totale. Ma tanti complimenti ai francesi ed alla loro capacità di valorizzare le loro cose, anche mediocri.
Un consiglio: non andate a vedere i castelli sulla Loira, guardateli in foto, per non rimanere delusi.
E pensare che dopo Parigi, la Loira ed i suoi castelli è la zona più gettonata dai tour operator internazionali…
Via di corsa in direzione BOURGES. Ci aspetta una cattedrale completamente diversa dalle altre.
Attraversando la valle della Loira abbiamo conferma delle prime impressioni non espresse fino a quel momento: anche paesaggisticamente la valle non è nulla di speciale. O meglio: esistono migliaia di località ben più interessanti dal punto di vista naturalistico, paesaggistico, culturale, storico ed artistico sia in Francia che nel resto dell'Europa.
La cattedrale di Bourges è un tripudio di vetrate colorate che costituiscono le vere pareti del perimetro, le 5 navate e la pianta ogivale la rendono unica.
Anche la cittadina è molto carina ed accogliente.
E via verso sud. Il paesaggio cambia man mano che ci addentriamo nel Massiccio Centrale. Le colline cominciano ad alzarsi e la vegetazione è un po' più simile a quella della nostra Umbria.
Seguiamo una strada statale indicata nelle carte. Da 4 corsie passa a due. Poi comincia a salire, a curvare, a scendere, ad inerpicarsi, tanto che crediamo fortemente di avere sbagliato strada ed essere finiti in una piccola via provinciale (o comunale) che sbucherà chissà dove…
Invece era proprio la statale che volevamo prendere.
Attraversiamo Clermont Ferrand (dove ci sono gli stabilimenti della Michelin) ed arriviamo a S.Etienne. Cena, nella graziosa piazzetta quadrangolare, e solito albergo economico (B&B).
Qui non ci sono cattedrali da visitare.
Il giorno dopo si fa rotta decisamente verso AVIGNONE. Attraversiamo un tratto del massiccio centrale veramente stupendo. Convinti di aver preso una scorciatoia che ci poteva evitare una lunga "V" di autostrada, ci ritroviamo su una statale che sembrava la provinciale che conduce alla Colla!
Paesaggio stupendo.
Reimbocchiamo una statale decente e costeggiamo per molti chilometri il Rodano.
Una cosa che mi ha colpito è la capacità dei francesi di governare e regimentare le acque. Lo stesso Rodano, che in prossimità di Avignone è più largo del Po', ha il livello delle acque a circa un metro dal limite degli argini: in un periodo estivo! E in inverno o primavera? Mantiene lo stesso livello tutto l'anno! Dighe e chiuse lo rendono stabile nel flusso e nel livello, in qualsiasi condizione pluviale! Invidia.
A margine della vallata, sulle colline, si possono ammirare vari castelli e fortezze usate fino a poco tempo fa dalla Legione Straniera. Oggi alcuni sono un po' malandati, altri sono diventati attrazione turistica e segnalati dai cartelli come attrattiva storico artistica.
Ad Avignone, dopo aver slalomato lungo l'autostrada a tre corsie piena di auto poco disciplinate (cominciano a notarsi differenze tra il nord ed il sud), ci gustiamo, oltre che l'ottima cucina, anche le classiche bellezze locali: il palazzo dei Papi, ed il ponte (Sur le pont d'Avignon….) sul Rodano.
Ad Avignone abbiamo deciso di fare tappa per due notti, in considerazione del fatto che nelle vicinanze avremmo potuto visitare molte località ed anche siti dell'UNESCO.
Da Avignone siamo andati in direzione Nimes a far visita al più grande rudere di acquedotto e ponte Romano rimasto in piedi: Pont du Gard.
E' un'opera veramente maestosa. Costruita con giganteschi blocchi di pietra che, con possenti arcate, scavalcano il fiume sottostante.
Il tutto è stato costruito per portare acqua potabile a Nimes. Al tempo della dominazione Romana, Nimes era talmente importante e ricca da indurre i governanti romani di corredarla di uno stupendo circo (arena) simile a quella di Verona, completo nella sua circolarità e sviluppato su due arcate in altezza. Oggi viene usato quasi esclusivamente per ospitare corride.
Ma torniamo al Pont du Gard.
Arrivando in moto, uno sgarbato parcheggiatore ci indirizza in un posto riservato alle moto: parcheggio gratuito (cosa frequente per le moto).
C'erano altre 4 moto, tra cui una imperiosa Honda GoldWing (con calzini sporchi bene incastrati sul manubrio).
Andiamo ad ammirare un'opera veramente imponente. Blocchi di pietra che ti obbligano a chiederti: ma come hanno fatto a metterle quassù e con cotanta precisione?
Facciamo il giro del ponte, scattiamo foto, scegliamo le inquadrature. Sul punto più suggestivo c'era un signore che faceva la foto alla propria moglie. Si rivolge ad Emanuela e in un inglese americano le chiede di fare una foto ad entrambi in posa plastica. Inevitabile il "cheese" fra i denti…
Poi la Signora, vera e propria "attaccabottoni", notando i caschi che portavamo al braccio, ci chiede se eravamo dei motociclisti…! Arguta eh?
Certo che lo siamo. Anche noi siamo in moto. Faccio rapidamente, senza l'ausilio di una calcolatrice tascabile, 1+1 e, mi esco con: si l'ho vista la vostra GoldWing …
Wonderfull!!
Insomma, per farla breve, erano statunitensi, sbarcati a Francoforte con tanto di GoldWing tre mesi prima e si erano fatti Germania, Austria, Svizzera, Italia fino a….
Di dove siete voi? Di Perugia! O meglio, visto che Perugia è sconosciuta all'estero: Assisi! San Francesco! Oh yes! We know Assisi! Bene! We know the president of the motoclub! !!! ??? Siamo stati ospiti a casa sua!!!! Ma come,….. lo conosco anch'io, ovviamente: è Bolletta, presidente del moto club di Petrignano di Assisi!!!
Incredibile! In Francia, in mezzo alla campagna, in un giorno qualsiasi, incontri una moto, due americani, che conoscono un tuo amico!!!
O il mondo è veramente piccolo, o non so cosa!…
Si riparte alla volta della Camargue.
Un paio di anni fa, una mia collega aveva visitato il paesino posto all'estremità meridionale del Delta, St. Marie de la Mere: me ne aveva parlato con tanto entusiasmo che decidiamo di farne la nostra meta.
Chi andasse da quelle parti deve fare attenzione alle carte stradali: non c'è una perfetta corrispondenza con la realtà.
Più volte abbiamo creduto di essere fuori rotta, specialmente confrontando il contachilometri con le indicazioni di mappa. Poi alla fine dopo molti km in più di quelli indicati, eccoci alla destinazione agognata. Molti chilometri su piccole strade che sembrano suture tra due pezzi di palude. Palude e canne e acqua, ogni tanto cavalli allo stato brado e uccelli migratori tranquillamente pascolanti. Un paesaggio veramente suggestivo.
Il paesino tanto inseguito si è invece rivelato come una comunissima stazione balneare della riviera romagnola. Casette bianche, negozietti di souvenir e di artigianato locale. Ma dei famosi Gitani locali, solo poche tracce genetiche nei visi degli innumerevoli negozianti.
Dopo un fugace pasto in un bar sul lungo mare, pagato un occhio, riprendiamo la moto per riattraversare la Camargue. Lungo la strada abbiamo infuocato la macchina fotografica, nel tentativo di riportare a casa un po' di quella luce ed i segni della vita di quella bellissima area.
Arriviamo ad Arles per ammirare un'altra arena romana, incastonata in mezzo ad un vecchio quartiere (non antico!) del centro storico. Con molta perizia riusciamo a venir fuori dalla cittadina e torniamo alla base in Avignone.
Visto che sarebbe stata 'ultima notte in terra di Francia, ci facciamo coraggio e ci dirigiamo verso la zona commerciale per vedere cosa si poteva riportare ai nostri genitori.
L'area commerciale, immensa, era a poche centinaia di metri dal nostro motel. Entriamo nel centro commerciale più imponente. All'interno un tourbillon di negozi di tutti i tipi. Spiccava però il gigantesco Auchan. Una specie di Ipercoop, ma molto più grande.
Emanuela, che di centri commerciali se ne intende (per aver lavorato nel marketing e dintorni) rimane, in un primo momento abbagliata e sbigottita, poi, dopo qualche istante cambia espressione per assumere quella della Alice nel paese delle Meraviglie, oppure sembrava di essere nella grotta di Ali Babà!!
Una quantità infinita di prodotti di alta ed altissima qualità, di tutto il mondo, di tutte le specie. Ed i prezzi! Decisamente e notevolmente inferiori al maxi Discount italiano!!!
Alla faccia di chi sostiene che la Francia è più cara dell'Italia! Provate a trovare un hotel che vi chieda meno di 100.000 lire a notte (senza scarafaggi tra le lenzuola, ovviamente)…
Alla fine ci siamo riversati sul reparto scatolame ed abbiamo fatto incetta di patè vari: piccola dimensione, prezzi entusiasmanti, conservazione a prova di altri 2 giorni di moto.
La mattina dopo facciamo rotta verso il patrio suolo…. Ahinoi….(non Hanoi, quella è un'altra cosa…)
Decidiamo di fare autostrada fino alla costa azzurra, uscire e percorrere la litoranea fino a Cannes.
Costeggiamo le montagne dell'Esterel che, rosse ruggine, si gettano nel mare azzurro. Molte tracce di incendi mi hanno ricordato di quando 15 anni fa, dalla spiaggia di Cannes potei ammirare l'intervento massiccio di aerei ed elicotteri della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco francesi impegnati a domare uno dei tanti incendi che martorizzano la vegetazione (e, spesso non solo) di questa bellissima fascia costiera.
Passiamo e via, lungo la Croisette, e riprendiamo l'autostrada. Via di corsa verso l'Italia. Non avevamo una meta precisa. Sapevamo che non saremmo riusciti ad arrivare a Perugia quello stesso giorno. Ma non sapevamo dove fare tappa.
Appena varcata quella che una volta era la frontiera doganale, facciamo una sosta tecnica in autogrill.
Ne approfittiamo per indossare gli impermeabili e per telefonare.
Per telefonare al comandante della Divisione Umbria (D.U.R.I.) che era impegnato nel raduno della Colla, insieme al resto dell'IRI. Ci diamo appuntamento per il giorno dopo.
Ora era necessario individuare un posto dove passare la notte.
Considerata la pioggia battente che ci ha accolto, la stanchezza e l'ora già pomeridiana, stabiliamo Lucca come città degna di ospitarci per quella notte.
Dopo oltre 3500 km in 7 giorni, trovarsi sull'autostrada ligure, di notte (o crepuscolo avanzato), sotto la pioggia, con il traffico di un sabato di metà settembre, credete, che avrei potuto guidare anche senza mani, tanto i glutei erano allacciati alla sella…..
Non mi ricordo di aver faticato così tanto….
Usciamo dalla Liguria e smette di piovere, la Versilia ci accoglie con un clima tiepido che ci ridà voglia di moto. A Lucca iniziamo a cercare un hotel. Dopo 2 ore di ricerca, 7 od 8 tentativi, tutti vani (c'era un gran pienone anche negli hotel a 4 stelle: alla faccia della crisi!!!) riprendiamo l'autostrada per seguire i consigli di molti albergatori che ci invitavano a provare a Montecatini.
A quel punto ero quasi tentato di arrivare al passo della Colla e ficcarmi in camera di qualche socio…
Ma la Colla era molto lontana….
Al secondo tentativo troviamo una camera.
L'hotel era il tipico hotel di una località termale (vedi Chianciano, Fiuggi, Salsomaggiore…..): essenziale ma accogliente. Il vero spettacolo era però rappresentato dagli avventori: tutti oltre i 70 (molti over 80).
Ci accolgono con un calore ed una simpatia che ha rasentato la commozione. Ogni volta che vedo un anziano simpatico mi torna in mente mia nonna (l'ultima nonna che mi era rimasta e che mi è morta tra le braccia….). Una signora, un'ospite, ci ha accompagnato alla camera, e ci ha fatto da cicerone. La mattina dopo, mentre rimettevamo i bagagli sulla moto, parcheggiata proprio davanti l'ingresso dell'hotel, una decina di ospiti, in tempi diversi e nelle diverse forme, ci ha salutati, ci ha augurato un buon proseguimento, ci ha raccomandato attenzione e prudenza….! Erano raccomandazioni talmente sincere, che veramente provenivano dal cuore, che non abbiamo nemmeno provato l'istinto di "toccar ferro"….!
Ed ora dritti verso la Colla via Muraglione!
Mentre mancavano pochi chilometri al famoso passo del Muraglione veniamo sorpassati da numerose moto che piegavano gioiosamente su quelle curva famose. Un paio di motociclisti ci salutano! Quasi mi sembra di essere ancora in Francia…!! Poi, vediamo due motard fermi in una piazzola, con un Transalp sul cavalletto. Ci fermiamo, e…. guarda chi si vede! I Toria!! Ma che fate qui? Aspettate il gruppo? Molti sono già passati?? Ecco che erano quelli che ci hanno salutati!!! Non erano motociclisti qualunque, erano dei Nostri! E ci avevano riconosciuti!!!
Alla fine è bello anche tornare a casa….
E' seguito un pranzo degno del motto dell'IRI : Piano ma Pieni! Ed il rientro a casa insieme agli altri della Divisione DURI.
Ma ormai la vacanza era già archiviata nella memoria…

Romolo Coldagelli & Emanuela
Perugia
IRI - D.U.R.I.
Moto Guzzi California III "Calinero"

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