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Au revoir, Antoine

di Alessio Masi (messaggio del 28 agosto 2001)

Alla fine ci siamo separati.

Dopo mesi in cui ha soggiornato a casa mia, senza pretendere cibo, acqua e 2
parole di conforto, il buon Antoine impresso sulla banconota da 50FF e'
passato nelle mani di una sorridente signora di Moustier St. Marie, in quel
del Verdon.

Venerdi pomeriggio, in forte ritardo (as usual!!) partiamo per un WE
oltralpe. Antoine, la zavorra ed io (si, in tre alla faccia del C.d.S.!!
:-PP ) saliamo su Naima ed imbocchiamo la A7/A21 direzione Asti est (<---
apro parentesi: A' SMarioW, quanno c'e' 'a sagra de'e sagre a Asti? Ce 'o
fa' sape? Grassie! chiudo parentesi --->)
CHE PALLE! Ci sono almeno 35 gradi e il traffico mi tritura ben bene
i.....cosidetti attributi! Anche fino a Cuneo/Borgo San Dalmazzo niente da
segnalare. Sono quasi le 8 e da 30 ore non faccio un pasto completo. La
panza borbotta, cosi decidiamo di fermarci prima di passare il confine. La
strada che sale verso il colle della Maddalena (Larche) sembra immersa in un
sulfureo girone dantesco. Il sole, tramontando, colora di rosso le nuvole
d'afa che lambiscono le prime vette della vallata. Un "OHHHHHH!" di stupore
si leva alle mie spalle (e quasi mi trafora un timpano! :-))) ), ma io che
sono pratico e poco romantico ho gia' lo sguardo sull'insegna (ACCESA!) di
una pizzeria a Vinadio.
Una frugale pizza ci ricarica, solo che son gia' le 21 passate e ci aspetta
un buio fitto fitto, senza l'ausilio della luna, giacche' il cielo e' + che
nuvoloso.
Arriviamo al sospirato bivio che porta verso il Col della Lombarda: e' la
terza volta che attraverso questo dannato ponticino, e finalmente il passo
e' aperto. Beh, a onor del vero, in aprile ed in novembre era pretenzioso
sperare che lo fosse :-)
L'arrampicata inizia con una serie di tornanti stretti stretti, sporchi
sporchi e bui bui!! Attacco gli abbaglianti e illumino costoni di roccia
oltre la strada, ma con questo buio e' davvero difficile scorgere qualcosa.
Io poi tengo d'occhio la carreggiata, chissa' che qualche cinghiale non
decida di attraversare proprio adesso.... Soltanto una volpe, scaltra e
arguta, zompetta da un ciglio all'altro, ma facciamo in tempo soltanto a
scorgerla.
Giungiamo quasi in cima al passo in tempo per notare, ai bordi della strada,
tutta una serie di "pile" di sassi, stile Torre di Hanoi per intenderci, che
giacciono li abbandonate chissa' da chi. Rito sacro? Puo' essere, li vicino
c'e' il santuario di Sant'Anna (???) o simile.
Scolliniamo e ci lasciamo alle spalle il cielo velato. Qui il tappeto di
stelle e' ben visibile e la luna fa capolino da dietro le cime delle
montagne. Peccato che tutto sia rovinato da quell'ammasso di cemento che e'
Isola 2000, agglomerato di case e palazzi, ridente (che c'avra' da ride?)
localita per lo sci invernale. Piu sotto, appena troviamo un po' di curve e
rettilinei, realizzo subito che siamo in Francia: piccolo "trenino" di
camion del circo (!!!!) e la macchina che li segue, accortasi del nostro
arrivo, accosta a dx e ci fa passare ;-))))))))))))
Caliamo giu seguendo il percorso della D2205, impattiamo nella N202 e pochi
km in direzione di Nizza, a Le Plan du Var, troviamo una bettolahotel che
per 200FF ci da una camera. A mezzanotte, dormo come un angioletto ;-)
La mattina, alle 5, l'inconfondibile chicchirichi' mi sveglia: eh certo,
siamo in Francia, se non ci sono qui i Galli.... :-)))
Alle 9 partiamo direzione La Palud sur Verdon, sulla riva destra (o nord, se
preferite) del canyon. All'inizio non mi impressiona + di tanto, l'ho gia'
visto l'anno scorso. Poi pero' cominicia a darmi la "solita" scarica
emotiva. E' impressionante, e la vista da Point Sublime ci lascia di stucco
(a parte il caldo!!!)
Alloggiamo c/o il Logis La Provence. Ve lo sconsiglio: nessun problema
macroscopico, soltanto qualche "trucchetto da albergatore figlio di...." per
il trattamento mezza pensione. Non vale la fatica di spendere + di 2 parole
sulla questione.
Molliamo i bagagli e filiamo a Moustier St. Marie, in tempo per un buon
agnello (non sara' l'unico "agnello" degno di nota del WE ;-) ) con verdure.
Li, per poche misere cartoline (e francobolli) mi separo dalla cara
banconota. Un gesto quasi naturale, quello di estrarlo dal portafoglio e
darlo alla commessa. Giusto un attimo per salutare Antoine, riserva di
emergenza della moneta transalpina. E' un addio, purtroppo, poiche' l'anno
prossimo (si dice) l'euro sara' il nostro fedele passpartout attraverso
mezza (3/4 ??) Europa.
Abbandoniamo Moustier e caliamo fino al lago di St. Croix, ma il caldo che
fa, sono le 15, ci consiglia di proseguire sulla rive Gouche, attraversando
Aiguines e proseguendo quasi fino a Combs. Ci fermiamo in uno dei tanti
punti panoramici, ed ecco il primo idiota: hai la sardo con l'aria
condizionata, vai a gasolio.... ma chissenefrega! Tiene acceso il motore
(nota per i romagnoli: intendo il propulsore della sardo ;-))) ) per 10
minuti mentre contempla la vista del canyon. SI, MA 'STO CASINO DI
SOTTOFONDO LO VOGLIAMO TOGLIERE O NO???
Solo quanto il rinco se ne va, riusciamo a gustarci in toto lo splendido
panorama.
Tocchiamo sponda al Balcon de la Mescla, un vista point arroccato su una
cresta del canyon ed ecco un altro bel maleducato. Anche questo, come il
precedente, NON E' ITALIANO. Alza il bimbo sopra la spalletta e gli fa
buttare di sotto il filtro (spento) di una sigaretta. Al mio "complimenti!"
non ha la forza, o il coraggio (o non capisce l'italiano, visto che parla
tedesco) di replicare.
Sono le 5 e ci rimane giusto il tempo di tornare giu al lago, noleggiare un
pedalo' ed avventurarci (!!!!) dentro il canyon. Butto uno sguardo nel
parcheggio in cerca di un Fazer grigio di Brescia, ma di Gio66 nessuna
traccia. L'anno scorso proprio lui mi aveva raccontato di quanto era
divertente entrare nel canyon, ma non si puo' descrivere a parole. Si ha
proprio la sensazione di essere all'avventura, sempre che non si faccia
troppo caso al traffico da tangenziale delle altre imbarcazioni. Le cavita',
gli anfratti, una cascata di acqua freddissima. Se non fosse per la fatica
di pedalare, ci passerei una giornata! E da alcune "scogliere" alte 10 metri
o piu', ci sono dei temerari che si tuffano giu'! Ci facciamo contagiare e
dai 20cm di altezza del pedalo' ci buttiamo ad "assaggiare" l'acqua del
Verdon.
Rientriamo giusto in tempo per la cena. Squisito, come sempre, il Cote du
Rhone che annaffia l'entrecote. Una tarte au pomme e la via del sonno e'
presto imboccata.

E' gia' domenica, e chi ha voglia di tornare a casa? :-(((( Fortuna vuole
che la Route des Cretes parta/arrivi proprio dal paesino dove abbiamo
dormito. Provo ad imboccarla in senso inverso a quello suggerito dai
segnali, per avere il parapetto sulla dx per intenderci. Una vocina mi dice
che c'e' un motivo, non ricordo quale, per non farlo. Lo scopriamo dopo
pochi km fatti "a dorso di mulo" sul ciglio della strada: la D23 che stiamo
percorrendo, per qualche km e' a senso unico e dal nostro verso incontriamo
un divieto d'accesso. Dobbiamo quindi tornare indietro e imboccarla
dall'altra parte!!!
Nulla e' perduto e il piccolo "inconveniente" ci permette di assistere ad
una roba da brividi: arriviamo al Belvedere de Tresclaire e noto 2 tipi con
uno strano zainetto sulle spalle. Uno dei 2 ha anche un caschetto con
telecamera... Non puo' essere.... non possono farlo. Giusto il tempo di
parcheggiare la moto e i 2 si mettono in piedi sul parapetto. 3...2...1...
contano in francese, e giu', volano lungo il costone di roccia. Il cuore ci
schizza in gola, verrebbe voglia di allungare una mano e afferrarli, oppure
sporgersi oltre per guardare. Riesco ad intravedere uno dei 2 paracadute che
si apre. La ragazza che li accompagnava non batte un ciglio, dovrebbe essere
andato tutto a posto.
Proseguiamo il nostro giro, anzi torniamo sulla Rive Droite e poco dopo il
Point Sublime prendo un cul de sac in discesa che conduce al Belvedere du
Coloir (cosi recita il segnale). E la parete rocciosa che si vede da sotto
e' veramente un insieme di colori strani.
Parcheggiamo, molliamo li i caschi e ci avventuriamo lungo il corso del
fiume. La scarpinata procede tra saliscendi + o - percorribili, fino a
quando il percorso prosegue attraverso una galleria nel fianco del canyon,
poco sopra a dove scorre il fiume. All'inizio la visibilita' e' discreta e
alcune aperture laterali permettono di scorgere alcune polle molto carine, e
costoni di roccia notevoli. Piu' in la incontriamo un tipo che vende torcie
"homemade", ma ci si vede ancora bene, quindi chissenefrega!
Manco a dirlo, 10 metri + avanti il buio si fa fitto, e non si riesce a
vedere nulla. Le aperture laterali sono finite e la galleria fa una curva
che impedisce di scorgere il fondo. Fortunatamente arriva una coppia di
francesi "torciadotati" che lasciamo andare avanti. La ragazza, nei punti
con pozze e sassi "trabocchetto" ci illumina la strada: GENTILISSIMA! Usciti
dall'ombellico del mondo ringrazio e procediamo. Dopo un po' che camminiamo,
ci fermiamo ad ammirare un punto dove il fiume fa una specie di ansa. Il
tempo tiranno pero' ci costringe a rientrare, visto che sono quasi le 2 e
dobbiamo ripartire per casa.
Facciamo giusto in tempo a vedere un gruppo di ragazzi/e che fanno
canyoning: con muta, scarpe da tennis, giubbino salvagente e caschetto la
guida li porta IN ACQUA all'esplorazione del canyon: VOGLIO FARLO
ANCH'IO!!!! (Ho scoperto che anche in ValSesia c'e' una roba simile... Chi
viene? :-)) )
Cosi, inizia il triste rientro verso l'Italia, mentre il cielo inizia a
rannuvolarsi sempre piu'. Butto un occhio alla cartina e ci dirigiamo verso
Castellane. Da li, sulla D955 fiancheggiamo il Lac du Castillon fino a St.
Andre les Alpes. Ancora la D955 e poi la D908 per affrontare il Col d'Allos
(2600m, se non ricordo male) A Colmars les Alpes, piccolo borgo del Medioevo
ancora intatto, ci rifocilliamo. Appena attacca la salita, un gruppo di
ciclisti fermi con i gubbini antipioggia addosso sull'altro lato della
strada ci fa presagire il peggio. Le macchine che scendono sono strabagnate
e hanno ancora i tergicristallo in funzione. Dopo la prima curva, infatti,
una specie di bufera estiva ci attende. Non mi pare proprio il caso di
proseguire, cosi giriamo le chiappe e passiamo da Digne les Bains,
percorrendo strade + collinari e piu' popolate. Digne sembra proprio carina,
c'e' una specie di sagra, ma e' maledettamente tardi e non possiamo fare
altro che buttare un occhio mentre passiamo.
La D900 che percorriamo passa da un paesino all'altro, salendo e scendendo
per piccoli monti e passi intorno ai 1300 metri. Ci porta fin quasi al lago
di Serre-Poncon, giusto in tempo per farci vedere il recupero di una sardo
volata in un fosso di 4-5 metri. Impressionante il groviglio di lamiere
dell'auto, e non si capisce come abbia fatto a cadere proprio li, visto che
la curva non e' di quelle esagerate e la visibilita' della strada e' ottima
in quel punto. Boh, speriamo per il meglio e proseguiamo, fiancheggiando il
lago. A Savines le lac facciamo l'ultimo rifornimento consumando i pochi FF
rimasti. Incontriamo una coppia di Pavia, in giro con una 2CV. Scambiamo 2
parole e ci dicono che vengono dai Pirenei, "c'era un raduno" dice il
marito. Mica sono tutti uguali i sardomobilisti ... Questi mi sa che hanno +
spirito da tourer di tanti motociclisti...
La N94 corre veloce verso Briancon, ma non ho nessuna voglia di rifare il
Monginevro. Cosi, dopo aver salutato una sardo targata Firenze (ah, la
nostalgia di casa :-)) ) arrivati a Guillestre svolto per attaccare la D902
che, attraversando Chateau Queyras, porta verso il sospirato Col d'Agnel o
dell'Agnello se preferite. Sta facendo buio in tutti i sensi. Il cielo e'
bicolore. Da una parte e' lindo e azzurro, dall'altra scuro e minaccioso.
Mentre seguiamo i cartelli per il colle ci "marchiamo ad uomo" con le
nuvole. A volte ho la sicurezza che andremo verso il sereno, altre verso la
bufera. Fino all'ultimo penso di portare le chiappe asciutte fino a casa,
invece il bivio vicino St. Veran non ci lascia scampo: il colle e'
sovrastato da gigantesche nuvole nero pece. SIGH!
La stradina passa letteralmente in mezzo alle case di 2 paesini, evitiamo
pedoni e cani e percorriamo il tratto finale rassegnati al nostro umido
destino. Oltrepassiamo il punto in cui, ad aprile scorso, avevo trovato la
strada chiusa per neve e la slitta con i cani (!!!)
Non piove, ma la strada e' gia' bagnata dal temporale appena finito, credo.
Facciamo il tentativo scaramantico contro la pioggia: indossare le tute (io
ho con me solo i panta :-((( ) PRIMA CHE INIZI A CADERE LA PRIMA GOCCIA
:-)))
Giungiamo in vetta al passo alle 20.30. Il cartello dice 2748, cioe'
duemilasettecentoquarantotto m.s.l.m. e non c'e' nessuno in giro. Ne una
macchina, ne un cane, nulla di nulla. Dove cacchio sto andando? Non riesco a
vedere il fondo valle, siamo nel mezzo delle montagne e non ho la + pallida
idea di dove sia il primo segno di civilta'. Se qualcosa va storto adesso,
rischiamo di rimanere quassu fino a mattina :-((( Potrebbe andar peggio,
potrebbe piovere (Frankenstein Jr.) Eccola! Leggera, ma sufficiente ad
offuscarmi la vista attraverso la visiera, arriva immancabile la solita
pioggerellina rompipalle. Tanto la strada e' gia fradicia dal temporale
precedente :-(((
Resto un attimo interdetto, un attimo di esitazione nel quale penso a mille
possibili alternative allo scendere di li, ma le semplici parole sussurrate
da dietro "Vai avanti, pianino pianino" mi rincuorano quanto basta a
partire. Banali, se volete, ma dette al punto giusto e nel modo giusto. Un +
alla zavorra! :-)))
Procediamo, e quando affronto (subisco) gli stretti tornanti la strizza che
succeda qualche inghippo la fa da padrona. Per usare un francesismo,
attraverso il mio buco del c@#$ non ci passerebbe neanche uno spillo :-)))
Fatti i primi, mi rincuoro un po' e avanzo adagio guardandomi intorno. Di
giorno (e con il sole) questo posto deve essere magnifico. Il verde dei
prati contrasta con il bianco della neve in quota e anche le rocce hanno il
loro bel colore.
Dopo l'ennesima curva ecco gli animali che mancavano alla mia collezione di
"bestie per strada": dopo mucche, pecore e alcuni deficienti ;-)) compaiono
i muli! Se ne stanno sornioni ai bordi della strada. Non so se siano asini o
muli, non ho mai saputo distinguerli e non mi fermo certo a chiedere (a chi
poi, non c'e' nessuno!) Solo il cavallo alla fine del gruppo, immobile come
se fosse imbalsamato, rapisce la mia attenzione, veramente bello.
Fortunatamente ha smesso di piovere e la strada qui in basso e' asciutta.
Allungo il passo e percorriamo la provinciale passando, finalmente, per
qualche paesino. A fondo valle c'e' addirittura una festa paesana con
orchestrina e ballo liscio con stacchetto romagnoleggiante, ma vogliamo solo
mangiare qualcosa, niente vita mondana, please.

Cosi, tra una stradina e l'altra arriviamo a Bra e dopo aver gironzolato un
po' per il centro, ci fermiamo nella piazza della Stazione (non conosco il
nome) Li nella pizzeria S. Lucia mangiamo un ottima pizza. Segnalo il posto
perche' non sono + abituato a vedere i costi delle pizze con importi a 4
cifre :-)))

Ad Asti rientro in pallostrada e spalanco il gas a velocita' smodata. Una
manciata di minuti dopo l'una di notte sono a casa, pronto per il meritato
riposo dopo 1160km fatti in uno splendido WE.

Lamps verdoniani

Alessio "Master" Masi
Aprilia Capo Nord "Naima"

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