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La montagna in mezzo al mare

di Alessio Masi
messaggio del 7 maggio 2003

La montagna in mezzo al mare


No, non sono (ancora) andato sul Mauna Kea, che se non fosse immerso per
metà nel Pacifico sarebbe ben + alto dell'Everest, sto parlando dell'isola
così definita da quel bravo "ragazzo" ;)) de Maupassant, ovvero la Corsica.


Non mi ricordo esattamente come mi è venuta in mente l'idea, forse sfogliando
le altimetrie dei colli francesi e scoprendo che in Corsica ci sono passi
a 1400 e montagne a 2700, comunque poco importa: mercoledì, finito il trambusto
quotidiano siamo partiti da Milano direzione Savona. Insieme a noi si sono
messi "in moto" il traffico e la pioggia (forse in ordine inverso) e, immancabilmente,
il vento ligure dal Turchino in poi (alzi la mano chi ricorda il tizio a
Portobello, quello di Enzo Tortora, che voleva spianare il Turchino per
eliminare la nebbia in Pianura Padana)
Nonostante tutto, ci siamo imbarcati alle 21.30 sul traghetto direzione
Bastia, arrivando nel "battisponda" della celebre gara offshore viareggina
alle 7 di mattina, dopo una notte quasi insonne nella cabina + rumorosa
della nave (a far rumore era il motore, non noi :-DDDD)
Subito dopo lo sbarco ci perdiamo...anzi, io mi perdo, (diamo le colpe a
chi se le merita) nei sobborghi del porto e imbocco l'unica strada che dovevo
evitare, la tanto vituperata costiera orientale. Vabbè, tanto è presto e
il tempo non ci manca :-DD Dopo un sano rientro al porto, ripartiamo verso
il primo colle, quello di Teghime a ben 600 mslm. Tutto intorno è "affogato"
nella foschia, sotto di noi le nuvole nascondono colline e paesini e magari
anche il mare. L'unica cosa che stona sono le discariche abusive di vecchi
elettrodomestici che spuntano fuori in 3/4 scarpate :-(((
Il viottolo che ci porta a Serra di Pigno (intorno a 1000m) è l'overture
alle stradine prive di protezione verso valle. Ovviamente in queste condizioni
atmosferiche, si vede solo una larga distesa di "cotone" :-((
La prima colazione a croissant e gran cafè (quello lungo tanto odiato dalla
maggioranza italiana espressodipendente) si consuma a Oletta, nell'unica
piazzetta con chiesetta (tutto in etta :-D) del paesino.
Di benzinai, in giro, manco l'ombra... e la spia arancione già mi strizza
l'occhio :-DDD
Da Oletta raggiungiamo la pittoresca chiesa di San Michele in Murato, e
dopo la foto di rito raggiungiamo Ponte Leccia attraverso le "campagnole"
D5 prima e D105 poi, attraversando gruppi di case tra cui spicca l'agglomerato
di....Lento (e vorrei vedere, con tutte le mucche in mezzo a.....lla strada
:-D)
A Ponte Leccia facciamo un salutare pieno e ci gustiamo una fetta di Castagniccia
(non è cibo, ma una zona molto bella) e in qualche modo arriviamo a Corte.
E ancora presto per mettere le gambe sotto al tavolo, e i croissant sono
ancora lì che si agitano, così ci spingiamo subito verso una delle mete
+ belle tra quelle in programma: le Gorges de la Restonica.
La strada corre parallela al fiume, incrociandolo alcune volte prima di
arrivare al parcheggio in cima. L'acqua è di un invitante azzurro/verde,
c'è il sole e viene voglia di tuffarsi a fare puccia, ma i 25 gradi fuori
consigliano prudenza. Nel parcheggio si aggira un maiale (uno vero, non
un uomo di facili costumi) che diventa bersaglio di tutti i turisti-fotografi
del momento. Ci prendiamo un meritato panino, fatto con mezzo filone di
pane e 20 fette di jambon corse, roba che si fa fatica a finirlo, mentre
ammiriamo (con una punta di invidia) gli amanti del trekking che, in calzoncini
corti, si arrampicano sul sentiero che conduce al lago a un'ora di cammino
sopra le nostre teste. Peccato, in moto queste avventure ci mancano, ma
se non si vuole rinunciare al salutare abbigliamento protettivo, c'è poco
da fare...


Sazi e curiosi riscendiamo le Gorges e decidiamo di saltare il pernottamento
a Corte per trovare qualcosa un po' meno....mondano. Attacchiamo la N193
direzione sud, e quella che dovrebbe essere un'ampia statale spesso si trasforma
in una stretta e tortuosa provincialina che sale e scende, interseca o tange
piccoli paesini fino a raggiungere Vivario, punto di partenza/arrivo di
un anello di strade che ci conducono sul Col de la Sorba (pessimo il tratto
in ascesa della D69) e su altri colli (il Verde, mi pare, da tener presente
per la bellezza dei luoghi)
Avere l'interfono in queste situazioni è una manna: lottiamo insieme contro
gli esponenti delle band anni '60. Così condividiamo le inkazzature quando
un "beatle" si spiaccica su visiera/occhiali e Tatiana mi avvisa con un
"Okkio!" ogni qual volta un "rolling stone" cerca di sgattaiolare sotto
le gomme della moto :-D
Vorremmo pernottare a Vizzavona (scalo?), ma a parte la stazione e un albergo
che mi ricorda un po' il Bates Motel non c'è altro, così optiamo per l'albergo
Monte d'Oro, proprio in cima al colle. L'albergo è vecchio stile (e vecchio
stato di conservazione) ma dai rubinetti del bagno in camera sgorga un'acqua
buona (e miracolosa ;) ) Certo la sistemazione non è a buon mercato, ma
è l'unica possibile. Così i 108 evri compresa la cena (esclusa la colazione)
sono obbligatoriamente spesi quì. Cmq il magret di canard al miele e frutti
di bosco scelto da Tatiana (che riuscirà a scegliere sempre piatti + gustosi
dei miei :-)) si rivela un riuscito accostamento.
Invece dei soliti e odiati piccioni milanesi, a destarci questa mattina
è il canto degli uccellini che ci tira giù dal letto alle 7.30. Ma abbiamo
così tante cose da fare che poltrire sul materasso non viene neanche preso
in considerazione.
Riprendiamo la D69 a Vivario, e la percorriamo tutta fino a Zicavo. Meno
male che non è tutta come il tratto iniziale, anzi... :-99999 A Zicavo,
dopo colazione, un anziano signore attacca bottone e alla fine scopriamo
che si tratta di un fiorentino che ha messo radici nell'isola... che sia
un presagio? :-D
Arriviamo quindi a Zonza, e da lì ci gustiamo la sinuosa strada che porta
fino in vetta al Col de la Bavella per ammirare le omonime Aiguilles (guglie),
una vasta catena montuosa rocciosa che viene immortalata nelle nostre memorie/pellicole
e in quelle dei tanti turisti in pullman presenti. Consumiamo un rapido
pranzetto nell'Albergo del Colle, dove un nutrito numero di tavolini all'aperto
accoglie anche alcuni motociclisti (in maggioranza targati francesi)
Riscendiamo per andare a visitare il castello di Cucuruzzu, ma rinunciamo
quando scopriamo che c'è da scarpinare e che, soprattutto, è già pomeriggio
inoltrato e dobbiamo volare a Bonifacio.
Bonifacio è sì arroccata su uno splendida (granitica?) scogliera, ma è anche
vittima di un vento che fa sembrare la bora un timido anelito. E per di
+ un ragazzotto che "buca" uno stop con una sardo, attenta alle nostre preziose
vite. Lo evito per puro culo, buttandomi tutto a sinistra nella stretta
stradina che porta verso la spiaggia. E' andata bene...
Cerchiamo di parcheggiare vicino alla zona pedonale della cittadella, e
appena un gruppo di motofighetti italici finisce di farsi i cazzi propri
e libera i posti moto, io e 2 francesi piuttosto inkazzati con il suddetto
gruppo molliamo lì le rispettive cavalcature. Il vento soffia così forte
che un cassonetto dell'immondizia (vuoto) viene spinto finchè non imbocca
una stradina in discesa e si incastra contro un marciapiede (pericolo scongiurato!)
Il reticolo di strade pullula di negozi da turisti, ristorantini da turisti
e di..... turisti :-D, l'atmosfera troppo commerciale ci spinge presto fuori,
oltre al fatto che i bagagli son rimasti sulla moto :-oooo
Si riparte sulla costa ovest, girando quindi in senso orario percorrendo
velocemente la N196 fino al golfo di Valinco. Fa un caldo pazzesco, anche
se il cielo appare coperto senza sembrare troppo minaccioso. Il sole di
ieri non c'è, ma i 28 gradi li fa lo stesso :-//
Pernottiamo in un albergo con camera vista mare, il balcone ci permette
di consumare una discreta colazione gustandoci il panorama sul golfo. La
cena della sera precedente registra ancora una vittoria di Tatiana nella
scelta del cibo. La sua bouillabaisse (zuppa di pesce marsigliese) batte
alla grande il mio "vattelappescacomesichiama" St. Jacques, un fagottino
croccante che contiene, in modica quantità, pesce, verdure e salsine varie.
Buono, ma scarso...


La ripartenza mattutina a suon di marmellatine, cullati dall'audio (e video)
delle onde del mare ci mette di buon umore. Giornata splendida, senza neanche
una minuscola nuvoletta bianca a contaminare l'azzurro del cielo. A rompere
le scatole, ci si mette solo l'amplificazione della sensazione di "incertezza"
all'avantreno che accuso (in silenzio per non preoccupare la zavorra) da
quando siamo partiti mercoledì. Mi sembra che la ruota anteriore sbacchetti
un po', provo ad alzare entrambe le mani dal manubrio ed ecco che le oscillazioni
si manifestano, aumentando esponenzialmente fino a farmi temere una rapida
caduta. Mi fermo e rivelo la preoccupazione, controlliamo i raggi e ci sono
tutti, verifico la tenuta dei cuscinetti come ho visto fare al mecca che
ricoverò la moto di Bruno in Val d'Aosta (al rientro dallo Spadino), tutto
ok. Boh!
Aspetto, temendo che la ruota si stacchi da un momento all'altro, invece
andando avanti la sensazione si attenua, o almeno così mi pare. Sarà colpa
del chattering? :-DDDD
Evitiamo Ajaccio e proseguiamo verso Cargese, percorrendo il + possibile
le strade costiere. Il mare è veramente bello (e pulito!) si vedono i fondali
e le calette con la spiaggia tentantrice sono numerose.
Dopo Cargese, in direzione Porto, attraversiamo la zona + bella in assoluto
della Corsica (IOHO) Les Calanches de Piana. Rocce di granito rosso dalle
forme bizzarre si affacciano ai bordi della stradina che si insinua nelle
fenditure delle montagne. Passiamo un po' di tempo ad ammirare e fotografare
quelle + pittoresche, poi caliamo (a malincuore) verso Porto e abbandoniamo
la costa per arrampicarci sul Col de Vergio. Ammiriamo le Gorges di Spelunca
(anche se un po' troppo brulle in alcuni punti) la foresta d'Aitone (altro
meta buona per il trekking) la cima del colle e la valle che conduce al
lago di Calacuccia. Dopo una rapida e frugale sosta rifocillatrice, percorriamo
la tortuosa D84 osservando le gole della "Scala di Santa Regina" e ripassiamo,
sulla N193, da Ponte Leccia.
Per raggiungere la destinazione per il pernottamento (Calvi) imbocchiamo
la N197 (e non la + autostradale N1197) Il primo tratto ha una serpentina
che fa impallidire di Renno: + allungata e meno a gomito, si lascia godere
se non fosse per le solite presenze ai lati della carreggiata.... le mucche.
Nell'unico punto in cui ci sono i lavori in corso, 10 metri di avvallamento
ciottoloso a senso unico alternato incontriamo, proprio in mezzo ai....maroni:
una mucca che ci guarda in... cagnesco, due vacche (distinzione obbligatoria)
impegnate in una qualche variante saffica di un sessantanove, tre teneri
(con le patate!) vitellini, uno dei quali tenta precocemente di "ingropparsi"
un altro e un toro (nero con le corna cos'altro può essere??) che arriva
alle nostre spalle.
Il clacson della Caponord non eccelle per decibel, e tutti gli animali continuano
a farsi beatamente gli affari propri. Siccome anch'io devo farmi i miei
(e sono un animale pure io) decido di passare (che altro fare?) Le vacche
mi ignorano, i vitellini scartano all'ultimo e io urlo un "MAVVAFFANCULOVAH"
di zelighiano stampo :-D
Il paesaggio muta di continuo, si passa dal brullo al verde in un attimo,
i paesotti attraversati ricordano altri tempi... e anche altri dialetti,
tant'è che Belgodere in corso si chiama Bel Gudèr, quasi fossimo in Brianza
:-DDDD Molto bella questa Balagna, una zona forse meno "celebrata", ma che
conserva il fascino rurale e artigianale di una volta. Non per nulla siamo
sulla D71, la strada degli Artigiani
Caliamo giù dai monti qlc km prima di arrivare a Calvi, un rapido giro in
città e prendiamo possesso di una stanza in un albergo economico, pulito
e soprattutto dotato di garage. Il pernottamento ci costa solo 37 evri,
sommati ai 2x5 della colazione portano il totale al ragionevole importo
di 47.
In 5 minuti raggiungiamo a piedi il porto e scegliamo un bel ristorantino
con terrazza (rigorosamente bianca) al primo piano. L'Emile's sarà anche
caro, ma è la nostra "ultima cena" (in Corsica!!!!) e vogliamo spassarcela.
Il tramonto ci lascia ammirare la bellezza e la singolarità della Corsica.
Siamo sul molo, ci sono le barche, il mare, una catena rocciosa in fondo
al golfo che "spara" il rosso del tramonto e dietro svetta la cima innevata
dei monti + alti. E io...... ho lasciato la macchina fotografica in albergo!!!
:-((((
Mi consolo gustando un tonno (non in scatola) d'entree, un altro pesciazzo
di secondo (scarsa la quantità, molto + sfamante il trancio di spada di
Tatiana) il tutto annaffiato da un bianco della zona, un Domaine di Alzipratu
scelto, in totale ignoranza, in base al nome del viticoltore... M. Acquaviva
:-DDDD Una buona scelta, almeno per me che non apprezzo + di tanto i bianchi.
Il dessert, un delizioso sorbetto al limone, come gusto ma anche come forma
;-D ci viene gentilmente offerto dal cameriere, che prima ce lo porta sbagliando
tavolo, e poi si scusa per l'errore e con un "pas problem" ci omaggia. Nonostante
il regalo, il conto sfiora di poco i 100 evri... ma la cena è memorabile
e ogni tanto ne vale la pena. Risparmieremo sulla benza :-DDD


Domenica mattina ripartiamo ancora con il sole, una fugace sosta a Ile Rousse
e poi via, verso St. Florent, arrampicandoci sulla D81 che ci porta ai lembi
del deserto Des Agriates (c'è anche questo, ma allora c'è veramente tutto!!)
Sfuggiamo al caldo della zona per affrontare l'ultima parte che dobbiamo/vogliamo
visitare: il dito (ovvero Cap Corse)
La costa occidentale è molto + frastagliata di quella orientale. Di contro,
seppure gli scorci son + apprezzabili, la strada è faticosa. Stretta e malconcia,
si trotterella a bassa velocità, tenendo sempre d'occhio ogni possibile
segnale di "veicolo in senso contrario".
I pochi paesini incontrati altro non sono che poche case ammucchiate, si
fatica a trovare un benzinaio (a Pinu il gestore del minimarket fa anche
il benzinaio a tempo perso) ma ogni tanto da qualche spiazzo si possono
ammirare luoghi da cartolina.
Quando siamo in cima al capo, nei pressi di Ersa, abbandoniamo la strada
principale per i 10km della D253 (neanche male dove è stata riasfaltata)
che ci conducono a Barcaggio, una delle spiagge + a nord di tutta l'isola.
Di fronte a noi, mentre ci gustiamo i gamberi freschi di una insalata di
pesce, giace l'Ile de la Giraglia, che con il suo faro domina il panorama
marittimo del nord.
Rientriamo verso Bastia sulla + scorrevole (e turistica) costa orientale,
il sole scalda l'acqua e un paio di temerari provano a fare il bagno...
non noi :-D


A Bastia (terrificanti i palazzi della zona del vecchio porto, sembrano
delle rovine abbandonate se non fosse che hanno i panni stesi :-/) l'unico
inconveniente della vacanza. La CorsicaFerries mi aveva avvisato prima della
partenza da Savona (con un SMS... ah, la tecnologia) che il rientro in Italia
sarebbe stato posticipato di 2 ore con arrivo a Savona alle 00.10. Non tutti
quelli in coda lo sapevano, e cmq in realtà siamo arrivati alle 1.30, perché
per non meglio precisati problemi ai motori non potevano andare al massimo.
E oltre tutto l'imbarco è stato molto artigianale... mi sono dovuto legare
la moto da solo!
Ho scritto alla compagnia, ma per ora tutto tace...


Rientriamo a Milano nel cuore della notte (3.15) tolti i tratti di autostrada
italiana il parziale indica 1150 (in onore a tutti i GS incontrati?) km
percorsi in terra corsa, un mistero, visto che l'isola e lunga meno di 200km
e larga meno di 100 :-DD
Mi è rimasto il segno dell'abbronzatura stile Meoni, a causa della mia abitudine
di viaggiare con la mentoniera aperta. Ormai ho solo 2 possibilità: usare
una crema protettiva o andare in vacanza con Gattostanco :-PPPPPP


Lamps corsi(ericorsi)


Tosco by web


P.S.
Per controllare l'avantreno, e perché la scrittina Service si è accesa (devo
fare il tagliando) Naìma è dal medico curante da lunedì mattina. Ormai la
signorina ha passato i 40 milioni di metri, può stare fuori casa anche per
un po'.... :-DDD

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