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Milano - Parigi sola andata

di Pietro Pasotti (viaggio dell'agosto 2000)

2 agosto 2000

Partenza da Milano di buon mattino, destinazione Parigi; non so bene quale strada seguire, so solo che devo essere là il 3 sera.
Autostrada sino a Lugano dove acquisto il fantastico bollino che mi permette di posare le gomme sull'autostrada svizzera.
Prima tratto interessante nonché prima meta, il Passo del S. Gottardo. Abbandonata momentaneamente l'interminabile coda di automobilisti in attesa di passare il tunnel, mi concedo una pausa sigaretta e, nella migliore tradizione motociclante comincio a discorrere con una coppia di motociclisti olandesi (lui più zavorra che avrei molto volentieri preso in carico) e, nonostante il nuvolame nero e minaccioso che incombeva sulla cima delle montagne, decidiamo di tentare ugualmente il passo. Come prevedibile, dopo pochi tornanti, il diluvio accompagnato da un brutale calo della temperatura.
Nulla (più o meno) può arrestare dei motociclanti decisi e ben equipaggiati e quindi dopo aver indossato la tuta a prova di nubifragio, incuranti dell'intemperia proseguivamo verso la cima.
Era la prima volta che percorrevo il San Gottardo e mi spiace di averlo dovuto fare in condizioni pessime; da quel poco che si poteva vedere il paesaggio circostante deve essere degno di nota e la strada, per quanto un po' stretta è poco trafficata ed è un vero piacere per la guida.
Il diluvio ci ha accompagnati siamo a Lucerna poi a Basilea da dove, salutati i compagni di viaggio, ho attraversato il Reno e proseguito verso Mulhouse.
Un po'per il maltempo, un po' per il fatto che non sono un fanatico della Svizzera, ma il tragitto una volta scesi dal San Gottardo non mi ha particolarmente impressionato.
Comunque ero finalmente arrivato in Francia ed il sole finalmente faceva capolino salutando il mio ingresso in Alsazia.
Volete visitare un bel posto e mangiare bene, andate in Alsazia. Non penso che in questa regione si possa trovare una strada che non sia panoramica; da Cernay lungo la D430 a Ribeauvillé, poi a St.Dié gironzolando per stradine e villaggi è tutto un susseguirsi di paesaggi degni di nota, uno meglio dell'altro, una cornice pittoresca soprattutto a cavallo tra l'Alsazia ed i Vosgi che puo' senz'altro valere un giro di tre o quattro giorni. La zona é montagnosa, foreste che si alternano a distese di erba e vigneti incontrando piccoli villaggi medioevali dalle case con le travi a vista ed i tetti spioventi.
Verso sera nei Vosgi a Epinal, una cittadina tagliata in due dalla Mosella dove mi sono regalato un paio di meritate birre seduto ad un tavolino di un bistrot sulla piazza principale nella città vecchia cercando informazioni su dove riempire il mio stomaco oramai rumoreggiante e rispettando il miglior rapporto qualità prezzo. Non avendo voglia di perdere tempo a cercare l'albergo ho preso una camera all'Hotel Ibis locale, catena che sicuramente conoscerete senza infamia e senza lode ma generalmente con un parcheggio custodito. É molto vicino al centro città, basta attraversare uno dei ponti e si entra nella parte antica e, rimanendo sullo stesso lato del fiume si trovano alcuni locali dove, come ho avuto modo di provare, si mangia bene e non si spende molto. Ho scoperto la differenza che corre tra uno stinco di maiale normale ed uno stinco di maiale alsaziano.... mi hanno praticamente portato un intero prosciutto accompagnato da una teglia di patate al forno con formaggio fuso e lardo. É stata dura ma alla fine ho avuto ragione del mostro e dopo essere riuscito, con sforzo sovraumano, ad alzarmi da tavola ho guadagnato l'albergo dove penso di aver dormito con gli stivali.

3 agosto

Non so come mai, ma se per tutto il periodo lavorativo il mio organsimo si rifiuta di essere operativo prima delle 10.30 / 11.00, quando viaggio sono colto da una frenesia di attività che mi porta ad essere pronto ad orari altrimenti inimmaginabili. Alle 7.30, la moto carica, ero alla ricerca di un distributore (non li trovi mai quando hai bisogno), il pieno e l'idea di arrivare all'oceano.
Non sono un guerrafondaio, ma sempre mi ha attirato l'idea di visitare i siti storici della Grande Guerra, Verdun, La Somme, la Marna, etc., quindi direzione nord est.
Epinal - Vittel, in compagnia di 25 Harleysti belgi che mi hanno proclamato loro salvatore quando la pompa automatica di un distributore, dopo aver rifiutato in rapida successione 37 diverse carte di credito belghe aveva accettato, accompagnata da un ovazione dei presenti, la mia CARTASI, poi Neufchateau, Bar-le-Duc. Da Bar-le-Duc inizia una delle più belle strade che ho percorso in Francia, la Voie Sacrée (N VS, la sola strada francese che non é numerata). Il nome di questa strada risale appunto alla Grande Guerra quando fu costruita per collegare appunto Bar-le-Duc a Verdun permettendo il rifornimento di uomini, mezzi, armi, munizioni e quant'altro era necessario al fronte. É una strada larga, in quanto progettata per permettere il passaggio contemporaneo di tre veicoli per non bloccare negli interminabili convogli, i veicoli più veloci: nei momenti "caldi" transitavano fino a 2000 tonnellate di munizioni, dai 15.000 ai 20.000 uomini e rifornimenti per 15 divisioni ogni giorno.
Comunque, digressione storica a parte, immaginate di trovarvi soli in una splendida giornata di Agosto su una strada perfetta, sovradimensionata, praticamente deserta e punteggiata di rapidi e dolci curvoni, il tutto immerso nel pieno della campagna francese, una pianura verde e campi di grano a perdita d'occhio attraversando piccoli villaggi di casette in mattoni; volete forse qualcosa di più?
Quello che un po' fa riflettere è la quantità di "piccoli" cimiteri di guerra, francesi, inglesi, tedeschi, americani, niente a che vedere con il memoriale di Verdun, ma che mostrano come migliaia di persone sono morte nel fango delle trincee che attraversavano la zona, alleati e tedeschi a pochi metri gli uni dagli altri, in alcuni casi in mesi di conflitto la linea del fronte non si é spostata che di qualche migliaio di metri. Qua e là qualche avamposto che è stato conservato e, approfittando di una sosta, vale la pena di gettare uno sguardo. Da Verdun a Chalons, Epernay e Reims, la zona dello Champagne.
La regione é un susseguirsi di distese e rilievi di tipo collinoso, manco a dirlo verso Epernay e Reims si vedono più che altro vigneti. Passando per Reims é d'obbligo una deviazione in città per ammirare la splendida cattedrale.
Continuando verso Nord, la Picardie (non so come si dice in Italiano), se volete fare un overdose di gotico d'oltralpe é il posto giusto, Laon e Amiens vantano due cattedrali bellissime, ma il tempo si faceva stretto e la mia marcia verso l'oceano domandava di accelerare il passo.
Rotta verso l'Alta Normandia, destinazione Dieppe o giù di li'.
Finalmente, il tramonto sull'Atlantico, una birra sul porto una rapida occhiata alla città, la spiaggia di Parigi; non é certo Portofino ma ha il suo fascino: ci devo tornare con un po' più di calma.
Effettivamente una mia amica, in partenza per le vacanze il giorno dopo, mi aspettava a Parigi e non era il caso di arrivare nel cuore della notte. Più o meno 200 km mi separavano da Parigi, oramai era fatta. Quando non vi é altra scelta e si ha un po' di fretta, l'autostrada si impone, direzione Rouen poi Paris.
All'ultimo casello vedo seduti sull'asfalto di fianco alla loro Bandit 600 una coppia di parigini che mi aveva sorpassato tempo prima; aria mesta, umore lugubre. Solidarietà tra motociclanti, approfitto per fumarmi una sigaretta e mi avvicino per sincerarmi che non vi siano problemi. "Nulla di grave" mi dice lei, "le flics ci hanno fatto una foto ricordo e l'hanno gentilmente offerta al moi fidanzato in cambio della sua patente..."; effettivamente a fianco del cartello "limite 130" trionfava la moto dei due con le cifre 178 Km/h. "qui ti aspettano al casello, dobbiamo aspettare che 2 amici vengano a prenderci per riportare a Parigi sia noi che la moto". Partecipo al loro dolore e dopo aver chiaccherato un po' sioffrono di accompagnarmi a Parigi, altrimenti "ti perdi sicuramente sul "perif"". Conoscendo la mia proverbiale abilità a perdermi su qualunque tangenziale accetto l'invito al volo e ancora oggi, dopo aver provato l'intreccio delle tangenziali fuori Parigi (ma questa é un'altra storia) mi autocomplimento per la saggia decisione.
Alle ore 10.30 circa ero in Rue de Cannettes, nel cuore del 6 arrondissement; stanco ma felice, da Milano all'Oceano io e la mia moto, forse non ho assaporato pienamente tutti i posti dove sono passato, ma ho inontrato un bel po' di personaggi simpatici, ho visto un sacco di luoghi dove probabilmente tornero' con un po' più di tranquillità ma soprattutto ho gustato per due giorni quella sensazione di libertà che, come tutti i motociclisti ben sanno, solo viaggiare in moto puo' offrire.

Un "rappel de feux" à tous.

Pietro

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