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Una domenica di ghiaccio

di Matteo Sanna

E' scandaloso! Se uno ama veramente la moto, non può non dare un occhio alle previsioni del tempo prima del week-end. Ma così io ho fatto; dato che sabato 16 dic 2000 mi sono alzato verso le 11:45 scoprendo con grande rammarico di essermi perso già 5 ore di cielo terso. Oramai gli appuntamenti per le compere erano presi, così per rifarmi del danno autoinflitto, ho scommesso su domenica. Con il dovuto abbigliamento e spirito libero, parto alle 8:45 di domenica direzione lago Maggiore. Temperatura a Sesto SG (MI), 5 gradi. Già in tangenziale si sente l'aria più fresca. Seguo l'autostrada fino a Sesto Calende, sono le 9:30 e nell'ultimo pezzo di strada mi sembra di aver visto un display con indicati 2° C. Prima dell'uscita del casello, a destra si presenta un paesaggio di prati immobilizzati sotto un leggero strato di brina; il fumo di qualche camino è l'unica cosa in movimento tra la foschia che sfuoca il paesaggio. Faccio benzina e proseguo per il lago. Avvisto l'acqua. Mi faccio cullare dalle curve verso Stresa con il motore che gira dolce e fa le fusa come un grosso felino. Da non credere, poche macchine, 3 vecchietti a spasso con il cane e 10.000 ciclisti in gruppi compatti. Devono proprio essere matti ad andare in giro con questo freddo... ...ora che ci penso io sono peggio dato che non faccio niente per tenere il sangue in circolo, almeno loro hanno i pedali:-)! Eccomi a Stresa. Faccio una bella foto all'isola Bella e provo anche a cadere scivolando a piedi su un tronco ghiacciato. Le poche pozzanghere che vedo in giro sono solide, ho il dubbio che l'inverno sia arrivato. Mi fermo a prendere un bel thé caldo. Una gentilissima signora dagli occhi azzurri in tinta con il cielo me lo serve. Riprendo sensibilità alle mani, unica parte dolente. Riparto per il Mottarone. Salendo arrivo al casello stile Yellowstone, mancano Yogy e Booboo, ma in compenso c'è uno splendido pastore tedesco ad accogliermi ed un sorridente Ranger a darmi il biglietto. La salita è piuttosto impegnativa, l'asfalto a pezzi ed una poco simpatica patina bianca lo rendono insocuro. Procedo con estrema cautela e spesso mi fermo ad ammirare il panorama. I laghi si susseguono alla vista e più si sale più compaiono dettagli, sfumature, colori e forme di colline e montagne distanti e vicine. In cima mi premio con un caffé e due passi sulla poca neve che è rimasta. Le pioggie della settimana hanno ripulito quasi tutto ed il freddo della notte l'ha trasformata in pietra. Ora il sole scalda a sufficienza per tenere il casco aperto con l'aria che sfiora il passamontagna. Le montagne attorno sembrano così vicine da essere sfiorate con le mani e viene voglia di raggiungerle una di seguito all'altra. E' tempo di scendere verso Orta. Questo lato della montagna è al sole e la strada è in condizioni decisamente migliore. Incontro un uomo che stà facendo volare il suo deltaplano telecomandato. Spengo il motore per non rovinare l'atmosfera. La stessa passione che lo guida a giocare con il vento in un silenzio assoluto a guidato me fino a qui su una sella in pieno inverno. Le curve si susseguono, non fidandomi dell'asfalto (ne delle gomme), ciondolo pacificamente fino al nuovo lago. Ammiro i riflessi sull'acqua e invidio le ville immerse nei parchi che lo costeggiano. Ora sono le 12:00, ho fatto colazione presto e mi viene fame, così costeggio il lago ancora per un po', seguo per Arona e ancora sognante ripercorro l'autostrada a ritroso fino a casa dove giungo alle 13:30 con i 230 Km di felicità che mi mancavano per arrivare al tagliando.

Lamps laghiformi,

Bradipo

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