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In "Viso" 20 -10 - 2002

di Alessandro Capellani
messaggio del 5 novembre 2002

In quelle domeniche che sembrano essere nate per la sagoma del sedere sul divano il sole che ti sfida fuori dalla finestra lancia guanto che non può essere ignorato. E con la pancia piena spieghi la cartina e prendi strade con la mente figurandoti i passaggi discutendo di quanto ci vorrà e se il freddo non sarà sì pungente da distogliere il piacere.
Ed uno sguardo corre veloce si rinuncia al piacere di rendere presentabile la casa e ci si barda per l'impresa. S'apre il portone e la 17 non è offesa dalla settimana trascorsa a dormire né dai troppi moscerini che ne adornano il muso. Sveglia l'aria il motore che brontola destandosi dal torpore. Ancora un sorriso e si parte i primi km con quella sorta di mistico rispetto dopo tempo che non ci si incontra e non sai mai se è meglio una stretta di mano, un bacio sulla guancia o un caldo abbraccio. L'asfalto mangia calmo le gomme mentre il sentire diventa nuovamente acuto e la strada da Cuneo a Saluzzo, di lunghi rettilinei tenuti per mano da ampie curve, finisce nel tempo di pensare che in fondo per essere metà ottobre non si sente il freddo che s'era immaginato.
Più avanza la stagione meno moto s'incrociano più aumentano i saluti, fraterna stupidità ci unisce?
La cittadina di Saluzzo sfila rapida, un occhio che cade sul caffè in cui pomeriggi passammo a sorseggiare assaporando parole, ci si dirige in valle Po verso Revello; che buffo abiti vicino a posti stupendi e ti rendi conto che l'ultima volta che passasti di qua fu nella lontana estate del 93 per un torneo estivo di calcio.
Passiamo il paese la strada sempre poco sfiziosa ci accompagna sino a Sanfront dove il vento che s'infila tra la giacca ed il casco di Lu ci consiglia una sosta per la dovuta sistemazione del foulard. Una moto ci passa salutandoci a due mani.
Arriviamo a Paesana e mentre l'abitato sfugge negli specchietti innanzi a noi il serpente comincia ad incantare maggiormente.
E' gioia, è rispetto, dopo tanto dritto e curve veloci si comincia piegare prendendo confidenza con pesi e gomme ormai signore e non più intraprendenti adolescenti.
Il paesaggio riempie gli occhi e a sbattere le palpebre sembra di far spazio a nuovi sogni.
Crissolo, è montagna, paese di turisti che la domenica scarpinano felici e ci guardano con aria quasi stupita mentre noi s'imbocca la salita per Serre Umberto. Asfalto che s'arrampica in tornanti, brevi rettilinei feriti da frane recenti curate da toppe imprecise, letto di foglie, s'addormentano sopra ricci che non custodiscono altro che pericoli.
In seconda e terza la 17 incauta scoda un paio di volte rammentandomi che c'è un tempo per la tempesta ed un tempo per i sospiri. Brecciolino e sabbia sostituiscono resti vegetali e ogni tornante comincia a infastidire, per assurdo ripenso agli "sterratini facili facili" quasi più amichevoli nella loro continua inimicizia.
Sorpassiamo un macchina che s'inerpica lenta come mulo d'alpino cocciuto e sempre sul bordo a sinistra, lungo le poche rientranze parcheggi di fortuna di genti intente in lunghe camminate o in calmi sonni a rubare raggi di sole.
S'apre il pian della Regina col suo bar colmo di persone, piazzale di moto pistaiole, saponette ma comunque dita al cielo, noi si saluta e si prosegue salendo e precedendo con lo sguardo la stradina che sembra voler arrivare sino in cielo.
Invece muore al pian del Re tra ruderi di chiesetta e di non so se decrepito rifugio. Sgorga l'acqua del Po gettandosi ruzzolando giù per la valle. Sole splende, isso la moto sul cavalletto, la 17 che ci porta in luoghi ed in periodi nei quali mai saremmo arrivati senza mi ripaga dei piccoli sacrifici che facciamo per custodirla in garage e consumarne le gomme in giro. Ridiamo con gli occhi, senza dire nulla sappiamo che essere qui insieme a rimirar cartoline reali resterà parte di noi, nulla è per sempre, tranne la morte, ma eccoci immersi in infuso di emozioni che riempiono la mente sino ad illuderti che si sarà amore per tutta la vita.
Guardo le montagne contro sole, seduti su un prato lo sguardo che scende lungo la cresta sino a perdersi nella valle. Le "solite" foto che nascono da sguardi troppo rapidi per riuscire ad essere fissati. Che piccola gioia quando a riveder lo scatto ti ritrovi innanzi proprio quello che volevi catturare.
Un bacio frizzante d'aria pura e pungente, i caschi che tornano sulla testa e mi sembra quasi mi sia stretto tanto felice ed di gioia mi sento colmo.
Da Crissolo si inizia a scendere quasi correndo Lei che non ti chiede di rallentare lei che asseconda le curve e l'aria frizzante d'autunno antipasto d'inverno che entra nel casco e solletica il naso.
Gli alberi dorati di foglie pronte a volare, l'odore di umido e di castagne ancor d'arrostire.
C'è un posto dove si scia che non si è mai visto e se la neve è vicina nel tempo andiamo a vedere se sarà da scivolarsi sopra, dov'è il bivio? Non qua forse più in là. Siamo a Paesana ed ecco il postino verde di moto rosso di rabbia ci sfila veloce , vai pure che noi si gira a destra su dal Pian Munè, 15km di bella salita curve e dritte, chiuse e aperte il demone agita foglie nell'anima ed il fato ci mette scintilla, riecco il postino che viene a guatarci, guadagnatela se vuoi..... è fuoco!
S'arriva in cima al nulla con pochi metri di vantaggio e grasse risate di entrambi, Lu che non guardava dietro si divertiva a piegare ed ora si volta e visto il traino capisce e ride ancora di più. Zavorrina sborona??
Il posto non è poi così bello a sciare s'andrà altrove ma l'Aldo su di qua a sgranchire Marghy ce lo porto di certo.
Veloci verso casa da Saluzzo si va per Verzuolo, si striscia Rossana e si passa la colletta una decina di tornanti ultimo giro di pista prima del lungo rettilineo sino a Cuneo.
Cala la luce mentre chiudiamo la porta del garage, per km era un giretto al bar già, solo questo, ma che birra gustosa servivano...
Alessandro Capellani 20/10/2002

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