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Gita sul Monte Grappa

di Mariano "Wind44"
messaggi del 2 e 5 dicembre 2002
("La forza dell'acqua" e "Gita sul Monte Grappa")

Giacomo mi dice al mattino di Domenica"Perchè non facciamo un giro con Rha??".
In effetti è dal giro a Redipuglia e alla Grotta Gigante che non la muoviamo poi molto. Solo qualche Km intorno a casa e poi, visto il sole, questa sarebbe una bella giornata per provare la nuova mappatura delle centralina. E così ci vestiamo, scendiamo in garage e metto in moto Rha che sorniona borbotta e sembra fare le fusa. Chiudiamo il portone, saliamo lo scivolo che ci porta in strada e via a bassa velocità per scaldare le gomme "quasi nuove " che ho rimpiazzato qualche tempo fa.
La strada verso Bassano la conosciamo a memoria e la velocità aumenta facendo sempre attenzione però ai soliti auto velox che alla Domenica spuntano come funghi. Parlando con Giacomo gli dico che tentiamo di salire sul Grappa, dico tentiamo perchè la mia paura è che a quasi 2000 mt la temperatura sia veramente troppo bassa ma tant'è, proviamo.!!!
Prendo la strada per Romano d'Ezzelino (noto Signore del 400) e poi decido di andare per Campo Croce dal momento che la strada è tutta in costa al sole e quindi dovrebbe essere già asciutta. Cominciamo a salire, i primi km li prendo normale ma sento che la moto si comporta diversamente, è più docile nei tornanti, scalpita meno sotto i 3000 giri e sembra avre più ripresa in 2nda e 3rza marcia.
Possibile mi chiedo?? Il sole intanto comincia a scaldare, le gomme sono calde e la strada pulita ed invitante. Dico a Giacomo di tenersi a me che proviamo un pò come vada Rha con la nuova mappa e tiro per circa una decina di Km. Tiro non alla Schwarzino, perchè ho pur sempre su mio figlio, ma metto le gomme sempre nel punto giusto, taglio le curve dove c'è visibilità e scalo marce di frequente, forse di più di quanto non sia veramente necessario, ma Rha sembra veramente un'altra, ti spara fuori dalle curve precisa, senza esitazioni all'apertura del gas e sempre con i suoi fereni potenti che ti stoppano un attimo prima della riapertura del gas.
Giacomo è eccitato, ha sentito anche lui la mia adrenalina e mi dice che è stato bellissimo, che gli sembrava di essere su di un treno tanto la moto andava ferma sulla carreggiata e dopo essersi aperto il casco si mette a cantare come un matto e questo, lo so da parecchio tempo,è il suo modo di dire che è felice.
Arriviamo a Campo Croce in tempo per vedere un deltaplano che salta nel vuoto e mi viene in mente che un simile salto deve essere come un orgasmo.. Vediamo l'omino scomparire e noi scopriamo intorno un cielo terso, pulito come da anni non vedevo sul Grappa.
Ci fermiamo due minuti prima di arrivare a Cima Grappa e guardando all'orizzonte scorgiamo il fumo dei camini di Marghera (VE) che in linea d'aria sono circa 65 km e poi, poco oltre una curva , ci appaiono le Alpi con poche cime innevate ma con ben visibili tutte le Dolomiti, la Marmolada e poi sù verso il confine con l'Austria e verso il Friuli. Il cielo è azzurro ed il radio faro di Schio fa girare sopra di noi molti aerei che lasciano le loro scie bianche e così sogniamo sul dove andranno, chi avranno a bordo e diciamo una preghiera perchè arrivino alle loro case sani e salvi.
Il Grappa è forse la montagna nei miei paraggi che conosco di più. In moto è facile da girare, ci sono poche strade, ma a piedi il massiccio è immenso, pieno di cavità e di orridi che sprofondano sotto alla montagna anche per più di 1000 metri (ultima grotta catalogata dallo Speleo Gruppo di Bassano) con fenomeni carsici imponenti.
Io ci venivo a piedi, con mio padre e mio nonno che ci aveva combattutto nella Grande Guerra, al comando del Generale Cadorna, come Tenente Colonnello degli Arditi. Abbiamo ancora il pugnale che ha il manico color ocra perchè il legno era imbevuto dal sangue di giovani nemici.
Mio nonnno conosceva ogni trincea, sapeva dove erano gli obici che battevano il fronte Austro Ungarico, e conosceva le grotte, i rifugi, le fonti d'acqua. La sua era una storia vissuta di prima persona e ricordo che a volte si fermava e ,piangendo, indicava dove erano morti i suoi amci più cari, i suoi migliori soldati che furono, con quelli dell'Altopiano di Asiago, gli uomini che fermarono l'avanzata delle trupe nemiche dopo la rotta di Caporetto. Il Sacrario è pieno del nome dei caduti (tutti giovani di 20/22 anni) e dietro a due grandi porte di bronzo riposano oltre 50.000 salme di soldati sconosciuti ma tutti insieme per l'ultimo viaggio.
Nel frattempo, il fratello più vecchio di mio padre, Francesco, moriva a 18 anni sulla Bainsizza al 15° giorno di guerra ed è ora sepolto nel Sacrario di Oslavia con la sua Medaglia d'Argento. Strano destino, in un giorno limpido come Domenica avrebbero quasi potuto vedersi ed invece la guerra li ha separati per sempre...
A Giacomo piace che gli racconti la storia di suo bisnonno anche se ormai la sa quasi a memoria ma forse questo gli fa bene perchè anche questo arricchirè la sua conoscenza e la sua memoria storica senza la quale per me nessuno ha radici. Camminiamo un pò intorno all'Ossario, non c'è molta gente, due o tre Veneziani in 4 ruote, un paio di ciclisti in mountain bike e due altre moto tagate Germania. Mi chiedono alcune informazioni.
Li delucido come posso e nel ripartire auguro "gurte fahrt" che mi viene ricambiato con calore.
Il rifugio è ancora aperto e la fame prende il sopravvento. Non ci sono cibi caldi ma due "paninazzi" come li definisce il mio cucciolo, ci riempiono ben bene il pancino e due Coke ci scaldano un pò!!!! (a noi il vino fà un baffo!!!)
Quando usciamo dal rifugio, Giacomo guarda per aria e mi dice "guarda che uccello grande!!!" ed in effetti guardo in sù anch'io e quasi non credo ai miei occhi. E' una aquila, una bellissima giovane aquila che muove lentamente le remiganti al vento. La guardiamo per qualche minuto e Giacomo è affascinato da questo grande uccello i cui artigli possono uccidere una lepre o un piccolo capriolo.
Non ne avevo più viste da molti anni, ma un pò alla volta ritornano perchè sono rispettate adesso. Ce ne sono due adulte con tre piccoli sul Pasubio ed immagino che anche questa abbia il suo compagno/a da qualche parte. Le auguriamo buon volo e cominciamo a scendere.
La strada da questa parte è abbastanza sporca di terriccio lasciato dall'acqua che ha passato la strada per cui guido con cauteal e poi ci sono molte cose da vedere. (la galleria Cadorna con le sue postazioni per i cannoni l'avevamo già fatta un'altra volta).
Non avevo finora fatto caso alla temperatura esterna ma ora dò una occhiata al termometro che segna 6 gradi. Caldo per una tale altitudine ed infatti si sta bene nell'aria tersa e con Vicenza che si intravede lontana insieme a molti altri piccoli paesi. I freni reagiscono al primo tocco ed anche il freno posteriore con le pastiglie nuove fa meglio il suo dovere. Arriviamo al limite del bosco di pini che accompagna per un pezzo la strada e lì un altro incontro. Un giovane capriolo che attraversa quasi noncurante della suonata che faccio apposta per spingerlo via dalla strada. Macchine non ce ne sono, ma non si sa mai.. Giacomo vorrebbe scendere per rincorrerlo ma gli dico che sarebbe inutile perchè anche se piccolo il capriolo corre molto più veloce di lui e questo.... lo offende un pò.
Incontriamo qualche altra moto che sale, qualche macchina e un gruppo di ciclisti che vanno ad onda in salita. Li guardo un pò e l'ultimo, che sembra rantolare per raggiungere gli altri, me fa una pena infinita...
L'aria intorno è sempre cristallina, qualche chiazza di neve nelle zone d'ombra sull'erba ma la strada non ne ha più tracce anzi, ora che è quasi piana è pulita ed invita a dare un pò di gas. E così pennelliamo un pò di curve, facciamo il pelo ai paletti limita spalaneve e via, continuiamo nella nostra discesa che da questa parte della montagna è meno bella perchè più al chiuso. Il motore di Rha canta che è un piacere ed io mi sento in forma, non ho assolutamente freddo e domino la moto con il mio solito stile trattandola con i guanti (io che peso 70 kg non posso usare la forza come lo Schwarzino) e la moto è docile, scende rapida in piega anche perchè il mio passeggero è un tutt'uno con me anche se sta parecchio indietro e canta tanto forte che lo sento anch'io sotto al casco sovrastare il rumore del motore.
Non vado per Feltre perchè poi il ritorno in valle fino alla Valsugana lo prevedo freddo e così a ponte San lorenzo giro a sinistra e scendo verso Bassano. Gli ultimi tratti sono un pò monotoni , ricordano il Costo (vero Alessandro??) ma si va via veloci e si arriva nuovamente a Romano degli Ezzelini.
Una breve sosta per una bibita ed un caffè e poi la volata sulla superstrada fino a toccare i 160. Rallento perchè mi sembra di vedere una macchina delle polizia ed il mio passeggera che ora riesce a vedere il tachimetro al di sopra della mia spalla mi fa " ma perchè vai così piano...?" Beata l'incoscenzza!!
Come dicevo , con la nuova mappatura mi pare che la moto prenda i giri più rapidamente dalla seconda alla quarta e penso a quello che dice sempre Schwarz "mio Dio come vola questa moto!!"
Arriviamo a casa che comincia l'oscurità. Mi piange il cuore rientrare perchè spegnere la moto per me è come lasciare un pò di vita ma tant'è, mi devo rassegnare e entrato in garage spengo il motore con una piccola pacca sul serbatoio.
Grazie Rha, anche oggi ci hai portato in un altro mondo, sicuri, protetti e hai fatto sì che non ci succedesse niente. O almeno questo è quello che io penso con il mio ometto tutto bardato da moto che mi fà " è proprio un bel bestione la nostra Rha" Cosa volete di più dalla vita??? Una moto che da tante soddisfazioni, un figlio che adoro e una altra giornata rubata all'inverno.

Mariano + Giacomo + Rha (ETV 1000 Capo Nord)

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