MUSEO DELLA FOTOGRAFIA               
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UTOPIA / AVARIA
mostra itinerante

della collezione PHOTO 13 - anno 1986

 

 

Dal catalogo, vi presentiamo l'introduzione:

La presente collezione rappresenta il frutto del lavoro condotto dalla Galleria "Photo 13", l'unica specializzata nel settore fotografico che abbia operato in Sardegna.
Nata nel 1980, essa si proponeva di colmare una lacuna nell'ambito delle arti figurative, rendendo accessibile al grosso pubblico le più avanzate ricerche in campo fotografico, nella body art e nell'arte concettuale. In seguito alle sperimentazioni artistiche degli anni '70, la fotografia ha occupato sempre più spesso un ruolo di primo piano nel panorama culturale internazionale; conseguentemente anche in Italia, perlomeno nelle grandi città, molte gallerie hanno finito per utilizzare i propri spazi espositivi per promuovere iniziative in cui la fotografia esercitava un ruolo preponderante e a volte esclusivo.
Sull'onda di questo entusiasmo anche in Sardegna si è avvertita la necessità di uno spazio che costituisse per la fotografia un punto di riferimento privilegiato: ed è appunto per soddisfare questa esigenza che è stata creata a Cagliari la Galleria Photo 13. Attraverso l'organizzazione di numerose manifestazioni e l'esposizione delle opere di circa quaranta autori, selezionati tra alcuni dei maggiori fotografi italiani e isolani, crediamo di avere offerto un panorama esaustivo delle ricerche condotte nei primi anni '80. Ora, con questa mostra itinerante, vogliamo rendere possibile a tutti un immediato confronto tra i vari campi di applicazione del mezzo fotografico: dalla utilizzazione per finalità documentarie, a complessi studi sull' astrazione, dalla fotografia concettuale fino alle più recenti sperimentazioni.

 

UTOPIA/AVARIA

Negli anni '80, la "macchina" della cultura sarda ha compiuto proficui progressi nei campi dell'attività teatrale, della danza e della musica, ma non nel delicato settore dell'arte visiva.
Questa, forse inghiottita da un misterioso buco nero cosmico, attanagliata tra i ghiacci polari dell'indifferenza, ha comunque prodotto una falla maligna nella nostra società, un solco profondo in cui le idee e i protagonisti, come oggetti inutili, sopravvissuti al naufragio di una nave alla deriva, sprofondano lentamente negli abissi della solitudine. Una piccola parte di questi oggetti, frammenti di archeologia contemporanea, testimonianza di illusioni e speranze vane, sono stati qui riportati alla luce. È uno sguardo veloce e frettoloso rivolto al recente passato, non certo per glorificarlo nè storicizzarlo, semmai utile per far riemergere sentimenti ed umori di un caratteristico atteggiamento provocatorio e aggressivo, lontano dallo disincantata rassegnazione odierna. Questo stesso spirito irriverente e ribelle aveva contraddistinto l'attività di un gruppo di persone, raccolte sotto l'egida della Galleria Photo 13.
Attraverso l'attività svolta nell'arco di quasi quattro anni, e l'organizzazione di numerose iniziative, Photo 13 ha cercato con umiltà e coi pochi mezzi che aveva a disposizione, di allargare il panorama dell'arte visiva in Sardegna a strumenti espressivi, come la fotografia, e a generi, come l'arte concettuale, prima completamente trascurati.
Spesso riuscendo a coinvolgere in questa avventura anche artisti e operatori importanti, i quali, in modo disinteressato, hanno offerto le loro opere e la loro collaborazione.
Comunque, al di là del valore delle singole operazioni, vogliamo sottolineare lo stimolante movimento di idee e la ricca esperienza umana cresciuta all'interno di questa piccola struttura che pure aveva la presunzione di funzionare come un vero e proprio spazio pubblico.

Proprio questa disponibilità ha animato negli artisti e negli operatori la volontà di comunicare e sperimentare liberamente, al di fuori dalle convenzioni accademiche o dai filtri paludosi di un fasullo mercato artistico. Questa mostra, infine, rappresenta il segno concreto, il prodotto tangibile, del fallimento di un progetto portato avanti ostinatamente dalla Galleria Photo 13.
La chimerica utopìa, cioè, di un piccolo organismo vivente che nella sfida a un potere superiore, nella ricerca dell'avarìa nel meccanismo sociale, non poteva che rimanere vittima della propria, inevitabile, avarìa.
Congegno inutile di un'arte anch'essa inutile,

 

Mauro Rombi


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