Nacque a Senigallia il 13.5.1792
da Gerolamo, dei Conti Mastai Ferretti e da Caterina Solazzi,
del patriziato locale, e fu battezzato il giorno stesso
della nascita con il nome di Giovanni Maria. Di delicata
costituzione fisica ma dintelligenza vivissima,
costellò la sua infanzia di "fioretti"
e dintensa vita religiosa. Cresimato nel 1799, fece
la prima Comunione nel 1803.
Si trasferì a Roma, nel 1809,
per gli studi superiori. Non sera ancora orientato
al sacerdozio, ma viveva esemplarmente, come testimoniano
alcuni propositi del 1810 a conclusione dun ritiro
spirituale: lotta al peccato, fuga da ogni occasione pericolosa,
studio "non per lambizione del sapere"
ma per il bene altrui, abbandono di sé nelle mani
di Dio. Una malattia non ben diagnosticata, che qualcuno
disse epilessia, lo costrinse nel 1812 ad interrompere
gli studi e gli ottenne lesonero dalla chiamata
di leva. Nel 1815 fu assunto nella Guardia Nobile Pontificia,
ma per il suo male ne fu subito dimesso. Fu allora che
S. Vincenzo Pallotti gli vaticinò il supremo pontificato
e la Vergine di Loreto lo liberò, in modo graduale,
dalla fastidiosa infermità.
Dopo un breve servizio nellIstituto
educativo Tata Giovanni, partecipò come
catechista nel 1816 ad una memorabile missione a Senigallia
e, subito dopo, si decise per lo stato ecclesiastico.
Vestì labito talare ed ebbe gli ordini minori
nel 1817, il suddiaconato nel 1818 e il diaconato nel
1819. In questo stesso anno, per grazia speciale, fu ordinato
prete. Consapevole della grandezza del suo stato, simpegnò
ad evitare la carriera prelatizia per rimanere sempre
e soltanto al servizio della Chiesa.
2. Vescovo
Celebrò la prima Messa nella
Chiesa di SantAnna dei Falegnami nellIstituto
Tata Giovanni, del quale fu nominato rettore, rimanendovi
fin al 1823. Si rivelò subito assiduo alla preghiera,
al ministero della Parola, alle sacre funzioni, al confessionale
e soprattutto al ministero spicciolo a favore dei più
umili e bisognosi. Unì mirabilmente vita attiva
e contemplativa, pronto per le necessità pastorali
e sociali, ma sempre interiormente raccolto, con spiccata
devozione eucaristico-mariana e fedele alla pratica quotidiana
della meditazione e dellesame di coscienza.
Nel 1823 lasciò lamato
Tata Giovanni per seguire in Cile il Nunzio Apostolico
Mons. Giovanni Muzi. Vi si fermò fin al 1825, con
piena soddisfazione di quanti furono a contatto con lui.
A detta del Segretario di "Propaganda Fide",
Mons. Pietro Capraro, pochi altri avrebbero potuto essere
scelti al suo posto, come lui dotati di "pietà
singolare e soda, dolcezza di carattere, prudenza e avvedutezza...
zelo grandissimo, desiderio di servire Dio ed essere utile
al prossimo".
Nel 1825 fu eletto Preside dellOspizio
di San Michele, unistituzione grandiosa ma complicata
e bisognosa duna efficace riforma. Ad essa il Mastai
attese con esiti più che lusinghieri, senza peraltro
mai trascurare i consueti impegni ministeriali. Due anni
dopo, a soli 35 anni detà, fu consacrato
Vescovo e destinato allArcidiocesi di Spoleto. Accettò
per obbedienza e fu un prodigio di zelo pastorale, anche
se non senza profonde sofferenze. Nel 1831 la rivoluzione,
partita da Parma e Modena, trovò la strada spianata
a Spoleto da frodi ed inganni. LArcivescovo, addoloratissimo,
non volle spargimento di sangue e riparò, per quanto
possibile, gli effetti deleteri della violenza. Tornata
la calma, dette ed ottenne pace e perdono per tutti, anche
per chi ciò non meritava.
Unaltra turbolenta Diocesi
attendeva il solerte pastore Mastai, Imola, dove fu trasferito
ne 1832 e dove continuò con il suo stile, predicatore
fecondo e suasivo, pronto alla carità verso ognuno,
zelante del bene soprannaturale ma anche materiale della
sua Diocesi, amante del clero e dei giovani seminaristi,
promotore diniziative a sfondo educativo per i giovani,
sensibilissimo allimportanza e alle esigenze della
vita contemplativa, infiammato di devozione al Sacro Cuore
e alla Madonna, benevolo con tutti ma fermo sui principi.
Era appena quarantottenne quanto,
nel 1840, ebbe il cappello cardinalizio.
3.
Papa
Era la sera del 16 giugno 1846. Quel
Mastai che rifuggiva dagli onori, si trovò sotto
il peso del più grande: era stato eletto Papa e
volle chiamarsi Pio IX.
Ebbe un pontificato difficile, ma
proprio per questo egli fu anche Papa, certamente tra
i più grandi. Tutto raccolto nella sua autocoscienza
di "Vicario di Cristo" e di responsabile dei
diritti di Dio e della Chiesa, fu limpido, semplice e
lineare. Unì insieme fermezza e comprensione, fedeltà
ed apertura.
Esordì con un atto di generosità
e di cristiano sentire: lamnistia per i reati politici.
La sua prima enciclica era una visione programmatica,
ma anche un anticipo del "Sillabo": condannava
le società segrete, la massoneria, il comunismo.
Nel 1847 promulgò un decreto di ampia e sorprendente
libertà di stampa, istituì la guardia civica,
il municipio ed il consiglio comunale, la consulta di
Sato e il Consiglio dei Ministri. Da allora il suo ritmo
dinterventi sul duplice piano del Padre di tutti
i popoli e di Principe temporale si rivelò davvero
inarrestabile.
La questione dellindipendenza
italiana, da lui sentita e difesa, non contrappose il
Principe al Papa, la qual cosa gli alienò lanimo
dei più accaniti liberali. La situazione, nel 1848,
sarroventò, specie quando, il 15 novembre,
fù ucciso il capo del Governo, Pellegrino Rossi.
E Pio IX dovette riparare a Gaeta.
Dopo la proclamazione della Repubblica
Romana (9.2.1849), si trasferì a Portici (4.9.1849),
quindi rientrò in Roma (12.4.1850), dando al suo
pontificato unimpronta inconfondibile nella storia
della Chiesa. Nel 1850 riordinò il Consiglio di
Stato, istituì la Consulta per le Finanze, elargì
una nuova amnistia, ristabilì la gerarchia cattolica
in Inghilterra ed altrettanto fece, tre anni dopo, in
Olanda. Nel 1853 condannò le dottrine gallicane
e fondò il noto Seminario Pio. Poco dopo volse
la sua liberalità alle Catacombe, nominò
la Commissione dArcheologia Cristiana e, l8.2.1854,
definì il dogma dellImmacolata Concezione.
Lanno si chiuse con la benedizione della rinata
Basilica di San Paolo, già distrutta dallincendio
del 1823.
Nel 1856 approvò il piano
delle strade ferrate nello Stato Pontificio, che avrebbe
celebrato la sua prima attuazione il 24.4.1859 con la
tratta Roma - Civitavecchia. Nel 1857 visitò il
suo Stato, dovunque accolto da popolazioni in tripudio.
Tra il 1855 e il 1866 inviò missionari al Polo
Nord, in India, in Birmania, in Cina ed in Giappone. Il
tutto avvolgeva nella sua atmosfera soprannaturale, fatta
di profonda preghiera e di carità giornaliera.
Gravi nubi saddensavano intanto
su di lui per le guerre risorgimentali, le arbitrarie
annessioni piemontesi che smantellarono lo Stato Pontificio,
lusurpazione delle Legazioni. Pio IX, dolente ma
non vinto, continuò la sua carità e le sue
sollecitudini per tutti. Istituì nel 1862 un dicastero
per gli affari con gli orientali, nel 1864 emanò
il Sillabo a condanna degli errori moderni, nel 1867 celebrò
con particolare solennità il XVIII centenario del
martirio di Pietro e Paolo, nel 1868 approvò la
"Società della Gioventù Cattolica Italiana".
Nel 1869 ebbe lomaggio del mondo intero per il suo
giubileo sacerdotale. Al termine di quellanno aprì
il Concilio Ecumenico Vaticano I, la perla del suo pontificato,
e lo chiuse il 18.7.1870.
Con la caduta di Roma (20.9.1870)
e del potere temporale, lamareggiato Pontefice si
chiuse e si considerò prigioniero in Vaticano,
resistendo alla "Legge delle Guarentigie", ma
anche approvando lOpera dei Congressi (1874), consacrando
la Chiesa al Sacro Cuore di Gesù (1875), disciplinando
la partecipazione dei cattolici alla vita politica con
il "Non expedit" (1877), restaurando la gerarchia
cattolica in Scozia (1878). Minato nella salute, tenne
il suo ultimo discorso ai parroci dellUrbe il 2.2.1878.
Il 7 ebbe fine, con la sua pia morte, il più lungo
pontificato della storia.
Dopo un vaglio secolare di tutta
la sua opera, seguito sempre dalla fama della sua bontà
e delle sue eroiche virtù, viene oggi elevato alla
gloria degli altari.