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Canto a
Chitarra
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Nel ricco e variegato repertorio della musica sarda il canto con chitarra
del Logudoro, dell'Anglona e della Gallura è il più diffuso. Da circa un secolo trova la
sua più alta affermazione, con strutture e stili musicali ben definiti, nella "gara"
tra i più bravi cantori, organizzata nelle feste patronali dell'area settentrionale e in
diverse località della provincia di Nuoro. Anche nelle regioni meridionali dell'isola,
seppure più raramente, la chitarra accompagna il canto, ma con altre forme e,
soprattutto, senza ricorrere alle "gare". La competizione, secondo
l'impianto tradizionale, consiste nel confronto tra due o tre cantori, accompagnati da un
chitarrista, che a turno ripetono lo stesso componimento musicale (ma con testi verbali
diversi) gareggiando in un crescendo di varianti melodiche e di fioriture sempre più
complesse. Si tratta, in sostanza,
di una gara di belcanto del tutto accademica poiché non vengono assegnati premi. La
"gara" inizia con un preludio strumentale definito "invito"
o "picchiata": è l'occasione per il chitarrista di mettere in luce le
sue capacità; analogo ruolo ha la chiusura del pezzo dopo l'alternanza delle voci. Nelle
gare del passato tra un'entrata e l'altra dei cantori al chitarrista rimaneva lo spazio
minimo di qualche accordo: con l'uso del plettro e il nuovo protagonismo dei chitarristi
l'esibizione di ciascun cantore è separata d brevi interludi. Il nuovo modo di gareggiare
esclude definitivamente il vecchio criterio di curare la continuità del canto eludendo
bruschi passaggi nella successione delle entrate dei cantori, chiamati in qualche modo a
introdurre con gradualità un progressivo infittirsi delle variazioni e dei
virtuosismi. Nelle "gare"
più riuscite si ricava la percezione di un felice equilibrio tra lo spiccato protagonismo
dei cantori e la cura della compattezza del disegno musicale complessivo. La "gara"
strutturata secondo un programma che vede la successione di diverse forme di canto tra
loro fortemente differenziate per il materiale melodico e il carattere espressivo. Le
forme classiche, ancora irrinunciabili, sono la boghe in re , la nuoresa e
il mutu; si possono aggiungere canti galluresi (denominati anche "alla
tiempesina", gradevoli ma di scarso impegno vocale, prima di passare a quelli che
vengono considerati il vero banco di prova della bravura del cantore: il mi e la (o
"alla bosana" e la disispirata. In alcuni casi si aggiungono il si
bemolle e il fa diesis, brani di notevole impegno vocale riservati ai cantori
di una scuola. Nella comune pratica musicale le forme più utilizzate sono le prime tre
perché si adattano a gradi diversi di capacità dal principiante al grande
professionista.
Attualmente le "gare" di
canto vedono quasi sempre, per l'accompagnamento delle voci, l'abbinamento della
fisarmonica alla chitarra. Questa innovazione risale agli anni 60 e si deve all'ansia di
rinnovamento di Nicolino Cabitza e, soprattutto, del figlio Aldo, che iniziò a farsi
affiancare, nell'accompagnamento delle voci nelle "gare", dal
fisarmonicista Peppino Pippia. |
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