La professionalità dei cantori si abbinava al ruolo
crescente del chitarrista accompagnatore. Gli Strumenti più diffusi sino alla seconda
guerra erano di dimensioni ridotte: denominati "terzina" molto raramente
venivano costruiti da liutai sardi. Quasi tutte le chitarre infatti provenivano dalla
Sicilia (soprattutto da Catania) e si scelsero ben presto strumenti dalla cassa molto
grande, chiamati chitarre folk, ricchi di sonorità e adatti alle esecuzioni all'aperto.
Sino agli Anni Sessanta infatti solo raramente venivano usati impianti di amplificazione
che però divennero ben presto di uso comune in tutte le esibizioni, comprese quelle delle
sfide dei poeti a braccio. La sempre più ricca elaborazione dei canti e l'ampliamento del
repertorio (soprattutto con brani provenienti dalla Gallura) vedeva la fioritura di
cantori professionisti che abbinavano l'attività di cantante a quella di artigiano, o di
lavoratore a giornata, per poter disporre della più ampia possibilità di movimento nella
stagione delle sagre, dalla fine dell'estate all'autunno, e negli sporadici appuntamenti
di altri periodi dell'anno. La
lista di cantanti e di chitarristi che raggiunsero notorietà in tutta l'Isola è lunga e
risulta ampiamente documentata da dischi a 78 e a 45 giri e da musicassette.
La spettacolazione della gara di canto ha
avuto forti influenze sulla tecnica chitarristica. Quando si sente parlare di stile "all'antica" si allude ad
un accompagnamento arpeggiato con due o tre dita (più il pollice per la corda bassa),
alternato ad accordi prodotti con leggerezza. Era la tecnica più diffusa sino ai primi
anni del dopoguerra e continuò ad essere applicata anche in seguito soltanto dal
finissimo strumentista Adolfo Merella, da figlio Bruno e da pochi altri. Dopo si impose
invece l'uso del plettro con Nicolino Cabitza e il figlio Aldo: la sonorità più ricca,
la brillantezza timbrica e gli interludi virtuosistici, la rudezza degli accordi strappati
che ormai prevalevano sui ricami melodici che contrappuntavano la linea del canto, ebbero
la meglio perché al pubblico apparivano di gusto più attuale. Lo strumento comunque ha
sempre mantenuto un'accordatura più bassa di quella consueta e ancora oggi l'esecutore
non si attiene al diapason ufficiale ma si adatta alle possibilità vocali e
all'estensione dei cantori, assestati normalmente nella tessitura di un tenore medio.
|