Dei tre castelli di Miglionico questo è certamente il più importante, perché occupa una parte di rilievo nella storia d’Italia.
Si trova in una posizione strategica: sulla sommità di una collina da cui si domina tutta la valle del Bradano. Sorge su un terreno roccioso isolato, chiamato Cencre.Il castello (a stella e di origine semita) risale all’VIII-IX secolo d.C. Il conte Alessandro di Andria, nel 1110, fece costruire il piano superiore del maniero, mentre quello inferiore già esisteva ed era malridotto.Alcuni signori del castello:
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secoli XI-XI: I conti di Andria
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1415: Sforza de Attendolis
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1449: Antonio Sanseverino, Principe di Bisignano
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1487: Giovanni Nauclerio
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sec. XVI: I Sanseverino (lo riacquistarono dopo la cacciata degli
Aragonesi da Napoli)
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Ettore Fieramosca, campione della disfida di Barletta
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1624-1829: Ippolito Revertera dei duchi di Salandra
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1861: demanio(E' stato di proprietà dei privati fino al 1992, quando il Comune iniziò le procedure per
l'esproprio, rendendo possibile l'inizio dei
lavori di restauro, ancora oggi in atto).
Il castello, con la sua geometrica tipologia, ha la forma di un parallelogramma, fiancheggiato da sette torrioni, alcune quadrate (le più antiche), due bitorri e altre circolari, poste ai vertici della costruzione e frutto, probabilmente, di uno dei tanti rifacimenti e ristrutturazioni che l’edificio ha subito durante i secoli.
Divenuto proprietà del comune di Miglionico, dopo l’unità d’Italia, il castello è stato protagonista di un’assurda vicenda che lo vide lottizzato e venduto per quattrini ad altrettanti cittadini che, divenuti proprietari, ne ricavarono abitazioni. Da qualche tempo il maniero è tornato ad essere un bene comune.
La porta d’ingresso attuale guarda il Nord-Est, mentre quella originaria, distrutta dal terremoto del 1857, era adiacente a questa e rivolta verso Sud. Dell’antica porta si vedono ancora i pilastrini con l’architrave di pietre intagliate. Accanto a detto architrave ci sono i resti di due tigri di viva pietra al di sopra delle quali si nota lo stemma baronale dei Bisignano. E' formato da uno scudo inclinato con una fascia che l’attraversa, sul quale è posta una criniera, con morione (elmo medioevale) abbassato dalla cui sommità escono due grandi corna bovine con i peli in segno di fortezza e vittorie riportate nei tornei.
Nell’atrio interno del castello vi è l’antico pozzo, grande quanto il cortile, che raccoglieva l’acqua piovana che era una riserva per tutto il paese.
Attraverso una lunga e larga gradinata si accede, per un’angusta porta di ordine teutonico a sesto acuto, al piano superiore dove erano le stanze dei signori, l’androceo, la parte dei reggenti, gli ambienti del governo tra cui la Sala del Malconsiglio il cui pavimento crollò durante il sisma del 1857. Alle sale dell’androceo i signori potevano accedere anche a cavallo, considerata l’ampiezza delle scale e delle porte. Tutta la loggiata dell’androceo fu costruita nel 1400.
Nell’anticamera della Sala della Stella venivano ricevuti i confidenti e veniva anche consumato il diritto-delitto dello ius primae noctis. Ogni sposa, la prima notte di matrimonio, la trascorreva insieme al barone il quale, l’indomani mattina, le donava un gioiello, prendendolo da uno degli scrigni murati sulle pareti
della stanza. Qualche volta al posto della sposa si presentava lo sposo vestito da donna, approfittando dell’oscurità. In una di queste occasioni un barone venne massacrato e ucciso in un locale che si trova nei pressi del castello che fu chiamato "La vergogna del barone".
La parte più bella del castello è la Sala della
Stella o degli spiriti, che ha affacci sulle vallati circostanti. Poiché in questa sala vi sono delle nicchiette intagliate molto belle (praticamente degli scrigni), nelle quali venivano custoditi gli ori, i tesori, la zecca delle monete, i libri preziosi, i documenti, si pensò di chiamarla in questo modo per spaventare la gente, perché non andasse a rubare. Sulla parte esterna degli scrigni sono scolpiti dei pavoni, simboli dilunga vita e di eternità. L’importanza e la bellezza della stanza, però, è proprio nell’architettura (soffitto a stella), simile a quelli presenti nella Martorana di Palermo. La Sala della Stella era la parte più segreta del castello cui potevano accedere solo i fedelissimi. Era anche la più munita e difesa.
Dalla sala della Stella si accedeva direttamente nel Salone del Malconsiglio, dove si tenne nel 1485
la congiura dei Baroni. Il loggiato per accedere al salone dall’esterno è settecentesco, mentre il camminatoio è molto più vecchio, del 1400.
Ogni sala del castello aveva un camino che aveva una duplice funzione: di riscaldamento e nello stesso tempo di scala. In caso di assalto i castellani salivano sui terrazzi per mettere in salvo la loro vita.
Per un’altra gradinata si accede al gineceo, l’abitazione delle donne (nel passato abitato dalla famiglia Stancarone). Il gineceo aveva le porte basse, come il suo portone d’ingresso, proprio perché era riservato alle donne. Stando sul ballatoio e guardando verso Nord (verso la strada Quaranta), si vede una torre della prima fase di costruzione del castello.
Il maniero di Miglionico risale ai progetti di Paolo Diacono, uno degli architetti di Carlo Magno, secondo i quali si costruivano i castelli a punta di palo. Il palo veniva spinto in giù e, una volta arrivato al fondo, sull’acqua, si alzavano le mura con delle fortificazioni esterne. Il castello riceveva dall'interno la spinta dell’acqua, dall'esterno quella delle fortificazioni per cui non poteva mai cadere.
Girando intorno al castello, è possibile notare le tre fasi della sua costruzione (anteriore al 1000 la prima, del 1110 la seconda, del 1400 la terza). Si vedono anche le merlature, le feritorie, le arcate.
Sulla sinistra, poco prima che finisca il giro, vi è una falegnameria che una volta era la cappella del castello e che aveva porta e finestre lunghe e strette. Alla chiesa si accedeva dal di sotto della gradinata dell’androceo.
Durante i recenti lavori di restauro (1994), in alcuni locali che si trovano, entrando a destra nel castello, sono state ritrovate tracce
della Civiltà Pelasgica del X-VIII secolo a.C. (popolazioni provenienti dall’oriente, dall’Umbria e dalle Marche). Si tratta, forse, di strutture aventi la funzione di depositi di grano, di olio, di viveri in genere.
Attualmente (2004) il castello è ancora restauro.
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